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Foto: AP/LaPresse<br />
lizzare infine un mai sopito sogno televisivo,<br />
e comprare magari La7.<br />
Nel frattempo, sindaco di M<strong>il</strong>ano è stato<br />
eletto Giuliano Pisapia, avvocato di De<br />
Benedetti nella causa Mondadori. E suo<br />
assessore al B<strong>il</strong>ancio e ai Tributi è stato<br />
nominato Bruno Tabacci, anche lui considerato<br />
da molti vicino all’Ingegnere.<br />
In principio fu la lotta con Agnelli<br />
Da ricordare che in questo momento alla<br />
Cir di de Benedetti fanno capo quattro settori:<br />
la Sogefim, che si occupa di componentistica<br />
per auto; <strong>il</strong> gruppo L’Espresso,<br />
che è <strong>il</strong> più noto; la Kos, che si occupa di<br />
sanità; la Sorgenia, che distribuisce energia<br />
politically correct da gas naturale, eolico,<br />
solare, idroelettrica e biomassa. Kos e<br />
Sorgenia dipendono in modo determinante<br />
da decisioni pubbliche amministrate<br />
nelle regioni rosse; Tabacci ha competenze<br />
importanti in materia; di De Benedetti si<br />
dice che abbia finanziato in modo importante<br />
la campagna di Pisapia; e <strong>il</strong> gruppo<br />
L’Espresso ha appoggiato in modo importante<br />
la campagna sul referendum contro<br />
<strong>il</strong> nucleare. Anche se si potrà ovviamente<br />
obiettare che De Benedetti non è antinucleare<br />
perché fa affari con le energie rinnovab<strong>il</strong>i,<br />
ma fa affari con le energie rinnovab<strong>il</strong>i<br />
perché è antinucleare.<br />
Insomma, dopo avere annunciato che<br />
si sarebbe ritirato, è invece tornato a galla<br />
come non mai colui che è stato nel mondo<br />
imprenditoriale italiano <strong>il</strong> grande antagonista<br />
sia del ricco per eredità Gianni Agnelli<br />
che del tycoon fai-da-te S<strong>il</strong>vio Berlusconi.<br />
Anche perché De Benedetti appartiene<br />
a una terza categoria in qualche modo<br />
intermedia: figlio di un piccolo industriale,<br />
è stato capace di crescere ulteriormente.<br />
Ed è dotato di un certo tratto cosmopolita,<br />
anche per via dell’origine ebraica,<br />
che provocò alla famiglia durante <strong>il</strong> fascismo<br />
una serie di peripezie su cui sua nuora<br />
ha pure scritto un romanzo. Carlo De<br />
Benedetti, classe 1934, è abbastanza dentro<br />
alla buona società da essere stato compagno<br />
di studi di Umberto Agnelli, sebbene<br />
<strong>il</strong> padre non sia mai andato oltre i tubi:<br />
la Compagnia Italiana Tubi Metallici Flessib<strong>il</strong>i,<br />
fondata da Rodolfo De Benedetti nel<br />
novembre 1921 con capitali in parte tedeschi<br />
(società Witzenmann di Pforzheim).<br />
Laureato in ingegneria elettrotecnica nel<br />
1958 al Politecnico di Torino, Carlo comincia<br />
a lavorare nell’impresa di famiglia. Ed<br />
è nel 1972 che, assieme al fratello Franco,<br />
futuro senatore, acquisisce la G<strong>il</strong>ardini,<br />
un’azienda quotata in Borsa che fino ad<br />
allora si era occupata di affari immob<strong>il</strong>iari<br />
e che i due fratelli trasformeranno in una<br />
holding di successo, impiegata soprattutto<br />
nell’industria metalmeccanica. Presidente<br />
e amministratore delegato della G<strong>il</strong>ardini,<br />
nel 1974 De Benedetti è nominato presidente<br />
dell’Unione industriali di Torino. E<br />
due anni dopo, grazie all’appoggio del vecchio<br />
compagno di scuola Umberto Agnelli,<br />
ottiene la carica di amministratore delegato<br />
della Fiat. In dote porta con sé <strong>il</strong> 60 per<br />
cento del capitale della G<strong>il</strong>ardini, che cede<br />
Dall’Iri di Prodi ottenne la Sme, un gruppo<br />
da 1.300 m<strong>il</strong>iardi di lire passato di mano per<br />
soli 497 m<strong>il</strong>iardi, pagab<strong>il</strong>i a rate. Operazione<br />
curiosamente difesa da Gomez e Travaglio<br />
alla società degli Agnelli in cambio di una<br />
quota azionaria della stessa Fiat (5 per cento).<br />
Carlo cerca di svecchiare la dirigenza<br />
della società torinese, nominando manager<br />
a lui fedeli, a cominciare dal fratello<br />
Franco, alla guida di importanti unità operative<br />
del gruppo. Ma dopo appena quattro<br />
mesi deve abbandonare la carica. Motivazione<br />
ufficiale: «divergenze strategiche».<br />
Ma quel che c’è sotto davvero non si sa.<br />
Alcuni parlano di una semplice incompatib<strong>il</strong>ità<br />
con Cesare Romiti. Altri sussurrano<br />
che la parte di dirigenza Fiat più legata agli<br />
Agnelli avrebbe scoperto un tentativo dei<br />
De Benedetti di scalare la società, appoggiati<br />
da gruppi finanziari elvetici. Forse<br />
non è vero, ma la tesi corrisponde alla leggenda<br />
nera sull’Ingegnere, inquieto protagonista<br />
di arrischiate scalate che finiscono<br />
sempre male. Anche se lui ha la capacità di<br />
uscirne fuori sempre con le tasche piene.<br />
Come si diventa eroi progressisti<br />
D’altra parte è proprio con <strong>il</strong> denaro ottenuto<br />
dalla cessione delle azioni che Fiat De<br />
Benedetti può r<strong>il</strong>evare le Compagnie industriali<br />
riunite (Cir). E qui inizia, invece,<br />
la leggenda opposta: quella “bianca”, che<br />
vuole De Benedetti m<strong>il</strong>iardario <strong>il</strong>luminato<br />
e generoso finanziatore della stampa progressista.<br />
Esemplare in proposito è <strong>il</strong> ritratto<br />
che ne dà Eugenio Scalfari nel 1986 in<br />
La sera andavamo in via Veneto (Mondadori):<br />
«È stato <strong>il</strong> solo, tra gli<br />
industriali di nome, ad aver<br />
osato sfidare la “monarchia”<br />
Agnelli. È <strong>il</strong> solo del suo<br />
ambiente ad avere un rapporto<br />
col partito comuni-<br />
| | 20 luglio 2011 | 21