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CULTURA GOD SAVE THE SANGIOVESE<br />
remi, come dicono gli americani. Il problema<br />
non era solo la mancanza di soldi,<br />
ma anche di equ<strong>il</strong>ibrio esistenziale. Tendenzialmente<br />
depresso, in quel momento<br />
ero più depresso del solito. Per motivi ovvi.<br />
Ero messo come quella gente che aveva in<br />
mente Machiavelli quando scrisse: «Il fatto<br />
è che in questa terra chi dei nostri pari<br />
non è legato a quelli che hanno <strong>il</strong> potere,<br />
non trova un cane che gli abbaia». La mia<br />
“ex” mi aveva chiuso fuori di casa a Londra<br />
e aveva cambiato le serrature. A Parigi,<br />
l’apice del mio periodo blu, avevo vissuto<br />
giorni bruttissimi e visto almeno due o<br />
tre gironi dell’inferno di Dante in club privé<br />
trasgressivi chiamati Le 41 e La Castelle,<br />
e anche per strada. Finalmente, ero riuscito<br />
a mollare Parigi e <strong>il</strong> suo sulfureo fascino<br />
tossico, ma solo quando un amico aveva<br />
ritrovato per puro caso la mia macchina,<br />
che avevo perso da parecchie settimane.<br />
Non mi ricordavo dove l’avevo parcheggiata<br />
e mi convinsi che qualcuno l’avesse<br />
rubata. Quella macchina, una Honda Prelude<br />
del 1983, color bordeaux metallizzato,<br />
me l’aveva regalata mio padre con disappunto,<br />
quasi con disprezzo. Il solo guardarla<br />
mi dava fastidio (era la macchina sportiva<br />
dei pensionati!) perché minava <strong>il</strong> meccanismo<br />
creativo. Essendo un regalo di mio<br />
padre, era la prova di una vita fallita, la<br />
mia. Però, funzionava… Quindi grazie babbo,<br />
grazie m<strong>il</strong>le. Ma com’era brutta!<br />
Avevo soldi sufficienti per un mese.<br />
Poi? Davvero sarei stato costretto a trovare<br />
qualche lavoro locale tipo turni di notte<br />
alla Amadori, a tagliare le teste ai polli per<br />
m<strong>il</strong>le euro al mese? Mi ricordo bene una<br />
cosa che ne fa capire tante. Al casello di<br />
Forlì non avevo soldi sufficienti per pagare<br />
<strong>il</strong> pedaggio. Ma la ragazza della cabina mi<br />
diede un foglio da comp<strong>il</strong>are e sorridendo<br />
mi alzò la sbarra. Che donna! Che paese!<br />
35 m<strong>il</strong>a sterine andate in fumo<br />
E ricordo bene quel giorno caldissimo,<br />
quando al volante della Honda Prelude mi<br />
sono fermato in viale Matteotti (già viale<br />
Benito Mussolini), la strada principale di<br />
Predappio davanti alla gelateria. Dentro,<br />
dietro al banco, c’era una ragazza in divisa<br />
bianca verginale che aveva cappelli neri<br />
e pelle scura. Era bellissima. «C’è un albergo<br />
qui in giro?», le ho chiesto. «Non ne ho<br />
la più pallida idea», mi ha risposto. «Va bè,<br />
dammi una birra».<br />
I predappiesi erano curiosi di capire<br />
come mai questo inglese solitario aveva<br />
deciso di vivere nel loro paese. La risposta<br />
era fac<strong>il</strong>e, nel senso superficiale, cioè: sono<br />
venuto alla Betlemme fascista per scrivere<br />
una biografia del Duce. E perché no?<br />
C’è qualcosa che non va? Per convincere<br />
loro, e anche me stesso, che quella era la<br />
verità, raccontavo che ero un laureato della<br />
«famosissima» Università di Cambrid-<br />
40 | 20 luglio 2011 | |<br />
ge e che per dieci anni ero stato un «inviato»<br />
del «molto importante» Da<strong>il</strong>y e Sunday<br />
Telegraph, che è «come <strong>il</strong> vostro Corriere<br />
della Sera». Parlavo, certo, anche del mio<br />
contratto con l’«enorme e potente» casa<br />
editrice londinese Weidenfeld & Nicolson<br />
che è «come la vostra Mondadori».<br />
Nonostante tutto ciò, i predappiesi,<br />
ho notato presto, mi chiamavano sempre<br />
«inglese» e mai «scrittore».<br />
Avevano ragione. L’anticipo (35 m<strong>il</strong>a<br />
sterline) non era male per un primo libro,<br />
ma l’avevo già speso tutto prima di arrivare<br />
in Romagna e non avevo scritto neanche<br />
una riga di quel maledetto libro, per<br />
un motivo abbastanza valido, cioè: non<br />
sapevo nulla di Mussolini. Mi sentivo come<br />
un uccello migratore che ha perso <strong>il</strong> suo<br />
stormo e la sua rotta. Eccomi, a quasi quarant’anni,<br />
una presenza spettrale e solitaria<br />
nei bar locali, sempre a fumare le<br />
Camel gialle morbide e bere <strong>il</strong> Sangiovese,<br />
con in testa quel cappello ridicolo. Farmi<br />
la barba o la doccia o andare al supermercato<br />
sembravano impegni impossib<strong>il</strong>i, roba<br />
da Ercole. Figuriamoci scrivere un libro. Sì,<br />
ero depresso, e non per la prima volta in<br />
vita mia, non avevo un soldo ed ero solo.<br />
Oggi, tredici anni dopo, abito ancora<br />
in Romagna, non più a Predappio, ma<br />
nella vicina Forlì. Quel libro di 600 pagine<br />
l’ho finito ed è stato pubblicato in Ingh<strong>il</strong>terra<br />
nel 2003. È andato bene, recensito<br />
a mezza pagina su tutti i giornali principali<br />
da firme importanti e la casa editrice<br />
ha poi fatto una versione tascab<strong>il</strong>e. In<br />
Italia è stato pubblicato nel 2006 (Le Lettere,<br />
Firenze), ma qui non è andato tanto<br />
bene. Non c’è stata neanche una recensione.<br />
Lo so, <strong>il</strong> tema di Mussolini è delicato<br />
qui in Italia e non faccio parte della casta<br />
dei radical chic. Pazienza.<br />
Berlusconi e i comunisti salottieri<br />
La cosa che mi ha salvato, però, non è stata<br />
<strong>il</strong> libro. Anzi, quel libro mi ha quasi<br />
ammazzato. No, la cosa che mi ha salvato<br />
– nel senso professionale – è stata la scoperta,<br />
proprio a Predappio, di un f<strong>il</strong>one<br />
d’oro che potevo sfruttare. Cioè: dal crollo<br />
del fascismo in poi i comunisti sono stati<br />
al comando a Predappio come in tutta<br />
la rossa Romagna. I comunisti quindi sono<br />
la casta, la borghesia, insomma, gli acculturati<br />
salottieri raffinati, e tutti gli altri i<br />
brutti, sporchi e cattivi. Così ho cominciato<br />
a scrivere una rubrica, “Zuppa inglese”,<br />
per un giornale regionale, la Voce di Romagna,<br />
dove davo addosso pesantemente ma<br />
con umorismo anglosassone ai compagni<br />
ipocriti e bigotti. Quando, ad esempio, l’attuale<br />
sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti,<br />
detto “Cent” perché piccolo, un uomo<br />
che pare un incrocio tra <strong>il</strong> Duce e Napoleone,<br />
mi diceva, con in mano un calice di<br />
Sangiovese ultra-borghese di quelli enor