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Malati e senza fissa dimora

Numero 57 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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TERZA PAGINA Domenica 11 marzo 2012<br />

La monografia di Massimo Bignardi presentata a Salerno al Catalogo di Lelio Schiavone<br />

Carotenuto, poeta della pittura<br />

3<br />

Ritratti e paesaggi della costiera amalfitana esposti in occasione dei 90 anni del maestro<br />

Nemo propheta in patria, nessuno<br />

è profeta in patria dicevano gli<br />

antichi romani. Un detto che vale<br />

ancora oggi e che si adatta perfettamente<br />

alla parabola artistica del<br />

pittore Mario Carotenuto. Nato<br />

nell’ottobre del ‘22 nel piccolo<br />

comune di Tramonti, situato alle<br />

pendici dei Monti Lattari, Carotenuto<br />

è balzato agli onori della<br />

cronaca locale nel 1956 dopo una<br />

mostra tenuta a Roma che riscosse<br />

grande successo. Prima di allora<br />

il pittore salernitano non solo era<br />

poco conosciuto nei salotti del<br />

capoluogo campano ma era in<br />

aperta polemica con buona parte<br />

dei suoi “colleghi” che si ispiravano<br />

alla scuola napoletana e della<br />

costiera amalfitana. Oggi, a più di<br />

cinquant’anni di distanza da quegli<br />

eventi, Salerno ha voluto onorare<br />

Carotenuto, ora chiamato “il<br />

maestro”, con la cittadinanza onoraria<br />

conferitagli dal sindaco<br />

Vincenzo De Luca il primo aprile<br />

scorso. E alcune tra le sue più belle<br />

opere sono esposte in una mostra<br />

alla galleria Il Catalogo, nella centralissima<br />

via De Luca, dal 17 febbraio<br />

fino al 6 marzo. Ne “I dipinti<br />

del gallerista amico” curiosi e<br />

appassionati d’arte possono ammirare<br />

diciotto rari dipinti (realizzati<br />

tra il ’49 e il ’67) facenti parte<br />

della collezione dell’amico Lelio<br />

Schiavone , titolare e padrone de Il<br />

Catalogo. Il giorno dell’inaugurazione<br />

della mostra si è tenuta<br />

anche la presentazione della<br />

monografia realizzata da Massimo<br />

Bignardi, docente di storia dell’Arte<br />

all’Accademia delle Belle<br />

Arti di Napoli, intitolata Mario<br />

Carotenuto. La pittura come esperienza<br />

del reale (Plectica editrice,<br />

2011). Presentazione che è diventata<br />

l’occasione per “il maestro”,<br />

prossimo a festeggiare il traguardo<br />

dei novant’anni, di rispondere alle<br />

domande e curiosità poste dall’autore,<br />

dai giornalisti Paolo Romano<br />

(Tele-Diocesi) e Francesca Salemme<br />

(Lira Tv), moderatori dell’evento,<br />

e del folto pubblico che ha<br />

riempito la storica galleria d’arte<br />

salernitana.<br />

«La mia pittura molto semplice -<br />

“Ho sempre cercato<br />

di interiorizzare<br />

la realtà<br />

per imprimervi<br />

il mio marchio”<br />

Mario Carotenuto (a sinistra)<br />

con Lelio Schiavone<br />

In basso da sinistra<br />

Francesca Salemme,<br />

Massimo Bignardi,<br />

Mario Carotenuto<br />

e Paolo Romano<br />

spiega Carotenuto - era considerata<br />

un’imitazione delle opere di<br />

Matisse e per questo poco apprezzata<br />

dalle elite locali che preferivano<br />

un altro genere di opere». In<br />

effetti ammirando e rimirando<br />

“Natura morta con candela” si<br />

rimane colpiti dalla semplicità con<br />

la quale Carotenuto è riuscito a<br />

realizzare in maniera così dettagliata<br />

oggetti del vivere quotidiano.<br />

Non solo oggetti e nature<br />

morte (queste ultime, in particolare,<br />

a cui il pittore è molto legato)<br />

ma anche gli splendidi paesaggi<br />

della costiera amalfitana che<br />

hanno fornito l’ispirazione per<br />

opere quali, ad esempio, “Spiaggia<br />

di Minori con cabina gialla”. «Paradossalmente<br />

- prosegue il maestro<br />

- essere conosciuto a Salerno<br />

è stato più difficile che a Roma e<br />

Milano». La grandezza di Carotenuto<br />

è dimostrata anche dai rapporti<br />

intrattenuti con figure di<br />

spicco della scena culturale:<br />

Alfonso Gatto, Filiberto Menna,<br />

Michele Prisco, Domenico Rea,<br />

Vasco Pratolini, Gore Vidal, Mario<br />

Mafai. In alcune delle tele esposte<br />

(«Non ve n’è una che preferisco in<br />

particolare. Sono tutte figli miei»<br />

sottolinea l’autore con un pizzico<br />

d’orgoglio) è possibile ritrovare<br />

un’altra costante della pittura di<br />

Carotenuto: la rappresentazione<br />

di farfalle. Un’abitudine nata nel<br />

’62 dovuta ai molteplici studi compiuti<br />

dal maestro su questi piccoli<br />

insetti, che assurgono a simbolo<br />

della «caducità della vita». A chi<br />

gli chiede dopo tanti anni cosa<br />

pensa del suo percorso e della sua<br />

carriera artistica Carotenuto risponde:<br />

«Ho sempre cercato di<br />

interiorizzare la realtà per poi<br />

imprimervi nelle mie opere, il mio<br />

marchio e la mia impronta. Questo<br />

è il consiglio che darei a un giovane<br />

pittore alle prime armi.<br />

Credo di esserci riuscito». E, visto<br />

il successo ottenuto, è difficile dargli<br />

torto.<br />

Pagina a cura di<br />

FRANCESCO SERRONE<br />

Il gallerista<br />

Idealista<br />

con l’amore<br />

per l’arte<br />

Fin dalla giovane età Lelio Schiavone ha<br />

sempre avuto il pallino per l’arte. Negli anni<br />

’40 avvenne l’incontro con Mario<br />

Carotenuto, dovuto alla comune frequentazione<br />

del Circolo del Cinema. Nacque un<br />

sodalizio, una fraterna amicizia che prosegue<br />

fino ai giorni nostri. Nel ’63 Schiavone,<br />

sostenuto dal leader del Pci Feliciano<br />

Granati fondò la galleria l’Incontro, la prima<br />

a Salerno. L’esperimento fu positivo anche<br />

se ben presto la galleria venne trasferita a<br />

Roma. Nell’autunno del ’68 Schiavone<br />

fondò Il Catalogo e, nel febbraio del ‘69,<br />

organizzò la prima significativa antologica<br />

di dipinti realizzati da Carotenuto (ventennio<br />

1943-1963). Nel corso degli anni vi si<br />

sono tenute mostre e pubblicazioni riguardanti<br />

alcuni tra i più grandi artisti del ‘900.<br />

Salerno è diventata quindi epicentro di<br />

eventi culturali di primo livello. Un percorso<br />

che ha sorpreso lo stesso Schiavone.<br />

«A un certo punto non ci siamo accorti di<br />

quanto grande fosse il numero di cose che<br />

abbiamo fatto, degli amici che abbiamo<br />

visto, delle immagini che abbiamo proposto»<br />

confessa. Certo non sono mancate<br />

anche le difficoltà e «gli infiniti problemi<br />

quotidiani ai quali rispondere per proseguire<br />

nella nostra ostinata attività».<br />

Convinto sostenitore dell’arte figurativa<br />

Schiavone ha sempre cercato di perseguire<br />

l’ideale che l’ha visto prima ragazzo desideroso<br />

di cultura, poi adulto gallerista<br />

dalle scelte oculate e coerenti del suo<br />

modo di vedere. Non sono parole qualunque.<br />

A pronunciarle è lo storico poeta<br />

salernitano Alfonso Gatto col quale<br />

Schiavone intrattenne per anni un rapporto<br />

di stretta collaborazione.<br />

Lo studioso<br />

Testimone<br />

e artefice<br />

della cultura<br />

Laurea in Lettere all’Università degli Studi<br />

di Salerno, specializzazione in Storia<br />

dell’Arte all’Università degli Studi di<br />

Urbino, Massimo Bignardi insegna Storia<br />

dell’Arte all’Accademia delle Belle Arti di<br />

Napoli. Collabora inoltre con le riviste<br />

Critica d’Arte e Artigianato. Autore di<br />

diverse pubblicazioni e organizzatore di<br />

numerose mostre in tutta Italia, Bignardi<br />

conobbe Mario Carotenuto nel ’72. Ritiene<br />

che attualmente il nostro Paese stia vivendo<br />

un «periodo di pochezza culturale che si<br />

rispecchia nell’arte e, quindi, anche nella<br />

pittura». A questa pochezza fa invece da<br />

contraltare l’esperienza artistica di<br />

Carotenuto, definito una sorta di «cronista<br />

del quotidiano che, scavando negli<br />

archivi della memoria, realizza opere in<br />

grado di trasmetterci la storia di un volto,<br />

un paesaggio, una persona». «La sua pittura<br />

colta - scrive nella monografia sul maestro<br />

dove raccoglie i risultati e le osservazioni<br />

di oltre trent’anni di studi - è espressione<br />

di una capacità compositiva attenta a<br />

mettere a registro la plasticità dei corpi o<br />

degli oggetti nello spazio, grazie ad una<br />

gamma di colori spinta sempre alla costruzione<br />

di una luminosità di origine surreale,<br />

con la libertà di un disegno che, fondamentalmente,<br />

resta immediata rivelazione<br />

del pensiero». Carotenuto, conclude<br />

Bignardi, «è stato ed è testimone e artefice<br />

del rinnovamento culturale che ha segnato<br />

la storia salernitana del secondo dopoguerra,<br />

di una città che, come l'ltalia intera,<br />

usciva dal silenzio della guerra e si<br />

avviava verso l'incontro con l'arte europea,<br />

il confronto fra figurazione ed astrazione,<br />

il vento dei movimenti d’oltreoceano».

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