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Quella volta però, a differenza di sempre,<br />
questo primo incontro mi procurò<br />
non poca apprensione: Gemma arrivò in<br />
compagnia di una figura maschile che,<br />
data la lontananza, non riuscivo ancora<br />
a riconoscere.<br />
Pensai subito a Vicè, nostro compagno<br />
di classe, o Biagio mio cugino (al quale<br />
l’avevo presentata in una rocambolesca<br />
circostanza) e pensai che se erano loro<br />
(cercavo di rasserenarmi), non avevo nul -<br />
la da temere, data l’amicizia fraterna<br />
che ci legava.<br />
Capii presto, però, che la realtà era ben<br />
diversa e percepii nello stesso momento<br />
da parte di tutti gli amici che mi erano<br />
vicino, occhiate d’insolita curiosità.<br />
Tutti ebbero la percezione che quella<br />
mattina, fra me e Gemma, si stava concretando<br />
qualcosa d’anomalo, anche per -<br />
ché tutti ricordavano bene l’affinità e la<br />
simbiosi che fra noi c’era stata.<br />
Gemma si avvicinò sempre più e quando<br />
mi fu vicina, dapprima mi salutò con<br />
un bacio sulle guance, poi mi presentò il<br />
suo ragazzo, un giovane esile, un po’ pal -<br />
lido e dall’aspetto introverso.<br />
Non riconobbi in quel momento, né la<br />
dolcezza del suo sguardo né, tanto meno,<br />
l’enigmatico sorriso che rappresentava<br />
per me gioia e motivo di rinascita.<br />
Solo l’orgoglio in quel momento riuscì a<br />
tutelare il mio pudore e, anziché piangere,<br />
come avrei voluto fare, trovai la forza<br />
per augurargli tanta felicità.<br />
Il forte suono della campanella che ci<br />
richiamava al nostro dovere di studenti,<br />
riuscì a distrarmi restituendomi alle attività<br />
di classe e alla gestione dei problemi<br />
del Comitato Studentesco.<br />
“U fierru stira sulu quannu e caviru” 5 .<br />
L’ermetica e sibillina metafora da me<br />
captata mentre nnittavo miunnula muddisa<br />
6 alle dipendenze di quella nobile<br />
persona, mi risuonava sempre forte e<br />
imperiosa.<br />
Il senso figurato dell’affermazione era<br />
alquanto palese: con Gemma sicuramente<br />
avevo perso troppo tempo, sia nel<br />
trastullarmi con l’immaginazione, sia<br />
perseverando nella paura di perderla.<br />
Gemma continuò a frequentare l’Istituto<br />
solo per l’anno in corso ottenendo alla<br />
fine il suo meritato diploma di Maestro<br />
d’Arte, io proseguii fino al conseguimento<br />
della Maturità Artistica, cosa che mi<br />
avrebbe consentito l’acceso a qualsiasi<br />
facoltà Universitaria.<br />
Da allora ci perdemmo di vista ma il<br />
mio ricordo per lei, intriso di nostalgia e<br />
rammarico, non venne meno per tanto<br />
tempo dopo.<br />
A distrarmene un po’ (chiodo scaccia<br />
chiodo), la conoscenza che feci di Franca,<br />
anche lei studentessa presso la medesima<br />
Scuola ma di qualche anno<br />
inferiore al mio.<br />
La maggiore divagazione, in ogni caso,<br />
arrivò quando un plico di colore giallo e<br />
dall’aspetto austero ci fu recapitato dal<br />
postino che, come ogni mattina e sempre<br />
con cronometrica puntualità, tesseva<br />
in lungo e in largo come una fitta<br />
ragnatela in tutto il nostro quartiere.<br />
Il postino, con sorriso affettuoso e ironico,<br />
prima di procedere alla notifica,<br />
m’invitò a preparare le valigie e tagliare<br />
il folto ciuffo che avevo in testa (simile<br />
nell’aspetto, secondo lui, ad un mazzo di<br />
cicoria).<br />
Non capii subito la frase e con trepidazione<br />
mi affrettai a sbirciarne il<br />
contenuto.<br />
Lo sguardo cadde proprio su ciò che<br />
non avrei immaginato minimamente di<br />
poter leggere: precetto per la visita di<br />
leva.<br />
Mi vidi adulto, senza esserne ancora<br />
5 Il ferro stira solo quando è caldo.<br />
6 Sgusciare mandorle dalla buccia tenera.<br />
FUOR ASSE<br />
22 Riflessi Metropolitani