anno 2004/05 Tsushima 1905 – Jutland 1916 - Societa italiana di ...
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La Battaglia dello <strong>Jutland</strong> 179<br />
mandanti in capo si legge infatti tra le righe che le plance ammiraglio non potevano<br />
essere più il solo luogo delle decisioni e che la sola carta nautica non bastava<br />
più a rappresentare una situazione tattica in rapida evoluzione.<br />
Un commento che tutti ci saremo aspettati, ma che manca quasi completamente<br />
nella letteratura strategica del dopo <strong>Jutland</strong>, è quello relativo al teatro operativo<br />
dove si è svolto il combattimento. Un teatro molto ristretto, quasi un mare<br />
chiuso, con fondali bassi, adatto quin<strong>di</strong> alla guerra <strong>di</strong> mine ed all’agguato dei<br />
sommergibili. La situazione meteorologica influì poco sul comportamento dei<br />
partecipanti, ma chi conosce il Mare del Nord sa che anche alla fine <strong>di</strong> maggio<br />
le acque sono fredde e d<strong>anno</strong> poche speranze <strong>di</strong> salvezza ad un naufrago che non<br />
viene recuperato in tempo, le foschie sono la norma e la visibilità soprattutto nelle<br />
prime ore dell’alba e del tramonto è normalmente scarsa. Questa mancanza <strong>di</strong><br />
attenzione alle con<strong>di</strong>zioni generali dell’ambiente operativo h<strong>anno</strong> condotto ad<br />
interessarsi poco dell’autonomia delle navi, le basi in particolare quelle tedesche<br />
erano vicine al centro del bacino dove poteva avvenire l’incontro e quin<strong>di</strong> il ritorno<br />
a casa dopo la lotta era assicurato. Ciò ha certamente comportato il possibile<br />
recupero e quin<strong>di</strong> il rientro in servizio <strong>di</strong> molte delle navi del kaiser colpite<br />
anche gravemente, come giustamente mette in rilievo il migliore commentatore<br />
americano della battaglia, il capitano <strong>di</strong> fregata Frost nel suo memorabile e molto<br />
accurato libro postumo The Battle of <strong>Jutland</strong> del 1936. Uno dei commenti<br />
conclusivi dello stesso Frost sulla condotta tattica dell’insieme dei combattimenti<br />
va citato perché afferma che “Jellicoe execuded a poor conception of war excellently,<br />
while Scheer execuded an excellent conception of war poorly”. 173<br />
Ritengo che ci si debba fermare un po’ su questo giu<strong>di</strong>zio che è forse quello più<br />
<strong>di</strong>ffuso sul comportamento tattico dei comandanti in capo. A mio parere a prescindere<br />
dai tentennamenti dei due ammiragli nelle fasi iniziali e finali dello<br />
scontro, dovuti soprattutto alla mancanza <strong>di</strong> chiare informazioni sulla reale situazione<br />
reciproca, il giu<strong>di</strong>zio andrebbe alquanto mo<strong>di</strong>ficato in quanto la missione<br />
reale <strong>di</strong> Jellicoe era il <strong>di</strong>mostrare non solo ai tedeschi, ma anche ai futuri<br />
alleati 174 , la possibilità <strong>di</strong> dominare l’area del Mare del Nord e dell’Atlantico settentrionale<br />
impedendo agli avversari l’allontanamento dalle proprie basi ed in<br />
questo il britannico riuscì quasi completamente, dopo lo <strong>Jutland</strong> i tedeschi uscirono<br />
in massa solo per portarsi nel loro esilio finale <strong>di</strong> Scapa Flow. 175 Per Scheer<br />
173 H. H. FROST, The Battle of <strong>Jutland</strong>, Annapolis, United States Naval Institute, p. 517.<br />
174 In particolare agli statunitensi, che stavano erodendo il primato navale ai britannici.