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rivista considerazioni nr. 2 - Samnitium

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64 A. Paolella<br />

Dal punto di vista cronologico, il nucleo di materiali può essere suddiviso in<br />

due gruppi; il primo gruppo include i reperti appartenenti al periodo tardo-<br />

Orientalizzante, databili tra la fine del VII e il primo quarto del VI secolo a.C.: la<br />

tazza con ansa a lira (n. 687), la pisside in bucchero (n. 686) e la kotyle d’impasto<br />

(n. 666); il secondo gruppo è costituito dai vasi ascrivibili al repertorio del periodo<br />

arcaico, databili al secondo quarto e alla seconda metà del VI secolo a.C.: il<br />

kantharos su basso piede (n. 668), le kotylai (nn. 669 e 667) e l’olletta (n. 683).<br />

L’analisi morfologica e decorativa dei vasi fornisce una base convincente a<br />

sostegno dell’ipotesi della provenienza campana, sia per quanto riguarda i materiali<br />

in bucchero sia per la kotyle in impasto. Nello specifico, la tipologia dei materiali<br />

sembra suggerire una collocazione del gruppo dei buccheri di Baranello in<br />

ambito capuano.<br />

Per le indicazioni sulla provenienza dei reperti e le informazioni sui caratteri<br />

della produzione artigianale, una particolare importanza deve essere attribuita alla<br />

tazza con ansa a lira (n. 687). Si tratta di un reperto isolato che sembra, allo stato<br />

attuale, privo di confronti tra il materiale edito e costituisce un’imitazione in bucchero<br />

di un tipo in impasto discendente dalla prima Età del Ferro 10 , caratteristico<br />

del repertorio di Capua e dei centri limitrofi (ad esempio, Calatia e Suessula)<br />

soprattutto nel periodo Orientalizzante (fine VIII-VII secolo a.C) 11 . Il recupero del<br />

repertorio dell’impasto più antico 12 costituisce una scelta ‘arcaizzante’ che può<br />

essere compresa soltanto nell’ambito di una bottega ceramica capuana, attenta a<br />

rispondere, anche nelle nuove produzioni come il bucchero, alle esigenze e ai gusti<br />

di una committenza ancorata alla tradizione dell’impasto locale.<br />

L’emergere di notevoli convergenze nei repertori di diverse classi ceramiche è un<br />

fenomeno che è stato evidenziato sia in Etruria che in Campania, per alcune produzioni<br />

che si collocano tra il periodo tardo-Orientalizzante e il periodo arcaico 13 .<br />

Come ha sottolineato M. Cuozzo, nel caso di Pontecagnano è possibile avanzare<br />

l’ipotesi di “una produzione diversificata all’interno dello stesso ambito artigianale,<br />

secondo un modello già noto in Etruria […] Da un lato, infatti, è soprattutto il repertorio<br />

dell’impasto e della ceramica non decorata che tende a conformarsi alle produzioni<br />

più avanzate giungendo a volte, all’elaborazione di tipi e forme direttamente<br />

mutuati dal bucchero […] dall’altro, tuttavia, anche la ceramica «fine» (in bucchero,<br />

ndr.) sembra subire l’influenza delle classi di tradizione locale” 14 .

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