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LAPSUS DI LUPUS IN FABULA - I sognatori

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cercano ancora la testa della vittima”. Erano i brandelli di articoli<br />

dei giornali branditi dagli altri passeggeri. Notizie che lei afferrava<br />

solo a brani, nella calca del vagone, affannandosi di ricomporre<br />

quel macabro mosaico. Prima che avesse digerito quei titoli<br />

grondanti di sangue, il serpente delle viscere terrestri spalancò<br />

le sue fauci, espellendo tutti nella frenesia delle strade, dove il<br />

grigio dello smog sommerse il giallo annunciato quella mattina.<br />

La moglie del favoliere riemerse in superficie, tra marciapiedi<br />

brulicanti di tizi, caii e semproni che deambulavano frettolosi per<br />

raggiungere le postazioni di lavoro ed evitò per un soffio d’inabissarsi<br />

in un buco nero in cui era già precipitato un cosmonauta<br />

con la sua astronave ed un passante in giacca e cravatta: no, questa<br />

apertura verso lo spazio siderale non era vera, non era possibile<br />

in una metropoli così chiusa, ma era soltanto il dipinto ancora<br />

fresco di un madonnaro che raffigurava una madonna in uno<br />

scafandro. Eva scantonò un venditore di fiori, uno di fazzoletti,<br />

un altro di accendini e tre auto inferocite.<br />

Giunta appena in tempo, timbrò affannata il cartellino e si sedette<br />

trafelata al tavolo di lavoro. Un groviglio di fili si stendeva<br />

davanti a lei. Un roveto di intrichi, intrighi che lei avrebbe cercato<br />

di dipanare o ordinare con il suo modesto lavoro, districando<br />

un nodo delle corde vocali, liberando il sussurro legato ad ognuno<br />

di quegli intriganti intrecci. A volte, di fronte ad un compito<br />

così grande, si sentiva debole e minuta. A volte, presa dalla vertigine<br />

di quel vortice di parole, avrebbe voluto, proprio come faceva<br />

suo marito, stringere il capo della matassa e, tirandone il bandolo,<br />

avrebbe desiderato guidare come una marionettista tutte<br />

quelle voci. Ma nessuna di quelle vibrazioni delle corde vocali si<br />

sarebbe lasciata catturare e manovrare. Ognuna di quelle voci<br />

aveva una vita autonoma mossa da una forza libera come il vento<br />

e lei non era una regista, ma soltanto una telefonista.<br />

Eva si lasciò condurre dal vento, via, lontano dal call center, in<br />

un’impossibile fuga, lontano da tutti quei fili fugaci, quelle parole<br />

fuggenti, quei discorsi sfuggiti. Attraversò il paese dei draghi e<br />

dei maghi, finché fu proiettata sul letto della propria bimba, nel-

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