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LAPSUS DI LUPUS IN FABULA - I sognatori

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carne di bue dentro foglie di simpoh e disse sorridendo: Urlò saluti ad un gruppo<br />

di donne occupate a farsi un tatuaggio, ma nessuna lo guardò.<br />

Notò di avere meno peso delle mosche: quelle almeno erano cacciate<br />

dai dayachi. Che fosse diventato un fantasma? Oppure era<br />

lui ad essere capitato in un villaggio di spettri? Che fosse stato<br />

condannato anche lui, come Ulisse o Enea ad una spedizione nel<br />

regno delle ombre? O costretto, come Dante, ad affrontare un<br />

viaggio nel regno dei trapassati? Ma se quegli esseri erano ombre<br />

o morti, come era possibile che riuscisse a nutrirsi del loro<br />

cibo? Che fosse giunto come Astolfo sul pianeta dei folli… o<br />

delle anime perse? Sembrava che lui ― o il villaggio nella giungla<br />

― non esistesse, eppure poteva mangiare, bere, scaldarsi al<br />

fuoco dei dayachi. Solo una cosa non riusciva a compiere: farsi<br />

un tatuaggio sulla schiena, per il quale avrebbe avuto bisogno<br />

dell’aiuto di qualcuno, che però ignorava completamente l’esistenza<br />

di Yanez. Insomma, lì non era nessuno, era proprio diventato<br />

l’incarnazione di nessuno, di un uomo fatto di nulla. O forse<br />

erano gli altri a non esistere? Chi era lui, nel mezzo di quella<br />

grande isola tra due oceani? Provò ancora a mettersi in contatto<br />

con i suoi simili: Nessuno<br />

reagiva. O forse tutti non rispondevano a nessuno, perché<br />

lui era proprio il signor Nessuno. Insomma, come avrebbe potuto<br />

dimostrare di essere qualcuno?<br />

CAPITOLO 9<br />

In un regno senza capo

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