Malati e senza fissa dimora
Numero 57 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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6 Domenica 11 marzo 2012 PRIMO PIANO<br />
Con la moneta unica tutto è aumentato, colpa del cambio e di pratiche scellerate<br />
€uro-£ira, la strage dei prezzi<br />
I nostri nonni cantavano “se potessi<br />
avere 1.000 lire al mese...”, con la<br />
speranza di avere una sicurezza<br />
economica su cui contare. Era il<br />
1939, oggi la lira non esiste più, c’è<br />
l’euro e con l’equivalente di 1.000<br />
lire, cioè 50 centesimi, non ci si<br />
compra più neanche un caffè.<br />
Colpa dell’ aumento dei prezzi e<br />
del cambio di moneta da lira ad<br />
euro. Chi conosce l’economia sa<br />
che questo fenomeno è naturale e<br />
si chiama inflazione, ma nel 2001,<br />
dal passaggio dalla moneta italiana<br />
alla moneta unica, questo dato è<br />
cresciuto in modo estremo ed<br />
innaturale. Normalmente, infatti, i<br />
prezzi dei prodotti che acquistiamo<br />
crescono per varie ragioni, tra<br />
cui: l’aumento delle materie prime,<br />
la crescita dei prezzi dell’energia,<br />
l’aumento dei costi di trasporto<br />
merci che sono legati all’andamento<br />
della benzina, il costo del lavoro,<br />
della pubblicità, le tasse e tutto ciò<br />
L’inflazione alle stelle nei primi anni 2000<br />
Mentre il potere d’acquisto si è dimezzato<br />
che necessita la produzione stessa<br />
dei beni. Quindi l’aumento di prezzo<br />
di un bene da un anno all’altro è<br />
normale ed è, in genere, di qualche<br />
centesimo. Ad esempio: generalmente<br />
il prezzo aumenta del 2/3%<br />
l’anno, quindi se nel 2011 un bene<br />
costava 1 euro per via dell’aumento<br />
dei prezzi (inflazione) del 2% nel<br />
2012 il nostro bene costerà 1,02<br />
euro. Nel corso degli anni questi<br />
aumenti sono stati regolari, ma se<br />
si va a guardare la serie storica<br />
dell’Istat (al sito internet: http://dati.istat.it/,<br />
alla voce prezzi) si<br />
nota subito l’estremo aumento che<br />
c’è stato negli anni 2000, 2001,<br />
2002 e 2003 (gli anni dell’arrivo<br />
dell’euro). Poi l’aumento è stato più<br />
regolare, meno devastante, mentre<br />
negli ultimi anni, quelli della crisi,<br />
l’aumento dei prezzi è contenuto,<br />
in alcuni casi inferiore rispetto<br />
all’anno precedente. Dunque l’ingresso<br />
nella moneta unica è stato<br />
un vero salasso per le tasche degli<br />
italiani, ma perché è successo tutto<br />
questo? Partiamo dall’inizio. Il<br />
nostro Paese stampava la lira, che<br />
era la carta vincente per la crisi,<br />
infatti in tempi di recessione, il<br />
Governo svalutava la moneta,<br />
quindi i prodotti italiani, per gli<br />
stranieri, costavano di meno e così<br />
si rimetteva in moto l’industria e di<br />
conseguenza il lavoro ed i consumi.<br />
In questo modo si abbatteva la<br />
crisi, ma anche la lira che nei confronti<br />
delle altre monete costava<br />
poco; di conseguenza per gli italiani<br />
comprare prodotti esteri costava,<br />
invece, molto caro. Questo<br />
fenomeno è continuato fino ai<br />
primi anni 90’, quando sono cominciate<br />
le strette economiche imposte<br />
dall’Europa per entrare nella<br />
moneta unica, ed ha comportato,<br />
nel tempo, forti perdite nel potere<br />
d’acquisto delle famiglie, per questo<br />
se nel 1939 bastavano 1.000 lire<br />
al mese per poter sognare, negli<br />
anni 80’ ce ne volevano almeno 3<br />
milioni. Poi, con l’ingresso nell’euro,<br />
abbiamo perso l’opportunità di<br />
stampare e svalutare la moneta,<br />
inoltre per via della poca “consistenza”<br />
della lira, abbiamo pagato il<br />
cambio con l’euro quasi al doppio<br />
(1 € contro 1.936,27 £), poi la conversione<br />
dei prezzi dei prodotti è<br />
stata di 1 a 1, cioè quello che prima<br />
del 2001 costava 1.000 lire, dopo ha<br />
cominciato a costare 1 euro, non<br />
50 centesimi, mentre gli stipendi<br />
sono stati convertiti in modo giusto,<br />
cioè chi guadagnava 1 milione<br />
di lire prima del 2001, dopo ha<br />
preso 500 euro, non 1.000 come<br />
per i prezzi. Nessun controllo delle<br />
autorità competenti ha evitato il<br />
peggio ed oggi in tempi di crisi con<br />
1.000 euro non si arriva alla fine del<br />
mese. Questo scellerato comportamento,<br />
unito al fatto che alcuni<br />
prodotti non potevano avere troppe<br />
differenze di prezzo da una<br />
nazione ad un’altra ha generato la<br />
spirale perversa dell’aumento dei<br />
prezzi a cui abbiamo assistito in<br />
questi anni.<br />
Pagina a cura di<br />
DAVIDE SAVINO<br />
COME È GRANDE IL “PANIERE”<br />
Dal 1928 ad oggi,<br />
come crescono<br />
i bisogni italiani<br />
L’aumento di prezzi si basa su vari fattori,<br />
ma non tutti sanno come si fa a calcolare<br />
questo aumento. Ovviamente si fanno dei<br />
rilievi sul campo. Mensilmente operatori<br />
addetti rilevano i prezzi di alcuni prodotti<br />
nei negozi e riportano il dato che viene<br />
pubblicato dall’Istat, lo stesso ente pubblica<br />
il dato annuale sull’inflazione. Ma quali<br />
sono i prodotti su cui vengono rilevati i<br />
dati? Si tratta di alcuni beni e servizi di<br />
cui, gli italiani, ne fanno un largo uso<br />
generalizzato. Ad esempio uno di questi<br />
prodotti è la pasta. Questo insieme di beni<br />
e servizi prende il nome di “paniere”. La<br />
lista dei prodotti del paniere è molto<br />
lunga, nel 2012<br />
essa è composta da<br />
1.398 prodotti, le<br />
novità in-trodotte<br />
per quest’anno<br />
sono: l’e-book reader,<br />
l’e-book download<br />
e la mediazione<br />
civile (fonte<br />
Istat). Il paniere<br />
non è stato sempre<br />
così “corposo”, nel<br />
tempo si è ampliato perché i bisogni delle<br />
persone sono aumentati, facendo diventare<br />
dei prodotti, che prima erano per pochi<br />
ricchi, di uso comune. Ad esempio nel<br />
1928 c’erano 5 capitoli di spesa: alimentazione,<br />
abitazione, riscaldamento e luce,<br />
vestiario e varie. Ogni capitolo aveva delle<br />
“posizioni”, per esempio sotto il capitolo<br />
alimentazione c’era la posizione pane. Nel<br />
1928 tutte le posizioni dei 5 capitoli di<br />
spesa erano 59, oggi sono 12 capitoli di<br />
spesa per un totale di 597 posizioni.<br />
SALUMERIA<br />
Sempre più su<br />
latte, pane e uova<br />
MACELLERIA<br />
Salsicce<br />
anziché filetto<br />
PESCHERIA<br />
Il pesce, caro<br />
prima e adesso<br />
ORTOFRUTTA<br />
Senza mercato<br />
si lascia marcire<br />
Per capire come<br />
tutto questo aumento<br />
di prezzo ha<br />
influito sui conti<br />
degli italiani siamo<br />
andati in giro<br />
con la signora Lina<br />
R. 65 anni, casalinga.<br />
La signora Lina<br />
è una vera esperta,<br />
visto che va a fare la spesa a Napoli a via<br />
Pignasecca da oltre trent’anni. Ci racconta<br />
che in salumeria «è aumentato tutto, da<br />
quando c’è l’euro costa tutto il doppio, pane,<br />
pasta, latte qualunque cosa tu fai per risparmiare<br />
è inutile, non arrivi alla fine del mese».<br />
Tra gli alimenti aumentati di più ci confessa<br />
il salumiere della signora Lina ci sono «uova,<br />
pasta, farina e latte e continuano ad aumentare,<br />
ma non è tanto il problema degli<br />
aumenti dei prezzi, è che sono aumentati i<br />
piccoli furti, inoltre in questi anni ho perso<br />
molto clienti».<br />
Sempre con la<br />
signora Lina ci dirigiamo<br />
dal suo macellaio<br />
di fiducia,<br />
mentre andiamo ci<br />
racconta «la carne è<br />
aumentata, ma si<br />
riesce ancora a<br />
comprare, certo<br />
non il primo taglio,<br />
ma in un modo o nell’altro si può ancora<br />
comprare». Entrando non si vedono prezzi<br />
assurdi, inoltre ci sono delle buone offerte,<br />
con 20 euro si portano via 5/6 chili di diversi<br />
tagli di carne. Il macellaio ci racconta «con<br />
questa crisi ho dimezzato le vendite, ma il<br />
prodotto in sé non è aumentato tanto, a<br />
parte il cambio lira euro che non è dipeso da<br />
noi commercianti, ma a monte, visto che<br />
pagavo un capo di bestiame intorno alle 6<br />
700 mila lire e dopo sono diventati 6 700<br />
euro, i nostri aumenti sono legati per lo più<br />
al trasporto e al costo di allevamento».<br />
Come fare un confronto<br />
<strong>senza</strong> considerare<br />
il pesce? La<br />
signora Lina, mentre<br />
andiamo dal<br />
pescivendolo, ci illumina<br />
esclamando<br />
«il pesce andava<br />
caro ed ora va<br />
ancora più caro».<br />
La saggezza della signora Lina non sbaglia,<br />
guardando i prezzi ci dice «prima con la lira<br />
le alici costavano 5 mila lire al chilo, in alcuni<br />
periodi anche 4 e addirittura 3 mila lire,<br />
oggi il prezzo è sui 5/7 euro al chilo, ma la<br />
cosa strana è la pezzatura dei pesci, prima<br />
erano piccoli, diciamo giusti per una alice,<br />
oggi sono enormi, la pezzatura è più grande<br />
ed il sapore non è lo stesso». Il pescivendolo ci<br />
fa notare che se il prezzo di alcuni pesci freschi<br />
aumenta è per via della scarsità di<br />
pescato nei nostri mari, oltre che dalle condizioni<br />
del tempo.<br />
E siamo arrivati alla<br />
frutta. La signora<br />
Lina ci confessa che<br />
«il prezzo di frutta<br />
e verdura è raddoppiato<br />
con l’euro,<br />
però, se si comprano<br />
gli ortaggi di stagione<br />
si può ancora<br />
comprare, ma se si<br />
pretendono le fragole a dicembre il prezzo<br />
sale perché è tutta roba che viene da fuori».<br />
Ed è proprio così, il verduraio della signora<br />
Lina ci conferma ogni punto e poi aggiunge<br />
«con la crisi che c’è ora la gente compra di<br />
meno rispetto a prima, in più io pago più<br />
tasse e spesso capita che se non c’è mercato,<br />
il costo per raccogliere è superiore del guadagno<br />
che si ottiene vendendo, quindi succede<br />
che la frutta marcisce sugli alberi e la verdura<br />
nei campi, questo fenomeno capitava<br />
anche prima, ma di rado, ora invece è sempre<br />
più frequente».