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Emilio Pistilli, La Rocca Janula di Cassino attraverso - Studi Cassinati

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94<br />

<strong>La</strong> rOCCa JanU<strong>La</strong><br />

<strong>di</strong><br />

CaSSinO<br />

* * *<br />

a Carlo successe il figlio <strong>La</strong><strong>di</strong>slao gridato re il 25<br />

marzo 1386, il quale nell’anno successivo <strong>di</strong>ede testimonianza<br />

del suo attaccamento alla Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Montecassino<br />

con varie scritte, perché sembra che assai gli<br />

premesse mantenersi amici i <strong>di</strong>fensori del varco tante<br />

volte e da tanti capitani battuto.<br />

Ma l’abate era costretto a tenere a bada i vassalli<br />

del Monastero che, cogliendo qualunque occasione,<br />

facilmente si ribellavano alla sua autorità e nel registro<br />

<strong>di</strong> detto abate il Padre tosti ha trovato molte scritture<br />

con le quali Pietro iV mandava perdono o castigo<br />

ai ribellati vassalli.<br />

Uno dei più ribelli era stato il Conte Gaetani <strong>di</strong> Fon<strong>di</strong>,<br />

Luca Spinello, signore <strong>di</strong> roccaguglielma. aiutava<br />

l’abate iacopo <strong>di</strong> Marzano, grande ammiraglio, e<br />

la lotta nel 1387 ardè sanguinosa. accordatosi poi con<br />

il Gaetani, l’abate dovette lottare con il suo ex alleato,<br />

l’ammiraglio Marzano, signore <strong>di</strong> Sessa, ed essendo<br />

riuscita vana l’intromissione <strong>di</strong> re <strong>La</strong><strong>di</strong>slao che<br />

esortava l’ammiraglio a raccostarsi col Cassinese, il<br />

re deputò iacopo Stendardo maresciallo <strong>di</strong> Sicilia con<br />

una sua lettera, 1392, a custo<strong>di</strong>re rocca <strong>Janula</strong>, e tenere<br />

fedeli all’abate i Sangermanesi. Pare che il maresciallo<br />

iacopo Stendardo riuscisse agevolmente a pacificare<br />

gli animi del Marzano e dell’abate, giacché<br />

nessun’altra notizia è registrata <strong>di</strong> quella lotta.<br />

<strong>La</strong><strong>di</strong>slao aveva anch’egli le sue iatture per la guerra<br />

mossagli dai fautori <strong>di</strong> Luigi ii d’angiò, e dovette<br />

perciò allontanarsi da napoli con la madre, ma la morte<br />

<strong>di</strong> Urbano Vi, con cui era stato in lotta, e il matrimonio<br />

conchiuso con Costanza figlia del ricchissimo<br />

Grande ammiraglio del regno <strong>di</strong> Sicilia, Manfre<strong>di</strong><br />

Chiaramonte, posero fine ad esse e Bonifacio iX nel<br />

1390 faceva incoronare <strong>La</strong><strong>di</strong>slao e la moglie dal Car<strong>di</strong>nale<br />

angelo acciajuoli, dando loro l’investitura del<br />

regno, e, bene<strong>di</strong>cendoli, or<strong>di</strong>nò ai popoli <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re<br />

a <strong>La</strong><strong>di</strong>slao come a loro legittimo sovrano; ciò che non<br />

impedì che egli dovesse lottare per altri <strong>di</strong>eci anni contro<br />

i fautori <strong>di</strong> Luigi ii d’angiò, la cui paurosa fuga in

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