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INTERNI STATO D’ASSEDIO<br />
nio che bisogna prevedere di minor deficit<br />
rispetto alle enormi spese aggiuntive<br />
accese dall’attuale amministrazione, senza<br />
che per questo la disoccupazione americana<br />
scenda sotto <strong>il</strong> 9,2 per cento e <strong>il</strong> totale<br />
degli scoraggiati al lavoro sotto <strong>il</strong> 16-17<br />
per cento delle forze di lavoro complessive.<br />
Con questi chiari di luna sul proprio mercato,<br />
è ovvio che ai fondi e alle grandi banche<br />
d’affari americane convenga drammatizzare<br />
sull’Europa scommettendo sulla<br />
sua bassa tenuta, perché gli intermediari e<br />
gli investitori statunitensi sarebbero i primi<br />
a pagare invece i maggiori oneri di una<br />
crisi di credib<strong>il</strong>ità della propria capacità di<br />
sostenere l’eccesso di debito.<br />
Subito tagli veri o sarà patrimoniale<br />
La terza potente molla è quella del sistema<br />
bancario internazionale. In attesa, venerdì<br />
15 luglio, dei risultati degli stress test<br />
europei (tra parentesi dico che questo esercizio<br />
è stato tecnicamente compiuto a mio<br />
giudizio coi piedi, consentendo alle banche<br />
tedesche di fare quello che vogliono o<br />
quasi e proiettando su tutte le altre lunghe<br />
ombre), l’interesse convergente del sistema<br />
internazionale ma soprattutto delle<br />
maggiori banche tedesche, francesi e britanniche<br />
(molte delle quali in piedi grazie<br />
ai denari dei contribuenti) è a spingere<br />
verso <strong>il</strong> basso la capitalizzazione dei maggiori<br />
istituti di credito italiani. Unicredit e<br />
Intesa sono trattate oggi a prezzi ridicoli<br />
rispetto ai fondamentali e ai mezzi propri.<br />
Non è leggenda metropolitana, ma realtà,<br />
che qualcuno di molto forte in Germania<br />
pensi in questo modo di spingere per esempio<br />
Unicredit – puliti nel frattempo gli attivi<br />
tedeschi all’Est Europa, comprati anni fa<br />
a caro prezzo per come erano opacamente<br />
contab<strong>il</strong>izzati dai germanici – a ricederli<br />
agli stessi tedeschi a prezzi di saldo.<br />
Attenti per favore. Io non penso e non<br />
sto affatto dicendo che l’Italia è vittima di<br />
una congiura. Lascio <strong>il</strong> complottismo a chi<br />
crede che <strong>il</strong> mercato sia guidato da pochi<br />
malefici gnomi. Il mercato è fatto da centinaia<br />
di migliaia di operatori che decidono<br />
in base alle finestre di possib<strong>il</strong>ità<br />
che vedono aperte. Ma la politica dovrebbe<br />
tenere gli occhi aperti, e sapere che nel<br />
mondo globalizzato meccanismi di questo<br />
tipo sono pronti a scattare sinergicamente,<br />
appena se ne creano le condizioni.<br />
Invece, la politica italiana non lo ha fatto.<br />
Ed ecco i tre fattori interni. Si chiamano:<br />
divisione all’interno del governo, con d<strong>il</strong>uizione<br />
della manovra originaria prima e<br />
durante <strong>il</strong> Consiglio dei ministri; le vicende<br />
giudiziarie di Marco M<strong>il</strong>anese, che lambiscono<br />
<strong>il</strong> Tesoro, con indebolimento conseguente<br />
di Giulio Tremonti, anche a causa<br />
di quanto Berlusconi ha detto su di lui<br />
a Repubblica; infine l’indebolimento ulteriore<br />
del premier, per effetto della senten-<br />
18 | 20 luglio 2011 | |<br />
za sul lodo Mondadori che gli impone di<br />
versare 560 m<strong>il</strong>ioni di euro alla Cir a titolo<br />
di risarcimento.<br />
Conclusione. Per realismo – e se conosco<br />
i mercati – non basta affatto approvare<br />
la manovra così com’è, cioè senza ulteriori<br />
d<strong>il</strong>uizioni che erano annunciate e <strong>il</strong><br />
più rapidamente possib<strong>il</strong>e in Parlamento.<br />
Onestà e serietà impongono oggi di<br />
dire che la danza macabra degli spread<br />
si interromperebbe solo per pochi giorni,<br />
rispetto all’attesa dell’eurocrac comunque<br />
entro <strong>il</strong> 2013. Occorre rafforzarla, la<br />
manovra, con una decina di m<strong>il</strong>iardi di<br />
euro di tagli strutturali aggiuntivi e non<br />
di ulteriori tasse. Subito: per esempio<br />
ripristinando <strong>il</strong> tetto pensionab<strong>il</strong>e a 65<br />
anni per le lavoratrici private a cominciare<br />
dal 2012 e a pieno regime entro <strong>il</strong> 2018,<br />
non a cominciare dal 2020 fino al 2032,<br />
come indicato dopo la correzione della<br />
prima stesura. In più, aggiungendo privatizzazioni<br />
immob<strong>il</strong>iari per un paio di<br />
punti di P<strong>il</strong> almeno.<br />
State attenti. Io vorrei sbagliare, ma o si<br />
ha la forza di far così, oppure di qui al termine<br />
della legislatura sarà un calvario. E<br />
alla fine sarà patrimoniale. n<br />
I<br />
tagli sui capitoli di spesa presenti nella<br />
manovra economica sono molti e<br />
con una diversa ponderazione per<br />
quanto concerne la partecipazione al raggiungimento<br />
del pareggio di b<strong>il</strong>ancio,<br />
obiettivo auspicato dal ministro Giulio<br />
Tremonti e richiesto dall’Unione Europea.<br />
Con certezza, emerge che <strong>il</strong> maggior gettito<br />
arriverà alle casse dello Stato grazie ai<br />
quei risparmiatori che detengono nei loro<br />
portafogli buoni del tesoro e titoli. Infatti,<br />
con l’aumento a scaglioni del bollo sui<br />
L’ATTUALITà<br />
ON LINE<br />
Interviste<br />
e commenti<br />
Le opinioni contenute<br />
in queste<br />
pagine sono<br />
tratte dalle interviste<br />
realizzate da<br />
Radio <strong>Tempi</strong> e da<br />
tempi.it<br />
Nella foto a lato,<br />
<strong>il</strong> ministro<br />
dell’Economia<br />
Giulio Tremonti<br />
IN QUESTO PERIODO DI VACCHE MAGRE<br />
Giulio, accetta<br />
un consiglio<br />
Borghi, Oriani, Vignali, Colozzi commentano<br />
la manovra di Tremonti. Quel che va e quel<br />
(molto) che non va. Idee per una ripresa<br />
«Le banche non sono più la cassaforte d’Italia<br />
da cui si può sempre attingere. I tempi sono<br />
cambiati. Le banche non godono più della<br />
solidità patrimoniale che vantavano prima»<br />
dossier, la somma dei valori attesi per le<br />
entrate finanziarie fino al 2015 è pari a 10<br />
m<strong>il</strong>iardi di euro.<br />
Claudio Borghi, editorialista del Giornale<br />
e docente dell’Università Cattolica<br />
di M<strong>il</strong>ano dice a <strong>Tempi</strong>: «Con le tasse, da<br />
una parte, si fa cassa e, dall’altra, si dà un<br />
indirizzo». Il cosiddetto superbollo che<br />
si applicherà fin da subito alle categorie<br />
di strumenti finanziari sopra citati, «permetterà<br />
un gettito maggiore per lo Stato,<br />
ma nello stesso tempo sposterà i risparmiatori<br />
verso altre forme di<br />
prodotti finanziari. A titolo<br />
d’esempio, i conti risparmio<br />
saranno avvantaggiati<br />
perché non soggetti ai nuovi<br />
rincari fiscali».