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dopoguerra si occupa principalmente di<br />
teatro e di critica teatrale.<br />
Il tema del silenzio accompagna la sua<br />
scrittura, prima, come silenzio attivo e<br />
come oggetto di tecnica interna e, dopo<br />
il testo poetico, come forza nel lettore,<br />
con un’eco che sfida il mistero dell’intreccio<br />
di Storia e Natura, la tramatura<br />
dei non detti e dei sottintesi, i modi di<br />
una reticenza esplicativa, che tutto affida<br />
alla essenzialità e carnalità del testo.<br />
Inoltre si dà come visione, intenzionalità<br />
della coscienza, che nella nuda<br />
essenzialità della scrittura crea sintesi<br />
di immagini e giri di frasi, anch’esse plasmate<br />
dal silenzio.<br />
Il silenzio costituisce il sistema di respirazione<br />
della sintassi poetica di Rebora,<br />
che la poesia faccia capo ad immagini o<br />
meno. Un esempio: «Non c’è bisogno di<br />
nulla / da sempre / lo sai / ed il fruscio<br />
del tempo / che va via / non può che<br />
essere così / qualcosa di simile al silenzio<br />
/ un vuoto colmo di segni / se sai<br />
vederli /in ripetuti bisbigli soffocati // è<br />
ciò che non aggiunge / nel rimbalzo di<br />
spazi / con te in attesa / non finito» 3 .<br />
Testimone ed osservatore, il testo o è<br />
tutto discorso, o è tutta immagine; e, fra<br />
discorso ed immagine nella fusione della<br />
coscienza, la funzione decisiva è data<br />
dalla misura, dalla attenta vigilanza<br />
dell’uomo Rebora, che raramente si trasforma<br />
in giudizio esplicito, ma si squadra<br />
tetragona, si dà in carne ed ossa al<br />
meditare ed alla sensibilità del lettore.<br />
È un linguaggio veritativo, di una verità<br />
interiore ricercata, vista come maturato,<br />
come evidenza, presenza e disvelamento,<br />
un appressarsi alle cose, che è anche<br />
approfondimento, aspetti dello scaturire<br />
del senso e dell’avvicinarsi ad una di-<br />
mensione vitale, non racchiudibile in<br />
formule o ossificazioni. Non perché la<br />
verità resti indicibile o inappellabile, ma<br />
perché è sempre data nel vivere concreto<br />
e nel mondo dei segni, una sicura,<br />
corporea presenza mutevole, perché è la<br />
vita stessa, perché è l’essenza stessa del<br />
tessuto-mondo e del suo linguaggio che,<br />
come tutti i segni, se mente come linguaggio<br />
dell’arte, dice che mente.<br />
«Se dico nuvola / non intendo immagini<br />
alla deriva / ma una nuvola e non altro<br />
/ da poco raggiunta dalla luce. / Nel<br />
buio poco prima / si caricava di forza /<br />
per non apparire sfumata e rosa / agli<br />
sguardi risvegliati. / È scivolata<br />
sull’alba / come una nave deserta / fuggendo<br />
gli incanti / e le parole sussurrate<br />
/ al sogno fermo laggiù / dove nascono<br />
le nuvole / ormai allontanate» 4 .<br />
-<br />
©Chema Madoz<br />
3 Roberto Rebora, Per il momento, Milano, Scheiwiller,1983, p. 27.<br />
4 Rebora, Il verbo essere, Milano, Scheiwiller, 1963, p. 29.<br />
FUOR ASSE<br />
53<br />
Il rovescio e il diritto