Nota Le <strong>Scritture</strong> e In Itinere sono uscite presso La <strong>poesia</strong> e lo spirito inverno/primavera <strong>2007</strong> http://www.la<strong>poesia</strong>elospirito.wordpress.com
SCRITTURE # 5 – Fabrizio CENTOFANTI “Quello che vorrei lasciare, in definitiva, è una “traccia umana vera e aperta”, magari lacerata dalla spinta degli opposti, ma pronta a ricevere una sempre miracolosa riunificazione.” Fabrizio Centofanti (Napoli, 1958) Laureato in Lettere moderne con una tesi su Italo Calvino. Sacerdote diocesano a Roma dal 1996, opera soprattutto nel campo della spiritualità e dell’approfondimento della Sacra Scrittura. Ha pubblicato un volume su Calvino (Una trascendenza mancata. Istituto Propaganda Libraria, 1993) e uno su Rebora (Il segreto del poeta. Clemente Rebora: la santità che compie il canto. L’immagine interiore dagli appunti sul messale. Milano, Istituto Propaganda Libraria, 1987, 8° br. pp. 123 con num. ill. f.t.) oltre a numerosi saggi e articoli di natura letteraria. Nel 2005 è uscito il volumetto “Le parole della felicità” (Laurus Robuffo). E’ inserito nel diario poetico “Il segreto delle fragole <strong>2007</strong>″ edito dalla Lietocolle. E’ tra i fondatori della rivista L’Attenzione e del blog La Poesia e lo Spirito Sue poesie sono presenti in vari blog letterari della rete. * E’ una <strong>poesia</strong> densa di materia questa di Fabrizio, sulla quale l’autore può esercitare l’uso della sensualità intesa come percezione d’Altro. Un “Altro” negativo fatto di macerie, polvere e sabbia, d’indistinto sul quale la voce del poeta passa a scandagliare e a scoprirne forse l’irrimediabile distanza; un “Altro” positivo, oggettivazione -credo- del trascendente, che si traduce in esperienza estetica e affettuosa, esperienza però sempre guidata dalla dialettica, col soggetto che non si lascia mai totalmente assorbire -indottrinare si direbbe- ma cerca costantemente la via del dialogo e del percorso, avanzando dubbi e ricevendo segni. Fra soggetto e l’Altro -negativo e positivo- c’è sempre però un confine ben definito che viene richiamato costantemente dall’idea della pelle, del muro, della buccia, dell’orlo; questo sta a significare l’assoluta fiducia del soggetto nei suoi mezzi e nel suo linguaggio di mediazione; gli è permesso uno sguardo critico sia sull’indistinto umano, (…) sia sull’annuncio del trascendente, luminoso (la vera luce calda, di contrasto al colore dei “fiori finti” che si sperde nell’effimero), che attende però, nel manifestarsi della sua rivelazione, una continua comprensione e mediazione. (Simone Lago) Certi testi di Fabrizio Centofanti sono, per me, “stazioni”. Punti fermi in un percorso inesorabilmente a salire. Testi compiuti in sé, e stretti come in una mandorla, eppure legati uno all’altro da un filo d’acciaio, di consapevolezza, di strumento acquisito e levigato con pazienza di un amore per le lettere e l’espressione che mi insinua il dubbio - a me, che non so credere - che ci sia davvero qualcosa in più di quello che si vede. (Cristina Babino)