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Foto: AGF<br />
Un altro punto fondamentale della<br />
manovra economica riguarda l’aumento<br />
dell’Irap per le banche, per le società<br />
finanziarie e per le assicurazioni. Il gettito<br />
previsto da questo punto del decreto<br />
firmato dal presidente Giorgio Napolitano,<br />
garantirà un gettito per <strong>il</strong> Tesoro<br />
di circa 2,5 m<strong>il</strong>iardi di euro. Il professor<br />
Marco Oriani, ordinario della facoltà<br />
di Economia presso l’Università Cattolica<br />
di M<strong>il</strong>ano dichiara a <strong>Tempi</strong> che l’aumento<br />
dell’Irap avrà un’incidenza inevitab<strong>il</strong>e<br />
sul conto economico delle banche. Quali<br />
saranno gli effetti? «Semplice, le aziende<br />
di credito pareggeranno <strong>il</strong> costo fiscale<br />
con maggiori ricavi che saranno a carico<br />
dei clienti-risparmiatori». Prosegue l’accademico<br />
della Cattolica: «Bisogna sfatare<br />
un mito e considerare le banche come<br />
la cassaforte d’Italia da cui si può attingere<br />
attraverso lo strumento della pressione<br />
fiscale nei momenti di difficoltà. I tempi<br />
sono cambiati, le banche non godono più<br />
della solidità patrimoniale, almeno apparente,<br />
che vantavano negli anni passati».<br />
Privatizzate, qualcosa resterà<br />
Il deputato del Pdl Raffaello Vignali è<br />
invece d’accordo per l’aumento dell’Irap<br />
perché, puntualizza, «le varie autorità di<br />
vig<strong>il</strong>anza dovranno controllare per davvero;<br />
altrimenti finisce che l’aggravio dei<br />
costi sarà scaricato sui clienti». Qual è <strong>il</strong><br />
nodo centrale del problema? La riforma<br />
appena approvata non ha delle caratteristiche<br />
liberiste, ma possiede tutti i criteri<br />
e principi di un sistema basato sulla cen-<br />
tralità dello Stato e su un’austerità che<br />
opera a scapito della libera iniziativa nel<br />
mercato. Poniamo che le banche, per una<br />
decisione interna dettata dalla loro governance<br />
o per una vig<strong>il</strong>anza adeguatamente<br />
esercitata come auspicata da Vignali,<br />
non maggiorino i ricavi e vedano quindi<br />
diminuire i propri ut<strong>il</strong>i a causa delle aliquote<br />
Irap aumentate. Cosa accadrebbe?<br />
Il rendimento sul capitale investito delle<br />
azioni verrebbe inquinato e diminuito,<br />
ma non a causa di una gestione inefficiente<br />
degli amministratori, ma a causa<br />
del fisco. Anche in questo caso, l’aumento<br />
della pressione fiscale ricadrà sui risparmiatori<br />
in modo indiretto. Bisogna anche<br />
osservare che se la capacità di rendimento<br />
di un’azione diminuisce, ne diminuisce<br />
anche <strong>il</strong> prezzo: è una legge del mercato.<br />
Quindi i risparmiatori che avevano<br />
nel proprio portafoglio titoli alcune partecipazioni<br />
di banche italiane, le vedranno<br />
deprezzarsi.<br />
Non è con la tassazione o con la spesa<br />
pubblica, come sostengono gli economisti<br />
keynesiani, che si r<strong>il</strong>ancia l’economia. Al<br />
sistema occorre ossigeno, una spinta che<br />
rappresenti l’incipit di un moto che alimenti<br />
l’economia domestica, come afferma<br />
da tempo Oscar Giannino. La direzione<br />
presa dal ministro Tremonti e avallata<br />
«Su 18 m<strong>il</strong>iardi di tagli, 9 sono a carico<br />
delle Regioni. Un rapporto sproporzionato,<br />
visto che le Regioni rappresentano<br />
solo <strong>il</strong> 16 per cento della spesa pubblica»<br />
collegialmente dal Consiglio dei ministri<br />
non corre totalmente verso questa direzione.<br />
Occorre coraggio, rischiare e detassare<br />
per r<strong>il</strong>anciare i consumi. Vignali suggerisce<br />
per <strong>il</strong> futuro «di farsi venire qualche<br />
grossa idea di valore strategico, altrimenti<br />
avremo bisogno di manovre finanziarie<br />
da 40-50 m<strong>il</strong>iardi di euro all’anno<br />
per i prossimi vent’anni».<br />
E quali possono esser queste idee?<br />
Vignali r<strong>il</strong>ancia l’ipotesi delle privatizzazioni:<br />
«Ci sono importanti aziende statali<br />
e parastatali che suscitano grande interesse<br />
in acquirenti internazionali. Penso al<br />
settore energia con Eni, ad alcune grandi<br />
aziende del gruppo Finmeccanica». Altra<br />
idea interessante promossa dal deputato<br />
del Pdl ed ex presidente della Compagnia<br />
delle Opere riguarda la valorizzazione<br />
dei beni culturali: «Vanno censiti, valutati<br />
in termini economico-finanziari e messi<br />
sul mercato in modo appetib<strong>il</strong>e per gli<br />
imprenditori privati che volessero trasformarli<br />
in fonti di profitto, continuando a<br />
garantire la loro fruizione sociale».<br />
Non basta la crociata contro la casta<br />
Nella manovra trova copiosamente posto<br />
anche <strong>il</strong> tema del taglio degli sprechi,<br />
attraverso un ridimensionamento dei<br />
ministeri per un valore di circa 10 m<strong>il</strong>iardi<br />
di euro distribuito in cinque anni. Ma<br />
non basta, soprattutto se guardato da fuori<br />
Roma. L’assessore al B<strong>il</strong>ancio di Regione<br />
Lombardia, Romano Colozzi, non usa<br />
mezzi termini nel bocciare nel merito la<br />
manovra economica, soprattutto nel metodo<br />
ut<strong>il</strong>izzato per realizzare <strong>il</strong> decreto legge:<br />
«La prassi attuale è ancora quella della<br />
fase pre-federale in cui lo Stato elabora da<br />
solo le proposte e poi le fa conoscere agli<br />
enti locali una volta approvate». Con questa<br />
manovra, secondo Colozzi «si penalizzano<br />
gli enti virtuosi come Regione Lombardia,<br />
trattata alla pari di altre situazioni<br />
locali che registrano nei loro b<strong>il</strong>anci voragini<br />
di m<strong>il</strong>iardi».<br />
E se Berlusconi confessa a Repubblica<br />
che neppure lui è convinto della manovra<br />
e promette che «la modificheremo in parlamento»,<br />
non è ben chiaro se le “migliorie”<br />
a cui pensa <strong>il</strong> premier siano in senso<br />
liberale o se, come ammesso dallo stesso<br />
Berlusconi, mireranno a salvaguardare<br />
<strong>il</strong> “fatturato composto dal consenso e dai<br />
voti”. Rimane <strong>il</strong> fatto, come ribadisce l’assessore<br />
al B<strong>il</strong>ancio di Formigoni, che «su 18<br />
m<strong>il</strong>iardi circa di tagli, 9 sono a carico delle<br />
Regioni. Un rapporto assolutamente sproporzionato,<br />
visto che le Regioni rappresentano<br />
solo <strong>il</strong> 16 per cento del-<br />
la spesa pubblica mentre i<br />
tagli della finanziaria pesano<br />
sulle loro spalle per oltre<br />
<strong>il</strong> 50 per cento».<br />
Massimo Giardina<br />
| | 20 luglio 2011 | 19