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popoli e missione sett-ott.pdf

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dell’impero sovietico: questa Chiesa<br />

martire è riuscita a sopravvivere in un<br />

clima di violenza e di repressione inaudita,<br />

alimentando il desiderio di vivere.<br />

Sappiamo che quando qualcosa viene<br />

proibita o è vietata dalla legge, attrae<br />

ancora di più, soprattutto se si tratta<br />

della religione».<br />

A parlare è monsignor Svyatoslav Schevchuk,<br />

nuovo arcivescovo di Kiev, appena<br />

nominato capo dei cattolici d’Oriente di<br />

rito bizantino, dopo le dimissioni del suo<br />

predecessore, il cardinal Lubomyr Husar<br />

che ha 77 anni.<br />

Monsignor Schevchuk, nato nel 1970 a<br />

Striy nella regione di Leopoli, dove fino<br />

al 2005 ha avuto sede la Chiesa dello scisma<br />

d’Oriente, è stato ordinato sacerdote<br />

solo nel 1994. E meno di 17 anni dopo<br />

già siede ai vertici di quella struttura che<br />

oggi conta migliaia di fedeli, ma che ha<br />

sofferto per decenni le persecuzioni del<br />

regime sovietico.<br />

Svyatoslav Schevchuk ci accoglie negli<br />

uffici del collegio greco-cattolico di<br />

Roma dov’è in visita ufficiale. Parliamo<br />

anche dei rapporti con l’altra grande<br />

Chiesa d’Oriente, quella ortodossa del<br />

Patriarcato di Mosca.<br />

«L’età media dei nostri sacerdoti non<br />

arriva a 35 anni – spiega monsignor<br />

Svyatoslav con un’incredibile semplicità<br />

nei modi e gli occhi che sorridono sempre<br />

- ma la loro giovinezza non è solo<br />

anagrafica, è quella tipica di una fede<br />

che è stata repressa troppo a lungo».<br />

Per anni la preghiera, gli insegnamenti<br />

evangelici e il catechismo sono stati nel<br />

mirino di uno Stato che perseguitava la<br />

fede: «Erano allora le nonne, le mamme,<br />

le famiglie a tramandare la religione cattolica<br />

ai figli».<br />

Questo entusiasmo contagioso del giovane<br />

Patriarca si percepisce ancora di più<br />

quando descrive una comunità oggi<br />

all’apice di un nuovo fervore: «È una<br />

Chiesa giovane anche perché sta vivendo<br />

una seconda vita: si riaprono i conventi,<br />

si costruiscono le chiese, viviamo<br />

nel pieno di una rinascita».<br />

Non a caso il Primate cattolico ha indi-<br />

rizzato la sua prima lettera pastorale ai<br />

giovani, spiegando: «La Chiesa ha bisogno<br />

della vostra spontaneità e della<br />

vostra apertura intuitiva alla realtà di<br />

Dio, presente tra noi. Siete voi le voci<br />

con cui la Chiesa accoglie il suo Re».<br />

Schevchuk non parla però volentieri dell’attuale<br />

situazione politica ucraina,<br />

dove ancora i rapporti tra Stato e Chiesa<br />

rimangono piuttosto travagliati. Di rado<br />

nomina il presidente ucraino Victor<br />

Yanukovich, che pure da quando è salito<br />

al potere è fonte di forti preoccupazioni<br />

per i cattolici d’Oriente di rito bizantino<br />

perché ha sempre favorito la Chiesa<br />

ortodossa russa, di cui fa parte. Lo cita<br />

però per notare che: «Finalmente si è<br />

avviato un dialogo costruttivo anche<br />

con il nostro presidente, che ha incontrato<br />

il ‘Consiglio delle Chiese di tutta<br />

l’Ucraina’ il 21 aprile scorso». Tuttavia<br />

subito puntualizza: «Noi mai siamo stati<br />

Chiesa dello Stato, semmai Chiesa nello<br />

Stato».<br />

Il Patriarca dimostra una saggezza che<br />

va ben oltre i suoi 40 anni: è nato nel<br />

periodo della dittatura comunista ma<br />

aveva appena 19 anni quando è crollata.<br />

Si è formato in un clima di rinascita culturale<br />

e sociale, nonostante le criticità<br />

del nazionalismo. Oggi non a caso pone<br />

di continuo l’accento sull’importanza del<br />

dialogo e dell’ecumenismo tra le comunità<br />

cristiane d’Oriente. È pacato nei<br />

toni, ma allo stesso tempo trasmette<br />

grande energia.<br />

«Sfortunatamente la metropolia di Kiev<br />

è oggi divisa – racconta – e i suoi figli<br />

che appartengono alle quattro Chiese<br />

tradizionali di Ucraina portano ancora<br />

nel cuore il residuo di eventi storici dolorosi<br />

e delle ingiustizie sofferte».<br />

L’Ucraina è in effetti complessa dal punto<br />

di vista confessionale: oltre agli ortodossi<br />

fedeli a Mosca, troviamo gli<br />

ortodossi ucraini indipendenti e quelli<br />

A sinistra: Monsignor Svyatoslav<br />

Schevchuk, nuovo arcivescovo di Kiev.<br />

A fianco: Il cardinale<br />

Lubomyr Husar.<br />

legati al patriarcato ecumenico di<br />

Costantinopoli; i cattolici latini di etnia<br />

polacca e, infine, i cattolici bizantini<br />

vicini al Papa. La metropolia greco-cattolica<br />

di rito bizantino si mantiene in<br />

stretta comunione con la Chiesa di<br />

Roma ma è considerata in quest’ambito<br />

sui iuris: riconosce cioè l’autorità del<br />

Papa, i dogmi e il catechismo cattolico<br />

ma segue un rito differente.<br />

«Ho imparato da Giovanni Paolo II – ha<br />

detto Schevchuk subito dopo la sua<br />

investitura – la visione ecumenica che<br />

passa attraverso i rapporti personali,<br />

capaci di far cadere muri, pregiudizi e<br />

divisioni».<br />

E pur non entrando nel merito della<br />

situazione geo-politica del suo Paese<br />

ripete spesso: «Noi non smetteremo mai<br />

di difendere gli indifesi e la dignità della<br />

persona umana perchè non abbiamo<br />

paura. Mai abbiamo avuto paura».<br />

Nonostante i problemi interni alla nazione<br />

Ucraina, (il deficit di democrazia è<br />

stato avvertito a più riprese e a tutti i<br />

livelli dalla società, dopo il fallimento<br />

della Rivoluzione Arancione) l’arcivescovo<br />

afferma: «Noi cattolici non siamo mai<br />

stati così liberi come in questi ultimi 20<br />

anni».<br />

Ma pur sempre una libertà a rischio perchè<br />

parziale e governata da un discutibile<br />

Stato di diritto.<br />

POPOLI E MISSIONE - SETTEMBRE-OTTOBRE 2011<br />

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