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Malati e senza fissa dimora

Numero 57 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno

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PRIMO PIANO Domenica 11 marzo 2012<br />

Le immagini raccolte nel volume documentano eventi e vicende<br />

che hanno caratterizzato la Piana del Sele tra gli anni Venti e Cinquanta<br />

La terra promessa di Battipaglia<br />

5<br />

PAOLA CAPONE*<br />

continua dalla prima pagina<br />

Parte essenziale della ricerca<br />

è il lavoro di tesi di laurea<br />

di Anna De Santis che<br />

ha catalogato le foto, recuperato<br />

la memoria della Rolli Montuori,<br />

intervistato le persone che hanno<br />

gravitato attorno alla famiglia<br />

Baratta e riportato ogni cosa nel<br />

suo elaborato di tesi del quale nel<br />

libro Baratta, una famiglia una<br />

industria si avvale. Di grande<br />

interesse è anche la nota di Savì<br />

Marano che chiarisce i diversi<br />

rami d'azienda della famiglia<br />

Baratta e ne fornisce la relativa<br />

documentazione.<br />

Le numerose foto sono in massima<br />

parte stampate su carta in<br />

bianco e nero, di vari formati e<br />

tecniche. Intrecciano vita pubblica<br />

e privata di alcuni componenti<br />

della famiglia in relazione alle<br />

numerose attività da loro svolte,<br />

suffragate da lettere, documenti,<br />

ritagli stampa. Esse sono state<br />

suddivise per temi: il primo capitolo<br />

esamina La Ditta Baratta con<br />

specifica attenzione alla raffigurazione<br />

dei luoghi nei quali si è<br />

sviluppata fattività imprenditoriale.<br />

II secondo capitolo, Ricordi<br />

di famiglia, ripercorre la vita di<br />

Primo, Ettore e il suo nucleo<br />

familiare, nonché dei diversi rami<br />

della famiglia. Il terzo si occupa<br />

delle attività sociali: Il gruppo<br />

sportivo Baratta testimonia l'impegno<br />

degli imprenditori sia in<br />

una squadra di calcio, "Le Zebrette”;<br />

sia nella promozione<br />

ciclistica della Coppa Baratta. Il<br />

quarto capitolo ricorda La visita<br />

del Principe Umberto di Savoia a<br />

Battipaglia. Il quinto è la testimonianza<br />

di Savì Marano sulle numerose<br />

e intrecciate attività imprenditoriali<br />

della Famiglia. L'ultimo<br />

capitolo, Appendici, accoglie<br />

documenti, testi, disegni e<br />

l'intervista al ragioniere Fereoli,<br />

collaboratore amministrativo dei<br />

Baratta.<br />

La fabbrica di Battipaglia con il<br />

grande cancello di accesso, il<br />

viale, la ciminiera, le boulles, i<br />

magazzini e la loro distruzione<br />

dopo i bombardamenti del 1943,<br />

e una foto aerea del 1950 che ne<br />

testimonia la faticosa rinascita,<br />

sono solo una parte dei numerosi<br />

ricordi visivi presenti nei materiali<br />

schedati. Le foto, infatti, occupano<br />

tutti gli spazi che un tempo<br />

erano consegnati ai libri di famiglia<br />

e ai racconti orali e diventano<br />

il punto di partenza sul quale ogni<br />

altra forma di memoria converge.<br />

É guardando le foto che si raccontano<br />

le storie e si ricordano luoghi<br />

e persone collegandole nella memoria.<br />

In questo caso, esse hanno<br />

un valore testimoniale essenziale,<br />

perché quasi ogni cosa non esiste<br />

più e, ciò che resta, versa in uno<br />

stato di abbandono "esemplare": Il<br />

ricordo fotografico familiare si<br />

intreccia col ricordo collettivo: la<br />

Grande Guerra passa come una<br />

falciatrice su Battipaglia e proprio<br />

la posizione geografica che ne<br />

aveva fatto un nodo stradale e ferroviario<br />

importantissimo nel<br />

Mezzogiorno, diventa fattore di<br />

pericolo. Le truppe tedesche, infatti,<br />

cominciano a bombardare la<br />

città il 21 Gennaio del 1943 per<br />

terminare il 14 Settembre, sei<br />

giorni dopo l'annuncio di Badoglio<br />

dell'armistizio dell'Italia con<br />

gli anglo-americani.<br />

Ancora la fabbrica fa da sfondo<br />

alla visita privata che nel '33<br />

Umberto di Savoia effettuò a<br />

Battipaglia: nelle foto, oltre alla<br />

firma del Principe e al gruppo<br />

dirigenziale che lo accompagna in<br />

visita, è ben evidente l'as<strong>senza</strong> di<br />

Primo e Paolo ad un evento così<br />

importante, testimonianza del<br />

dissenso politico e culturale che la<br />

famiglia manifestava nei confronti<br />

del fascismo. Si racconta che i<br />

Baratta si presentassero d'abitudine<br />

con un fazzoletto rosso al collo<br />

al tavolo del ristorante "Treglia”;<br />

di fronte alla stazione ferroviaria<br />

di Battipaglia, dove pranzavano<br />

quasi ogni domenica, e che le<br />

autorità del fascio locale, per questo<br />

vistoso segno, provassero<br />

fastidio al punto da organizzare<br />

una sortita contro la famiglia.<br />

Messi sull'avviso, i Baratta, nel<br />

giorno stabilito, attesero in fabbrica<br />

l'arrivo del drappello punitivo,<br />

comandato dal Barone Nino<br />

Negri di Spiano. Il gruppo si presentò<br />

al viale di ingresso dello<br />

Stabilimento, ma trovò i cancelli<br />

ben serrati. Al loro schiamazzo,<br />

alcuni dipendenti apparvero, al di<br />

là delle grate, tenendo bene in<br />

vista lucidi fucili da caccia che,<br />

più eloquentemente di ogni parola,<br />

costrinsero i male intenzionati<br />

a tornare sui propri passi. La<br />

famiglia abitava all'interno della<br />

fabbrica nella "Casa rossa”; miracolosamente<br />

salvatasi dai bombardamenti,<br />

presente in molte<br />

foto. Nel '33 Ettore fece costruire<br />

per sé una villa della quale esistono<br />

numerose raffigurazioni che<br />

restituiscono l'idea ispiratrice dell'edificio<br />

come luogo della famiglia,<br />

della vita privata e dei suoi<br />

eventi, oggi di proprietà di Cecilia.<br />

Degli stessi anni sono le foto<br />

del coinvolgimento degli imprenditori<br />

nell'attività sportiva calcistica<br />

con l'iniziale sistemazione<br />

del campo da gioco intitolato dal<br />

Comune "Littorio"; in località<br />

Pozzesa, con tribunetta centrale<br />

di legno e spogliatoi muniti d'acqua<br />

fredda, quasi in aperta campagna.<br />

La squadra dei Baratta,<br />

Donne<br />

e uomini<br />

straordinari<br />

protagonisti<br />

della crescita<br />

economica<br />

sportiva<br />

e culturale<br />

affiancati nella dirigenza da<br />

Gaetano Jemma, da Oscar Pastore<br />

e da Armando Rolli, conquistò<br />

subito il titolo di<br />

Campania, Molise e Lucania e<br />

sfiorò, nella doppia finale contro<br />

l’Alcamo, la promozione nella<br />

categoria superiore.<br />

La storia delle attività calcistiche<br />

di Battipaglia rappresenta lo<br />

spaccato di un periodo storico<br />

caratterizzato oltre che da<br />

profondi sconvolgimenti politico-sociali<br />

anche da un imponente<br />

fervore sportivo. Nello stesso<br />

anno della fondazione del<br />

Comune, nacque anche l'U.S.<br />

Battipagliese e, quindi, un ulteriore<br />

esempio di come la storia<br />

del massimo sodalizio calcistico<br />

della Piana abbia marciato insieme<br />

con lo sviluppo della città.<br />

Come è avvenuto in molti<br />

Comuni, il distacco dalle più<br />

grandi istituzioni di appartenenza,<br />

per sopraggiunte condizioni<br />

economiche e sociali fu la molla<br />

che, accanto all'autonomia politica<br />

raggiunta, fece nascere il desiderio<br />

di mostrare la propria nuova<br />

condizione attraverso le forme<br />

dello sport più facilmente accessibili<br />

alla comprensione popolare:<br />

il calcio e il ciclismo. In questo<br />

ambito i Baratta dettero vita al<br />

Gruppo Sportivo Baratta che unificò<br />

i campi del loro impegno<br />

nello sport. È del 1935 anche l'istituzione<br />

della Coppa Baratta,<br />

una gara ciclistica della quale<br />

sono presenti, tra le foto di<br />

Cecilia Baratta, numerosi esemplari,<br />

che confermano l'importanza<br />

di questi materiali privati<br />

per rivivere anche aspetti sociali<br />

più ampi: la "Topolino" con la<br />

pubblicità delle testate giornalistiche,<br />

il raduno dei partecipanti,<br />

In alto,<br />

dipendenti della fabbrica<br />

con Ettore Baratta<br />

a lato<br />

il reparto<br />

controllo qualità<br />

il passaggio dei corridori nel<br />

corso del paese, il traguardo con<br />

il camion dotato di megafono, il<br />

trionfo del vincitore sono, infatti,<br />

le immagini bloccate dall'obbiettivo<br />

dalle quali guardare ad una<br />

intera società. É una umanità al<br />

maschile quella che appare in<br />

queste immagini: sono uomini i<br />

protagonisti, uomini il pubblico<br />

che vuole riconoscersi negli atleti<br />

sia sulla tribuna del campo di calcio,<br />

sia ai bordi della strada dove<br />

passano i ciclisti; ad essi è affidata<br />

la continuità narrativa degli eventi,<br />

nella singolarità dei protagonisti<br />

e nella pre<strong>senza</strong> indistinta nel<br />

gruppo.<br />

Le figurazioni femminili dispongono<br />

ad un'analisi del ceto<br />

operaio e di quello borghese: il<br />

primo è rappresentato al lavoro,<br />

con l'identica connotazione di un<br />

fazzoletto bianco nei capelli, e<br />

testimonia la conquista di un<br />

ruolo che prima la donna non<br />

aveva; infatti, il suo lavoro, fino<br />

allora confinato soprattutto entro<br />

la sfera domestica, tende ad emergere<br />

e ad essere visibile anche<br />

all'esterno. Le storie sono, però,<br />

sconosciute nelle individualità di<br />

ciascuna ed anche poco note e<br />

poco indagate come moltitudine e<br />

coralità femminile. Differente è la<br />

rappresentazione delle donne<br />

borghesi, puntuale nella raffigurazione<br />

e nella appartenenza familiare:<br />

ciò, ad un primo impatto,<br />

potrebbe far pensare ad un ruolo<br />

femminile più consapevole ma,<br />

analizzando le sedi nelle quali<br />

esse appaiono, familiari, ludiche o<br />

conviviali, le immagini rimandano<br />

solo al loro ruolo di moglie,<br />

madre, figlia, sorella e la pre<strong>senza</strong><br />

serve a sottolineare la forza sociale<br />

dell'uomo.<br />

Dal capostipite della famiglia,<br />

Paolo, e da Laura Del Grosso nacquero<br />

sei figli: di Primo e, soprattutto,<br />

di Ettore numerose sono le<br />

testimonianze fotografiche e sulla<br />

stampa locale dell'epoca. Per gli<br />

altri, solo qualche immagine<br />

accompagna la loro pre<strong>senza</strong> in<br />

questo lavoro. Le foto della famiglia<br />

di Ettore Baratta, padre di<br />

Cecilia, "formano il quadro della<br />

vita domestica": il matrimonio, lo<br />

svilupparsi della famiglia con la<br />

nascita delle cinque figlie, la loro<br />

crescita, i matrimoni, le vacanze<br />

alle terme e al mare, le feste nella<br />

casa e nei luoghi simbolo della<br />

società, gli amici e le occasioni da<br />

ricordare.<br />

Ricostruire la storia dei Baratta<br />

attraverso le immagini autoprodotte<br />

non è solo tracciare le origini<br />

della famiglia, ma è anche sottolineare<br />

riti di passaggio e documentare<br />

eventi che hanno caratterizzato<br />

il territorio di Battipaglia<br />

tra gli anni '20 e '50. Questa<br />

ricerca, piccola ricognizione nei<br />

vissuti narrativi familiari tramite<br />

gli strumenti della scrittura e delle<br />

interviste, congiunti a quello della<br />

memoria fotografica, filo d’Arianna<br />

per il ritrovamento dei<br />

sentieri percorsi, è una "voce per<br />

far parlare le immagini". Essa<br />

prende spunto dalla storia della<br />

famiglia per comunicare anche la<br />

storia sociale e politica di una<br />

cittadina meridionale e ribadisce,<br />

accanto alla funzione di<br />

memoria la funzione conoscitiva,<br />

quella particolare forma di<br />

conoscenza che consiste nel mettersi<br />

in diretto contatto con i<br />

contenuti per introdurre riflessioni<br />

e operazioni più mediate. È<br />

soprattutto attraverso le testimonianze<br />

visive che gesti, costumi,<br />

ambienti si sono impressi nella<br />

mente e sono diventati materiale<br />

per quella immaginazione storica<br />

che è parte non secondaria<br />

della conoscenza.<br />

*Professore di Storia dell’arte moderna<br />

all’Università degli Studi di Salerno<br />

curatrice della collana Luoghi<br />

e del libro Baratta una famiglia un’industria

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