popoli e missione sett-ott.pdf
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MUSICA<br />
52<br />
TERRAKOTA<br />
Il mondo<br />
fatto a pezzi<br />
U n<br />
gruppo interessante, questo<br />
ensemble, mezzo portoghese<br />
(come base operativa e creativa) e<br />
mezzo angolano (per radici culturali).<br />
Abbiamo parlato più volte in queste<br />
pagine di world-music, una scuola<br />
espressiva stilisticamente assai variegata<br />
che, se da un lato è espressione<br />
inconfutabile della globalizzazione in<br />
atto nella post-modernità, dall’altro ne<br />
rappresenta al meglio tutte le opportunità<br />
potenzialmente positive e certi<br />
ideali di fraternità così spesso vilipesi<br />
dai diktat delle lobbies economiche e<br />
del potere.<br />
Ebbene, i Terrakota ne rappresentano<br />
una delle espressioni più originali e pittoresche.<br />
Non solo per i succitati background,<br />
ma anche perché in questo<br />
POPOLI E MISSIONE - SETTEMBRE-OTTOBRE 2011<br />
loro nuovissimo World Massala, fresco<br />
di stampa per la Ojo, ne rilanciano ulteriormente<br />
il concetto, aprendo il loro<br />
sound su orizzonti ancora più vasti. Un<br />
vero e proprio patchwork (meno<br />
modernista, ma non meno intrigante di<br />
quelli proposti da un Manu Chao, per<br />
intendersi). Tra gli undici frammenti<br />
echeggiano sonorità perennemente<br />
mutanti, che guardano sempre più lontano:<br />
spaziando sul Brasile, diversi Paesi<br />
africani, i Caraibi (dalla Giamaica a<br />
Cuba, passando per la Guinea) e addirittura<br />
il Rajasthan indiano.<br />
Multiculturalismo di suoni e di ritmi lontani<br />
secoli e migliaia di chilometri tra<br />
loro, ma capaci di coabitare armoniosamente<br />
in un album che ha nella<br />
genuinità non artefatta, e nella passione<br />
per la musica come strumento universale<br />
di fratellanza, la sua primaria<br />
ragion d’essere. E la sua avvincente<br />
bellezza.<br />
Il massala è una delle spezie indiane più<br />
note ed apprezzate al mondo. E mirabilmente<br />
speziata appare anche questa<br />
crociera sonora che proprio dall’India<br />
diparte (da quella tradizionale a quella<br />
post-moderna di Bollywood) per poi<br />
costeggiare mille altre sponde, arric-<br />
chendosi ad ogni fermata di sempre<br />
nuovi sapori.<br />
Fuor di metafora, è un lavoro non frutto<br />
di strategie studiate a tavolino, ma di<br />
esperienze vissute sul campo e sperimentate<br />
sulla propria pelle (come in Illegal,<br />
dove la cantante Rumi racconta della<br />
sua attesa di un permesso di soggiorno).<br />
Il <strong>sett</strong>etto ha ospitato musicisti gitani,<br />
percussionisti africani, e solisti fascinosi<br />
come la star bollywoodiana Vasundhara<br />
Das, il rapper cubano Cuban<br />
Kamar e il cantautore angolano Paolo<br />
Flores. Un gustoso pinzimonio insomma:<br />
perfetto anche per far sopravvivere i<br />
colori e calori dell’estate nelle brume di<br />
questo nuovo autunno.<br />
Franz Coriasco<br />
f.coriasco@tiscali.it