Salerno: il 1968 e gli anni Settanta, origini e storia di una ... - Hop Frog
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Saggi<br />
proletaria quale magico antidoto, risolutivo e finale, ad ogni persistente<br />
prevaricazione ed ingiustizia che continuavano a sussistere nel mondo.<br />
Una visione delle cose, sostanzialmente manichea, che -<strong>di</strong> per sé- sembrava escludere<br />
la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>stinzioni ed interme<strong>di</strong>e sfumature. In tal modo,<br />
evidentemente, pur sollevando in superficie critiche ed obiezioni alla “politica<br />
imperiale”del grande colosso comunista, non potevano essere colti ed anzi venivano<br />
negati i segni premonitori <strong>di</strong> <strong>una</strong> crisi profonda che, poco più <strong>di</strong> due decenni dopo,<br />
avrebbe investito alla ra<strong>di</strong>ce e sgretolato l’URSS e, più complessivamente, l’insieme<br />
del “sistema socialista” dei paesi satelliti gravitanti nella sua <strong>di</strong>retta sfera d’influenza.<br />
Non esisteva neppure la vaga consapevolezza del lento avanzare e strutturarsi <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />
crisi politica, economica e sociale acutissima che, come è noto, avrebbe prodotto la<br />
<strong>di</strong>sgregazione e la fine dei regimi del “socialismo reale”, dando l’avvio ad un potente<br />
e massiccio processo migratorio, da quelle regioni dell’Est verso i maggiori paesi<br />
dell’Europa Occidentale, che avrebbe investito in pieno la stessa Italia.<br />
Eppure, in ogni caso, in quel frangente storico ogni occasione mirava a rimarcare,<br />
seppure coi limiti e con tutte le parzialità <strong>di</strong> cui si è detto, l’esistenza <strong>di</strong> un<br />
collegamento, stretto ed intrecciato, tra situazione particolare e minuta con <strong>di</strong>namiche<br />
geograficamente, economicamente e politicamente più ampie, estese, tra <strong>di</strong> loro<br />
strettamente inter<strong>di</strong>pendenti e collegate. Crebbe a <strong>di</strong>smisura <strong>il</strong> protagonismo <strong>di</strong> massa<br />
nelle scuole e nelle fabbriche, fu messa in crisi la prassi, consueta, della delega ad<br />
altri sulla legittimità delle decisioni. Ciascuno si sentì, per <strong>una</strong> breve stagione,<br />
protagonista delle proprie scelte, del proprio destino personale ed insieme parte attiva<br />
del gigantesco processo <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> un nuovo futuro collettivo e della nascita <strong>di</strong><br />
un nuovo mondo, senza dubbio mi<strong>gli</strong>ore.<br />
Il privato finì per confondersi sempre <strong>di</strong> più interamente col pubblico, fin quasi ad<br />
annullarsi. Rosso o nero i due <strong>di</strong>stinti corni del problema. Contestazione e rifiuto<br />
ra<strong>di</strong>cale unico antidoto alla passiva e subalterna integrazione.<br />
L’assemblea generale fu la sede che esplicitò, plasticamente, l’idea <strong>di</strong> <strong>una</strong> democrazia<br />
<strong>di</strong> massa, <strong>di</strong>retta e alternativa, l’unica occasione in cui assumere orientamenti e<br />
decisioni con<strong>di</strong>vise. Le se<strong>di</strong> formali della democrazia rappresentativa vissute come<br />
luoghi sempre più asfittici e privi <strong>di</strong> autorevolezza, erano svuotati <strong>di</strong> effettivi poteri e<br />
<strong>di</strong> funzioni vere, valide ed efficaci. Dal caos prodotto a piene mani,come d’incanto,<br />
sarebbe emersa la nuova società.<br />
Fine <strong>anni</strong> ‘60 e primi <strong>anni</strong> ‘70: la lotta per un nuovo potere in fabbrica