1 Notitie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli per i ...
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portarono colla sacra imagine <strong>del</strong>la Vergine quella <strong>del</strong> Crocifisso che si fecero imprestare dal<br />
parocho, e tornati in <strong>Napoli</strong> riposero la prima nella chiesa, la seconda nella parocchia, ma nel<br />
seguente mattino il Crocifisso si trovò nella chiesa. Credendo il paroco essere stato rapito, se lo fe’<br />
restituire, e lo ripose nel suo luogo, ma nel giorno seguente nella stessa [108] chiesa si ritrovò. I<br />
frati, conoscendo essere volontà <strong>del</strong> Signore che questa sacra imagine nella loro chiesa si<br />
custo<strong>di</strong>sse, non volevano restituirlo, ma il parocho ricorrendo a’ su<strong>per</strong>iori costrinse i frati alla<br />
restitutione, come in effetto seguì, e ponendo custo<strong>di</strong>a d’armati nella porta <strong>del</strong>la parocchiale, <strong>di</strong><br />
notte fu visibilmente veduto entrare una <strong>per</strong>sona tutta luminosa colla croce in su le spalle nella<br />
chiesa, e <strong>di</strong> questo fatto scritto in quei tempi, come da’ frati mi vien detto, se ne conservano<br />
l’autentiche nella cancellaria <strong>del</strong> convento.<br />
Vedesi una ricca suffitta. Questa <strong>per</strong> prima era tutta dorata e compartita con <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>pinture<br />
nelle quali espresse venivano l’Assuntione <strong>del</strong>la Vergine con li santi apostoli <strong>di</strong> sotto, l’Adoratione<br />
de’ Maggi ed altre attioni <strong>del</strong>l’istessa Vergine, o<strong>per</strong>e tutte ben stu<strong>di</strong>ate <strong>del</strong> nostro Francesco Curia e<br />
<strong>di</strong> Giovanni Balducci, che al presente si [109] conservano nell’ampio dormitorio <strong>del</strong> convento, ma<br />
essendo stato 18 circa l’anno 1657 <strong>per</strong>cosso il tetto da un fulmine, n’andò giù una parte <strong>di</strong> essa. I frati<br />
chiesero qualche limosina dall’eminentissimo car<strong>di</strong>nale Filomarino <strong>per</strong> poterla rifare, ma la<br />
generosità <strong>di</strong> quella grand’anima volle che tutta fusse levata via, e la rifece <strong>di</strong> nuovo, con ispesa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>eci mila scu<strong>di</strong>, <strong>di</strong> legnami intagliati e dorati, e <strong>di</strong>pinta con intrecci <strong>di</strong> fiori, come al presente si<br />
vede. La statua <strong>del</strong>la Madre Santissima che sta collocata nel mezzo fu o<strong>per</strong>a <strong>di</strong> Giovanni Conte<br />
detto Nano, famoso intagliatore in legno, allievo <strong>del</strong> cavalier Cosimo.<br />
Le <strong>di</strong>pinture a fresco che stanno sugl’archi <strong>del</strong>le cappelle, nelle quali sta espressa con vivezza,<br />
<strong>di</strong>ligenza e <strong>di</strong>segno grande la Vita <strong>di</strong> Giesù Christo, son o<strong>per</strong>a <strong>del</strong> nostro Luigi Siciliano, e vengono<br />
comunemente stimate dagl’intenden[110]ti <strong>del</strong>l’arte che migliorar non si possano. Doveva questo<br />
grand’artefice <strong>di</strong>pingere tutta la chiesa, ma li fu vietato da un infelicissimo successo accadutoli in<br />
questo modo: fu Luigi <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Belisario Corentio; venne dai frati chiamato a <strong>di</strong>pingere come si<br />
<strong>di</strong>sse la chiesa; il maestro cercò <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>e dalli frati sudetti <strong>per</strong>ché havevan commessa l’o<strong>per</strong>a al<br />
<strong>di</strong>scepolo e non al maestro, et havendo saputo in risposta <strong>per</strong>ché si stimava migliore il <strong>di</strong>scepolo nel<br />
<strong>di</strong>pingere, Belisario aspettò che Luigi havesse finite le <strong>di</strong>pinture <strong>di</strong> sotto, e vedendo che<br />
comunemente venivano lodate su<strong>per</strong>iori alle sue, lo fece miseramente ammazzare nel fiore <strong>del</strong>la<br />
gioventù, che dava s<strong>per</strong>anza <strong>di</strong> far meraviglie nell’arte. Per questo istesso Belisario noi non<br />
habbiamo la Cappella <strong>del</strong> Tesoro <strong>di</strong>pinta da Guido Reni, come <strong>di</strong>ssimo.<br />
La sacristia vedesi tutta <strong>di</strong>pinta [111] a fresco da Giovanni Balducci, et in essa vi si conservano<br />
alcune reliquie, e fra queste un famoso pezzo <strong>del</strong> legno <strong>del</strong>la Croce lavorato a modo <strong>di</strong> croce alta un<br />
18 E<strong>di</strong>tio princeps: stata.<br />
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