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ficato i comportamenti delle persone nel<br />
senso di una maggiore fedeltà di coppia<br />
e di un minor numero di partner sessuali,<br />
da cui una minore necessità di usufruire<br />
di preservativi. Con un collega scrive un<br />
articolo sull’argomento, ma «i nostri colleghi<br />
della pianificazione fam<strong>il</strong>iare e di Usaid<br />
non furono contenti delle nostre scoperte.<br />
Tutte le riviste, una dopo l’altra, respinsero<br />
l’articolo basato sul nostro survey. Con raro<br />
senso del metodo scientifico, alcuni revisori<br />
affermarono apertamente che io e <strong>il</strong> mio<br />
collega dominicano eravamo pericolosi ideologi<br />
anticondom che nessuno avrebbe<br />
dovuto pubblicare. Non fui mai<br />
più invitato nella Repubblica<br />
Dominicana». Negli stessi giorni<br />
un ufficialissimo Demographic<br />
and Health Survey (Indagine<br />
demografico-sanitaria) dal<br />
costo di un m<strong>il</strong>ione di dollari<br />
conferma le spiegazioni di Green<br />
sul caso dominicano.<br />
Qualche tempo dopo Usaid<br />
gli chiede un articolo sul ruolo<br />
delle realtà religiose nei<br />
programmi di prevenzione<br />
dell’Aids. Green scrive che la<br />
diffusa convinzione secondo<br />
cui cristiani e musulmani stigmatizzano<br />
i malati di Aids è<br />
sbagliata, anzi le Chiese suscitano<br />
solidarietà nei loro riguardi,<br />
e che <strong>il</strong> loro ruolo nella promozione<br />
della fedeltà e dell’astinenza<br />
è prezioso. «Ci vollero<br />
parecchi anni di lotta prima<br />
che questa monografia fosse<br />
pubblicata da Usaid. Almeno<br />
due volte fu letteralmente<br />
strappata fuori dalla tipografia<br />
all’ultimo momento, e non per<br />
cause dipendenti dall’editrice.<br />
In una e-ma<strong>il</strong> diretta a me e ad<br />
altri, un attivista sotto contratto<br />
con Usaid e responsab<strong>il</strong>e dei<br />
rapporti fra l’ufficio di Usaid<br />
per l’Aids e le organizzazioni<br />
religiose espresse la sua convinzione<br />
che tali organizzazioni non hanno<br />
alcun ruolo nella prevenzione dell’Aids,<br />
perché tutto ciò che fanno è “stigmatizzare<br />
e fare la morale”. Finalmente riuscii a<br />
esercitare sufficiente pressione politica per<br />
ottenere la pubblicazione, ma <strong>il</strong> testo fu privato<br />
della copertina e di tutte le foto».<br />
La “conversione” dell’avversario<br />
Ma la storia più clamorosa è quella dello<br />
studio di Usaid sulla relativa contribuzione<br />
dei tre fattori del metodo Abc sulla diminuzione<br />
dell’incidenza dell’Hiv. Green doveva<br />
essere <strong>il</strong> coordinatore dell’indagine sul<br />
secondo fattore (la fedeltà), che si sarebbe<br />
svolta in sei paesi. Il terzo fattore (<strong>il</strong> preservativo)<br />
era stato affidato a Psi, Population<br />
14 | 20 luglio 2011 | |<br />
LE GUIDE DEI GINECOLOGI ITALIANI<br />
Culto del preservativo,<br />
ecco <strong>il</strong> breviario della Sigo<br />
Non solo Africa. La mitologia del preservativo<br />
va per la maggiore anche dalle nostre parti, dove<br />
può contare su un aedo di gran prestigio: la Società<br />
italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). Come<br />
ogni anno, anche quest’estate la Sigo, in vista delle<br />
vacanze, ha prodotto le sue brave guide per i giovani<br />
al sesso sicuro: si va dal Passaporto dell’amore<br />
(depliant distribuito a gratis) al pamphet Travel<br />
sex! (acquistab<strong>il</strong>e in libreria). Opuscoli la cui indispensab<strong>il</strong>ità<br />
è supportata da apposito sondaggio<br />
condotto dalla Sigo medesima, che somiglia tanto<br />
alla classica profezia che si autoavvera: «Il 64<br />
per cento degli intervistati ha affermato che avrà<br />
almeno un rapporto occasionale nel corso dell’estate»,<br />
giurano allarmati i ginecologi, «ma i giovani<br />
si dimostrano “immaturi” in fatto di sesso sicuro.<br />
Solo pochi usano regolarmente i contraccettivi».<br />
Vengono perciò in soccorso le guide Sigo, che contengono<br />
particolareggiate istruzioni su tutti i tipi di<br />
dispositivi immaginab<strong>il</strong>i, ognuno dei quali (p<strong>il</strong>lola o<br />
goldone che sia) è accompagnato da rassicuranti<br />
raccomandazioni mediche. Di inviti a “trattenersi”<br />
neanche l’ombra, ovvio. Perché «durante l’estate è<br />
giusto divertirsi», ammicca la Sigo. Però «nella tua<br />
valigia non devono assolutamente mancare i contraccettivi,<br />
e in particolare p<strong>il</strong>lola e preservativo».<br />
Dopodiché, va’ pure dove ti porta <strong>il</strong> condom.<br />
Services International, <strong>il</strong> più grande ente<br />
mondiale di social marketing dei condom.<br />
Ma nel 2003 Green è convocato a Washington<br />
e gli viene comunicato che non sarà più<br />
uno dei coordinatori dello studio. Al suo<br />
posto viene nominato Doug Kirby, bestia<br />
nera dei conservatori religiosi per la sua<br />
opposizione ai programmi per l’astinenza<br />
e per la sua promozione dell’“educazione<br />
sessuale globale”, privo di qualunque esperienza<br />
d’Africa. Però Kirby è una persona<br />
onesta, studia <strong>il</strong> caso ugandese e giunge alle<br />
stesse conclusioni di Green: la chiave del<br />
successo era stata la riduzione del numero<br />
dei partner sessuali. «Una storia davvero<br />
istruttiva: un ricercatore viene sostituito<br />
da un altro per ragioni meramente politi-<br />
Nel suo libro<br />
Green rivela che<br />
al tempo di Bush<br />
i programmi Usa<br />
contro l’Aids in<br />
Africa centrati<br />
sulla fedeltà<br />
coniugale (poi<br />
dimostratisi i più<br />
efficaci) erano<br />
boicottati dagli<br />
stessi responsab<strong>il</strong>i<br />
americani<br />
che, ma l’altro ricercatore ignora la politica<br />
e alla fine giunge alle stesse conclusioni del<br />
primo: diventano colleghi e amici».<br />
La politicizzazione di Lancet<br />
Edward Green non è tenero nemmeno con<br />
Lancet, l’autorevole rivista britannica che<br />
nel 2009 pretende di sbugiardare <strong>il</strong> Papa.<br />
Nel 2004 aveva pubblicato un “consensus<br />
statement” firmato da 140 esperti nel quale<br />
si raccomandava <strong>il</strong> metodo Abc contro le<br />
epidemie generalizzate e si promuovevano<br />
fedeltà e riduzione dei partner. Nel 2006<br />
invece titola in copertina: “È meno controverso<br />
promuovere l’astinenza e la fedeltà<br />
che l’educazione sessuale, i condom e<br />
l’aborto sicuro, ma è proprio di questo che<br />
c’è bisogno!”. Nel 2000 Lancet aveva pubblicato<br />
un articolo di John Richens dell’università<br />
di Londra sull’effetto risk compensation<br />
(chi usa i condom si sente sicuro e<br />
aumenta <strong>il</strong> numero dei rapporti, ma così <strong>il</strong><br />
rischio di Aids resta elevato) solo dopo che<br />
costui aveva minacciato di fare causa alla<br />
rivista. I revisori non avevano trovato nulla<br />
da obiettare alla sua affermazione secondo<br />
la quale «massicci incrementi nell’uso dei<br />
condom non si sono tradotti in dimostrab<strong>il</strong>i<br />
riduzioni dell’incidenza dell’Hiv nei paesi<br />
dove sono avvenuti», ma la rivista continuava<br />
a negare la pubblicazione.<br />
Gli studi sulle vere ragioni della diminuzione<br />
della sieropositività nei pochi pae-