popoli e missione sett-ott.pdf
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54<br />
FONDAZIONE MISSIO<br />
Nel mese che la Chiesa<br />
dedica alla Missione, in<br />
vista della 85esima<br />
Giornata missionaria<br />
mondiale che si celebra<br />
domenica 23 <strong>ott</strong>obre,<br />
pubblichiamo un<br />
approfondimento del<br />
tema scelto da Missio<br />
per l’Ottobre<br />
missionario: “Testimoni<br />
di Dio”. Perchè non<br />
resti solo uno slogan.<br />
di LUCA MOSCATELLI<br />
<strong>popoli</strong>e<strong>missione</strong>@operemissionarie.it<br />
Nel Vangelo, il Figlio rende<br />
testimonianza al Padre, e<br />
questo è assai noto. Forse<br />
meno conosciuto è il fatto che anche<br />
il Padre rende testimonianza al Figlio.<br />
In due punti strategici del suo racconto<br />
– all’inizio e nello snodo decisivo a<br />
metà – l’evangelista Marco fa risuonare<br />
prima dal cielo che si apre sopra<br />
il battesimo di Gesù, e poi da dentro<br />
una nube che è scesa sul monte della<br />
trasfigurazione, queste parole: «Tu sei<br />
il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il<br />
mio compiacimento» (Marco 1,11);<br />
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»<br />
(Marco 9,7). In entrambi i casi<br />
la voce dice l’amore per il Figlio. La<br />
prima volta rivolgendosi al Figlio, la<br />
seconda ai suoi discepoli; nel primo<br />
testo scendendo dal cielo squarciato,<br />
nel secondo uscendo da una nube,<br />
cioè da un pezzo di cielo sceso sulla<br />
cima di un monte fino a toccare la<br />
terra… Queste due testimonianze che<br />
il Padre rende al Figlio tracciano un<br />
POPOLI E MISSIONE - SETTEMBRE- OTTOBRE 2011<br />
Uomini e<br />
cammino discendente, che si incarna,<br />
e trovano il loro compimento alla fine<br />
(altro luogo assolutamente simbolico<br />
della narrazione) nell’esclamazione<br />
del centurione s<strong>ott</strong>o la croce, il quale<br />
visto Gesù morire in quel modo disse:<br />
«Davvero quest’uomo era Figlio di<br />
Dio!» (Marco 15,39). Il centurione ha<br />
visto morire Gesù come un Figlio che<br />
confida nel Padre, e gli rende testimonianza.<br />
Pur essendo romano e pagano<br />
riconosce la presenza di Dio nella<br />
morte di questo uomo e attesta che<br />
proprio lì ha capito la paternità di Dio<br />
e la fraternità universale di tutti gli<br />
uomini. Perciò il cielo che ha parlato<br />
due volte alla fine del racconto può<br />
tacere, perché ormai da quel venerdì<br />
santo nel quale il Figlio si è donato<br />
per amore la voce che riconoscerà la<br />
figliolanza divina del Nazareno sarà<br />
umana, una voce che appartiene alla<br />
terra.<br />
Nel Vangelo il linguaggio della testimonianza<br />
esprime dunque l’amore, e<br />
questo è un primo grande elemento di<br />
riflessione: solo chi riconosce di essere<br />
amato da Dio, e si impegna a<br />
ricambiare questo amore, conosce il<br />
Signore e può essere in verità suo<br />
testimone; e d’altra parte, solo Dio<br />
può accreditare i suoi testimoni, attestando<br />
a sua volta che essi, amandolo,<br />
lo conoscono davvero poiché a loro<br />
egli si dona in pienezza. Se stiamo,<br />
dunque, al testo del Vangelo non