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Antonino - Michele - Nardelli

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Il Santo era un uomo e quindi sentiva e trasmetteva le stesse emozioni degli altri uomini, ossia<br />

emetteva, oltre alle onde tipiche della sua struttura, anche quelle pure e pregiate che aveva in<br />

comune con gli altri, che poi egli trasferiva continuamente alla sua vita parallela.<br />

Il 16 dicembre del 1631 si verificò l’ultima eruzione catastrofica sub-pliniana del Vesuvio. Il<br />

popolo napoletano, atterrito dai terremoti e dalle impressionanti manifestazioni vulcaniche, trasmise<br />

al Santo le intense vibrazioni umane e corali della paura, che interagirono in maniera risonante con<br />

quelle del Santo, sincrone perché da lui sperimentate nel momento della decapitazione e da allora<br />

vive anche nel dominio del vuoto. L’interazione risonante fra le onde del popolo e quelle del Santo<br />

nello specchio del vuoto amplificò le frequenze appartenenti allo spettro del Santo e quindi anche<br />

quelle del suo sangue.<br />

Queste ultime, per la loro enorme energia, si propagarono nel cosmo, ma vennero captate<br />

soltanto dal sangue custodito nelle ampolle che, di conseguenza, si sciolse.<br />

Il fenomeno si ripete tutte le volte che il popolo invoca il Santo e quindi il 19 settembre, data<br />

della ricorrenza onomastica, il primo sabato di maggio ed appunto il 16 dicembre.<br />

Testimoni presenti, riferiscono che prima della morte del Cardinale Castaldo, arcivescovo di<br />

Napoli, il presule chiese che gli fosse portata l’ampolla del sangue di S. Gennaro, al quale rivolse,<br />

dal suo letto di morte la sua ultima preghiera, in conseguenza della quale si ripeté il miracolo della<br />

fusione del sangue. Non si può escludere che episodi occasionali di fusione del sangue non siano<br />

l’effetto risonante della preghiera di qualche fedele.<br />

Ecco esempi concreti della reale e fattiva corrispondenza d’amorosi sensi fra la vita parallela<br />

dei viventi e quella parallela costruita dai defunti, entrambe conviventi nello specchio del vuoto.<br />

Ciascuno può sempre interagire con la propria vita parallela e con quelle di coloro che sono<br />

morti nel Signore, come Papa Luciani e San Gennaro, perché le vibrazioni delle vite parallele di<br />

tutti risuonano con quelle dello spettro del Cristo che le contiene tutte e si propagano amplificate nel<br />

vuoto, dal quale ciascuno può captare le proprie vibrazioni e quelle sincrone degli altri, per il<br />

principio di Kirchooff.<br />

Iddio-Amore è il Dio della vita e non della morte e per questo il salmista canta “Beati mortui<br />

qui in Domino moriuntur”.<br />

Abbiamo quindi bisogno essenzialmente delle onde del Risorto, ma anche della fede, che<br />

queste povere considerazioni potrebbero contribuire ad irrobustire.<br />

Per gli stessi motivi ed utilizzando i medesimi principi, anche i Santi della Chiesa cattolica e<br />

molti “santoni” di altre religioni operano miracoli, disconosciuti dalla scienza, ma impressi nel<br />

subconscio universale. Basti pensare alla resurrezione di Euridice destata dalla morte dalle onde<br />

dell’amore di Orfeo, da lui tradotte in musica, tramandate dal canto del lontano mito orfico preellenistico,<br />

riproposto dal poema in versi “Orfeo ed Euridice” del Calzabigi della fine del 1700 e<br />

tradotto magistralmente in musica da W. Gluck.<br />

Quanto precede, che collega la realtà spirituale alle onde materiali ed il modello di unificazione<br />

delle forze proposto al Capitolo 1 che ha dimostrato la dipendenza dal numero aureo (i) delle stesse<br />

proprietà del micro- e del macrocosmo, (ii) della costante di struttura fina alla base dell’universo<br />

subnucleare, (iii) della relazione (4) che lega l’energia alle particelle materiali, (iv) di tutte le<br />

espressioni dell’arte ed in particolare della musica, evidenziano, quindi, la genesi unica e comune di<br />

tutta la realtà, ravvisata in un’armonia intrinseca all’universo, intuita nella scienza da Keplero (la<br />

musica delle sfere), nella filosofia da Leibnitz (l’armonia prestabilita), nell’arte che la esprime in<br />

maniera sistematica, unica e persistente, dagli antichi pensatori a cominciare da Pitagora (6° sec.<br />

a.C.) e da tutte le religioni ed in particolare dalle tre monoteistiche.<br />

I miracoli sono, pertanto, sono fenomeni fisici e soprannaturali legati a tale armonia, che la<br />

ragione (la scienza) potrà almeno in parte a spiegare e perciò, al detto di Tertulliano “Credo quia<br />

absurdum” oso sostituire “Credo quia scietur”.<br />

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