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Il Santo era un uomo e quindi sentiva e trasmetteva le stesse emozioni degli altri uomini, ossia<br />
emetteva, oltre alle onde tipiche della sua struttura, anche quelle pure e pregiate che aveva in<br />
comune con gli altri, che poi egli trasferiva continuamente alla sua vita parallela.<br />
Il 16 dicembre del 1631 si verificò l’ultima eruzione catastrofica sub-pliniana del Vesuvio. Il<br />
popolo napoletano, atterrito dai terremoti e dalle impressionanti manifestazioni vulcaniche, trasmise<br />
al Santo le intense vibrazioni umane e corali della paura, che interagirono in maniera risonante con<br />
quelle del Santo, sincrone perché da lui sperimentate nel momento della decapitazione e da allora<br />
vive anche nel dominio del vuoto. L’interazione risonante fra le onde del popolo e quelle del Santo<br />
nello specchio del vuoto amplificò le frequenze appartenenti allo spettro del Santo e quindi anche<br />
quelle del suo sangue.<br />
Queste ultime, per la loro enorme energia, si propagarono nel cosmo, ma vennero captate<br />
soltanto dal sangue custodito nelle ampolle che, di conseguenza, si sciolse.<br />
Il fenomeno si ripete tutte le volte che il popolo invoca il Santo e quindi il 19 settembre, data<br />
della ricorrenza onomastica, il primo sabato di maggio ed appunto il 16 dicembre.<br />
Testimoni presenti, riferiscono che prima della morte del Cardinale Castaldo, arcivescovo di<br />
Napoli, il presule chiese che gli fosse portata l’ampolla del sangue di S. Gennaro, al quale rivolse,<br />
dal suo letto di morte la sua ultima preghiera, in conseguenza della quale si ripeté il miracolo della<br />
fusione del sangue. Non si può escludere che episodi occasionali di fusione del sangue non siano<br />
l’effetto risonante della preghiera di qualche fedele.<br />
Ecco esempi concreti della reale e fattiva corrispondenza d’amorosi sensi fra la vita parallela<br />
dei viventi e quella parallela costruita dai defunti, entrambe conviventi nello specchio del vuoto.<br />
Ciascuno può sempre interagire con la propria vita parallela e con quelle di coloro che sono<br />
morti nel Signore, come Papa Luciani e San Gennaro, perché le vibrazioni delle vite parallele di<br />
tutti risuonano con quelle dello spettro del Cristo che le contiene tutte e si propagano amplificate nel<br />
vuoto, dal quale ciascuno può captare le proprie vibrazioni e quelle sincrone degli altri, per il<br />
principio di Kirchooff.<br />
Iddio-Amore è il Dio della vita e non della morte e per questo il salmista canta “Beati mortui<br />
qui in Domino moriuntur”.<br />
Abbiamo quindi bisogno essenzialmente delle onde del Risorto, ma anche della fede, che<br />
queste povere considerazioni potrebbero contribuire ad irrobustire.<br />
Per gli stessi motivi ed utilizzando i medesimi principi, anche i Santi della Chiesa cattolica e<br />
molti “santoni” di altre religioni operano miracoli, disconosciuti dalla scienza, ma impressi nel<br />
subconscio universale. Basti pensare alla resurrezione di Euridice destata dalla morte dalle onde<br />
dell’amore di Orfeo, da lui tradotte in musica, tramandate dal canto del lontano mito orfico preellenistico,<br />
riproposto dal poema in versi “Orfeo ed Euridice” del Calzabigi della fine del 1700 e<br />
tradotto magistralmente in musica da W. Gluck.<br />
Quanto precede, che collega la realtà spirituale alle onde materiali ed il modello di unificazione<br />
delle forze proposto al Capitolo 1 che ha dimostrato la dipendenza dal numero aureo (i) delle stesse<br />
proprietà del micro- e del macrocosmo, (ii) della costante di struttura fina alla base dell’universo<br />
subnucleare, (iii) della relazione (4) che lega l’energia alle particelle materiali, (iv) di tutte le<br />
espressioni dell’arte ed in particolare della musica, evidenziano, quindi, la genesi unica e comune di<br />
tutta la realtà, ravvisata in un’armonia intrinseca all’universo, intuita nella scienza da Keplero (la<br />
musica delle sfere), nella filosofia da Leibnitz (l’armonia prestabilita), nell’arte che la esprime in<br />
maniera sistematica, unica e persistente, dagli antichi pensatori a cominciare da Pitagora (6° sec.<br />
a.C.) e da tutte le religioni ed in particolare dalle tre monoteistiche.<br />
I miracoli sono, pertanto, sono fenomeni fisici e soprannaturali legati a tale armonia, che la<br />
ragione (la scienza) potrà almeno in parte a spiegare e perciò, al detto di Tertulliano “Credo quia<br />
absurdum” oso sostituire “Credo quia scietur”.<br />
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