I Quaderni di WineCouture Ottobre / 2023

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Le parole dello lo Champagne e parole sono importanti. Soprattutto quando si legge un’etichetta di Champagne. Ecco qualche definizione da tenere sempre a mente. DÉGORGEMENT: eliminazione meccanicamente o a mano del deposito (i lieviti decaduti) che si producono durante l’affinamento sui lieviti e che l’operazione di remuage ha concentrato nel collo della bottiglia. MILLESIMATO: proveniente esclusivamente dalla vendemmia dell’anno indicato in etichetta. DOSAGGIO ZERO: la tipologia in assoluto più secca, dove l’aggiunta di liqueur d’expedition o non c’è, o è ridotta al minimo di legge. CLOS: vigneto delimitato con muri da cui proviene uva di particolare e superiore livello qualitativo. CRU: In Champagne, un Cru corrisponde a un comune viticolo. Se è Premier Cru, si colloca al secondo posto nella classificazione del vigneto. Se è Grand Cru al primo posto. BLANC DE BLANCS: ottenuto esclusivamente con uva a bacca bianca. BLANC DE NOIRS: ottenuto esclusivamente con uve a bacca rossa e vinificato in bianco. CUVÉE DE PRESTIGE: categoria che indica un prodotto di superiore qualità rispetto agli Champagne di base, solitamente ottenuto con vini di riserva, e con migliori capacità di affinamento e conservazione. CUVÉE: termine tecnicamente intraducibile in italiano. Nella Champagne viticole indica la composizione di un vino base con vini di diversa provenienza, solitamente utilizzato per avere una qualità ed uno stile il più possibile costante negli anni. 10
“Il vino non si beve soltanto: si annusa, si osserva, si degusta, si sorseggia... E se ne parla”. Così la pensava Edoardo VII, re in Inghilterra un secolo fa. Ed è importante avere sempre una buona storia o un aneddoto da raccontare. Ecco qualche curiosità che ancora non sai sullo Champagne. Se la leggenda ha sempre attribuito la nascita del méthode champenoise, nel 1694, a una scoperta del monaco benedettino Dom Pérignon, di certo sappiamo solo che nel 1729 un decreto di Luigi XV permette il trasporto del vino in bottiglia, prima vietato in Francia: troppo elevato il rischio che esplodessero lungo la via per colpa di fermentazioni fuori controllo. La strada è spianata e, nello stesso anno, è fondata ufficialmente Ruinart, prima maison de Champagne. Nettare celestiale, lo Champagne non si sarebbe mai innalzato fin all’attuale somma gloria senza l’intraprendenza di una nutrita pattuglia di audaci donne. Capitane coraggiose che, nel corso degli ultimi due secoli e mezzo, hanno lasciato la loro indelebile firma su un racconto leggendario. La coppa in cui lo si degusta, narra sempre la leggenda, ha avuto a modello l’immortale e perfetta forma del seno (destro o sinistro, su questo ancora alberga un seducente mistero) di Madame de Pompadour. Ma le relazioni, tutt’altro che pericolose, tra Champagne e mondo femminile, vanno oltre la natura frivola dell’aneddoto che celebra la prima tra le favorite di Luigi XV. La mente torna a Barbe-Nicole Ponsardin, al secolo la Veuve Clicquot, e Jeanne Alexandrine Louise Mélin, meglio nota come Madame Pommery. La prima, cui si deve la prima cuvée millesimata (anno di grazia 1810), quando nel 1814 infuriavano le guerre napoleoniche, sfidò addirittura il Blocco Continentale, riuscendo a contrabbandare alla corte dello Zar, a San Pietroburgo, quasi 11mila bottiglie del suo Champagne. A Louise Pommery, invece, si deve una rivoluzione. Da una sua intuizione, infatti, prese vita, nel 1874, il primo Champagne Brut. Una versione “Nature”, per andare incontro alla predilezione degli inglesi verso un gusto più secco. Una scelta vincente, che sdoganò il consumo di Champagne, fino ad allora tradizionalmente dolce o semidolce, quindi considerato vino da dessert. Sul quando si debba consumare Champagne esiste un’unica fondamentale regola, quella di Lily Bollinger: “Bevo Champagne quando sono felice e quando sono triste. Lo bevo talvolta quando sono sola. E lo ritengo obbligatorio quando sono in compagnia. Ne bevo per stuzzicare l’appetito, quando non ne ho. Ma anche quando ho fame. In tutte le altre circostanze, non lo tocco mai… Fatto salvo quanto ho sete!”. Un adagio, che da Reims e dintorni si è poi diffuso in tutto il mondo, sostiene: “Una Magnum (1,5 litri, ndr) è la giusta dose di Champagne per due, ovviamente a patto che l’altro commensale al tavolo non beva”. Per un brindisi di “peso”, serve la giusta bottiglia. Con lo Champagne si spazia dal mezzo formato (37,5 cl) e la pinta (50 cl, una particolarità tutta British) fino alle vette dei 30 litri. La scala dopo la Magnum? Jéroboam (3 litri), Rehoboam (4,5 litri), Mathusalem (6 litri): i primi due erano importanti re d’Israele, il terzo uno tra i più longevi e leggendari personaggi della Bibbia. Salmanazar (9 litri), Balthazar (12 litri), Nabuchodonosor (15 litri): sovrani che segnarono con gesta e sfarzi il tempo di Assiri e Babilonesi. Poi c’è Salomon: la sua fama di saggio nell’Antico Testamento ha preceduto 18 litri tutti da condividere. Infine, le rarità fuori quota: Souverain (26,25 litri), Primat (27 litri), Melchisedech o Midas (30 litri). Sir Charles Lytton, ladro gentiluomo interpretato da David Niven nel celebre film La Pantera Rosa (1963), sosteneva: “Lo Champagne non è bere: è un minimo di alcool con un massimo di cordialità”. E se ancora vi state chiedendo se è il caso o no di stappare una bottiglia, la risposta la trovate in uno scambio tra Peter Lowford e Judy Holiday nel film La Ragazza del Secolo (1954): “− Non c’è niente di meglio dello Champagne. − Sì che c’è. − Cosa? − Dell’altro Champagne”. Pillole di Champagne per fare bella figura a tavola 11
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