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INTERNI<br />

16 | 20 luglio 2011 | |<br />

STATO D’ASSEDIO<br />

Una pessima<br />

estate italiana<br />

Nessun complotto. A scatenare l’attacco degli speculatori<br />

al nostro paese e all’Europa ci sono molte scelte sbagliate<br />

e <strong>il</strong> cinico istinto di sopravvivenza dei governi e dei loro<br />

azionisti. Ma un modo per scacciare le cavallette c’è<br />

di Oscar Giannino<br />

Scrivo alla chiusura<br />

di Borsa di<br />

lunedì 11 luglio,<br />

ed è stato un nuovo<br />

bagno di sangue, con<br />

un meno 4 per cento<br />

che è <strong>il</strong> peggio nell’eurozona<br />

peggiore. Lo<br />

spread sui decennali pubblici tedeschi è<br />

salito di 70 punti base totali rispetto a<br />

dove stava all’inizio della seduta di venerdì.<br />

Intesa e Unicredit si sono alternate tutto<br />

<strong>il</strong> giorno nella sospensione al ribasso.<br />

La Spagna ci ha risuperati nel differenziale<br />

sui Bund, zompando oltre quota 300<br />

punti base. Ci siamo, c’è poco da fare. Per<br />

un anno e mezzo l’Italia ci era riuscita, a<br />

non entrare nella lista dei paesi sfiduciati<br />

nell’euroarea, Grecia, Portogallo, Irlanda,<br />

Spagna. Tre grandi fattori internazionali<br />

e tre circostanze italiane in pochi giorni<br />

hanno fatto convergere i propri effetti.<br />

E <strong>il</strong> quadro è cambiato. Purtroppo per noi.<br />

Quali sono le ragioni che spiegano l’accelerazione<br />

dello spread tra i titoli di Stati<br />

italiani e <strong>il</strong> Bund tedesco in pochi giorni,<br />

e <strong>il</strong> crollo dei titoli bancari e a seguire<br />

dell’intero listino? È ovvio che non è successo<br />

nulla che abbia modificato i fondamentali.<br />

Non sono emersi ammanchi pubblici<br />

non rivelati al mercato, e restiamo<br />

l’euromembro che ha fatto in questi anni<br />

meno deficit pubblico subito dopo la Germania.<br />

Le banche italiane non sono state<br />

salvate dal denaro del contribuente né<br />

due anni fa né oggi, ma stanno ricapitalizzando<br />

con risorse dei propri soci. E allora?<br />

Il “diversivo” degli americani<br />

Si è ufficialmente aperta una finestra molto<br />

succosa per <strong>il</strong> mercato mondiale: scommettere<br />

sulla sostenib<strong>il</strong>ità del quarto debito<br />

pubblico al mondo (<strong>il</strong> terzo è quello della<br />

Germania, che per ammontare complessivo<br />

ci ha superato nel 2010, ma <strong>il</strong> suo P<strong>il</strong><br />

è ben maggiore del nostro). È un’opzione<br />

succosa, perché queste scommesse si vincono<br />

– cioè si fanno soldi a palate – gio-<br />

cando al ribasso, cioè con opzioni a breve<br />

su una certa soglia di Cds sovrano o bancario<br />

(<strong>il</strong> Cds, credit default swap, è <strong>il</strong> derivato<br />

che stima <strong>il</strong> premio al rischio in caso di<br />

default del soggetto interessato, nel caso<br />

in cui gli si prestino soldi o gli si sottoscriva<br />

un titolo). Ed è un’opzione succosa per<br />

un’altra ragione.<br />

Il linguaggio del realismo impone di<br />

dire e spiegare che la finestra è quasi del<br />

tutto indipendente dalla manovra finanziaria<br />

italiana appena presentata. Si voti<br />

o meno così com’è, la finestra resta aperta<br />

fino al 2013, quando scatterà la nuova cornice<br />

per <strong>il</strong> salvataggio degli euromembri<br />

in difficoltà, visto che nessuno è riuscito<br />

sin qui a smuovere i tedeschi a compiere<br />

“veri” interventi d’emergenza salvaeuro. E<br />

dunque, a meno di un cambio del quadro<br />

internazionale, è fino al 2013 che attualmente<br />

ritengono di dover essere ribassiste<br />

le forze potenti che scommettono sulla<br />

crisi dell’euroarea.<br />

La prima grande molla internazionale<br />

che gonfia le vele alla volat<strong>il</strong>ità al ribasso<br />

Foto: AP/LaPresse

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