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Antonino - Michele - Nardelli

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L’interazione intellettiva indusse Pitagora a cercare prima e scoprire dopo il nesso numerico fra<br />

la lunghezza della corda della lira da lui pizzicata e la frequenza della nota emessa dalla corda.<br />

Sebbene quella scoperta implicò quella pitagorica più generale (intellettiva) dell’universalità del<br />

numero, che da allora divenne l’essenza della realtà, essa non soddisfece il primo matematico,<br />

filosofo e musicista della storia, che cercava anche un’interpretazione intellettiva della commozione<br />

che egli provava nell’ascolto della musica. A causa di ciò, la leggenda vuole che egli si rifugiasse<br />

nelle grotte del Crotonese, dove impazzì, numerando e cantando.<br />

Matematica, musica e canto informano pure la vita della natura, la cui evoluzione segue modelli<br />

intellettivi che la matematica (teoria dei numeri) riesce a simulare ed un’armonia reale, intuita nella<br />

scienza da Keplero (la musica delle sfere) nella filosofia da Leibnitz (l’armonia prestabilita) e dagli<br />

antichi pensatori a partire da Pitagora (6° sec. a. C.) che desta commozioni concrete, paragonabili a<br />

quelle musicali, ma che l’intelletto non spiega.<br />

Lo stesso turbamento è stato provato da moltissimi artisti finiti pazzi o suicidi e dallo stesso<br />

Immanuel Kant di fronte “alla cosa in sé che esiste, ma mi sfugge” oppure al cospetto del “cielo<br />

stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”.<br />

Prima di commentare questi tre concetti, conviene soffermarsi sull’evoluzione storica del<br />

noumeno: una parola derivata dal greco, che significa concepito dall’intelletto e che Kant eredita da<br />

Platone e traduce nell’espressione la cosa in sé (Ding an sich).<br />

Nel mondo e nel linguaggio aramaico conoscere significava possedere, esprimeva cioè il<br />

prodotto della completa interazione sensibile ed intellettiva fra il soggetto e l’oggetto.<br />

Per Platone, noumeno significa ciò che è pensato o pensabile dal puro intelletto (le Idee)<br />

indipendentemente dall’esperienza sensibile e per questo può anche non appartenere alla realtà.<br />

L’idea dell’amore, per esempio, partorita dall’intelletto, esiste in sé indipendentemente dalla mia<br />

sensazione dell’amore; l’io ha partorito l’Idea dell’amore, ma non interagisce intellettivamente con<br />

essa.<br />

Kant, invece, definisce il noumeno: l’essenza pensabile inconoscibile della realtà in sé, ma, al<br />

contrario di Platone, la immagina appartenente alla realtà. Egli concorda, in ogni caso con Platone<br />

nella negazione dell’interazione (intellettiva) con essa.<br />

Al contrario del noumeno, per Kant il fenomeno appartiene alla realtà ed all’esperienza<br />

sensibile cioè è il prodotto dell’interazione fra la realtà e la mia esperienza. Il fenomeno diventa<br />

anche prodotto dell’intelletto quando esso lo riconosce ed in questo senso il noumeno costituisce il<br />

fondamento, il substrato del fenomeno.<br />

Per esempio, la pioggia è un fenomeno reale che interagisce con la mia esperienza.<br />

L’interazione diviene intellettiva (sovra-sensibile) nel momento in cui l’intelletto ha scoperto il<br />

come avviene il fenomeno ed in questo caso esso ha interagito col fenomeno pioggia, formulando<br />

un modello matematico genetico e strutturale del fenomeno (il noumeno) che costituisce soltanto il<br />

suo substrato conoscitivo, ma non la sua conoscenza, in quanto non sappiamo il perché esso<br />

avvenga. Il noumeno, inteso come ciò che pensiamo esistente, ma non<br />

conosciamo, si pone come limite della conoscenza umana (intellettiva). Kant lo definisce come<br />

sovra-sensibile, incondizionato, posto fuori dell’esperienza, soltanto oggetto diretto e immediato di<br />

una possibile intuizione intellettuale. Escluso dal campo della conoscenza, il noumeno si<br />

rivelerebbe alla ragion pratica o coscienza morale, più tardi individuato da Schopenhauer come<br />

substrato del nostro essere fenomenico che si rivela alla nostra auto-consapevolezza come volontà.<br />

Più recentemente M. Heidegger definisce la cosa: l’elemento dell’esistenza umana in quanto<br />

essere interagente nel mondo, nel mondo-ambiente come insieme di cose.<br />

Si può notare come la filosofia esprimendo in termini poco chiari il concetto di interazione<br />

sovra-intellettiva ne ricerchi ancora una definizione.<br />

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