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IN LIBRERIA<br />
GUARDA,<br />
TOCCA, VIVI<br />
C. Risé<br />
Sperling & Kupfer<br />
211 pagine<br />
separazione che caratterizza tutte le devianze.<br />
Gesù viene a purificare la materia indicandone<br />
<strong>il</strong> senso, non “saltandola”. Così ha<br />
permesso all’uomo di goderne veramente,<br />
portando a compimento i sensi». Oggi invece<br />
– è la tesi dello psicoterapeuta – l’uomo<br />
è in preda a semplici surrogati del vero piacere.<br />
Tra gli altri, descritti nel volume, ci<br />
sono la pornografia, che sv<strong>il</strong>isce <strong>il</strong> rapporto<br />
e lo riduce a immagine, eliminando tatto<br />
e olfatto; la sessualità costretta dentro rapporti<br />
fugaci, mai approfonditi; internet e<br />
<strong>il</strong> web, che ci fanno sentire in contatto con<br />
tutti nello stesso momento in cui annullano<br />
ogni rapporto sensoriale. «Questi piaceri<br />
veloci, più fac<strong>il</strong>i ma parziali, non fanno<br />
altro che renderci solo più infelici. Si parla<br />
di società permissiva, finalmente redenta<br />
da vincoli bigotti, quando invece siamo più<br />
schiavi che mai. Lo dice, oltre che l’inibizione<br />
dei rapporti interpersonali, anche quella<br />
dei codici di comportamento e di pensiero:<br />
<strong>il</strong> politicamente corretto è potentissimo.<br />
Tanto che abbiamo paura di pensare controcorrente,<br />
perché schiavi del pensiero di<br />
chi ci sta vicino, che normalmente è quello<br />
dominante. Temiamo <strong>il</strong> nostro volto diverso.<br />
La nostra identità è un tabù».<br />
Persi nelle immagini, non abbiamo più<br />
quelli che Risé definisce «senso del sé» e<br />
«senso dell’altro». Immersi in un dominio<br />
della tecnologia che comprime <strong>il</strong> mondo e<br />
rischia di «imprigionare le mosse e le esperienze<br />
reali dell’uomo, rendendolo frag<strong>il</strong>e<br />
e monco, incapace di sostenere rapporti<br />
personali davvero liberi». Per questo i<br />
nostri tempi, pur apparendo come erogatori<br />
di infinite possib<strong>il</strong>ità, sono invece fulcro<br />
d’ansia, frustrazione, depressione, anoressia,<br />
autismi. L’intenzione del libro è descrivere<br />
questi pericoli perché <strong>il</strong> lettore se ne<br />
renda conto, non certo per spaventare ulteriormente:<br />
«Se dipingessi solo le contraddizioni<br />
rischierei di fare esattamente <strong>il</strong> gioco<br />
del demonio, amplificando i limiti del mondo<br />
e spingendo alla fuga, che io invece scongiuro.<br />
Lungi da questo, <strong>il</strong> mio intento è piuttosto<br />
quello di aiutare l’uomo a reimposses-<br />
A sinistra, Claudio Risé.<br />
Al centro, Michelangelo,<br />
Prigione, detto Schiavo<br />
che si ridesta, 1523-1534 ca,<br />
Firenze, Galleria dell’Accademia<br />
«Si può decidere di non<br />
vivere rapporti “leggeri”,<br />
di non fare bambini con le<br />
provette, di non difendersi<br />
dalla sessualità con p<strong>il</strong>lole<br />
e lattice. Una volta provato<br />
quanto ci si stava perdendo,<br />
è più fac<strong>il</strong>e disintossicarsi»<br />
sarsi della sua libertà. Innazitutto mostrandogli<br />
i pericoli, ma poi indicandogli le vie<br />
d’uscita, perché torni ad accettare la propria<br />
responsab<strong>il</strong>ità: siamo noi a decidere<br />
fino a che punto usare i sensi o le tecnologie<br />
nei rapporti amicali, sessuali o naturali.<br />
Comprendere che possiamo scegliere<br />
e iniziare a esercitare la libertà è <strong>il</strong> primo<br />
modo per uscire dalla schiavitù». Perciò si<br />
può benissimo combattere la dipendenza<br />
da tv e internet, così come dalla droga. «Si<br />
può decidere di non vivere rapporti “leggeri”,<br />
di non fare bambini con le macchine o<br />
le provette, di non difendersi dalle conseguenze<br />
della sessualità con p<strong>il</strong>lole e lattice<br />
ma di viverla appieno. E una volta provato<br />
quanto ci si stava perdendo, diventerà sempre<br />
più fac<strong>il</strong>e “disintossicarsi”».<br />
Quella strana paura dell’istinto<br />
Ma come fare a convincere un uomo che –<br />
si legge in Guarda, vivi, tocca – è ossessionato<br />
dalla «paura del basso» e delle conseguenze<br />
incontrollab<strong>il</strong>i dell’istinto? «Questa<br />
insicurezza e mania di controllo è propria<br />
soprattutto dei più giovani. La nuova<br />
generazione, guardando alla vecchia, ha<br />
capito che l’assolutizzazione dei sentimenti<br />
non basta a garantire l’eterno cui aspira.<br />
Ha visto che le pulsioni possono addirittura<br />
trasportare verso chine pericolose, per<br />
cui le usa, ma solo fino a un certo punto. I<br />
figli del Sessantotto hanno <strong>il</strong> terrore della<br />
libertà distruttiva dei loro padri. E questo<br />
contribuisce a farli scappare dall’uso pieno<br />
dell’istinto, fino alle sue conseguenze generative,<br />
le uniche che possano darci stab<strong>il</strong>ità<br />
e realizzarci». È <strong>il</strong> motivo per cui Claudio<br />
Risé ha scritto questo libro, «perché<br />
i nostri figli non commettano l’errore di<br />
buttare via <strong>il</strong> bambino con l’acqua sporca<br />
come abbiamo fatto noi con i nostri genitori:<br />
abbiamo scacciato <strong>il</strong> formalismo e con<br />
esso i suoi contenuti. Ora urge sbarazzarsi<br />
del finto libertinismo, non dimenticando i<br />
sensi e l’istinto, ma piuttosto riappropriandosene<br />
per usarli fino in fondo».<br />
Benedetta Frigerio<br />
| | 20 luglio 2011 | 43