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CAMPAGNE SICURE - Comune di Capurso

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in plastica, come quelli utilizzati in agricoltura. La struttura, uno stanzone <strong>di</strong> 25 mq con volta a<br />

stella, era stata seriamente danneggiata dal rogo fino a comprometterne forse la stessa staticità. La<br />

zona fu poi raggiunta anche da una pattuglia dei carabinieri della stazione <strong>di</strong> Cavallino. Chi era<br />

entrato in azione, probabilmente, lo aveva fatto munito <strong>di</strong> qualche liquido infiammabile, ma aveva<br />

badato bene a non lasciare bottiglie o tonache nelle vicinanze, per non lasciare impronte o tracce del<br />

suo passaggio. Anzi, aveva portato con sé, dopo averlo forzato, il lucchetto che il proprietario aveva<br />

posto a chiusura del casolare. I danni verosimilmente superavano i 4mila euro. Che si trattava <strong>di</strong> un<br />

atto vandalico lo faceva pensare il fatto che nei mesi scorsi, come abbiamo accennato, nel territori<br />

<strong>di</strong> Cavallino si erano registrati <strong>di</strong>versi episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vandalismo a danno <strong>di</strong> abitazioni <strong>di</strong> campagna,<br />

tutte abbandonate o lontane da occhi in<strong>di</strong>screti, che erano state devastate da teppisti.<br />

notte 30 – 31 <strong>di</strong>cembre - Nella notte tra il 30 e il 31 <strong>di</strong>cembre, poco dopo l’1,30, all’interno<br />

dell’impianto fotovoltaico, sito in località ‘Montecalabrese’, in agro <strong>di</strong> Guagnano, la pattuglia<br />

dell’istituto <strong>di</strong> vigilanza intercettò un nutrito gruppo <strong>di</strong> ladri arrivato a bordo <strong>di</strong> due mezzi, un’auto<br />

e un furgone, su cui i ban<strong>di</strong>ti verosimilmente avrebbero caricato la refurtiva. I ladri, ancor prima <strong>di</strong><br />

poter iniziare a smontare cavi elettrici e pannelli fotovoltaici, furono scompaginati dall’arrivo delle<br />

guar<strong>di</strong>e giurate. Di conseguenza si infilarono sui mezzi fuggendo a tutta velocità. Ne scaturì un<br />

inseguimento con i vigilantes che dovettero desistere quando i ladri raggiunsero una stra<strong>di</strong>na <strong>di</strong><br />

campagna <strong>di</strong>ssestata. Fu comunque annotato il numero <strong>di</strong> targa del furgone, imme<strong>di</strong>atamente<br />

segnalato ai carabinieri, i quali avviarono celermente le indagini per risalire ai componenti della<br />

banda.<br />

T A R A T O<br />

Gli effetti devastanti dell’attività <strong>di</strong> sodalizi criminali, più o meno organizzati, avevano toccato<br />

l’apice con l’abbattimento prima <strong>di</strong> otto ettari, poi <strong>di</strong> altri quattro dopo tre giorni e per finire<br />

avevano portato via pannelli fotovoltaici per 90 chilowatt. Il tutto a danno dell’azienda agricola <strong>di</strong><br />

Rocco Romanazzi <strong>di</strong> Castellaneta che aveva così subìto circa un milione <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta, tenuto conto<br />

che era stata costretta a vendere l’uva sottocosto e impegnati tutti quelli che lavoravano<br />

nell’Azienda a fare turni notturni per vigilare su ciò che era rimasto dei tendoni. on si trattava <strong>di</strong><br />

estorsioni, né <strong>di</strong> minacce, né <strong>di</strong> aver fatto torto ad alcuno, per quanto <strong>di</strong>chiarato dalle vittime.<br />

Il mondo agricolo era verosimilmente abbattuto, smarrito, spaurito. Il che ha spinto la<br />

Confagricoltura <strong>di</strong> Taranto, con alcuni impren<strong>di</strong>tori agricoli, a chiedere con forza maggiore<br />

sicurezza e più forze dell’or<strong>di</strong>ne nelle campagne, lanciando l’idea del poliziotto <strong>di</strong> campagna.<br />

Quello subìto dall’azienda agricola <strong>di</strong> Castellaneta è stato un caso emblematico, un momento<br />

piuttosto <strong>di</strong>fficile per le campagne tarantine colpite da fenomeni delinquenziali. Si respirava un<br />

clima pesante. Alcuni agricoltori denunciavano furti <strong>di</strong> rame, contatori, parti <strong>di</strong> impianti<br />

d’irrigazione, furti nelle masserie e <strong>di</strong> prodotti fitosanitari: insomma un saccheggio silenzioso ma<br />

continuo. A questi reati si sono aggiunte le estorsioni, il racket dei tendoni e aste giu<strong>di</strong>ziarie, dove<br />

le aziende agricole soffocate dai debiti passavano la mano, prestando il fianco ad acquisti e<br />

trasferimenti <strong>di</strong> proprietà a soggetti esterni all’agricoltura. La crisi aveva costretto molti<br />

agricoltori, piccoli e me<strong>di</strong>, a vendere, anzi a svendere.<br />

D’altra parte quello accaduto all’azienda Romanazzi ha fatto serpeggiare in tutti un’angosciosa<br />

domanda: se l’abbattimento del tendone non è stato preceduto né da richieste estorsive né da<br />

minacce, quali potevano essere le finalità <strong>di</strong> un atto delinquenziale così clamoroso. Quell’attentato<br />

a freddo aveva certamente possibili obiettivi: provocare smarrimento nel mercato della<br />

compraven<strong>di</strong>ta, turbamento della libera concorrenza, sconcerto e paura negli agricoltori,<br />

aggravamento dell’incertezza in un sistema già in <strong>di</strong>fficoltà, da cui affrettarsi a lasciare i campi,<br />

cioè una costrizione a vendere. Fra gli agricoltori si insinuava il dubbio <strong>di</strong> un’aggressione<br />

all’agricoltura, che già veniva in un summit prefettizio a Bari si parlò <strong>di</strong> compratori <strong>di</strong> terreni che<br />

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