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Numero 10 Jolly Roger Magazine. Letteratura, attualità, arte. Libri, musica, recensioni.

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feuilleton<br />

feuilleton<br />

l’erede<br />

di montecristo<br />

Torna il Romanzo d’Appendice<br />

con un meraviglioso omaggio al grande Alexandre Dumas<br />

GENNAIO 1997 – ORE 3.05<br />

Le luci del porto si riflettevano<br />

nelle scure e calme acque.<br />

Il cielo limpido era pieno di<br />

stelle e il rumore del motore<br />

della Calibur echeggiava nel<br />

silenzio della notte. Ancora un<br />

paio d’ore e la motonave rossa<br />

e bianca sarebbe attraccata.<br />

Una brezza di maestrale soffiava<br />

in cima al molo, spargendo<br />

nell’aria l’odore salmastro del<br />

mare.<br />

Michele osservava quel posto<br />

così tranquillo, si godeva il<br />

profumo del mare e aspettava<br />

che l’operazione di sbarco avvenisse.<br />

Erano le tre di notte e<br />

si stava recando al porto, come<br />

accadeva ormai da più di un<br />

anno ogni martedì sera.<br />

La motonave Calibur batteva<br />

bandiera tunisina ed effettuava<br />

un servizio settimanale di import-export.<br />

Ogni martedì notte<br />

arrivava piena zeppa di container<br />

tunisini, per ripartire poi<br />

il giorno seguente altrettanto<br />

piena di container italiani, tutti<br />

destinati alla Tunisia. Prendere<br />

i documenti relativi alla merce<br />

trasportata era un’operazione<br />

di Emanuele Ciacchi<br />

da dover svolgere con molta<br />

attenzione. Quei fogli sarebbero<br />

stati necessari la mattina seguente<br />

per effettuare le relative<br />

operazioni doganali di importazione,<br />

e la mancanza di essi<br />

avrebbe portato notevoli disagi,<br />

non solo per la stessa agenzia<br />

di spedizioni, ma in modo particolare<br />

per i clienti, sempre in<br />

urgente attesa della loro merce.<br />

In passato era capitato che<br />

delle agenzie avessero tardato<br />

a ritirare i loro documenti e li<br />

avessero ritrovati solo molto<br />

più tardi mentre galleggiavano<br />

in mezzo al mare. Per questo<br />

Michele non aveva mai ritardato<br />

di un solo minuto, anzi con<br />

molta premura era sempre arrivato<br />

in anticipo.<br />

Ancora poco e la nave sarebbe<br />

entrata in porto, avrebbe compiuto<br />

la manovra di attracco e<br />

aperto il portellone centrale.<br />

Il comandante sarebbe sceso<br />

nella stiva, dove ogni agenzia<br />

di spedizioni aveva già mandato<br />

un proprio collaboratore,<br />

e avrebbe consegnato a ciascuno<br />

di loro una busta contenente<br />

fatture, polizze di carico e certificati<br />

di origine. Insomma, tutti<br />

i documenti indirizzati a quella<br />

stessa agenzia.<br />

Dopo circa un’ora il portellone<br />

centrale urtava per terra.<br />

Dentro la stiva, in lontananza,<br />

si poteva vedere il comandante<br />

scendere una bianca scaletta<br />

metallica con in mano varie<br />

buste di colore giallo. Si stava<br />

avvicinando a passi decisi, con<br />

la sua barba incolta, gli occhi<br />

scuri e il cappello da ufficiale.<br />

Era un uomo robusto di corporatura,<br />

alto e imponente.<br />

Michele entrò, e ancor prima<br />

che l’altro potesse salutarlo, in<br />

tono gentile ma diretto, disse:<br />

«Ma che eleganza questa sera,<br />

capitano Alì» e sorridendo gli<br />

tese la mano.<br />

«Sono sempre elegante, sono<br />

il capo qua» rispose Alì con un<br />

sorriso amichevole, stringendo<br />

energicamente la mano del giovane.<br />

«Ho un regalo per te» annunciò<br />

Michele, estraendo da sotto il<br />

giubbotto una bottiglia di Jack<br />

Daniel’s.<br />

Un sorriso di approvazione ricoprì<br />

il volto serio del comandante<br />

tunisino, che ancor prima<br />

di parlare afferrò la bottiglia e<br />

se la strinse a sé.<br />

«Grazie mio giovane amico. Se<br />

hai intenzione di far carriera in<br />

questo mondo, hai perfettamente<br />

capito che strada seguire» rispose<br />

il comandante.<br />

Prima che gli altri agenti salissero<br />

a bordo Michele stava già<br />

controllando la busta a lui indirizzata.<br />

«Fatto buon viaggio Alì?» chiese,<br />

mentre a testa bassa prendeva<br />

visione del contenuto dei<br />

documenti.<br />

«Sì grazie, come sempre.<br />

Quand’è che vieni a trovarmi a<br />

Tunisi? Mafioso di un italiano<br />

che non sei altro» rispose canzonandolo<br />

il comandante.<br />

«Non saprei, magari quando<br />

qualcuno mi concederà qualche<br />

giorno di ferie» disse Michele<br />

con un sorriso.<br />

«Sarai sempre il benvenuto nella<br />

mia casa. Sei un bravo ragazzo,<br />

mia moglie e le mie figlie<br />

saranno felici di conoscerti»<br />

disse Alì con gentilezza, mentre<br />

si accendeva una sigaretta.<br />

«Spero solo che tu non gli abbia<br />

parlato male di me, perché<br />

sarebbe la verità!» concluse<br />

Michele, salutandolo con un<br />

abbraccio.<br />

Uscendo dal porto, una volta<br />

salito in macchina, la stanchezza<br />

iniziò a farsi sentire. Erano<br />

le 04.30, avrebbe avuto solo<br />

tre, massimo quattro ore di riposo<br />

prima di dover tornare in<br />

ufficio.<br />

Attraversò la città silenziosa,<br />

ancora avvolta nel sonno, e<br />

quando fu arrivato vicino casa<br />

si fermò dal panettiere per<br />

comprare dei cornetti caldi. I<br />

suoi fratelli ormai lo sapevano,<br />

come d’abitudine il mercoledì<br />

mattina prima di uscire avrebbero<br />

fatto colazione con delle<br />

deliziose brioches appena sfornate.<br />

Arrivato a casa posò il sacchetto<br />

sul tavolo di cucina ed entrò<br />

in camera, buttandosi sul letto<br />

senza neanche spogliarsi. Dopo<br />

qualche ora si risvegliò, e ancor<br />

prima che sua madre lo chiamasse<br />

era già davanti al frigorifero<br />

intento a bere un bicchiere<br />

di latte.<br />

«Michele, non puoi continuare<br />

in questo modo» furono le<br />

prime parole pronunciate dalla<br />

donna, ancora in vestaglia,<br />

mentre faceva il suo ingresso in<br />

cucina.<br />

«Tranquilla mamma, faccio<br />

nottata solo il martedì» rispose<br />

tranquillamente Michele, continuando<br />

a bere.<br />

«Capisco che ti piace il tuo lavoro<br />

e che sei un ragazzo ambizioso,<br />

ma non puoi continuare<br />

così, hai dei ritmi troppo impegnativi».<br />

Quelle parole non permettevano<br />

repliche. Erano secche, dirette<br />

e soprattutto vere, Michele<br />

lo sapeva benissimo.<br />

Anche Lisa e Fabrizio si erano<br />

alzati. Entrambi, gemelli, avevano<br />

diciannove anni. Lisa lavorava<br />

come segretaria in uno<br />

studio commerciale, mentre<br />

Fabrizio studiava ingegneria informatica<br />

all’università di Pisa.<br />

Ancora insonnoliti e mezzo addormentati<br />

entrarono in cucina<br />

per la colazione.<br />

«Grazie fratellone... mi hai preso<br />

quelli con la crema alla gianduia?»<br />

domandò la sorella.<br />

«Certo, come sempre. Gianduia<br />

per te e cioccolato fondente per<br />

tuo fratello».<br />

Fra quei ragazzi non servivano<br />

le parole, ormai bastava<br />

loro uno sguardo per capirsi al<br />

volo.<br />

«Ora è meglio che vada o farò<br />

tardi» disse Michele, mettendosi<br />

la busta gialla sotto il braccio.<br />

Uscito fuori dalla porta di casa<br />

si accese una sigaretta e fece<br />

una profonda tirata. A Michele<br />

non piaceva fumare davanti<br />

alla famiglia. Sua madre lo<br />

sapeva, i suoi fratelli no. Non<br />

voleva che anche loro prendessero<br />

quel brutto vizio.<br />

Poi salì in macchina e andò in<br />

ufficio.<br />

Nonostante fossero appena le<br />

otto di mattina i telefoni della<br />

compagnia squillavano già con<br />

perfetta regolarità. Una spessa<br />

cappa di fumo, opera delle innumerevoli<br />

sigarette consumate<br />

da uno dei due proprietari,<br />

ristagnava nell’aria con il suo<br />

odore acre. Le scrivanie erano<br />

perfettamente allineate nello<br />

stanzone centrale. Otto scrivanie<br />

per quattro persone. Ogni<br />

mattina Michele le guardava e<br />

sorrideva, ritenendo che fosse<br />

ANNO I • NUMERO X • dicembre 2<strong>01</strong>8 www.jollyrogerflag.it • facebook.com/gojollyroger<br />

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