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Jolly Roger_01_10

Numero 10 Jolly Roger Magazine. Letteratura, attualità, arte. Libri, musica, recensioni.

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il negozio. Un tempo sviluppava rullini, faceva<br />

servizi fotografici di battesimi e matrimoni, scattava<br />

fototessere. Ora, oltre a queste occupazioni,<br />

stampava foto in digitale, e faceva anche servizio<br />

di copisteria. Si era adeguato ai tempi insomma,<br />

e sapeva tutto di tutto nel suo campo. Potevi<br />

metterci qualche ora ad uscire dal suo negozio<br />

per un’operazione semplice come la stampa di<br />

un documento, ma potevi star sicuro che l’operazione<br />

si sarebbe svolta con successo, e, in caso<br />

contrario, avrebbe trovato un’altra soluzione.<br />

L’uscita sul retro, invece, era meno sorvegliata,<br />

e portava verso i confini più lontani della città.<br />

Per arrivare a questa uscita, bisognava passare<br />

davanti a un sinistro pub, sorvegliato da un pirata<br />

armato di pistola e lo sguardo cattivo.<br />

La mattina, Vivian aveva più e più volte detto prima<br />

a Ioanna, poi a me di ricordarci di chiamarla<br />

per uscire la sera. Per sicurezza, disse anche alla<br />

zia Mariella di dircelo. Quando la chiamammo,<br />

dicendole di venire con la sorella, ci propose di<br />

vedersi a un pub che si trovava esattamente di<br />

fronte all’uscita del cortile sulla strada grande,<br />

e precisamente in un’ala del lungo corridoio a Π<br />

del marciapiedi di fronte, nella cui ala parallela<br />

si trovava lo studio dello zio.<br />

Altri due pub si trovavano nello stesso punto, uno<br />

verso la strada, che trasmetteva λαικά* e dal quale<br />

si sentiva gente cantare a squarciagola, l’altro<br />

più interno e più rockeggiante, situato dentro un<br />

edificio che un tempo era stato laboratorio d’arte<br />

di una certa signora Olympia che aveva dato lezioni<br />

di disegno a me, Biagio e Fedra jr.<br />

Gli altri due locali erano pieni di gente, il nostro<br />

totalmente vuoto. Era una stanza lunga, stretta<br />

e buia, in fondo alla quale si trovava il bancone,<br />

con dei tavolini fuori sul marciapiedi. Noi ci<br />

sedemmo fuori affrontando impreparate il vento<br />

fresco che si era alzato.<br />

Non c’era l’ombra di un cliente. Erano le 9. Era<br />

forse troppo presto per un pub di sabato sera? O<br />

troppo tardi, visto che lì si cenava anche. O era<br />

l’ennesimo locale con poca fantasia e poco sforzo<br />

di sembrare appetibile e destinato a chiudere<br />

nel giro di un’estate?<br />

Le birre in bottiglia erano un po’ care, ma forse<br />

ne valeva la pena. Ioanna comunque chiese anche<br />

se avevano “draft”. La ragazza che prendeva<br />

racconti<br />

le ordinazioni fece l’elenco di tutte le birre. Ioanna<br />

le chiese com’era la birra rossa.<br />

“Είναι βαριά, έχει γεύση κανέλας” (È pesante, sa<br />

di cannella)<br />

Questa non l’avevo mai sentita.<br />

Ioanna, che non amava la cannella, al sentir questo,<br />

ne fu spaventata, ma volle comunque assaggiarla,<br />

e, assicurandosi che io prendessi la birra<br />

rossa, optò per una chiara in bottiglia.<br />

Vivian provò la birra e fu immediatamente<br />

d’accordo con la ragazza: “Μου’ρθε ένα<br />

κανελισιο”(Mi è arrivato un cannellato).<br />

Capivo perché. La roba rosa che aveva nel bicchiere<br />

era dolcissima, e la birra rossa era troppo<br />

amara e forte per lei.<br />

Nè io né Ioanna sentimmo quel sapore e sia Vivian<br />

che la ragazza ne restarono meravigliate,<br />

come se fossimo due extraterrestri.<br />

La piccola dal canto suo aveva optato per una<br />

cocacola zero, che, diceva, preferiva.<br />

Nel frattempo l’atmosfera si rilassò e cominciarono<br />

gli aneddoti.<br />

Vivian e la sorella raccontavano del padre che<br />

tornava a casa a mangiare solo quando il cibo lo<br />

convinceva.<br />

Questa storia della διατροφή, evidentemente<br />

non gli piaceva. Le ragazze avevano un regime<br />

alimentare ferreo che di conseguenza seguiva<br />

tutta la famiglia. Non la chiamavano dieta ma<br />

διατροφή, perché era un’alimentazione equilibrata,<br />

non la privazione di qualcosa.<br />

Perciò lo zio Themos si informava sempre con<br />

cautela del pranzo: se ad esempio sua moglie<br />

gli diceva che c’erano lenticchie, lui rispondeva<br />

“Έχω αεροδρόμια, δουλειά πολί” (Devo andare<br />

all’aeroporto, ho molto lavoro). Questa era la<br />

sua risposta preferita, era una scusa che usava in<br />

qualsiasi occasione. Perfino al mnemosino della<br />

nonna, quella mattina, se n’era uscito con “Πάμε,<br />

και έχουμε και αεροδρόμια”(Andiamo, dobbiamo<br />

andare anche all’aeroporto), sempre perché<br />

la famiglia si muoveva tutta insieme.<br />

Una volta, verso Natale, Soula aveva cucinato<br />

κοτόσουπα** e, nonostante lui fosse già stato<br />

avvisato in anticipo e avesse accolto la notizia<br />

positivamente, per due giorni aveva latitato da<br />

casa adducendo le stesse scuse. “Τίποτα, θα φάω<br />

εδώ λίγο τιράκι” (Niente, sto mangiando qui un<br />

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ANNO I • NUMERO X • dicembre 2<strong>01</strong>8

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