Francesco Marotta, Scritture II, 2007 - Biagio Cepollaro, poesia
Francesco Marotta, Scritture II, 2007 - Biagio Cepollaro, poesia
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Su Gabriele Pepe<br />
Caro <strong>Francesco</strong> sono commosso e di più non so dire. So di non meritare tutto questo ma la <strong>poesia</strong><br />
appartiene sempre a chi la legge anche se mai per intero come del resto accade a chi cerca di<br />
scriverla. E un po’ è anche doloroso vedere che tutto questo tuo lavoro finisca così presto nell’oblio<br />
ma i sblog, soprattutto questo blog, sono belli anche per questo: come un mandala disegnato<br />
faticosamente con la abbia e con un sol gesto spazzato via che la vita è un’illusione ed ogni cosa<br />
passeggera. Eppure che il tuo brillare come il sole sui miei piccoli versi tramonti così presto sotto<br />
l’orizzonte del tempo mi fa star male. Grazie <strong>Francesco</strong> per quello che sei.<br />
(Gabriele Pepe)<br />
Grazie a te, Gabriele. Ciò che rimane è la <strong>poesia</strong>, e chi la legge. L’unico che può farla esistere. Il<br />
commento, molto spesso, è un accessorio che serve unicamente a testimoniare il nostro passaggio.<br />
Quello che vale, sempre, è il silenzio carico di voci di chi si sofferma sui versi, e in quello spazio di<br />
tempo, piccolo o grande che sia, lascia una traccia, indelebile, della sua presenza.<br />
(<strong>Francesco</strong> <strong>Marotta</strong>)<br />
E’ scrittura che cerca di salvare se stessa dal disfacimento, parafrasando Lucini, e lo fa abitandolo,<br />
assumendone tutte le forme.<br />
E nei suoi versi “ha trovato dimora ogni dolore” citando <strong>Francesco</strong>.<br />
(Luigi Metropoli)<br />
Un <strong>poesia</strong> che metabolizza il reale e la lingua re-inventando nuovi mondi, sostanziati da immagini e<br />
sensi inediti.<br />
(Giovanni Nuscis)<br />
“impasta di sere sul fondo degli occhi” l’uomo che “comprese le tempeste ed altre luminarie”.<br />
Un grazie a <strong>Francesco</strong> e a Gabriele - che (ci) rendono “corda”, chi alle “soglie” (e crea) chi nel<br />
“travaglio d’acqua” (e scorre), nella mista di un suono che è con-diviso, viandanti/vedenti, nel<br />
viaggio/in itinere.<br />
(Chiara Daino)