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anno 2004/05 Tsushima 1905 – Jutland 1916 - Societa italiana di ...

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La Battaglia <strong>di</strong> <strong>Tsushima</strong> 133<br />

niero <strong>di</strong>urno giapponese non sarebbe avvenuto [cosa non vera - n.d.a.], e citando<br />

exempla historica tutt’altro che convincenti non concorda nemmeno con l’affermazione<br />

del Bonamico che la Battaglia <strong>di</strong> <strong>Tsushima</strong>, per la sua grandezza, la<br />

sua condotta, i suoi risultati ecc. non è paragonabile alle altre più famose del passato.<br />

Poco convincenti sono anche le critiche del Marchese alla condotta della<br />

battaglia da parte dell’ammiraglio Rojestvensky, tendenti a sminuire la vittoria<br />

giapponese. Con<strong>di</strong>visibile, invece, la sua sottolineatura delle forti <strong>di</strong>fferenze tra<br />

le con<strong>di</strong>zioni morali e materiali e l’efficienza generale delle due flotte, compreso<br />

il fatto che la flotta russa non è stata per nulla aiutata dalla fortuna, perché con<br />

forti nebbie avrebbe potuto superare lo Stretto <strong>di</strong> <strong>Tsushima</strong> senza d<strong>anno</strong>.<br />

Sembra più equilibrato <strong>di</strong> quello del Marchese il successivo giu<strong>di</strong>zio sulla<br />

“Nuova Antologia” del generale Dal Verme, che <strong>di</strong>versamente dal Bonamico e<br />

dal Marchese è in grado <strong>di</strong> utilizzare il rapporto particolareggiato dell’ammiraglio<br />

Togo e - in mancanza <strong>di</strong> quello dell’ammiraglio Rojestvensky ferito e ricoverato<br />

in ospedale - i rapporti <strong>di</strong> taluni comandanti russi a lui sottoposti. 106<br />

Anche per il Dal Verme risultano confermati i successi delle torpe<strong>di</strong>niere giapponesi<br />

sia <strong>di</strong> giorno che <strong>di</strong> notte, sì che la maggiore ragione della superiorità<br />

giapponese anche per lui è dovuta al naviglio silurante. Dopo i primi telegrammi<br />

- egli afferma - si è pensato che il c<strong>anno</strong>ne avesse vinto la corazza, ma “più<br />

tar<strong>di</strong>, secondo atten<strong>di</strong>bili notizie, era il siluro che aveva mandato a picco le corazzate.<br />

La relazione dell’ammiraglio Togo pone invece in evidenza che fu il più<br />

delle volte il c<strong>anno</strong>ne a mettere fuori combattimento le navi russe, quasi sempre<br />

coll’incen<strong>di</strong>o a bordo, e il siluro fu destinato a finirle; talora il solo c<strong>anno</strong>ne compì<br />

l’opera fatale; cosicché si può <strong>di</strong>re che l’uno e l’altro fecero a tempo opportuno<br />

l’ufficio loro”.<br />

Da notare che il Dal Verme svaluta più nettamente degli altri il ruolo delle<br />

corazzate, e apprezza soprattutto l’azione degli incrociatori veloci armati <strong>di</strong> calibri<br />

inferiori: i giapponesi h<strong>anno</strong> affrontato la grande prova sul mare con sole 4<br />

navi da battaglia [con c<strong>anno</strong>ni da 3<strong>05</strong> millimetri - n.d.a.]: quelle navi che si è<br />

continuato per degli anni a proclamare, come lo <strong>di</strong>ce il nome, le sole atte a sostenere<br />

il nerbo della battaglia. Ma gli uomini <strong>di</strong> mare del Nippon, memori del<br />

sopravvento del materiale veloce condotto dall’ammiraglio [giapponese] Ito nel<br />

settembre 1894 [nella Battaglia dello Yalu - n.d.a.] contro le corazzate cinesi, fi-<br />

106 L. DAL VERME, La Battaglia <strong>di</strong> <strong>Tsushima</strong>, in “Nuova Antologia”, CXIX (19<strong>05</strong>), 809, pp.<br />

111-132.

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