Anno XXXI Numero 12 - Sito personale di Renato
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32 COMUNI D'EUROPA <strong>di</strong>cembre 1983<br />
Le strutture architettate per la definizione pacifica dei conflitti assumono sempre più<br />
carattere procedurale e <strong>di</strong>latorio. I progetti <strong>di</strong> confederazioni europee o <strong>di</strong> Parlamenti<br />
europei cadono nel vuoto.<br />
Queste attività riescono vane o portano al <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, perché pretendono costruire su<br />
elementi tra<strong>di</strong>zionali, sfuggenti ed irreali, e non su quelli che formano la nuova coscienza,<br />
forza nascente cui spetta dar vita a qualsiasi movimento per una maggiore solidarietà del<br />
sistema europeo.<br />
Solo questa nuova coscienza può, secondo noi, animare la ricostituzione dell'Europa,<br />
intelligenza politica e potenza <strong>di</strong>rettiva del mondo solidale in ispirito e <strong>di</strong>fferenziata nelle<br />
sue estrinsecazioni, congiunta al suo splen<strong>di</strong>do passato e protesa nell'awenire.<br />
La grande unione europea, che saremmo tentati <strong>di</strong> chiamare universale, va fatta a tappe<br />
progressive. L'idea <strong>di</strong> una intesa doganale continentale, allo scopo <strong>di</strong> ottenere dei più vasti<br />
mercati e degli sbocchi più potenti per i nostri prodotti non può essere aprion' ripu<strong>di</strong>ata.<br />
La più grande <strong>di</strong>fficoltà ch'essa incontra e che non può essere vinta se non con una chiaro-<br />
veggenza e una avvedutezza estrema sta nel mettere argine al pericolo che l'unione econo-<br />
mica non porti ad una fusione dei popoli e degli Stati, <strong>di</strong> cui ognuno è custode <strong>di</strong> tesori<br />
propri e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti all'in<strong>di</strong>pendenza acquistati con secoli <strong>di</strong> lotte e <strong>di</strong> sacrifizi, perché tali<br />
fusioni, o confusioni che <strong>di</strong>r si voglia, spingerebbero l'Europa in uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a<br />
perpetuo.<br />
Sorge il quesito se sarà possibile <strong>di</strong> salvaguardare l'in<strong>di</strong>pendenza politica degli Stati,<br />
gran<strong>di</strong>, me<strong>di</strong> e piccoli, al lato delle strette intese economiche internazionali che bisogne-<br />
rebbe stabilire. Ecco la sfinge più arcana del nostro avvenire europeo. Perché, è bene<br />
inteso, sotto questo aspetto l'Europa non è in grado <strong>di</strong> seguire le traccie dell'America senza<br />
commettere suici<strong>di</strong>o. Per preservarla dal correre questo supremo pericolo, due sono i pre-<br />
supposti in<strong>di</strong>spensabili: che le Nazioni sappiano darsi dei gran<strong>di</strong> capi carismatici e mante-<br />
nere, nello stesso tempo, un'opinione pubblica vigile e pronta a sobbarcarsi, all'occorren-<br />
za, a gran<strong>di</strong> fatiche e gran<strong>di</strong> sacrifici. Per giungere agli alti fini che si sono proposti, le<br />
Nazioni dovranno immolare sui gran<strong>di</strong> roghi accesi più <strong>di</strong> un solo degli incerti loro egoi-<br />
smi. E poiché l'Unione doganale implica un sistema <strong>di</strong> libero scambio e questo non sarà,<br />
per antonomasia, fattibile che allorquando potrà sostituirsi all'ideale dell'autarchia econo-<br />
mica, del quale lo stato belligerante non potrà in nessuna guisa far a meno, la logica delle<br />
cose esigerebbe che gli uomini trovino modo <strong>di</strong> escogitare un sistema che corrisponda e<br />
equivalga a questa nuova situazione.<br />
dalla relazione del Pro$ Roberto Michels su<br />
«Dry$coltà e speranze europee)).<br />
I1 mezzo sarebbe <strong>di</strong> ricostituire un fronte unico <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa degli Europei contro il pericolo<br />
<strong>di</strong> una rivoluzione coloniale, che, cominciata in un punto, andrebbe fatalinente propagan-<br />
dosi da un capo all'altro del vasto dominio coloniale, con conseguenze <strong>di</strong>sastrose per I'eco-<br />
nomia europea, ormai avvezza a trarre dalle colonie e dai posse<strong>di</strong>menti ultramarini la<br />
maggior parte dei prodotti in<strong>di</strong>spensabili al consumo. Ricostituire un fronte unico significa<br />
far cessare il <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o, la feroce gara delle potenze europee, oggi più che mai acerbamente<br />
contrastanti, le une per <strong>di</strong>fendere ciò che recentemente hanno acquistato, le altre, o per<br />
riavere ciò che prima possedevano e che fu loro tolto, o per trovare un'espansione all'ab-<br />
bondanza <strong>di</strong> popolazione, che non trova più sbocco in altre parti, che sono o si credono già<br />
saturate.<br />
Ricostruire il fronte unico contro le razze <strong>di</strong> colore, frementi <strong>di</strong> impazienza, e contro la<br />
propaganda bolscevica, significa venire ad accor<strong>di</strong>, a transazioni, che solo sarebbero possi-<br />
bili, se gli uomini cui è affidato il governo degli Stati si persuadessero dell'esistenza del<br />
pericolo, della gravità <strong>di</strong> esso, delle conseguenze <strong>di</strong>sastrose che avrebbe per tutta l'Europa<br />
anche il solo inizio d'un movimento xenofobo in Asia od in Africa.<br />
Ma al solo timido accenno, che un uomo <strong>di</strong> governo (e non un idealista, ma un uomo<br />
<strong>di</strong> grande esperienza), quale è il Sarraut, ha fatto sulla natura <strong>di</strong> questi accor<strong>di</strong>, si è levato<br />
nel suo stesso paese tale un grido <strong>di</strong> protesta, che ben poche speranze sopra una soluzione<br />
<strong>di</strong> questo genere si possono nutrire. E tanto meno possibile sembra quell'accordo per una<br />
collettività dei mandati anche limitati all'Africa centrale, che il già citato Mendelssohn<br />
Bartholdy ci ha sottoposto e con commossa parola illustrato.<br />
E allora?<br />
Limitiamoci ad una constatazione e ad un voto.<br />
La constatazione è che la crisi esiste e minaccia gli Stati più ricchi <strong>di</strong> colonie. Il voto è che<br />
l'egoismo dei singoli Stati non resista all'urto sempre più incalzante delle imme<strong>di</strong>ate mi-<br />
nacce, e che, se non quella auspicata da alcuni, una soluzione si trovi per ovviare al perico-<br />
lo.<br />
Nelle sue Rrflession sulllEuropa il De Reynold ha auspicato una cospirazione degli<br />
intellettuali per la costruzione <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne nuovo. Questa cospirazione, come cultore <strong>di</strong><br />
storia coloniale, io mi auguro che avvenga anche per le colonie, base fondamentale della<br />
vita europea dei nostri giorni. dalla relazione del Pro5 Camillo Manfroni su<br />
«La presunta cnii delle Colonie)).<br />
-<br />
-<br />
modernismo politico sociale del mondo turco,<br />
con ritmo d'intransigenza a simiglianza dell'I-<br />
talia.<br />
Bisogna insistere sul carattere specifico pole-<br />
mico e assolutista della storia europea, terra <strong>di</strong><br />
lotte orizzontali - tra razze, nazioni, patrie,<br />
Stati - e verticali, classi. Un autentico euro-<br />
peo non può non sentire la logica della irre-<br />
quietezza e della combattività dei popoli euro-<br />
pei. Nelle loro lotte va cercata la ragione del<br />
sistema <strong>di</strong> predominio dell'Europa sul mondo.<br />
Col mondo l'Europa ha sempre contatti epici,<br />
vertenze tragiche. L'Europa non vive in sé e <strong>di</strong><br />
sé; si alimenta e si eleva nell'urto con I'extraeu-<br />
ropeo. L'imperialismo romano rimbalza dalla<br />
vittoria prima sull'Africa, poi sull'Asia. I1 cri-<br />
stianesimo prende all'Asia la sua leggenda; il<br />
feudalesimo è crociato; saracini e turchi contra-<br />
stano comuni signorie e principati. I1 grande<br />
monarcato francese prende vigore e s'idealizza<br />
per le imprese espansionistiche del car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong><br />
Richelieu. I1 britannismo è espulso dall'euro-<br />
pea conquista dell'America, ma si garantisce<br />
nella vittoriosa impresa in<strong>di</strong>ana. Sono mon<strong>di</strong>a-<br />
li le ragioni e le spinte delle tramutazioni tec-<br />
niche e politiche tra il XIV e il XVI secolo, so-<br />
no risultati delle esplorazioni geografiche.<br />
V. Sicché l'Europa si fa <strong>di</strong> tutto quanto le<br />
sta intorno e prende il mondo a materia se non<br />
quando a cote per affinare il ferro de' suoi stru-<br />
menti. Neanche a farlo apposta tutta questa<br />
storia italiana o<strong>di</strong>erna prende le mosse da un<br />
passo fuori <strong>di</strong> casa: l'occupazione libica del<br />
1911.<br />
Si conclude a ciò <strong>di</strong>cendo che non si può scri-<br />
vere la storia d'Europa senza collegarla con<br />
quella degli altri continenti.<br />
Colonie, missioni, esplorazioni scientifiche<br />
portano e tengono l'Europa su tutta la terra,<br />
ond'è che non si può considerare esagerata I'o-<br />
pinione che l'Europa ha <strong>di</strong> sé. La Grecia, Ro-<br />
ma, la Chiesa, I'umanesimo, la riforma, la<br />
controriforma, il germanesimo, la rivoluzione<br />
francese sin giù al socialismo, ogni atteggia-<br />
mento, ogni momento della vita europea ha<br />
contenuto la sincera certezza <strong>di</strong> essere funzione<br />
umana universale. I dottrinari, come gli apo-<br />
stoli e i missionari, si sentono necessari per tut-<br />
te le genti. L'europeo vive in funzione d'uni-<br />
versalità. Ciò è vero sin dall'epoca ellenica e<br />
fluisce nel cristianesimo. Socrate, Platone, Ari-<br />
stotele pensavano per l'Uomo, e Cristo, roma-<br />
no, è venuto in terra per «tutti gli uomini».<br />
Che il cristianesimo si riallacci all'ellenismo lo<br />
prova forse quel ritirarsi dell'ebraismo in se<br />
stesso, in un geloso accanito nazionalismo,<br />
mentre Roma, pagana e cattolica, sviluppa la<br />
sua coscienza giuri<strong>di</strong>ca universalizzandosi.<br />
L'Europa non conosce ozio storico e cerca e<br />
inventa ragioni <strong>di</strong> competizioni, <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>, con-<br />
flitti. L'europeismo è tutto <strong>di</strong>alettico. Lo fanno<br />
idee irriducibili l'una all'altra, eroicamente,<br />
furiosamente <strong>di</strong>fese, idee che <strong>di</strong>ventano chiare<br />
ed acute nella lotta contro le lame che molto si<br />
scontrano; che rendono sempre più risoluti<br />
gl'ideali e gli scopi, il che è proprio <strong>di</strong> chi si<br />
batte e non lascerà la battaglia.<br />
VI. Una prima consapevolezza «europea»,<br />
non più esclusivamente latina, nasce dal vasto,<br />
tragico, eroico conflitto tra Chiesa e Impero su<br />
ciò che è e noi chiamiamo Stato. Chi rende la<br />
lotta decisiva e allo scoperto, rischiando dun-