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Malati e senza fissa dimora

Numero 57 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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PRIMO PIANO Domenica 11 marzo 2012<br />

9<br />

Una giornata all’ospedale napoletano che vive il dramma del sovraffolamento<br />

Cardarelli: vite appese alle barelle<br />

Condizioni precarie e mancanza di posti letto<br />

i pazienti cercano conforto nei paramedici<br />

Ore 8:30 del mattino, il pronto soccorso<br />

dell’ospedale Cardarelli è già<br />

pieno. La stanza che ospita i malati<br />

non è molto grande: le persone<br />

aspettano il loro turno sulle barelle.<br />

Un silenzio mortale viene interrotto<br />

dalle grida di dolore di una<br />

signora anziana che si lamenta per<br />

un forte dolore alla testa. A fianco<br />

a lei, proprio attaccato perché lo<br />

spazio è davvero poco, un ragazzo<br />

che ha avuto un incidente con il<br />

suo motorino: ha i pantaloni stracciati<br />

e il sangue gli è stato tamponato<br />

con dell’ovatta. Attorno a lui<br />

ci sono anche degli amici che cercano<br />

di rincuorarlo. Lo scenario si<br />

ripete: nella stanza ci sono circa 6<br />

barelle, una di fianco all’altra. I<br />

malati sono per lo più anziani: ci<br />

sono anche due donne, una è<br />

coperta dalle lenzuola, non si capisce<br />

bene cosa le sia successo, ma il<br />

suo volto non è rassicurante.<br />

Vicino non c’è nessuno, solo un’infermiera<br />

che le inietta una flebo.<br />

Poi si allontana e la donna aspetta<br />

il suo turno per capire se dovrà<br />

essere ricoverata. L’altra signora,<br />

invece non sembra stare tanto<br />

male: si mantiene un braccio, ma<br />

non è stesa sulla barella, bensì<br />

seduta, anch’essa ad aspettare il<br />

proprio turno.<br />

Al di fuori della stanza c’è tantissima<br />

gente che gira per i corridoi e<br />

che entra e esce dall’ospedale.<br />

Sono i familiari dei pazienti.<br />

Qualcuno piange disperato, qualche<br />

altro fuma sigarette a ripetizione<br />

e altri addirittura non sembrano<br />

preoccupati. Visto che l’attesa<br />

non è breve c’è anche una sala<br />

d’aspetto con vista degenti sulle<br />

barelle. A dirla tutta un po’ angosciante:<br />

le sedie sono girate tutte<br />

verso la stanza del pronto soccorso<br />

e a divedere i due vani c’è solo<br />

una vetrata.<br />

Ore 10 la situazione sembra scorrere,<br />

qualche persona è stata ricoverata,<br />

qualcun altro sta ancora<br />

aspettando il proprio turno. Ecco,<br />

però, che un frastuono assordante<br />

arriva fuori il pronto soccorso. È il<br />

sibilo delle sirene dell’ambulanza.<br />

Gli infermieri entrano tutti in<br />

fibrillazione. Dall’autoambulanza<br />

esce un signore molto anziano e le<br />

sue condizioni sono molto gravi. Di<br />

corsa viene trasferito a medicina<br />

d’urgenza e ricoverato al reparto<br />

rianimazione. Lo ritroviamo poco<br />

più tardi proprio nel reparto medicina<br />

d’urgenza posizionato su una<br />

barella dopo essere stato rianimato.<br />

In quel reparto la situazione è<br />

molto critica, gli spazi sono davvero<br />

pochi e l’uomo è stato posizionato<br />

su una barella nel corridoio,<br />

intorno a lui ci sono due infermiere,<br />

certo non è il massimo della<br />

comodità dirà uno di loro ma intanto<br />

lo abbiamo salvato. Camminando<br />

per il corridoio del reparto<br />

vediamo che di pazienti nel corridoio<br />

ce ne sono abbastanza. Per<br />

non farli cadere dalle barelle sono<br />

stati posizionati con un lato attaccato<br />

al muro. Le infermiere eseguono<br />

le loro mansioni come se stessero<br />

in camera. C’è chi deve farsi la<br />

siringa e scopre il fondoschiena,<br />

chi deve cambiare la flebo e addirittura<br />

chi ha bisogno del catetere.<br />

Verso le 13:30 siamo di nuovo al<br />

piano terra al pronto soccorso, la<br />

situazione sembra essersi calmata.<br />

Sono poche le persone che aspettano<br />

di sapere quale sarà il loro destino.<br />

Mentre il pronto soccorso si<br />

svuota, ecco che arriva l’ora di visita,<br />

i reparti già pieni di barelle nei<br />

corridoi si riempiono di visitatori.<br />

Qui i dottori però non transigono:<br />

la visita dura massimo un’ora poi<br />

tutti fuori <strong>senza</strong> nessun favoritismo.<br />

Scene viste e riviste, condizioni<br />

precarie che non sono gradite a<br />

nessuno ma che a volte diventato<br />

indispensabili per salvare vite. Se<br />

questo sia giusto o meno non spetta<br />

a noi dirlo, certo, fare da osservatori<br />

passivi non aiuta il sistema.<br />

Pagina a cura di<br />

ALESSIO FUSCO<br />

FEDERICA MASSARI<br />

L’EMERGENZA SI COMBATTE CON L’ASSISTENZA<br />

L’emergenza<br />

sovraffollamento<br />

che in questi giorni<br />

ha portato gli occhi<br />

dei media sull’ospedale<br />

Cardarelli<br />

è un problema che<br />

si ripete ormai tutti<br />

gli anni in diversi<br />

periodi dell’anno,<br />

grazie anche alla<br />

chiusura di alcuni pronto soccorso degli<br />

ospedali limitrofi. Ma come affronta l’ospedale<br />

Cardarelli questa preoccupante<br />

difficoltà? L’abbiamo chiesto a Franco<br />

Paradiso, responsabile del dipartimento<br />

di direzione sanitaria e farmacia.<br />

«Dire che il problema non esiste è dire<br />

una bugia, noi però ci siamo rimboccati le<br />

maniche cercando di darci da fare il più<br />

possibile per non far mancare nulla ai<br />

pazienti. Secondo il mio punto di vista il<br />

nostro problema sono solo gli spazi, non<br />

Franco Paradiso:<br />

«La nostra politica<br />

è di non buttare<br />

fuori nessuno»<br />

abbiamo la possibilità di ospitare tutte le<br />

persone nelle stanza perché il rapporto<br />

pazienti-letti è inefficiente.<br />

Ma dalla nostra parte abbiamo un servizio<br />

assistenziale sempre adeguato.<br />

Offriamo ai nostri pazienti le cure<br />

migliori e cerchiamo di evitargli qualunque<br />

disagio. Non è sempre facile ma<br />

sono sicuro che tutti i medici e gli infermieri<br />

che lavorano in quest’ospedale<br />

diano il massimo per cercare di favorire<br />

il più possibile i degenti».<br />

Ma lei non pensa che, a volte, sia meglio<br />

rifiutare un paziente invece di esporlo a<br />

condizioni logistiche inadeguate che<br />

potrebbero mettere la persona a rischio di<br />

essere contagiata anche da altre malattie?<br />

«La nostra politica è del tutto inversa, noi<br />

non buttiamo fuori nessuno e mai lo faremo.<br />

Abbiamo la consapevolezza di non<br />

avere mezzi logistici sempre adeguati, ma<br />

non per questo ci sentiamo in diritto di<br />

mandare a casa o da un’altra parte persone<br />

che hanno bisogno di aiuto. Per quanto<br />

riguarda il rischio di contagio, è vero<br />

che non è da escludere, ma nella stessa<br />

misura può avvenire con pazienti sistemati<br />

nelle proprie stanze».<br />

Come può risolversi questa situazione?<br />

«La Regione ha messo a disposizione dell’ospedale<br />

una struttura temporanea fino<br />

al 30 Aprile, questa però non basta e<br />

soprattutto è un provvedimento straordinario<br />

e quindi alla scadenza non l’avremo<br />

più a disposizione».<br />

IL DOTTORE<br />

I cittadini<br />

devono aiutarci<br />

L’INFERMIERA<br />

Gli angeli<br />

dei corridoi<br />

STORIA/1<br />

Mio marito salvo<br />

non conta altro<br />

STORIA/2<br />

La privacy<br />

che non esiste<br />

«In una situazione<br />

di sovraffollamento<br />

bisogna adeguarsi,<br />

certo la<br />

percentuale di errore<br />

si alza, quindi<br />

noi medici dobbiamo<br />

fare molta attenzione<br />

e cercare<br />

di dare il meglio di<br />

noi». A dirlo è il dottor Vincenzo Piedimonte,<br />

medico nel reparto di medicina<br />

d’urgenza. Che poi continua: «Il nostro<br />

ospedale è forse il migliore a livello di qualità<br />

assistenziale e ha mezzi tecnici che<br />

altri ospedali non hanno, ma le persone<br />

non devono abusare di tutto ciò. A volte<br />

alcuni pazienti vengono qui anche solo per<br />

un semplice mal di testa o per precauzione,<br />

per questi sintomi ci sono altri enti sanitari<br />

che se ne occupano, noi non vogliamo<br />

mandare via nessuno ma ci affidiamo al<br />

buonsenso del cittadino».<br />

Assunta lavora da<br />

ormai dieci anni,<br />

come infermiera,<br />

all’ospedale<br />

Cardarelli reparto<br />

di medicina d’urgenza<br />

e di queste<br />

emergenze ne ha<br />

viste tante: «Il nostro<br />

lavoro è quello<br />

di cercare di offrire al paziente la miglior<br />

assistenza possibile –ha ribadito Assunta- e<br />

penso che tutte le infermiere di questo<br />

reparto ci riescano nel migliore dei modi.<br />

Non si può nascondere la problematica della<br />

mancanza dei posti, ma bisogna anche dire<br />

che ogni paziente posto sulle barelle nei corridoi<br />

ha la medesima assistenza di quelli che<br />

sono nelle camera, anzi nella maggior parte<br />

delle volte sono anche più tutelati visto le<br />

condizioni precarie in cui si trovano. Noi<br />

inferimere cerchiamo di capire tutte le situazioni<br />

e di fare il possibile».<br />

Incontriamo la signora<br />

Antonella<br />

fuori dal reparto: è<br />

uscita dalla stanza,<br />

dove c’è il marito<br />

ricoverato per un<br />

infarto. Antonella è<br />

uscita per fumare<br />

una sigaretta e<br />

prendere un po’ d’aria.<br />

«Ho sentito molte critiche rivolte a questo<br />

ospedale da parte dei media e della gente. Ho<br />

letto anche che qui si comprano i posti sulle<br />

barelle per passare avanti agli altri ed essere<br />

ricoverati. Io non ci credo tanto, la gente parla<br />

poi la verità è sempre diversa. La mia verità è<br />

quella di una donna entrata nell’ospedale con<br />

il marito malato e uscita con un marito salvo,<br />

per me questo basta per dire che qui si salvano<br />

le vite. Non sempre tutto può essere perfetto,<br />

sento persone che si lamentano per la pulizia<br />

dei bagni o per gli orari di visita, ma secondo<br />

me l’importante è il risulatato finale».<br />

Alfredo, Antonio e<br />

Laura non sono affatto<br />

contenti della<br />

sistemazione riservata<br />

al loro padre.<br />

Il più arrabbiato<br />

sembra Alfredo :<br />

«Non è possibile<br />

essere ricoverati in<br />

queste condizioni:<br />

mio padre è posizionato su una barella in<br />

corridoio molto scomoda. Ha bisogno<br />

almeno di un parente che gli stia vicino e<br />

uno di noi a rotazione rimane qui ed è<br />

costretto a rimanere sveglio tutta la notte.<br />

Non possiamo neanche sederci con una<br />

sedia vicino alla barella perché non c’è spazio.<br />

Ma la cosa peggiore è la privacy, non è<br />

possibile che un uomo della sua età debba<br />

fare pipi davanti ad altre persone che sono<br />

nel corridoio tra cui donne anziane. Io non<br />

voglio attaccare l’ospedale ma sicuramente<br />

c’è qualcosa che non funziona».

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