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14<br />

ATTUALITÀ<br />

IL POPOLO DELL’ESILIO<br />

Oltre 200 pagine di «opinioni e libere riflessioni su<br />

ebraismo, conflitto israelo-palestinese e dintorni».<br />

Così lo stesso autore, Moni Ovadia, descrive il suo<br />

ultimo libro “Il popolo dell’esilio” curato da Alessio<br />

Aringoli per i tipi di Editori Riuniti. Nell’ “Avvertenza<br />

per il lettore” Ovadia vuole mettere in guardia perché<br />

sa che le sue parole possono essere esplosive,<br />

innovative, dirompenti. Parlando ad un ebreo<br />

dice: «Quella terra non ti è stata donata perché tu<br />

diventassi un fanatico nazionalista, ma anzi, proprio<br />

affinché tu dimostrassi che l’unico modo per costruire la pace è essere un<br />

popolo che sa vivere sulla sua terra da straniero fra gli stranieri». Una lettura che<br />

merita, per approfondire, comprendere, sognare. C.P.<br />

nati, i più dimenticati… per questo dico<br />

che sono gli ebrei del mondo arabo. Gli<br />

ebrei dovrebbero sforzarsi di diventare i<br />

palestinesi del mondo occidentale, nel<br />

senso che dovrebbero ritrovare quello<br />

spirito di quando essi stessi erano i<br />

paria dell’Occidente. All’epoca in tanti<br />

dicevano: “Se gli ebrei hanno questo è<br />

perché se lo meritano, perché sono<br />

avidi, controllano l’economia del<br />

S<strong>ott</strong>o:<br />

Ad Hebron, città palestinese considerata luogo<br />

santo dagli ebrei fondamentalisti, i coloni<br />

israeliani hanno occupato i piani superiori degli<br />

edifici arabi. Si noti la spazzatura gettata dalle<br />

finestre sulla rete di protezione, come segno di<br />

disprezzo verso i palestinesi che a piano terra<br />

hanno i negozi del suq.<br />

POPOLI E MISSIONE - SETTEMBRE-OTTOBRE 2011<br />

mondo, ecc.”. Adesso dei palestinesi<br />

dicono lo stesso: “Se stanno così è perché<br />

se lo meritano: hanno Hamas, gli<br />

attentati, ecc.”. Dire così era sbagliato<br />

allora come oggi. Ma la cosa che più mi<br />

colpisce è che gli ebrei non li vedono<br />

proprio i palestinesi: vecchi, donne,<br />

bambini, ore e ore davanti ai check<br />

point, la miseria, la fame, lo sradicamento<br />

degli ulivi… eppure gli ebrei non<br />

li vedono – la voce dell’attore diventa<br />

quasi un grido - perché hanno dimenticato<br />

chi sono e si attaccano al totem<br />

della sicurezza, pietra filosofale e giustificatoria<br />

di ogni porcheria».<br />

In nome della sicurezza si giustifica<br />

tutto…<br />

«Esatto. Ma la sicurezza è una cosa<br />

troppo seria per farne questo. Nessuno<br />

dice agli israeliani che non hanno diritto<br />

alla sicurezza, anzi. Però dentro i<br />

loro confini. Io sono contrario ai muri,<br />

ma se gli israeliani dentro la Linea<br />

Verde (i confini dello Stato d’Israele<br />

prima del 1967, ndr) vogliono costruirsi<br />

un muro di nove metri, facciano: è<br />

casa loro. Nessuno dirà che sono stati<br />

violati i diritti umani e le risoluzioni<br />

delle Nazioni Unite. D’altronde lo Stato<br />

d’Israele non è nato grazie ad una risoluzione<br />

Onu? Allo stesso modo si devono<br />

rispettare anche le altre risoluzioni…<br />

Hamas c’è, è vero, ma va coinvolta<br />

nella trattativa di pace, perché la pace<br />

si fa con i nemici. È da Sharon in avanti<br />

che questi governi reazionari mentono:<br />

dicono che vogliono interlocutori<br />

credibili, ma in realtà non vogliono lo<br />

Stato palestinese. Non ci dimentichiamo,<br />

invece, che la Torah dice che la<br />

vera casa dell’ebreo è la sukka, la<br />

capanna del deserto: bisogna ritrovare<br />

lo spirito di quella casa, precaria, aperta,<br />

accogliente. Invece gli israeliani<br />

sono blindati in un bunker».<br />

Perché oggi in Israele sono pochi gli<br />

ebrei contrari all’occupazione?<br />

«In Israele molti sarebbero favorevoli<br />

ad una pace con i palestinesi, ma non<br />

la considerano una priorità. A poca<br />

distanza c’è ancora chi minaccia, fa<br />

proclami antisemiti, provoca: con

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