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Salerno: il 1968 e gli anni Settanta, origini e storia di una ... - Hop Frog

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Saggi<br />

Si era a<strong>gli</strong> albori della “contestazione” e dell’impetuoso procedere <strong>di</strong> <strong>una</strong> furia<br />

iconoclasta che, procedendo a volte anche con inusitata asprezza, prendeva <strong>di</strong> mira,<br />

senza risparmiare niente, tutto ciò che sembrava in qualche modo riferirsi alla<br />

complessità dei poteri dominanti che col tempo si erano andati a strutturare nei campi<br />

più svariati, dalla politica alle Istituzioni, ai monopoli della finanza e dell’economia.<br />

Fu un’opposizione che finì per riversarsi finanche contro le più prestigiose ed<br />

eminenti espressioni della cultura nazionale progressista <strong>di</strong> quel tempo 5 .<br />

A <strong>Salerno</strong> la rivolta de<strong>gli</strong> studenti me<strong>di</strong> esploderà solo alla fine del <strong>1968</strong> e per buona<br />

parte del 1969. L’Università ne sarà lambita, invece, in maniera solo marginale.<br />

L’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> fondo <strong>di</strong> un tale movimento era decisamente opposto e d’altro segno<br />

rispetto a quanto era avvenuto nel passato più recente. Le ultime manifestazioni<br />

studentesche <strong>di</strong> <strong>una</strong> qualche portata erano state quelle, d’in<strong>di</strong>rizzo prevalentemente<br />

nazionalista e <strong>di</strong> destra, per l’Ungheria alla fine del 1956 e per Trieste e Trento<br />

italiane.<br />

Il clima d’insieme della società locale appariva adesso in ogni caso intriso <strong>di</strong><br />

suggestioni molteplici, d’<strong>una</strong> nuova e pervasiva carica antiautoritaria e <strong>di</strong> liberazione<br />

che traeva linfa ed alimento dal moltiplicarsi dei conflitti, aspri, che attraversavano la<br />

società nazionale e lo scenario quanto mai inquieto del mondo. Fatto è che <strong>il</strong><br />

movimento, con le molteplici tendenze in esso concentrate, si mosse in quella fase<br />

ricercando, come d’istinto, un collegamento, imme<strong>di</strong>ato e <strong>di</strong>retto, con la “classe”,<br />

intendendo contemporaneamente sottrarsi, già in origine, al rischio <strong>di</strong> un confronto<br />

ingessato, <strong>di</strong> <strong>una</strong> contaminazione e <strong>di</strong> <strong>una</strong> feconda relazione con le rappresentanze<br />

ufficiali dei partiti politici della sinistra storica. Più in generale, sembrò prevalere un<br />

approccio <strong>di</strong> natura cosmopolita, piuttosto che un ancoraggio limitato alla parzialità<br />

della <strong>di</strong>mensione nazionale. 6 In Italia, in Europa, nel Mondo montava un movimento<br />

nuovo che non avrebbe lasciato indenne alc<strong>una</strong> articolazione dell’organizzazione<br />

della società, compresa la stessa Chiesa cattolica. Essa Istituzione, non a caso, finirà<br />

per essere a sua volta investita frontalmente dal vento del rinnovamento ed impegnata<br />

5 La contestazione non risparmiò neppure Alberto Moravia, autentica icona della letteratura italiana che, reduce da un<br />

viaggio in Cina, recatosi alla facoltà <strong>di</strong> Lettere per solidarizzare con <strong>gli</strong> studenti romani all’indomani dei gravi scontri<br />

avvenuti <strong>il</strong> 1 marzo <strong>1968</strong> a Valle Giulia, intorno alla facoltà <strong>di</strong> Architettura, era fatto oggetto <strong>di</strong> dure critiche e sarcasmi<br />

per aver sostenuto la necessità <strong>di</strong> guardare in maniera più oggettiva, meno dogmatica e ideologica ai processi ine<strong>di</strong>ti,<br />

originali e tumultuosi che, con la rivoluzione culturale, erano stati messi in moto in quel lontano paese dell’oriente.<br />

6 Un modo nuovo d’interpretare la necessità <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>di</strong>retta ed incisiva funzione nella <strong>storia</strong> favorito dalla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

testi innovativi,come quelli <strong>di</strong> Herbert Marcuse e <strong>di</strong> Franz Fanon. Marcuse aveva pubblicato nel 1955 Eros e Civ<strong>il</strong>tà” e<br />

nel 1964, L’Uomo ad <strong>una</strong> <strong>di</strong>mensione, <strong>una</strong> spietata denuncia dell’alienazione e dello smarrimento prodotto dal lavoro e<br />

dalla società industriale. Del 1961 era <strong>il</strong> libro <strong>di</strong> Franz Fanon, I dannati della terra, <strong>di</strong> forte ispirazione terzomon<strong>di</strong>sta.<br />

L’autore denunciava l’integrazione, ormai avvenuta, della classe operaia dei paesi capitalisti e sosteneva la necessità <strong>di</strong><br />

volgere lo sguardo altrove, verso i <strong>di</strong>seredati e <strong>gli</strong> esclusi del terzo e quarto mondo, i soli soggetti conseguentemente<br />

rivoluzionari, dai quali era lecito attendere <strong>una</strong> coerente e ra<strong>di</strong>cale azione per l’abbattimento delle più o<strong>di</strong>ose ingiustizie<br />

del mondo.

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