40corpo empirico <strong>de</strong>l pharmakon, che consente una regolazione esterna, fuori fantasma, <strong>de</strong>lla spintapulsionale. Ai due termini <strong>de</strong>l soggetto e <strong>de</strong>ll’oggetto <strong>de</strong>lla formula <strong>de</strong>l fantasma si sostituisce nellatossicomania, una correlazione fra io e corpo, dove la droga funge da articolazione fra i due termini,supplendo al fallo come elemento di congiunzione e disgiunzione.La dove la castrazione non agisce pienamente nel registro simbolico vi è più possibilità cheessa s’inscriva come lettera nel reale <strong>de</strong>l corpo. Proprio quest’aspetto apparenta la tossicomania aifenomeni psicosomatici che rappresentano in sé -come rileva Didier Castanet- una difficoltà nelprocesso separativo. Tossicomania e fenomeni psicosomatici si caratterizzano per un iperinvestimento narcisistico sul corpo, per una prevalenza <strong>de</strong>ll’immaginario e <strong>de</strong>l reale a causa di un<strong>de</strong>ficit <strong>de</strong>l simbolico.Nel soggetto in difetto di separazione, l’oggetto non funziona da elemento di disgiunzione econtemporaneamente di unione con l’Altro, ma resta incluso nel corpo (come scrive Jean Guir aproposito <strong>de</strong>i fenomeni psicosomatici: incarnato nel corpo <strong>de</strong>l soggetto), condannando in tal modo ilsoggetto alla ripetizione di un agire (il «farsi») che tenta di realizzare, nel mentre che lo manca,quell’atto separativo che lo individua rispetto all’Altro.L’oggetto, nella tossicomania come nel fenomeno psicosomatico, non si trova separato dalsoggetto. In quanto non perduto, l’oggetto non apre nel corpo (en corps) quella mancanza che<strong>de</strong>completa l’immagine <strong>de</strong>l un corpo (un corps) colta nel riflesso speculare. Non c’è apertura perchénon c’è divaricazione fra i significanti. S1 e S2 sono pietrificati, incollati olofrasticamente. Inmezzo manca lo spazio perché nella ripetizione (encore) il soggetto possa, lasciando ca<strong>de</strong>re ilsignificante primo, trasformarsi passando per l’Altro, scomparendo, diventando quel niente che sisostiene, appunto, <strong>de</strong>ll’oggetto che in questa divisione è il resto.Ciò che è importante ne lalangue, è la la, la ripetizione <strong>de</strong>l significante che fa traslare ilsoggetto da un primo significante maître, m’être, significante «essermi» <strong>de</strong>lla coinci<strong>de</strong>nza mitica<strong>de</strong>l soggetto con sé, tratto unario i<strong>de</strong>ntificante, al significante che nel campo <strong>de</strong>ll’Altro dà senso alsignificante primo. Senso che ha sempre una connotazione -Lacan lo sottolinea- «religiosa», perchéinclu<strong>de</strong> strutturalmente il passo sopra il vuoto abissale <strong>de</strong>l non senso che il soggetto compiepassando da S1 a S2, accettando di divenire niente, di essere puramente rappresentato da unsignificante per un altro significante. L’accesso al senso s’inscrive sempre nella dimensione <strong>de</strong>llafe<strong>de</strong>, <strong>de</strong>ll’alleanza, <strong>de</strong>l patto simbolico col gran<strong>de</strong> Altro.Se, in apparenza, la tossicomania evi<strong>de</strong>nzia una condotta ripetitiva, in realtà essa testimonia<strong>de</strong>l fallimento <strong>de</strong>lla ripetizione. Le condotte di addiction rappresentano, infatti, un tentativo reiteratodi operare sul corpo quell’evento separativo, «castrante», che non si è mai prodotto sul pianosimbolico. La ripetizione <strong>de</strong>ll’atto di drogarsi si origina in questa mancata entrata <strong>de</strong>l soggetto nellaripetizione significante: non a caso la tossicomania ha i suoi esordi tipicamente in quel momento diripetizione <strong>de</strong>ll’Edipo, successivo alla trasformazione puberale, che chiamiamo adolescenza.Il difetto di separazione <strong>de</strong>termina un soggetto che non riesce a tenere a distanza l’Altro cheparassita il suo corpo. La recru<strong>de</strong>scenza somatica, in questo senso, si origina nell’impossibilità didire «no» all’Altro: il no che sul piano simbolico il soggetto non riesce a formulare -perché se lofacesse ne andrebbe <strong>de</strong>lla sua esistenza psichica che <strong>de</strong>ve, appunto, all’Altro- si scrive nel corpo,come reale <strong>de</strong>l luogo <strong>de</strong>ll’Altro, dando vita a quel processo di auto aggressione che constatiamonell’anoressia, nella tossicomania e nelle variegate forme di malattia autoimmune (che soventefanno la loro comparsa, nella mia esperienza clinica, proprio quando il «sintomo» tossicomanico èrisolto nel corso <strong>de</strong>lla cura).Poiché nel difetto di separazione la perdita non s’iscrive a bilancio <strong>de</strong>ll’economia soggettiva,ne risulta un soggetto che non paga simbolicamente il suo <strong>de</strong>bito con l’Altro, ma direttamente colcorpo proprio, come suggerisce anche l’etimo <strong>de</strong>l termine addictus, che nel diritto romano <strong>de</strong>signacolui che è diventato schiavo, quindi ha perso anche la proprietà <strong>de</strong>l suo corpo perché non è stato ingrado di onorare il suo <strong>de</strong>bito.In questa condizione di addictus verifichiamo un ritorno alla condizione di oggettocaratteristica <strong>de</strong>l bambino, il cui sintomo somatico «dà corpo», sappiamo, alla verità rimossa <strong>de</strong>llacoppia genitoriale. Il passaggio impossbile da S1 a S2 è, infatti, anche il passaggio impossbile da
41infanzia a età adulta, da oggetto <strong>de</strong>lla domanda a soggetto <strong>de</strong>l <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio, quell’indugiare in un’areadi bordo (bor<strong>de</strong>rline) che ren<strong>de</strong> la nascita simbolica sempre ancora da realizzare e condanna iltossicomane a ripetere in modo fallmentare il gesto di distacco dalla madre.In breve, il soggetto in difetto di seprazione si trova nella me<strong>de</strong>sima condizione <strong>de</strong>lbambino-come Martine Menès evi<strong>de</strong>nziava nel suo scrito preliminare all’incontro odierno- il qualeabita il suo corpo come mero locatario, mentre è l’Altro ad averne l’usufrutto. Il corpo <strong>de</strong>l soggetto,nel difetto di separazione, è una «dipen<strong>de</strong>nza» di quello <strong>de</strong>ll’Altro. È una dipen<strong>de</strong>nza dalla «casamadre», per esprimersi come nel linguaggio aziendale.Drogarsi è dunque anche un tentativo di riappropriarsi <strong>de</strong>l corpo che resta sempre nelle mani<strong>de</strong>ll’Altro, come un oggetto sempre a rischio di essere manipolato. Manipolare il proprio corpo conla droga è un modo per rovesciare questa situazione. Per portare un sembiante di padronanza su disé agendo sull’unica istanza a disposizione, cioè sul corpo, unica risorsa per tentare una manovraseparativa.Nell’assunzione di qualunque sostanza psicoattiva è di un «metter <strong>de</strong>ntro» che si tratta. Conciò, il tossicomane marca una divisione fra <strong>de</strong>ntro e fuori, quindi fra sé e l’Altro di cui il corporappresenta il luogo. Autogenerazione di un taglio fra sé e l’Altro per espropriare il godimento<strong>de</strong>ll’Altro, ren<strong>de</strong>ndo in tal modo il corpo più «proprio».
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