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FuoriAsse#20HD

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Colsi l’occasione e attraverso un futile<br />

pretesto, la invitai a casa mia a pranzare,<br />

sempre meglio che accontentarsi del<br />

solito panino che portava da casa:<br />

“nzoccu avasta a unu avasta a cientu” 8 ,<br />

sottolineai con riserva e certo che non<br />

avrebbe accettato.<br />

Franca invece non si formalizzò più di<br />

tanto e colse al volo l’occasione.<br />

Ebbi piacere per quella sua decisione<br />

ma in contemporanea altrettanta preoccupazione<br />

non essendo affatto certo<br />

di trovare in casa qualcosa da mettere<br />

sotto i denti (abituati com’eravamo ad<br />

un’estemporanea quanto improvvisata<br />

gestione delle attività quotidiane).<br />

Nanè, quel giorno, a differenza di sempre,<br />

arrivò puntuale al nostro appuntamento<br />

quotidiano e già questo per me<br />

rappresentò un mezzo sollievo.<br />

La curiosità che suscitò quella ragazza<br />

ai nostri vicini di casa, quando scendemmo<br />

dalla macchina, non mi scandalizzò<br />

più di tanto, abituato da sempre a<br />

quegli atteggiamenti di bonaria indiscrezione<br />

tipica di chi viveva la quotidianità<br />

in quei palcoscenici di quartiere,<br />

ma quel giorno davvero superarono ogni<br />

limite: – “A zzita ri Pinò” 9 –, disse a bassa<br />

voce ma non tanto da non farsi ascoltare<br />

a gna vanninedda in direzione ra gna<br />

Turidda affacciata ro puttieddu 10 di casa.<br />

– “Na bedda picciotta” 11 rispose<br />

quest’ultima ammiccando alla fisicità di<br />

Franca.<br />

– “U criaturi sa miritava una accussì” 12<br />

continuò l’altra.<br />

Non capii, malgrado la domestichezza a<br />

quel linguaggio sibillino, se la prima frase<br />

era da intendere come domanda o<br />

come affermazione, ma il seguito non<br />

© Dmytro Sobokar<br />

lasciò adito ad interpretazioni: avevano<br />

già dato per scontato il nostro fidanzamento<br />

ufficiale e forse anche già sapevano<br />

la data delle nozze.<br />

Quei pochi attimi che ci vollero per<br />

entrare in casa, furono sufficienti per<br />

permettere loro, ognuna seminascosta<br />

dalla propria tendina in cotone, di dire<br />

la propria e riuscire a metterci in forte<br />

imbarazzo.<br />

Franca, che già arrossiva solo al guardare<br />

la propria immagine allo specchio,<br />

quella volta di sicuro sfiorò la tonalità<br />

più forte dell’intera gamma dei colori<br />

caldi.<br />

Entrando in casa avvertimmo lo stesso<br />

sollievo di chi riesce a trovare riparo<br />

perché investito da un forte acquazzone.<br />

Peccato, che la scena che mi si presentò<br />

davanti, fu quella che avevo immaginato<br />

e che fra l’altro temevo: la mamma,<br />

come sempre, a lavorare al suo filet e<br />

8 Quello (il cibo) che basta ad una persona è sufficiente anche per cento: detto Siciliano per sottolineare che,<br />

volendo, ci si può accontentare anche di poco.<br />

9 La fidanzata di Pinò.<br />

10 Portello ricavato nell’anta della porta.<br />

11 Una bella ragazza.<br />

12 Il giovanotto una così la meritava .<br />

FUOR ASSE<br />

25 Riflessi Metropolitani

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