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COVID-19 | #RE-START<br />
non sta dando segnali di vita, dall’altro<br />
una diffusione dello smart working che<br />
persiste nonostante la curva dei contagi<br />
stia sensibilmente diminuendo e gli<br />
uffici avrebbero tutto il bisogno di tornare<br />
a lavorare a pieno regime. E non si<br />
sta parlando di centri storici minori,<br />
ma di città come Milano, Roma e Firenze<br />
che arrotondano (e non poco)<br />
con il turismo, ma che il grosso del fatturato<br />
lo maturano grazie ai pranzi di<br />
lavoro, ai caffè nelle pause, agli aperitivi<br />
a fine turno. E l’orizzonte è solo che<br />
nuvoloso se si pensa<br />
che il turismo non<br />
rappresenterà una<br />
voce degna di nota<br />
per tutta l’estate con<br />
le città snobbate dai<br />
turisti in cerca di<br />
spazi aperti, poco<br />
invogliati a infilarsi<br />
nei musei. L’unica è<br />
cambiare pelle, ma<br />
a quale prezzo? Intanto,<br />
le sagre vengono<br />
concesse togliendo<br />
altri clienti<br />
alla ristorazione tradizionale,<br />
alla faccia<br />
delle norme anti covid, delle tasse, della<br />
regolarità e di una sana promozione dei<br />
prodotti locali.<br />
Se sull’invogliare gli italiani e gli<br />
stranieri a tornare a viaggiare poco si<br />
può fare al di là di campagne di promozione<br />
e messaggi di fiducia, molto di più<br />
si può lavorare sulla diminuzione dello<br />
smart working. Il sindaco di Milano,<br />
Beppe Sala, l’ha detto chiaro e tondo:<br />
«Questa è l’ora di tornare a lavorare».<br />
Apriti cielo, da più parti, cittadini, colleghi,<br />
istituzioni. Eppure non stiamo parlando<br />
di un primo cittadino tradizionalista<br />
e retrogrado il che rafforza l’idea<br />
per la quale ben venga la tecnologia e<br />
un cambio di passo che allinei l’<strong>Italia</strong><br />
agli altri Paesi. Ma, forse, si sconfina<br />
spesso nella retorica dimenticandosi<br />
quanto il Sistema <strong>Italia</strong> abbia economicamente<br />
(oltre che culturalmente)<br />
dell’Horeca che è la prima ricchezza del<br />
Paese con una filiera dal campo alla tavola,<br />
che ha raggiunto la cifra di 538 miliardi,<br />
il 25% del Pil e 3,8 milioni di occupati.<br />
A questo proposito occorre insistere<br />
nel proporre un allentamento delle<br />
restrizioni nei locali, magari differenziandole<br />
a seconda dei contagi regionali.<br />
Viene da<br />
chiedersi cosa si<br />
aspetti a ripartire<br />
con i motori a<br />
tutta. Le banche<br />
sono chiuse e le<br />
pratiche che dovrebbero<br />
aiutare<br />
gli imprenditori<br />
a rialzarsi<br />
stentano (parliamo<br />
anche di<br />
semplici finanziamenti),<br />
ma<br />
soprattutto<br />
sono gli uffici<br />
della Pubblica<br />
amministrazione (sempre loro) che lavorano<br />
con 3 dipendenti su 7 sul luogo<br />
di lavoro. Come si può pensare di rimettere<br />
in marcia l’<strong>Italia</strong> con questa penuria<br />
di lavoro serio? E che dire della beffa<br />
degli statali che in Liguria hanno chiesto<br />
di avere il buono pasto anche se lavorano<br />
da casa? Qualche controllo sul<br />
loro rendimento non sarebbe poi così<br />
sgradito al resto degli italiani...<br />
Roberto Calugi,<br />
direttore generale<br />
di Fipe, lancia<br />
un allarme al Governo<br />
per chiedere che<br />
si torni negli uffici<br />
a lavorare per<br />
aumentare<br />
la produttività e aiutare<br />
i locali. Lo smart<br />
working uccide bar e<br />
ristoranti: l’emergenza<br />
covid è alle spalle, ma<br />
i pranzi di lavoro sono<br />
pochi e il turismo<br />
è azzardato<br />
La dura posizione<br />
della Fipe<br />
«Chi sta soffrendo di più sono quei centri<br />
storici senza residenti - spiega il direttore<br />
generale della Federazione italiana<br />
pubblici esercizi, Roberto Calugi<br />
Roberto<br />
Calugi<br />
- che dunque rimangono completamente<br />
scoperti senza turismo e senza<br />
lavoratori. La media che noi abbiamo<br />
fatto sul calo dei fatturati è del 50%, ma<br />
nei centri storici bar e ristoranti perdono<br />
fino al 90% degli incassi rispetto al<br />
normale. Sul turismo non possiamo<br />
fare altro che sperare in un’inversione<br />
di tendenza, ma questo non basterebbe.<br />
Il vero problema è questo smart<br />
working prolungato e ingiustificato che<br />
toglie i pranzi di lavoro creando notevoli<br />
buchi per i ristoranti».<br />
«Ormai - prosegue - i contagi stanno<br />
calando a vista d’occhio, molte regioni<br />
non hanno alcun problema rilevante<br />
eppure il lavoro da casa prosegue.<br />
E questo va anche a discapito della<br />
produttività: non si può negare che lavorare<br />
“dal vivo” sia nettamente più efficace<br />
che farlo in video conferenza.<br />
Ben venga uno smart working moderato<br />
che fa bene anche alle famiglie con<br />
figli, ma non se ne può abusare quando<br />
non vi sono motivazioni valide. Il problema<br />
è stato portato anche agli Stati<br />
Generali e noi stessi abbiamo più volte<br />
sottoposto la questione alle forze governative,<br />
speriamo che qualcuno ci<br />
senta. Anche perché, quando i lavoratori<br />
torneranno alla normalità, c’è i rischio<br />
che non trovino più bar e ristoranti<br />
aperti perché in molti, nel frattempo,<br />
avranno magari dovuto chiudere».