I Quaderni di WineCouture Ottobre / 2023
I Quaderni di WineCouture sono monografie, disponibili gratuitamente al pubblico nel loro formato cartaceo presso le enoteche dell'associazione Vinarius, dedicate a una tipologia specifica, a un particolare momento di consumo o a un’area di produzione, che si pone l’obiettivo di fornire ai consumatori una “guida all’acquisto” e alla conoscenza delle etichette disponibili sul mercato, mediante il racconto delle stesse e delle cantine che le producono.
I Quaderni di WineCouture sono monografie, disponibili gratuitamente al pubblico nel loro formato cartaceo presso le enoteche dell'associazione Vinarius, dedicate a una tipologia specifica, a un particolare momento di consumo o a un’area di produzione, che si pone l’obiettivo di fornire ai consumatori una “guida all’acquisto” e alla conoscenza delle etichette disponibili sul mercato, mediante il racconto delle stesse e delle cantine che le producono.
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“Il vino non si beve soltanto: si annusa, si osserva,<br />
si degusta, si sorseggia... E se ne parla”. Così la<br />
pensava Edoardo VII, re in Inghilterra un secolo<br />
fa. Ed è importante avere sempre una buona storia o un<br />
aneddoto da raccontare. Ecco qualche curiosità che ancora<br />
non sai sullo Champagne.<br />
Se la leggenda ha sempre attribuito la nascita del<br />
méthode champenoise, nel 1694, a una scoperta<br />
del monaco benedettino Dom Pérignon, <strong>di</strong> certo<br />
sappiamo solo che nel 1729 un decreto <strong>di</strong> Luigi XV<br />
permette il trasporto del vino in bottiglia, prima vietato in<br />
Francia: troppo elevato il rischio che esplodessero lungo<br />
la via per colpa <strong>di</strong> fermentazioni fuori controllo. La strada<br />
è spianata e, nello stesso anno, è fondata ufficialmente<br />
Ruinart, prima maison de Champagne.<br />
Nettare celestiale, lo Champagne non si sarebbe<br />
mai innalzato fin all’attuale somma gloria senza<br />
l’intraprendenza <strong>di</strong> una nutrita pattuglia <strong>di</strong> audaci<br />
donne. Capitane coraggiose che, nel corso degli ultimi<br />
due secoli e mezzo, hanno lasciato la loro indelebile firma<br />
su un racconto leggendario. La coppa in cui lo si degusta,<br />
narra sempre la leggenda, ha avuto a modello l’immortale e<br />
perfetta forma del seno (destro o sinistro, su questo ancora<br />
alberga un seducente mistero) <strong>di</strong> Madame de Pompadour.<br />
Ma le relazioni, tutt’altro che pericolose, tra Champagne<br />
e mondo femminile, vanno oltre la natura frivola<br />
dell’aneddoto che celebra la prima tra le favorite <strong>di</strong> Luigi<br />
XV. La mente torna a Barbe-Nicole Ponsar<strong>di</strong>n, al secolo la<br />
Veuve Clicquot, e Jeanne Alexandrine Louise Mélin, meglio<br />
nota come Madame Pommery. La prima, cui si deve la<br />
prima cuvée millesimata (anno <strong>di</strong> grazia 1810), quando nel<br />
1814 infuriavano le guerre napoleoniche, sfidò ad<strong>di</strong>rittura<br />
il Blocco Continentale, riuscendo a contrabbandare alla<br />
corte dello Zar, a San Pietroburgo, quasi 11mila bottiglie<br />
del suo Champagne. A Louise Pommery, invece, si deve<br />
una rivoluzione. Da una sua intuizione, infatti, prese vita,<br />
nel 1874, il primo Champagne Brut. Una versione “Nature”,<br />
per andare incontro alla pre<strong>di</strong>lezione degli inglesi verso<br />
un gusto più secco. Una scelta vincente, che sdoganò il<br />
consumo <strong>di</strong> Champagne, fino ad allora tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
dolce o semidolce, quin<strong>di</strong> considerato vino da dessert.<br />
Sul quando si debba consumare Champagne esiste<br />
un’unica fondamentale regola, quella <strong>di</strong> Lily<br />
Bollinger: “Bevo Champagne quando sono felice<br />
e quando sono triste. Lo bevo talvolta quando sono sola.<br />
E lo ritengo obbligatorio quando sono in compagnia. Ne<br />
bevo per stuzzicare l’appetito, quando non ne ho. Ma<br />
anche quando ho fame. In tutte le altre circostanze, non lo<br />
tocco mai… Fatto salvo quanto ho sete!”.<br />
Un adagio, che da Reims e <strong>di</strong>ntorni si è poi <strong>di</strong>ffuso<br />
in tutto il mondo, sostiene: “Una Magnum<br />
(1,5 litri, ndr) è la giusta dose <strong>di</strong> Champagne per<br />
due, ovviamente a patto che l’altro commensale al tavolo<br />
non beva”.<br />
Per un brin<strong>di</strong>si <strong>di</strong> “peso”, serve la giusta bottiglia. Con<br />
lo Champagne si spazia dal mezzo formato (37,5 cl)<br />
e la pinta (50 cl, una particolarità tutta British) fino<br />
alle vette dei 30 litri. La scala dopo la Magnum? Jéroboam (3<br />
litri), Rehoboam (4,5 litri), Mathusalem (6 litri): i primi due<br />
erano importanti re d’Israele, il terzo uno tra i più longevi<br />
e leggendari personaggi della Bibbia. Salmanazar (9 litri),<br />
Balthazar (12 litri), Nabuchodonosor (15 litri): sovrani che<br />
segnarono con gesta e sfarzi il tempo <strong>di</strong> Assiri e Babilonesi.<br />
Poi c’è Salomon: la sua fama <strong>di</strong> saggio nell’Antico<br />
Testamento ha preceduto 18 litri tutti da con<strong>di</strong>videre.<br />
Infine, le rarità fuori quota: Souverain (26,25 litri), Primat<br />
(27 litri), Melchisedech o Midas (30 litri).<br />
Sir Charles Lytton, ladro gentiluomo interpretato da<br />
David Niven nel celebre film La Pantera Rosa (1963),<br />
sosteneva: “Lo Champagne non è bere: è un minimo<br />
<strong>di</strong> alcool con un massimo <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>alità”.<br />
E<br />
se ancora vi state chiedendo se è il caso o no <strong>di</strong><br />
stappare una bottiglia, la risposta la trovate in uno<br />
scambio tra Peter Lowford e Judy Holiday nel film La<br />
Ragazza del Secolo (1954): “− Non c’è niente <strong>di</strong> meglio dello<br />
Champagne. − Sì che c’è. − Cosa? − Dell’altro Champagne”.<br />
Pillole <strong>di</strong><br />
Champagne<br />
per fare<br />
bella figura<br />
a tavola<br />
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