rivista considerazioni nr. 2 - Samnitium
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Alcuni materiali in bucchero 65<br />
Le produzioni dell’area capuana sono esplicitamente richiamate anche dai<br />
caratteri di altri reperti esaminati.<br />
In particolare, la kotyle in impasto (n. 666), la pisside (n. 686) e le due kotylai<br />
(nn. 667 e 669) in bucchero evidenziano numerosi tratti morfologici e decorativi<br />
puntualmente riferibili alle botteghe capuane.<br />
La kotyle in impasto n. 666 con ricca decorazione plastica ed impressa a rotella,<br />
è un tipo diffuso nel repertorio capuano 15 e nell’agro campano, a Calatia 16 già<br />
dal VII secolo a.C., mentre a Nola 17 si trova in contesti di primo e secondo quarto<br />
del VI secolo a.C.<br />
La pisside biconica (n. 686), corrispondente al tipo 13 A Albore Livadie e al<br />
tipo B 1 Minoja 18 , è un tipo abbastanza raro, ma che nella sua peculiarità rimanda<br />
all’ambiente capuano. È documentato, inoltre, a Cuma e a Vico Equense 19 , tra<br />
la fine del VII e il primo quarto del VI secolo a.C.<br />
Le kotylai nn. 667 e 669 esibiscono caratteristiche specifiche del repertorio<br />
capuano. La kotyle n. 667, confrontabile con il tipo 2 E Albore Livadie e il tipo E<br />
Minoja 20 , è diffusa prevalentemente nell’area di Capua 21 e nelle zone limitrofe 22 ed<br />
è databile alla seconda metà del VI secolo a.C.. Al British Museum è presente<br />
un’esemplare morfologicamente affine a quello in esame, considerato da T. B.<br />
Rasmussen di provenienza capuana 23 . La kotyle n. 669, invece, corrisponde al tipo<br />
2 D Albore Livadie e al tipo D Minoja 24 ben documentato a Capua 25 , oltre che a<br />
Cales 26 , Vico Equense 27 , Calatia 28 e Alvignano 29 ; si data al secondo e terzo quarto<br />
del VI secolo a.C.<br />
Più generici si presentano i confronti per forme ricorrenti anche al di fuori<br />
della Campania, quali l’olla (n. 683) e il kantharos (n. 668).<br />
L’olletta (n. 683), corrispondente al tipo 21 A Albore Livadie e al tipo A 2<br />
Minoja 30 , si data al secondo e terzo quarto del VI secolo a.C.. È nota in varianti<br />
diversificate, e caratterizza, sia in bucchero che in impasto e in argilla grezza,<br />
soprattutto il repertorio proveniente dagli scavi di abitato.<br />
Il kantharos su basso piede (n. 668), riconducibile al tipo 3 H Rasmussen, al<br />
tipo 4 E Albore Livadie, al tipo 19 B Cuozzo D’Andrea e al tipo B Minoja 31 , al contrario<br />
dei reperti analizzati sinora, vanta una vasta diffusione in Etruria prima che<br />
in Campania ed un ampio raggio di esportazione in altre aree. È documentato per<br />
tutto il VI secolo a.C.