Salerno: il 1968 e gli anni Settanta, origini e storia di una ... - Hop Frog
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Saggi<br />
autostradale che la collegava fac<strong>il</strong>mente alla Lucania e alla Pu<strong>gli</strong>a, con la Basentana<br />
e, a Sud, con la <strong>Salerno</strong>-Reggio Calabria.<br />
Del tutto realistici apparivano i progetti per costruire nella Piana del Sele un<br />
aeroporto e l’interporto, ed anche per <strong>una</strong> <strong>di</strong>versa collocazione del porto commerciale<br />
<strong>di</strong> <strong>Salerno</strong>. La Fiat aveva già esplicitato <strong>il</strong> proprio orientamento a costruire uno<br />
stab<strong>il</strong>imento, l’Iveco: <strong>il</strong> gruppo torinese stu<strong>di</strong>ò <strong>il</strong> territorio e convenne<br />
sull’opportunità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare Eboli quale sede <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento. Era un progetto <strong>di</strong><br />
forte concretezza, che poteva essere realizzato senza gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. In <strong>una</strong> riunione<br />
al CIPI prevalsero, invece, spinte d’altro segno. La Fiat cambiò l’orientamento a<br />
favore <strong>di</strong> Grottaminarda, ad onta <strong>di</strong> quelle che sembravano le ragioni <strong>di</strong> buon senso.<br />
Scattò allora <strong>il</strong> moto popolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>sapprovazione. Esso si orientò verso la classe<br />
politica salernitana, verso Scarlato, che sembrava poterlo rappresentare con la<br />
massima efficacia. Scarlato denunciò pubblicamente quanto era accaduto e sostenne<br />
che la protesta era del tutto giusta. Essa avrebbe dovuto essere forte, decisa ed<br />
unitaria, pur mantenendosi sempre nei limiti della lotta democratica. Respinse con<br />
durezza le critiche rivolte<strong>gli</strong> da Mariano Rumor, che lo aveva accusato <strong>di</strong> “coprire un<br />
movimento eversivo”. Ci furono blocchi della linea ferroviaria e dell’autostrada,<br />
manifestazioni <strong>di</strong> piazza. Pietro Ingrao definì quello <strong>di</strong> Eboli l’ultimo moto popolare<br />
del Mezzogiorno. Poi <strong>il</strong> Governo si impegnò a compensare l’investimento Fiat<br />
perduto con <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> stab<strong>il</strong>imenti della SIR <strong>di</strong> Rovelli. Alla popolazione parve <strong>una</strong><br />
felice soluzione e suonarono ad<strong>di</strong>rittura le campane per annunciare la fine<br />
dell’occupazione dell’autostrada ed <strong>il</strong> raggiungimento del risultato sperato: 3.000<br />
posti <strong>di</strong> lavoro. Scarlato appariva, tuttavia, scettico. La batta<strong>gli</strong>a <strong>di</strong> Eboli, conclusasi<br />
per Scarlato con <strong>una</strong> sconfitta personale,tuttavia sarà quella per cui menerà più vanto:<br />
<strong>una</strong> sconfitta <strong>di</strong> cui si è fregiato più delle tante vittorie, che pure aveva avuto nella sua<br />
lunga vicenda politica.<br />
Era allora sottosegretario,ma da quel momento non entrerà più al Governo. Divenne<br />
vice-presidente del Banco <strong>di</strong> Napoli. Quella <strong>di</strong> Eboli fu l’ultima batta<strong>gli</strong>a per <strong>il</strong><br />
riequ<strong>il</strong>ibrio territoriale e nella quale fu esposta la leadership della provincia, tentando<br />
<strong>di</strong> svolgere un ruolo <strong>di</strong> “intelligenza governante”, <strong>di</strong> perseguire un progetto <strong>di</strong><br />
sv<strong>il</strong>uppo.<br />
Per i riflessi dell’aspro conflitto per l’egemonia combattuto nella DC accadde che le<br />
risorse destinate a <strong>Salerno</strong> ed alla sua Provincia furono <strong>di</strong> frequente orientate in<br />
relazione a<strong>gli</strong> equ<strong>il</strong>ibri <strong>di</strong> potere <strong>di</strong> volta in volta raggiunti nel partito 61 . E ciò finì per<br />
61 La classe politica salernitana in tutti que<strong>gli</strong> <strong>anni</strong> non <strong>di</strong>mostrò mai l’identica coesione <strong>di</strong> cui invece fu capace <strong>il</strong><br />
gruppo irpino. Lì emergeranno <strong>di</strong>rigenti, come Ciriaco De Mita, Nicola Mancino, Gerardo Bianco, Giuseppe Gargani,<br />
in grado <strong>di</strong> esercitare <strong>una</strong> funzione nazionale <strong>di</strong> primo piano nel Partito Democristiano, cosa invece mai riuscita ai<br />
salernitani. Una peculiare caratteristica de<strong>gli</strong> avellinesi sarà, a lungo, quella <strong>di</strong> agire come gruppo compatto nello