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Italia a Tavola Giugno 2020

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COVID-19 | #RE-START<br />

non sta dando segnali di vita, dall’altro<br />

una diffusione dello smart working che<br />

persiste nonostante la curva dei contagi<br />

stia sensibilmente diminuendo e gli<br />

uffici avrebbero tutto il bisogno di tornare<br />

a lavorare a pieno regime. E non si<br />

sta parlando di centri storici minori,<br />

ma di città come Milano, Roma e Firenze<br />

che arrotondano (e non poco)<br />

con il turismo, ma che il grosso del fatturato<br />

lo maturano grazie ai pranzi di<br />

lavoro, ai caffè nelle pause, agli aperitivi<br />

a fine turno. E l’orizzonte è solo che<br />

nuvoloso se si pensa<br />

che il turismo non<br />

rappresenterà una<br />

voce degna di nota<br />

per tutta l’estate con<br />

le città snobbate dai<br />

turisti in cerca di<br />

spazi aperti, poco<br />

invogliati a infilarsi<br />

nei musei. L’unica è<br />

cambiare pelle, ma<br />

a quale prezzo? Intanto,<br />

le sagre vengono<br />

concesse togliendo<br />

altri clienti<br />

alla ristorazione tradizionale,<br />

alla faccia<br />

delle norme anti covid, delle tasse, della<br />

regolarità e di una sana promozione dei<br />

prodotti locali.<br />

Se sull’invogliare gli italiani e gli<br />

stranieri a tornare a viaggiare poco si<br />

può fare al di là di campagne di promozione<br />

e messaggi di fiducia, molto di più<br />

si può lavorare sulla diminuzione dello<br />

smart working. Il sindaco di Milano,<br />

Beppe Sala, l’ha detto chiaro e tondo:<br />

«Questa è l’ora di tornare a lavorare».<br />

Apriti cielo, da più parti, cittadini, colleghi,<br />

istituzioni. Eppure non stiamo parlando<br />

di un primo cittadino tradizionalista<br />

e retrogrado il che rafforza l’idea<br />

per la quale ben venga la tecnologia e<br />

un cambio di passo che allinei l’<strong>Italia</strong><br />

agli altri Paesi. Ma, forse, si sconfina<br />

spesso nella retorica dimenticandosi<br />

quanto il Sistema <strong>Italia</strong> abbia economicamente<br />

(oltre che culturalmente)<br />

dell’Horeca che è la prima ricchezza del<br />

Paese con una filiera dal campo alla tavola,<br />

che ha raggiunto la cifra di 538 miliardi,<br />

il 25% del Pil e 3,8 milioni di occupati.<br />

A questo proposito occorre insistere<br />

nel proporre un allentamento delle<br />

restrizioni nei locali, magari differenziandole<br />

a seconda dei contagi regionali.<br />

Viene da<br />

chiedersi cosa si<br />

aspetti a ripartire<br />

con i motori a<br />

tutta. Le banche<br />

sono chiuse e le<br />

pratiche che dovrebbero<br />

aiutare<br />

gli imprenditori<br />

a rialzarsi<br />

stentano (parliamo<br />

anche di<br />

semplici finanziamenti),<br />

ma<br />

soprattutto<br />

sono gli uffici<br />

della Pubblica<br />

amministrazione (sempre loro) che lavorano<br />

con 3 dipendenti su 7 sul luogo<br />

di lavoro. Come si può pensare di rimettere<br />

in marcia l’<strong>Italia</strong> con questa penuria<br />

di lavoro serio? E che dire della beffa<br />

degli statali che in Liguria hanno chiesto<br />

di avere il buono pasto anche se lavorano<br />

da casa? Qualche controllo sul<br />

loro rendimento non sarebbe poi così<br />

sgradito al resto degli italiani...<br />

Roberto Calugi,<br />

direttore generale<br />

di Fipe, lancia<br />

un allarme al Governo<br />

per chiedere che<br />

si torni negli uffici<br />

a lavorare per<br />

aumentare<br />

la produttività e aiutare<br />

i locali. Lo smart<br />

working uccide bar e<br />

ristoranti: l’emergenza<br />

covid è alle spalle, ma<br />

i pranzi di lavoro sono<br />

pochi e il turismo<br />

è azzardato<br />

La dura posizione<br />

della Fipe<br />

«Chi sta soffrendo di più sono quei centri<br />

storici senza residenti - spiega il direttore<br />

generale della Federazione italiana<br />

pubblici esercizi, Roberto Calugi<br />

Roberto<br />

Calugi<br />

- che dunque rimangono completamente<br />

scoperti senza turismo e senza<br />

lavoratori. La media che noi abbiamo<br />

fatto sul calo dei fatturati è del 50%, ma<br />

nei centri storici bar e ristoranti perdono<br />

fino al 90% degli incassi rispetto al<br />

normale. Sul turismo non possiamo<br />

fare altro che sperare in un’inversione<br />

di tendenza, ma questo non basterebbe.<br />

Il vero problema è questo smart<br />

working prolungato e ingiustificato che<br />

toglie i pranzi di lavoro creando notevoli<br />

buchi per i ristoranti».<br />

«Ormai - prosegue - i contagi stanno<br />

calando a vista d’occhio, molte regioni<br />

non hanno alcun problema rilevante<br />

eppure il lavoro da casa prosegue.<br />

E questo va anche a discapito della<br />

produttività: non si può negare che lavorare<br />

“dal vivo” sia nettamente più efficace<br />

che farlo in video conferenza.<br />

Ben venga uno smart working moderato<br />

che fa bene anche alle famiglie con<br />

figli, ma non se ne può abusare quando<br />

non vi sono motivazioni valide. Il problema<br />

è stato portato anche agli Stati<br />

Generali e noi stessi abbiamo più volte<br />

sottoposto la questione alle forze governative,<br />

speriamo che qualcuno ci<br />

senta. Anche perché, quando i lavoratori<br />

torneranno alla normalità, c’è i rischio<br />

che non trovino più bar e ristoranti<br />

aperti perché in molti, nel frattempo,<br />

avranno magari dovuto chiudere».

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