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CAMPAGNE SICURE - Comune di Capurso

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ischio e spento gli ultimi focolai del rogo. Diversi ettari percorsi dalle fiamme, mancava solo <strong>di</strong><br />

quantificare le querce e gli ettari <strong>di</strong> macchia me<strong>di</strong>terranea mangiati dall’incen<strong>di</strong>o.<br />

9 agosto - I carabinieri in<strong>di</strong>viduarono dall’elicottero, durante una perlustrazione aerea, con l’aiuto<br />

<strong>di</strong> moderne apparecchiature ottiche, qualcosa <strong>di</strong> strano tra i boschi in località ‘Don Nunzio’, per<br />

questo i militari della Stazione <strong>di</strong> Sannicandro Garganico decisero <strong>di</strong> inerpicarsi sulla impervia zona<br />

boschiva che caratterizza quella località, per verificare se ciò che avevano avuto modo <strong>di</strong><br />

intravedere dall’alto corrispondeva ai loro sospetti. Risalirono il costone <strong>di</strong> montagna praticando un<br />

sentiero percorribile solo a pie<strong>di</strong>, dopo il faticoso cammino si imbatterono in una vasta piantagione<br />

<strong>di</strong> marijuana. La piantagione era composta da centinaia <strong>di</strong> piante ed era dotata <strong>di</strong> un’efficace, seppur<br />

ru<strong>di</strong>mentale, sistema <strong>di</strong> irrigazione, collegato al pozzo <strong>di</strong> una vicina masseria <strong>di</strong>sabitata, era quin<strong>di</strong><br />

evidente che qualcuno prima o poi si sarebbe recato in loco per prendersi cura degli arbusti <strong>di</strong><br />

marijuana, già ben sviluppati e fioriti. Per questo i militari dell’Arma decisero <strong>di</strong> appostarsi, nei<br />

giorni successivi, tra la vegetazione della località per in<strong>di</strong>viduare chi si occupava della coltivazione<br />

illegale. Nei giorni a seguire i carabinieri si appostarono <strong>di</strong> notte con l’intento <strong>di</strong> sorprendere in<br />

flagranza il responsabile della coltivazione, che puntualmente si presentò all’alba del 9 agosto,<br />

quando, dopo aver accuratamente controllato lo stato <strong>di</strong> fioritura delle piante, attivò il sistema <strong>di</strong><br />

irrigazione. In quel frangente i carabinieri intervennero bloccando l’uomo, Nicola Diamante, un<br />

55enne sannicandrese, rivelatosi poi essere il proprietario della masseria poco lontana. L’uomo<br />

ammise le proprie responsabilità sostenendo <strong>di</strong> aver acquistato i semi dello stupefacente all’estero.<br />

La coltivazione illegale era particolarmente estesa: i militari estirparono e sequestrarono ben 262<br />

piante, lunghe tra 60cm e 2 metri e mezzo. Diamante fu quin<strong>di</strong> arrestato con l’accusa <strong>di</strong> coltivazione<br />

e produzione <strong>di</strong> stupefacenti e tradotto in carcere. Le analisi svolte sulle piante dal Laboratorio<br />

Analisi Stupefacenti del Comando Provinciale Carabinieri <strong>di</strong> Foggia in<strong>di</strong>carono che dalla pianta si<br />

sarebbero potute ottenere oltre 5600 dosi me<strong>di</strong>e da immettere sul mercato illecito della droga.<br />

17 agosto - Quella che stiamo per raccontare è una delle tante storie che si vivono e si pescano a<br />

piene mani nelle campagne del foggiano, infestate da caporali e bande compiacenti. L’ennesima<br />

storia <strong>di</strong> sopraffazione e ricatti. Insomma, uno spaccato <strong>di</strong> vita vissuta tra le campagne <strong>di</strong> Foggia e<br />

Orta Nova, ad una ventina <strong>di</strong> chilometri dal capoluogo dauno, là dove si concentra l’esercito della<br />

manodopera del pomodoro con tutte le storture connesse. Robert Ilie Ungureanu, 21 anni, in Italia<br />

da meno <strong>di</strong> un mese: per arrivare in quelle campagne aveva dato al suo caporale trecento euro come<br />

rimborso spese, poi era sparito, i carabinieri cercarono anche lui. Robert aveva preso a lavorare:<br />

strappare e stipare pomodori, caricarli sui camion 12 ore al giorno. A dormire c’era una bidonville,<br />

scoperta dai carabinieri, dove erano accampate trenta persone. Quattro assi <strong>di</strong> legno, lamiere e<br />

stracci come tegole e qualche mattone a reggere le travi. Naturalmente niente water e per materasso<br />

uno dei tanti sottratti ai margini dei cassonetti e stesi sul terriccio. Lavorava e lavorava e non<br />

vedeva mai un centesimo. In tre settimane aveva in tasca meno <strong>di</strong> 120 euro. Gli altri, al caporale.<br />

Aveva, allora, deciso <strong>di</strong> <strong>di</strong>re basta, andar via per cercare lavoro in un’altra zona dove avrebbe<br />

guadagnato <strong>di</strong> più. Il caporale però non glielo permise. Lo incontrò per strada e, insieme ai suoi<br />

compici rumeni, lo sequestrarono, facendolo salire con la forza su un furgone e lo<br />

riaccompagnarono nel campo dove viveva. Alla scena però erano presenti anche altri suoi<br />

connazionali che avvertirono i carabinieri. E la mattina del 17 agosto scattò il blitz. Si presentarono<br />

al campo arrestando i due aguzzini e liberando il romeno. Robert tremava per la paura <strong>di</strong> essere poi<br />

perseguitato dalla vendetta dei suoi negrieri. La sua storia, purtroppo, è quella <strong>di</strong> tanti altri suoi<br />

connazionali, ragazzi giunti qui per cercare il lavoro, convinti <strong>di</strong> guadagnare poco anche qui, ma<br />

sena la violenza, i ricatti.<br />

22 agosto - I poliziotti della Squadra mobile della Questura <strong>di</strong> Foggia nell’effettuare<br />

perquisizioni non solo in città, ma anche in <strong>di</strong>versi casolari, il pomeriggio del 22 agosto tra i poderi<br />

vicino al capoluogo c’era anche quello in località ‘Torre <strong>di</strong> Lama’ sulla strada per San Marco in<br />

Lamis <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> Angelo Pompa, 59 anni, incensurato foggiano. Fu rintracciato in città, aveva<br />

le chiavi del casolare e con lui eseguirono la perquisizione rinvenendo: un fucile calibro 12 a canne<br />

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