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nunzio, le loro reciproche letture e influenze<br />
sono talmente note (ma con scavi<br />
tutt’altro che esauriti) che non mi<br />
sembra il caso di insistervi qui. Mi preme<br />
invece osservare che ambedue gli au -<br />
tori hanno percepito l’importanza degli<br />
apporti della Modernità sul piano tecnologico<br />
e come questi ultimi potevano<br />
cambiare le nostre vite: il treno (Pascoli),<br />
la nave (d’Annunzio), la bicicletta (Pascoli),<br />
l’aereo e l’automobile (d’Annunzio),<br />
la macchina da scrivere (Pascoli), il<br />
telefono (d’Annunzio). Poco importa che<br />
a volte usassero di rado o per niente mez -<br />
zi come il telefono, appunto, o la macchina<br />
da scrivere. I due autori hanno<br />
però anche compreso lo strappo che la<br />
Modernità ha comportato sul piano materiale<br />
e immateriale e che non era possibile<br />
pensare la Modernità senza l’Antico.<br />
Sotto questo punto di vista, il loro<br />
contributo è stato tanto lungimirante<br />
che oggi sentiamo il bisogno di tornare a<br />
farci i conti. Voglio dire insomma che<br />
Pascoli e d’Annunzio non sono espressioni<br />
attardate della “provincia” Italia,<br />
come talora si intende, ma due autori<br />
che possono dare molto per farci comprendere<br />
le impasses di certa cultura<br />
internazionale contemporanea ed aiutarci<br />
ad uscirne.<br />
In nome dell’approssimazione futurista,<br />
abbiamo pensato che fosse possibile tagliare<br />
i ponti con il passato, accorciare<br />
la nostra vista, ma tutta la Fisica contemporanea,<br />
la Biologia e altre scienze<br />
mostrano di continuo che questo genere<br />
di miopia è un vero e proprio errore culturale.<br />
Non possiamo più permettercelo.<br />
Pascoli e d’Annunzio hanno scritto poesia<br />
a partire da un sentimento di vitalità<br />
del passato, legato sia alla concezione<br />
della poesia come arte sia all’urgenza di<br />
salvaguardarne in toto il destino, cioè<br />
©Polina Nefidova<br />
l’essenza e il ruolo nella società moderna.<br />
Le Laudi dannunziane nascono dalla<br />
volontà di tornare ad essere aedi, di<br />
cantare le gesta degli eroi e degli artisti,<br />
come facevano i poeti antichi; il Vittoriale<br />
sorge perché Ruskin e le sue idee sull’architettura<br />
impongono che la casa resti<br />
nel tempo come testimonianza e memoria<br />
viva dell’esistenza di un uomo.<br />
Anche la scelta di Mariù Pascoli di mantenere<br />
la casa di Castelvecchio di Barga<br />
come era al momento della morte del<br />
fratello Giovanni non è frutto di un culto<br />
unicamente morboso... L’epopea contadina<br />
di Pascoli, la cui opera non può<br />
comunque essere limitata solo a questo<br />
aspetto, scaturisce dalla volontà di reagire<br />
alla industrializzazione selvaggia, di<br />
riattingere a una dimensione umana<br />
senza illusioni, ma più consona alla natura<br />
di essere dal nobile destino spirituale.<br />
Lo fa negli stessi anni anche Van<br />
FUOR ASSE<br />
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