anno 2004/05 Tsushima 1905 – Jutland 1916 - Societa italiana di ...
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174<br />
Atti del Convegno maggio <br />
le forze russe, insieme alle quali la Royal Navy avrebbe effettuato un risolutivo<br />
sbarco in Pomerania, a nord-est <strong>di</strong> Berlino. Esso dovette però essere cancellato<br />
dopo che Jellicoe e Beatty avevano perso l’occasione propizia per <strong>di</strong>struggere o<br />
almeno ri<strong>di</strong>mensionare la Hochseeflotte, che invece rimaneva in forze a vigilare<br />
sugli accessi al Baltico, grazie anche al Canale <strong>di</strong> Kiel. 168<br />
La conseguente impotenza della Royal Navy ad esercitare una benché minima<br />
forma <strong>di</strong> pressione sulla Hochseeflotte, da parte sua invece attivissima nei mesi<br />
successivi allo <strong>Jutland</strong>, equivaleva a far risolvere da altri, e cioè dagli Eserciti<br />
dell’Intesa, le sorti della guerra. Ciò configurò una sconcertante condotta <strong>di</strong> politica<br />
militare, mai attuata prima <strong>di</strong> allora, secondo cui dai fronti terrestri finiva per<br />
materializzarsi il sostegno alla Marina più potente del mondo e non viceversa. 169<br />
168 Quest’ultima rinuncia segnò la totale sconfitta della tra<strong>di</strong>zionale “strategia periferica” britannica,<br />
che restava ora senza valide alternative dopo il noto fallimento dell’assalto anfibio ai<br />
Dardanelli tra l’aprile 1915 e il gennaio <strong>1916</strong>.<br />
169 Si è detto acriticamente e ripetuto pe<strong>di</strong>ssequamente che, pur rinunciando a battersi dopo lo<br />
<strong>Jutland</strong>, la Grand Fleet britannica abbia comunque esercitato l’importante funzione <strong>di</strong> fleet in<br />
being, riuscendo “col tempo” ad asfissiare, con la sua sola presenza, il traffico mercantile tedesco<br />
nel Mare del Nord e a condurre quin<strong>di</strong> al crollo economico e alimentare della Germania. Queste<br />
argomentazioni sono fantasiose, irriflessive e h<strong>anno</strong> tanto il sapore della classica “scalata sugli<br />
specchi”. Infatti la Germania aveva rinunciato ai propri traffici marittimi fin dall’inizio delle ostilità,<br />
cioè nel 1914, senza certamente attendere il 31 maggio <strong>1916</strong>, riconoscendo alle strapotenti<br />
flotte dell’Intesa il controllo delle vie <strong>di</strong> comunicazione mon<strong>di</strong>ali, che cercò <strong>di</strong> contrastare da<br />
parte sua con la guerra corsara subacquea e <strong>di</strong> superficie. Inoltre nessuno ci ha mai spiegato<br />
quanto tempo occorra alla Marina dominante per realizzare il soffocamento commerciale dell’avversario:<br />
forse due anni, o magari tre, o cinque, oppure <strong>di</strong>eci? E come la mettiamo se nel frattempo<br />
il nemico sfonda sul fronte terrestre, come stava per avvenire nel 1914 e <strong>1916</strong> e quasi accadde<br />
nel 1917? Allora il “potere marittimo” non sarebbe valso a nulla? Per non parlare dell’avvilimento<br />
che ferisce uno storico navale nel sentir <strong>di</strong>re che la più grande flotta da battaglia del<br />
mondo avrebbe fatto bene a rimanere rintanata nei porti in attesa <strong>di</strong> incerti e impreve<strong>di</strong>bili eventi,<br />
fungendo da fleet in being, che è sempre stata una strategia impiegata semmai della flotta più<br />
debole. Ecco perché alla fine spettò agli Eserciti dell’Intesa tirare fuori “le castagne dal fuoco”,<br />
pagando un prezzo sproporzionato nelle battaglie d’arresto e poi nelle controffensive finali, senza<br />
le quali staremmo ancora ad attendere i frutti dell’inaccettabile passività della flotta da battaglia<br />
più potente del pianeta.