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CAMPAGNE SICURE - Comune di Capurso

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caratteristiche <strong>di</strong>verse da quelle in<strong>di</strong>viduata dalla Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> finanza. Il sequestro riguardò la<br />

struttura grezza in mattoni <strong>di</strong> cemento poiché mancavano sia gli intonaci interni ed esterni, nonché<br />

gli impianti e la pavimentazione. Con i sigilli fu formalizzata la denuncia a carica del proprietario,<br />

un 52enne <strong>di</strong> Taurisano, per violazione delle norme e<strong>di</strong>lizie.<br />

8 agosto - Minacce al padre per i debiti <strong>di</strong> gioco contratti dal figlio. Duecentomila euro lievitati<br />

con il passare del tempo a <strong>di</strong>ventare 600-700mila euro. Ed il figlio, 29 anni, lasciò Squinzano per<br />

timore <strong>di</strong> ritorsioni. Il contesto e le modalità con cui maturò il debito erano ancora tutte da chiarire,<br />

intanto la situazione <strong>di</strong> pericolo in cui si trovavano le vittime indussero Procura e carabinieri ad<br />

arrestare tre persone con l’accusa <strong>di</strong> estorsione in concorso aggravata dalla circostanza che una <strong>di</strong><br />

queste aveva una condanna per mafia. Il personaggio in questione era Sergio Notaro, 51 anni,<br />

originario <strong>di</strong> Campi Salentina: carcere per ‘Panzetta’ (così meglio conosciuto), più volte citato nelle<br />

inaugurazioni dell’anno giu<strong>di</strong>ziario come esponente della criminalità organizzata mai redento, ma<br />

assolto poi nei processi o rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame. L’8 agosto Notaro fu<br />

arrestato dai carabinieri. Domiciliari invece per Antonio Petrachi e per il genero Massimiliano<br />

Ruggio, 60 e 41 anni, <strong>di</strong> Squinzano. Petrachi e Ruggio avevano avvicinato il padre del debitore, un<br />

commerciante <strong>di</strong> articoli per la casa, che il <strong>di</strong>retto interessato per sollecitarli a versare 30-40mila<br />

euro che avevano consegnato al ragazzo per farglieli gestire. Questa circostanza e la vicinanze del<br />

debitore a Sergio Notaro emersa nelle intercettazioni telefoniche, gettava ulteriori ombre su tutta la<br />

vicenda. Notaro, da parte sua, era intervenuto per sollecitare in modo brusco il commerciante. Lo<br />

aveva incontrato in un bar del centro quando aveva preteso la restituzione <strong>di</strong> 600-700mila euro.<br />

L’approccio si chiuse con il Notaro che ricordava al padre del debitore, in tono minaccioso, i danni<br />

subiti dal commerciante in campagna: tagli degli alberi <strong>di</strong> ulivo e gli archi della casa <strong>di</strong>strutti.<br />

10 agosto - Un vasto incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong>strusse un uliveto secolare <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> ettari <strong>di</strong> terreno che si<br />

trova nella periferia <strong>di</strong> Melendugno, poco <strong>di</strong>stante dal centro abitato, lungo la provinciale per la<br />

marina <strong>di</strong> San Foca. I vigili del fuoco lavorarono per oltre cinque ore prima <strong>di</strong> riuscire a domare le<br />

fiamme. L’incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong>vorò tutto in pochissimo tempo e i pompieri lavorarono senza sosta al fine <strong>di</strong><br />

fermare l’avanzamento del fuoco che aveva carbonizzato in poche ore centinaia <strong>di</strong> ulivi. Le fiamme<br />

interessarono la porzione <strong>di</strong> terreno che si estende nelle vicinanze dell’agriturismo ‘Scalilla’. Il<br />

sospetto era che si trattava <strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o doloso. Certo, non era la prima volta che in quella zona<br />

<strong>di</strong>vampava un incen<strong>di</strong>o: anche in passato si erano ripetuti episo<strong>di</strong> simili. L’incen<strong>di</strong>o fu<br />

definitivamente domato alle 4 del mattino dell’11 agosto.<br />

11 agosto - Ritornava l’incubo Vora a Castrano: fiamme altissime e fumo denso fino a tutta la<br />

sera. Il versante jonico della provincia che, a sud <strong>di</strong> Gallipoli, bruciò per tutto il pomeriggio dell’11<br />

agosto. Un incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> vaste proporzioni colpì i bacini <strong>di</strong> lagunaggio del depuratore comunale a<br />

ridosso della città, sulla provinciale per Traviano. Fu necessario l’intervento dall’alto con ripetuti<br />

lanci d’acqua. L’episo<strong>di</strong>o riportava alla memoria quanto accaduto giusto una anno prima quando la<br />

città venne colpita da un grave incen<strong>di</strong>o. Le fiamme, allora, <strong>di</strong>vamparono il 12 agosto, appunto, e<br />

per venirne a capo furono necessari 6 giorni. Pochi dubbi sull’origine dolosa dell’incen<strong>di</strong>o tanto più<br />

che la rete <strong>di</strong> protezione che delimita l’area era stata ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>velta. Le fiamme si sprigionarono<br />

intorno alle 14 e si <strong>di</strong>ffusero bruciando la folta vegetazione esistente. A preoccupare la natura del<br />

fumo denso e scuro che si sprigionò. Appurato che il tipo <strong>di</strong> vegetazione a canneto presente è in<br />

gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> produrre un fumo del genere, altrettanto certa la presenza <strong>di</strong> rifiuti abusivi all’interno dei<br />

bacini.<br />

14 agosto: - Ancora una volta inferno <strong>di</strong> fiamme ed ettari su ettari <strong>di</strong> macchia in fumo a due passi<br />

dalla costa dello Jonio. La costa verde <strong>di</strong> Porto Cesareo, <strong>di</strong>vorata dal fuoco la domenica del 14<br />

agosto, subisce l’ennesimo <strong>di</strong>sastro ambientale nella zona <strong>di</strong> Punta Prosciutto, una delle zone più<br />

incontaminate e naturali, al confine con la provincia <strong>di</strong> Taranto, nel cuore del parco regionale <strong>di</strong><br />

Palude del Conte e Duna Costiera. Il 12 agosto i volontari <strong>di</strong> Legambiente avevano trovato proprio<br />

in quella zona una tanica <strong>di</strong> benzina che per un caso fortuito non <strong>di</strong>ventò arma letale del piromane<br />

<strong>di</strong> turno. Stavolta però niente da fare. Il rogo <strong>di</strong>vampò dalle 10 del mattino o anche prima fino alle<br />

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