Anno XXXI Numero 12 - Sito personale di Renato
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34 COMUNI D'EUROPA <strong>di</strong>cembre 1983<br />
formarsi dello Stato sempre più sfrondato da sgombratore delle ragioni <strong>di</strong> guerra dall'Euro- <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi Italia, Russia, Germania vengono ripregiu<strong>di</strong>ziali.<br />
pa, ma anche Carlo Marx, che non può essere ducendo al concetto terminale dogmatico <strong>di</strong><br />
Lo Stato nazionale e gareggiatore <strong>di</strong>venta considerato pacifista - non sappiamo se il Stato quelli <strong>di</strong> razza-popolo-società-classe-naformula<br />
della storia europea e, mentre 1'Europa<br />
si <strong>di</strong>vide e <strong>di</strong>stribuisce in più centri e zone<br />
principio del Manifesto cada <strong>di</strong>nanzi all'awen- zione. Lo Stato viene riassumendo tutti i proto<br />
del regime proletario abolitore <strong>di</strong> classi - cessi evolutivi e risolutivi dei rapporti, infonde<br />
<strong>di</strong> concorrenza, si accomuna però nello spirito intuisce intorno al 1859 la necessità della fase un senso <strong>di</strong> garanzia perché dà organi, funziodella<br />
statalità. Ma ogni nazione agisce sotto la colonialista degli Stati europei, compresa 1'Ita- ni, limiti ad ogni in<strong>di</strong>viduo sempre più con<br />
spinta egemonistica con mira d'impero: la lia, prima <strong>di</strong> quella che chiama redenzione l'approfon<strong>di</strong>rsi della sua autorità che riacqui-<br />
Gran Bretagna sollecitata dall'inquetu<strong>di</strong>ne proletaria. sta, o ad<strong>di</strong>rittura conquista, una ragion d'essedella<br />
protesta: la Francia dell'espansionismo <strong>di</strong> VIII. Liberalismo, democratismo, parla- re che non ha più bisogno <strong>di</strong> giustificazioni.<br />
Richelieu, dall'universalismo dei giacobini, mentarismo, socialismo non attenuano la spin- Idealizza la necessità.<br />
dalle ban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> Napoleone I; Asburgo nel- ta nazionalista degli Stati. S'inaugura la gara I1 bisogno dell'intervento dello Stato è sentil'ipnosi<br />
del sanfe<strong>di</strong>smo. tra i <strong>di</strong>versi socialismi, tra i popoli produttori, to da tutti i paesi europei. Quel ch'è alla vigilia<br />
Questi e quegli, attraverso le imprese del de- tra i loro proletariati. In realtà la lotta <strong>di</strong> classe della sua sconfitta e <strong>di</strong>sparizione è il subiettivo.<br />
cimottavo e decimonono secolo, compiono l'e- denuda la competizione tra plesso e plesso na- La vittoria <strong>di</strong> domani è all'obiettivo. Tesi <strong>di</strong><br />
sperienza della ineluttabilità della guerra ma zionale e rende sul terreno delle cose la <strong>di</strong>plo- partito, formula <strong>di</strong> gruppo, ragione privata, fidella<br />
sua insufficienza a risolvere, naturalmen- mazia più affermativa. La classe finisce per losofemi immanentisti sono svalutati <strong>di</strong>nanzi<br />
te nel provvisorio degli assestamenti storici, i «sentire» 10 Stato. (Alle sue origini, nella men- all'enorme aumento della quantità, sovrapoproblemi<br />
internazionali. Sorge quin<strong>di</strong> un certo te dei dotti e dei dottrinari, l'idea socialista polazione, complessità d'interessi, interferenze<br />
pacifismo <strong>di</strong> cancellerie e <strong>di</strong> <strong>di</strong>plomazie, quel non balzò come curiosità critica sullo Stato?) <strong>di</strong> affari, <strong>di</strong> pretese, <strong>di</strong>saccor<strong>di</strong>, moltiplicati bipacifismo<br />
con<strong>di</strong>zionato che è accettato anche Gli Stati <strong>di</strong>ventano tutti produttori e aguzzano sogni, eccesso delle concorrenze. I1 liberalismo<br />
oggi. In verità, come non sarebbe con<strong>di</strong>zionata il senso degli interessi medesimi delle classi. 11 suppone como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> spazi e dovizia <strong>di</strong> margiin<br />
Europa la volontà <strong>di</strong> pace? I1 colonialismo, proletariato socialista tedesco ha finito per con- ni. Quando è nato, l'Europa non aveva due<strong>di</strong>ventato<br />
sistematico, vorremmo <strong>di</strong>re organi- sentire alla guerra, sperando in soluzioni van- cento milioni <strong>di</strong> abitanti - oggi ne ha mezzo<br />
co, è un suo corollario. Leibniz pare abbia per taggiose e <strong>di</strong> classe. Formidabile è I'intensifi- miliardo - e gli Stati erano pochissimi, poche<br />
il primo veduto chiaro nella sua funzione <strong>di</strong> carsi del concetto <strong>di</strong> Stato in Europa: in tremo- le nazioni coscienti e ancor miti le pretese,<br />
ben educate le dottrine, me<strong>di</strong>ocre la fase<br />
grande industriale, lenta l'attività colonialista.<br />
Ma se il geografo si pone la domanda, se vi siano e quali siano le ragioni naturali, Oggi il liberalismo non lo ve<strong>di</strong>amo alle<br />
geografiche, <strong>di</strong> una civiltà europea <strong>di</strong> carattere unitario, egli deve rispondere che l'Europa, prese con la realtà; è un verbalismo. Le necesquale<br />
la tra<strong>di</strong>zione e la convenzione definiscono e delimitano, può considerarsi come una sità e lJurgenza delle decisioni, delle soluzioni<br />
unità solo al paragone delle altre gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzioni continentali, ma non già in se stessa. <strong>di</strong>nanzi all'imperativo tragico delle crisi, delle<br />
Considerata in se stessa, per la situazione, per la figura complessiva, per i confini, per il minaccie <strong>di</strong> guerra, <strong>di</strong> sowertimento, <strong>di</strong>soccurilievo<br />
orografico, per tutti quanti gli elementi climatici, per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vegetazione pane i liberali d'ogni grado e colore in Europa<br />
naturale che ne derivano, essa va <strong>di</strong>stinta in una Europa orientale O continentale, ed in una e la loro delega al potere, anche se tacita e <strong>di</strong>s-<br />
Europa occidentale o marittima, separate da una zona O regione <strong>di</strong> transizione nella quale simulata, è piena. Anche i liberali e i liberisti<br />
tutti quegli elementi trapassano e mutano e si mo<strong>di</strong>ficano più o meno gradualmente, invocano tacendo e svalutandosi l'intervento<br />
talora però in modo molto rapido e deciso.<br />
dello Stato che prepara così in un modo o nel-<br />
Deve anche - il geografo che si sia posto quella domanda - deve anche constatare che<br />
per forza maggiore, la <strong>di</strong>ttatura della<br />
nell'Europa marittima tutte quelle con<strong>di</strong>zioni naturali, geografiche, sono <strong>di</strong> favore per il politica.<br />
sorgere e lo svilupparsi della civiltà; nell'Europa continentale sono invece, nel loro complesso,<br />
<strong>di</strong> sfavore.<br />
Egli può porre mente anche a fatti umani che rientrano <strong>di</strong>rettamente nel suo campo <strong>di</strong><br />
osservazione: tipo dell'agricoltura, forme della proprietà terriera, densità <strong>di</strong> popolazione,<br />
tipi delle case, numero e caratteri dei centri; e constatare che ognuno <strong>di</strong> questi fatti umani<br />
si manifesta con caratteri <strong>di</strong>versi, spesso contrastanti o ad<strong>di</strong>rittura opposti, nelle due Europe,<br />
consequenzialmente alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni naturali, geografiche, dell'una o dell'altra;<br />
e constatare che, tanto nell'una quanto nell'altra, tutti questi fatti umani confortano la già<br />
fatta affermazione, che cioè tali con<strong>di</strong>zioni naturali sono <strong>di</strong> favore nell'Europa occidentale,<br />
e <strong>di</strong> sfavore nella Europa orientale, per lo sviluppo della civiltà.<br />
Può constatare infine che le due Europe si <strong>di</strong>fferenziano, nettamente, per l'economia<br />
complessiva resultante già dall'insieme dei fatti umani osservati, per le forme d'arte, per<br />
la religione, per le lingue: si può aggiungere, anche e notevolmente, per il livello dell'alfabetismo.<br />
Si che il geografo deve concludere affermando che non ci siano ragioni naturali, geografiche,<br />
per una civiltà europea veramente unitaria, ma soltanto per una civiltà europea<br />
occidentale, e che tutti gli elementi, fisici ed umani, che rientrano nel suo campo <strong>di</strong><br />
osservazione, comprovano questa sua prima affermazione.<br />
Si parla, naturalmente, <strong>di</strong> civiltà spettanti a larghi complessi <strong>di</strong> popolazione umana, non<br />
a piccole minoranze o a singoli in<strong>di</strong>vidui: minoranze civilissime possono formarsi e singoli<br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> grande geniaiità e <strong>di</strong> vasta e profonda cultura possono manifestarsi in mezzo<br />
ad un ambiente umano me<strong>di</strong>ocremente progre<strong>di</strong>to sulla via della civiltà. Ed anche da essi<br />
IX. In pratica dunque in Europa i due principi,<br />
liberale e <strong>di</strong> partito, sono già falliti. Ma<br />
17~uropa resta <strong>di</strong>visa da due mentalità riguardo<br />
alla valutazione del fatto-Stato, da due concezioni<br />
delle quali, per venir subito all'esempio,<br />
una potrebbe essere quella rappresentata dallo<br />
stato francese, quella rappresentata dallo<br />
Stato italiano. Differenza intellettuale, in<br />
parte ostentata, più detta che creduta ed applicata,<br />
perché la Francia non ha minore necessità,<br />
secondo il pensiero <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi politici e<br />
170pinione <strong>di</strong> vasta parte del pubblico, <strong>di</strong> più<br />
soli<strong>di</strong> istituti, insomma dpuna rettifica dellfarchitettura<br />
statale.<br />