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Antonino - Michele - Nardelli

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01. Premessa<br />

Teologia e scienza<br />

<strong>Antonino</strong> Palumbo<br />

Le espressioni del pensiero di ogni tempo, dalla letteratura, alla filosofia, alla poesia, all'arte, alla<br />

religione si sono occupate in modi diversi dell’anima e della sua immortalità, cercando di<br />

configurare l'Eden. Soltanto la scienza, che si occupa di fenomeni e di realtà concrete, ritenendo<br />

questi temi e quest’Ente immaginario estranei alla propria investigazione, si è disinteressato di essi.<br />

Il presente lavoro mira a dimostrare che tale Ente, inteso come ideale, non è estraneo al pensiero<br />

scientifico che investiga il come, ma si pone innanzitutto il quesito del perché, ed in tal senso cerca<br />

il fine ossia l'ideale che governa il fenomenico.<br />

Secondo i moderni filosofi della scienza (Tuckey1977, Popper 2000) il progresso scientifico si<br />

articola in due momenti: ipotesi e verifica, dove il primo contiene in sé i germi del perchè e quindi<br />

del finalismo, ossia dell'ideale.<br />

Tutte le teorie filosofiche e matematiche consistono nella verifica della coerenza delle proprie<br />

argomentazioni con i loro postulati, generalmente numerosi, particolari e contingenti. Il merito di<br />

Galilei e quindi il successo della scienza è quello di aver identificato, nella verifica sperimentale, la<br />

validità stessa dell’unico postulato generale: le leggi della natura, quello che ha governato<br />

l’evoluzione dell’universo, ipotizzando, però, di conoscere tali leggi.<br />

La cultura umanistica ha reso sterile ed astratta la sua indagine, perché in 3000 anni non ha<br />

modificato la qualità della vita dell’uomo, mentre la scienza, in mezzo secolo, fra l'altro, ne ha<br />

aumentato notevolmente la durata e migliorato la qualità.<br />

L'elevato livello del pensiero scientifico, attestato dai continui e prodigiosi risultati supera, nei<br />

fatti, la discriminazione anacronistica galileiana fra cultura umanistica e quella razionale, che hanno<br />

oggi in comune l'ideale, ossia la ricerca del perché. E' bene quindi che la scienza raccolga il<br />

testimone dagli umanisti ed inizi ad occuparsi concretamente di settori culturali un tempo seguiti<br />

vagamente da altre espressioni del pensiero, avendo essa già superato, con l'elettrofisiologia<br />

cerebrale, la psiconeuroimmunologia, la fisica teorica e la meccanica quantistica, il confine che la<br />

separava dalla filosofia.<br />

Virgilio, nel quarto libro delle Georgiche, descrive il comportamento delle api, come quello di<br />

tutti gli animali, il quale è perfettamente uguale a quello dei nostri giorni ed evidenzia, quindi<br />

l'assenza di evoluzione nel regno animale.<br />

Al contrario, in particolare durante gli ultimi 2000 anni, la civiltà è progredita grazie alla (i)<br />

trasmissione dell'informazione da una generazione a quelle successive, (ii) alla capacità di<br />

elaborazione dell'informazione e (iii) alla ricerca e scoperta della finalità del messaggio evolutivo.<br />

Gli stessi fattori presiedono anche allo sviluppo del singolo uomo. Egli è, infatti, mosso (i) dalle<br />

pulsioni del dominio dell'innato insieme a quelle del dominio dell'appreso, (ii) dalla capacità di<br />

elaborazione dell'informazione, la quale causa, a sua volta, l'estensione del dominio dell'appreso a<br />

spese di quello dell'innato e (iii) dall’intuizione di poter porsi un ideale, cioè di chiedersi il perché<br />

dell'evoluzione, che l'aiuta poi nella ricerca del come realizzarla.<br />

Si cercherà qui di dimostrare che lo sviluppo ed il fine dell’uomo (il paradiso) sono la risultante<br />

del coordinamento dei tre fattori: informazione, elaborazione ed ideale.<br />

1


02. L'informazione e la sua trasmissione nel reame dell'inerte.<br />

Nel reame dell'inerte, l'informazione è costituita dall'energia. Un sassolino lasciato cadere<br />

sulla superficie liscia di uno stagno trasferisce al corpo idrico la sua energia cinetica di caduta. Ogni<br />

particella liquida adiacente al sassolino, ricevuta da esso la sollecitazione verticale, si sposta prima<br />

verso il basso accompagnando il sassolino e poi, per il secondo principio della dinamica, verso<br />

l'alto.<br />

Questo moto oscillatorio (smorzato nel tempo) viene trasferito dalla particella liquida a quella<br />

adiacente e così via. Tutte le particelle che circondano il sassolino eseguono la stessa operazione,<br />

sicché si verificherà l'osservata propagazione dell'oscillazione lungo circonferenze concentriche che<br />

si propagano in senso radiale dal punto di caduta verso l'esterno. Un pezzettino di legno che si trovi<br />

ad una determinata distanza da quel punto, investito dalla successione di onde, oscillerà con esse<br />

senza però spostarsi dalla sua posizione. Questo sistema di onde trasporta quindi soltanto energia.<br />

Il contrario avviene in seno ad un corso d'acqua, nel quale il vettore dell'energia è la massa. In<br />

entrambi i casi, l'informazione si identifica con l'energia.<br />

Quanto descritto vale anche per l'energia vibrante trasmessa all'ambiente circostante da una<br />

corda di chitarra, la cui oscillazione si trasferisce alle particelle dell'aria adiacenti ad essa, e da<br />

queste alle altre particelle, in modo che il suono si propaga a distanza.<br />

In natura, la trasmissione dell'informazione (energia) si svolge essenzialmente mediante<br />

vibrazioni, e per questo giova ricordarne le caratteristiche (lunghezza, frequenza ed altezza<br />

dell’onda).<br />

La velocità di un'onda è data dal prodotto della frequenza “υ” per la lunghezza, sicché a parità di<br />

velocità, come nel caso della luce, lunghezza e frequenza variano in funzione inversa: maggiore è la<br />

frequenza (energia), minore è la sua lunghezza. Segue che le onde più pregiate sono quelle più<br />

frequenti e più brevi.<br />

In natura, la frequenza delle onde cresce dalle meccaniche, alle termiche, alle radiazioni del<br />

visibile, dell'ultravioletto, delle onde radio, X, gamma e cosmiche.<br />

Sebbene più intense, le oscillazioni ad alta frequenza sono assorbite dai primi strati del mezzo<br />

attraversato, mentre quelle lunghe si propagano a profondità maggiore.<br />

03. La propagazione dell’informazione nell’inerte<br />

Una sorgente può trasferire all’esterno parte della sua energia, emettendo sia particelle (le<br />

correnti oceaniche, il vento, etc), sia onde (onde oceaniche, e.m. etc,).<br />

Supponiamo che, allineate lungo i raggi di una piattaforma circolare girevole intorno al suo<br />

centro con velocità angolare costante, come quelle delle giostre, siano disposte le canne di<br />

moltissimi fucili, capaci di gittate lunghissime (in assenza di attrito) dalle quali vengano sparati<br />

contemporaneamente dei proiettili.<br />

Immaginiamo ora di seguire il moto di un proiettile all’interno della giostra. La sua velocità di<br />

propagazione “v” e quella angolare di rotazione della giostra “ω”, diversi fra loro, sono però<br />

costanti. Mentre la velocità radiale è costante, quella di rotazione v = rω, normale a quella di<br />

propagazione cresce col tempo, appunto perché r aumenta col tempo. Il primo punto dell’orbita è il<br />

punto zero. Il secondo punto dell’orbita (dopo il tempo t) si può ottenere dall’esame del triangolo<br />

rettangolo:<br />

2


(i) il cui primo cateto è costituito dal segmento che ha per estremi: il punto zero corrispondente al<br />

tempo zero e l’altro all’estremo del segmento s1 = v t, dove v è la velocità radiale di propagazione e<br />

t è il tempo;<br />

(i) l’altro cateto parte in direzione ortogonale dall’estremo di questo primo cateto ed ha una<br />

lunghezza s2 = s1 ω t;<br />

(ii) l’ipotenusa unisce il punto zero all’estremo del segmento s2 dell’altro cateto ed ha<br />

lunghezza s3 = (s1 2 + s2 2 ) 1/2 , dove s3 costituisce il secondo punto dell’orbita.<br />

Il terzo punto dell’orbita, corrispondente ad un tempo successivo uguale a quello precedente, è<br />

ottenibile in maniera del tutto analoga, dal triangolo rettangolo avente un vertice comune a quello<br />

precedente (nel punto estremo di s2), un secondo vertice lungo l’ipotenusa del precedente triangolo<br />

rettangolo allungata del segmento s1, ossia s4 = (s3 + s1) ed il terzo vertice (quello che designa il terzo<br />

punto sull’orbita) è costituito dall’estremità del segmento s4 ω t (il nuovo cateto).<br />

Lo stesso vale per i punti successivi, tutti disposti su di una curva e ottenuti da triangoli<br />

rettangoli simili fra loro costruiti secondo lo schema descritto prima; una curva che è una spirale<br />

logaritmica a forma di vortice.<br />

Una volta lasciata la giostra, i proiettili continueranno la loro corsa lungo la predetta spirale<br />

logaritmica, con una velocità risultante dalla somma di quella di propagazione “v” e di quella<br />

trasversale impressa ai proiettili dalla giostra al momento della loro dipartita dalla stessa, entrambe<br />

diverse fra loro ma costanti nel tempo e, pertanto, il moto sull’orbita avverrà anch’esso a velocità<br />

costante.<br />

L’insieme dei proiettili, sparati contemporaneamente assume quindi una forma circolare in<br />

espansione e rotazione. Possiamo assimilare questi proiettili ai gravitoni (costituenti elementari<br />

della forza di gravità) ed allora l’inviluppo della predetta forma, qui definita “gravitativa”, si<br />

propagherà lungo una spirale logaritmica aurea.<br />

Agli inizi del 1700, i fratelli Bernoulli avevano risolto il problema della “brachistocrona” (dal<br />

greco brachistos=più corto e chronos=tempo) che consisteva nel trovare la curva, identificata nella<br />

spirale logaritmica, lungo la quale una particella soggetta alla forza di gravità passa nel tempo più<br />

breve da un punto all’altro.<br />

Un vortice assume la configurazione spiraliforme, se osservata nel piano e quella di un tornado,<br />

di una conchiglia, etc. se osservata nello spazio.<br />

La forma della spirale è caratterizzata, geometricamente, dai predetti triangoli rettangoli<br />

costruttivi ed in particolare dal rapporto fra un cateto e l’ipotenusa. Fra le varie spirali assume<br />

particolare importanza quella aurea, caratterizzata dal rapporto aureo (0.618….) fra il cateto e<br />

l’ipotenusa, perché essa è autosimile, nel senso che da ogni suo tratto è possibile, per semplice<br />

ingrandimento, ottenere qualsiasi altro tratto della spirale.<br />

Dal punto di vista fisico, la forma della spirale dipende dall’energia potenziale della sorgente<br />

(dei proiettili).<br />

Dal momento che le particelle materiali si addensano nel luogo dei punti caratterizzati dalla<br />

maggiore attrazione gravitazionale, nel dominio spaziale, le forme naturali assumono la<br />

conformazione di vortice, mentre, nel dominio temporale, la loro evoluzione seguirà quella ciclica<br />

(in espansione) del vortice, la cui sezione piana è una spirale.<br />

Si considerino le forme d’onda descritte da due serie di proiettili sparati, come nell’esempio<br />

precedente, con due diverse quantità di polvere, e quindi eiettati con due diverse energie a’ ed a,<br />

con a’< a, l’inviluppo di ciascuna di esse è rappresentato da una spirale. Assunta a come sorgente<br />

di riferimento, sarà:<br />

0 < a’ < a, a’/a < 1 e 0 < a’ < 1.<br />

Assimiliamo ora i proiettili ai gravitoni.<br />

1) se a’ = a l’onda composta assume la forma concentrica di una spirale archimedea (quella di<br />

una corda avvolta dai marinai). Le forme d’onda determinate da questa interazione trovano<br />

3


iscontro in quelle naturali basate su valori prossimi a π = 3.14….., un numero che caratterizza le<br />

forme sferiche e circolari), mentre la loro evoluzione è perfettamente ciclica.<br />

2) se a’ è trascurabile rispetto ad a (come nel caso di una sola sorgente), l’onda composta è<br />

costituita da sfere nello spazio e da circonferenze nel piano, i cui punti si muovono lungo una<br />

spirale logaritmica aurea.<br />

Le forme d’onda determinate da questa composizione trovano riscontro, pertanto, in quelle<br />

naturali basate sul numero aureo φ, un numero irrazionale uguale a 0.618…….<br />

L’evoluzione di queste forme è importante perché corrisponde alla massima interattività,<br />

connessa al valor massimo della differenza fra l’energia potenziale a - a’ uguale ad a, perché a’ = 0.<br />

Per questo motivo, tutti gli impianti elettrici industriali, per ottenere il massimo rendimento,<br />

pongono uno dei poli a terra, corrispondente al potenziale elettrico zero.<br />

3) se a’ non è trascurabile rispetto ad a, la loro composizione genera sempre spirali<br />

logaritmiche anche se non sono auree; le forme d’onda determinate da questa composizione trovano<br />

riscontro in quelle naturali, nelle quali, però, non è distinguibile la dipendenza dal numero aureo.<br />

L’intensità dell’interazione è inferiore a quella precedente basata su φ, perché (per similitudine) la<br />

corrente elettrica è proporzionale alla differenza di potenziale a - a’ che ovviamente è inferiore alla<br />

differenza a – 0.<br />

In tutti i casi l’evoluzione delle forme, nel dominio temporale, è ciclica.<br />

In definitiva, tutte le forme naturali e molte di quelle artistiche sono il risultato della<br />

propagazione di due (o più) sorgenti, l’inviluppo di ciascuna delle quali è di tipo sferoidale,<br />

rappresentato, nel piano, da una spirale archimedea, basata su valori prossimi a π, oppure<br />

rappresentato da una spirale logaritmica, talora aurea ed il più delle volte non aurea.<br />

Le predette forme sono quindi marcate da segni che manifestano in maniera non distinguibile sia<br />

il carattere di φ, sia quello di π, ed altre, ovviamente meno numerose, caratterizzate soltanto da φ<br />

oppure solo da π.<br />

Dal momento che arccos φ = arccos 0.618 = 0.29 π, ossia che φ e π sono legate da una<br />

relazione semplice, segue che tutte le forme dell’universo e le loro evoluzioni sono caratterizzate<br />

direttamente o indirettamente dal numero aureo, che rappresenta quindi l’orma impressa dal<br />

Creatore dell’Universo, ossia lo strumento mediante il quale lo ha creato.<br />

Infatti, avremo che:<br />

arccos(0.6180339) = 0.904557007 e che 0.287929437 * 3.141592654 = 0.904557007, quindi:<br />

( ) 0.<br />

91<br />

arccos φ ≅ ; 0. 29 × 3.<br />

141592654 ≅ 0.<br />

91 ⇒ arccos ( φ) = 0.<br />

29π<br />

. (1)<br />

Notiamo, inoltre, che il numero 29 è un “primo naturale”, quindi della forma 6 n ± 1 , con n = 5<br />

(avremo infatti: 6 × 5 −1<br />

= 29 ), dove 5 è un numero di Fibonacci. Ma anche il numero 0.287929437<br />

è connesso alle potenze di Φ inerenti il sistema musicale aureo. Infatti abbiamo:<br />

−23<br />

/ 7 −36<br />

/ 7<br />

( Φ)<br />

+ ( Φ)<br />

= 0.<br />

205743595 + 0.<br />

084179515 = 0.<br />

28992311 ≅ 0.<br />

287929437<br />

Le opere d’arte e quelle della natura che evidenziano in maniera chiara il loro legame col numero<br />

aureo, dipendenti dall’interazione fra una sorgente infinita ed una infinitesima, sono le più<br />

espressivo e caratterizzano le funzioni e le tappe fondamentali dell’evoluzione, come la nascita<br />

della vita, generata dall’interazione fra la sorgente infinita del Sole e quella infinitesima<br />

dell’oscillazione di una macromolecola ed il suo sviluppo determinato dalla funzione clorofilliana,<br />

ancora legata alla stessa interazione, dalla quale è nata la maggiore catastrofe planetaria con la<br />

4<br />

. (2)


comparsa dell’ossigeno dell’aria. L’evoluzione procede poi mediante processi ciclici successivi,<br />

spesso culminanti in catastrofi, e caratterizzati da energia sempre più pregiata.<br />

04. L'interazione fra le onde, le particelle ed i sistemi del reame dell'inerte<br />

Le onde del mare vivo presenti su di una superficie oceanica sono caratterizzate da un ampio<br />

spettro di frequenze, direzioni di propagazione ed ampiezze. Esse si scontrano ossia interferiscono<br />

fra di loro, (tanto da rendere difficilissima la navigazione) elidendosi in parte fra loro. Questo<br />

dominio è un dominio di incoerenza.<br />

Al contrario, le onde che si propagano in un mezzo senza interferire fra loro costituiscono un<br />

dominio di coerenza. L'enorme intensità dei raggi laser è il risultato della messa in fase di onde,<br />

ossia di renderle coerenti.<br />

Se riuscissimo ad agire in maniera analoga sull'acqua in ebollizione in una pentola, ponendo in<br />

fase il moto turbolento dell'acqua, trasformando quindi quel dominio incoerente in uno coerente,<br />

potremmo disporre e sfruttare un'energia enorme.<br />

La risultante dell'incontro fra due onde della stessa frequenza e in concordanza di fase è un'onda,<br />

detta risonante, caratterizzata da un'ampiezza (energia) notevole, teoricamente infinita in assenza di<br />

attrito. In questo incontro, le onde si scambiano tutta la loro energia. Nel caso di interferenze<br />

diverse da quella risonante lo scambio di energia è parziale e le singole onde sopravvivono, almeno<br />

in parte al loro incontro.<br />

Dal momento che i sistemi naturali tendono verso il livello di energia minima, ossia<br />

all'annullamento della propria energia, il miglior modo di trasferire tutta l'energia di un sistema<br />

onda con una data frequenza è quella di trasferirla ad un'altra onda della stessa frequenza, che<br />

risuonando con essa l'assorbe tutta.<br />

Una particella investita da un'onda, la cui lunghezza è coerente con la dimensione della<br />

particella, trasmette, ossia diffonde l'oscillazione dell'onda in tutte le direzioni. Questo fenomeno è<br />

osservabile nel cielo, dove le molecole di ossigeno e di azoto, che hanno dimensione coerente con la<br />

lunghezza della radiazione dell'azzurro, corrispondente al massimo dello spettro emissivo solare,<br />

diffondono la radiazione azzurra solare colorando il cielo di questa tinta. La diffusione varia in<br />

funzione inversa della quarta potenza della lunghezza d'onda, sicché le onde più brevi (pregiate)<br />

sono quelle che vengono maggiormente diffuse.<br />

In natura, le interazioni si verificano fra sistemi non sempre semplici ed elementari, le cui<br />

dinamiche sono caratterizzate dal ricorrere (i) di eventi eccezionali, più o meno rari, e (ii) di<br />

fenomeni di piccola intensità, ma più frequenti, indispensabili alla sopravvivenza dei sistemi.<br />

Nell’organizzazione di un sistema naturale, i frequenti eventi di lieve intensità svolgono un<br />

ruolo di autoregolazione della stabilità, alterata dagli eventi intensi, di breve durata, ma di bassa<br />

frequenza. Altrettanto fondamentale è la distribuzione, solo apparentemente random, degli eventi<br />

più intensi e catastrofici.<br />

Caoticità, complessità e catastrofi, caratteristiche tipiche dei sistemi naturali, sono indici di<br />

dinamicità e quindi di vitalità di un sistema. Senza le catastrofi, generate dalla complessità e dalla<br />

caoticità dell’informazione, l’universo non si sarebbe evoluto.<br />

05. Le entità fondamentali dell’universo secondo la teoria delle stringhe<br />

Dal momento che l’energia è proporzionale alla frequenza, segue che le piccole strutture<br />

atomiche e subatomiche, caratterizzate da una maggiore densità hanno, una frequenza di<br />

oscillazione più elevata. Le interazioni fra energie pregiatissime vanno ricercate quindi nelle masse<br />

5


e nelle lunghezze d’onda estremamente piccole, corrispondenti a vibrazioni esterne alla lunghezza<br />

dei raggi cosmici inferiore a 10 -16 m, frequenza superiore a 10 24 Hz ed energia superiore a 10 10 eV.<br />

Per indagare su entità di grandezza ancora più esigue di quelle conosciute ci si deve riferire alla<br />

teoria delle stringhe (Greene 2003, Palumbo 2006a), della quale si ritiene utile, ma non<br />

indispensabile, qui fornire un breve cenno per facilitare il lettore a seguire la presente esposizione.<br />

Concordemente a quanto precede, entità elementari addirittura più piccole dei fotoni e dotate di<br />

frequenze di oscillazione superiori a quelle dei raggi cosmici, non possono immaginarsi o<br />

identificarsi in particelle, bensì in enti vibranti.<br />

Secondo la teoria delle stringhe, appunto, le entità fondamentali non sono particelle puntiformi,<br />

ma assomigliano a “stringhe”, cioè a minuscole corde vibranti di una sola dimensione.<br />

Queste entità vibranti e le particelle elementari esistenti in natura sono legate dalla relazione di<br />

Einstein fra massa ed energia, la quale spiegherebbe la genesi delle particelle dalle stringhe<br />

(Palumbo 2006a).<br />

Le stringhe sono libere di vibrare, proprio come le corde di un violino, e, dalle “note” emesse,<br />

derivano tutte le varie particelle che costituiscono il nostro universo. Una qualsiasi particella<br />

elementare non sarebbe altro che un particolare stato vibratorio di una stringa la quale, osservata da<br />

una certa distanza, si presenta come un minuscolo corpuscolo puntiforme.<br />

In definitiva, secondo la teoria delle stringhe, l’universo sarebbe costituito da stringhe<br />

microscopiche, i cui modi di vibrazione sarebbero all’origine delle masse e delle cariche delle<br />

particelle elementari.<br />

Brian Greene (2003) espone, in maniera estremamente comprensiva ed esaustiva il percorso<br />

della fisica negli ultimi decenni, soffermandosi sulla teoria delle stringhe, sulle dimensioni nascoste<br />

dell’universo, sulla supersimmetria e sulla M-teoria (dove M sta per Mother), ma non si affaccia<br />

sulla struttura dell’organismo umano, la cui fisiologia potrebbe essere interpretata con gli stessi<br />

strumenti mediante i quali la teoria delle stringhe, superato il modello standard incapace di<br />

includere la gravità e di spiegare i dettagli della sua costruzione, ha fornito un enorme contributo<br />

alla formulazione alla teoria dell’unificazione delle forze.<br />

Secondo la teoria delle stringhe, le masse e le cariche delle particelle sono il risultato delle<br />

vibrazioni delle stringhe. Se riuscissimo a “far suonare” una stringa, per esempio pizzicandola,<br />

saremmo in grado di osservare la corrispondenza fra le note delle stringhe, le 19 particelle del<br />

modello standard e le loro proprietà.<br />

Le corde del mondo macroscopico possono presentare vari livelli di tensione: le molle elastiche<br />

dei nostri indumenti, ad esempio, sono molto meno tese rispetto alle corde di un violino, e queste, a<br />

loro volta, sono meno tese ancora delle corde metalliche di un pianoforte.<br />

Se si riuscisse a pizzicare una stringa, potremmo calcolare la resistenza che la corda oppone e<br />

quindi determinare la sua tensione, proprio come si procede per le corde macroscopiche, cosa<br />

praticamente impossibile, per cui Scherck e Schwarz (1974), seguendo un metodo indiretto<br />

scoprirono che uno dei modi di vibrazione della stringa rappresentava il gravitone (l’unità<br />

elementare della forza di gravità). Essi riuscirono poi anche a calcolarne la tensione fondamentale<br />

risultata pari a mille miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di tonnellate: la cosiddetta tensione dì<br />

Planck, evidenziando che le stringhe microscopiche sono enormemente rigide rispetto alle corde<br />

elastiche vibranti, implicando importanti conseguenze.<br />

In primo luogo, mentre le corde di un violino o di un pianoforte sono fisse a due estremi, nulla<br />

riesce a tener “ferma” una stringa fondamentale. La straordinaria tensione implica che la stringa si<br />

contrae indisturbata fino ad assumere dimensioni minuscole, il cui ordine di grandezza calcolato è<br />

risultato pari alla lunghezza di Planck: 10 -33 cm (un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di<br />

miliardesimo di centimetro).<br />

Da E = 10 42 = h υ, (dove h è la costante di Planck) segue che la frequenza υ = 10 76 Hz. Ancora,<br />

dalla dimensione di una stringa = 10 -35 m e quindi dal volume V = 10 -105 m 3 , e posto m = ρ V, dove<br />

6


ρ è la densità, dalla E = mc 2 , si ottiene ρ = 10 130 Kg/m 3 , 10 80 volte maggiore della densità del<br />

fotone.<br />

La tensione di una stringa implica un’energia vibrante estremamente elevata. Per meglio<br />

comprendere ciò, basta pensare allo sforzo minore che si compie per pizzicare una corda di violino,<br />

rispetto a quello necessario per far vibrare una corda di pianoforte, che è molto più tesa. Segue che,<br />

due stringhe con diverse tensioni che vibrano esattamente nello stesso modo, cioè che emettono la<br />

stessa nota, avranno energie diverse: quella più tesa sarà maggiore di quella meno tesa, proprio<br />

perché ha richiesto un maggior lavoro per esser messa in oscillazione<br />

Questo mostra che l’energia di una stringa dipende da tre fattori: il suo modo di vibrazione (la<br />

frequenza), la sua tensione e l’ampiezza dell’oscillazione, tutte proporzionali all’energia.<br />

Si potrebbe immaginare che, diminuendo sempre più l’intensità della vibrazione, cioè l’ampiezza<br />

dell’onda e la sua frequenza (il numero di picchi e dei ventri), l’energia immagazzinata in una<br />

stringa possa tendere a zero. Ciò non è, però, compatibile con la meccanica quantistica. Come tutte<br />

le onde, anche queste devono essere costituite di unità discrete. Al pari delle monete, l’energia di<br />

una stringa vibrante è un multiplo intero di un “pacchetto minimo”. In particolare, l’unità minima di<br />

energia, in questo caso, è proporzionale alla tensione della stringa (e anche al numero di picchi e<br />

ventri del modo di vibrazione), mentre il multiplo intero è determinato dall’ampiezza.<br />

Le note della tastiera di un pianoforte emettono dei suoni la cui energia cresce con la loro<br />

frequenza, ossia partendo dai bassi verso gli alti. Quando pigiamo il tasto del pianoforte del “la”<br />

naturale, costituito dalla frequenza fissa di 440 Hz la nota emessa ha un’energia 1 di 10 -13 eV., ma la<br />

forza con la quale spingiamo il tasto, ne fa aumentare l’ampiezza e quindi determina un aumento<br />

dell’energia del suono del “la”.<br />

Poiché le quantità minime di energia sono proporzionali alla tensione, e poiché quest’ultima<br />

nelle stringhe è gigantesca, altrettanto enormi saranno le energie coinvolte, perlomeno rispetto alla<br />

scala consueta dei fenomeni macroscopici.<br />

Per avere un’idea dell’ordine di grandezza dell’unità di base dell’energia di Planck basta<br />

convertirla in massa, usando la solita relazione E = mc 2 , che conduce ad un risultato nell’ordine di<br />

dieci miliardi di miliardi (10 19 ) di masse protoniche, pari dunque a 10 -8 kg. Questa massa<br />

gigantesca, rispetto agli standard della fisica delle particelle elementari, è nota come massa di<br />

Planck, ed è più o meno uguale a quella di un granello di polvere o di un milione di batteri.<br />

Quindi, la massa equivalente tipica di una stringa in vibrazione è un multiplo intero della massa<br />

di Planck, così come la scala dell’energia è quella di Planck.<br />

06. L’elaborazione dell’informazione nel reame dell’inerte (il secondo principio di<br />

Kirchooff)<br />

L'interazione fra le informazioni derivanti da sorgenti diverse è la prima forma di elaborazione<br />

dei segnali, il cui successo dipende dalla “capacità” dei sistemi interagenti a ricevere il segnale, che<br />

poi elaboreranno. Questo corrisponde al secondo principio di Kirchooff, secondo il quale una<br />

struttura oscillante è in grado di emettere (elabora) onde aventi una frequenza pari a quella che è in<br />

grado di ricevere; un principio quindi che è alla base anche dei fenomeni di risonanza e di<br />

diffusione ricordati prima.<br />

Ogni sistema è caratterizzato da un proprio spettro di frequenze (energia), ossia dalla capacità<br />

di esprimere e di interagire con informazioni aventi più o meno lo stesso spettro di frequenze<br />

(energia). Una piccola imbarcazione lunga, per esempio, due metri se viene investita in pieno<br />

oceano da un'onda oceanica lunga 200 metri ed alta 2 metri non si accorge del suo passaggio, ossia<br />

1 I simboli Hz ed eV rappresentano rispettivamente la frequenza (Hz:: numero di oscillazioni per secondo) e<br />

l’energia eV: elettron Volt).<br />

7


non interferisce con essa. Al contrario, se essa è investita da un'onda lunga 2 metri ed alta due metri<br />

si capovolge, ossia ha interferito con essa nella misura massima possibile. Il fastidioso effetto di<br />

beccheggio e di rollìo provato su di una portaerei, investita da quella stessa onda oceanica<br />

inavvertita dalla piccola barca, è il segno dell’interazione fra l’onda e la portaerei. L’interattività fra<br />

due onde è quindi legata al loro sincronismo, mentre quella fra un’onda ed una struttura oscillante<br />

dipende dalla coerenza dimensionale fra la lunghezza dell’onda e la dimensione della struttura da<br />

essa investita.<br />

07. Le interazioni nel reame del vivente<br />

A livello molecolare, lo scambio di informazioni è di tipo cinetico e limitato a quello delle<br />

poche reazioni chimiche. Le stesse reazioni che presiedono alla digestione degli alimenti sono<br />

esoterme e forniscono all'organismo le calorie vitali indispensabili alla sua sopravvivenza. Per<br />

quanto precede,<br />

ciò si verifica perché il sistema “organismo animale” è predisposto ad interagire con le onde (in<br />

questo caso termiche) della sorgente alimentare.<br />

Le cellule scambiano, invece, parti integranti di se stesse, insieme ai caratteri genetici. Si tratta<br />

di scambi, dal punto di vista cinetico estremamente esigui, ma invece molto efficaci per il pregio<br />

dell’informazione scambiata, legato (i) all'esteso dominio spettrale delle frequenze che<br />

caratterizzano il sistema “cellula”, regolato non soltanto dall'interazione termica e gravitazionale,<br />

ma anche da quella elettromagnetica e (ii) soprattutto dalla loro similarità e coerenza dimensionale,<br />

ossia dalla loro mutua predisposizione all'interazione.<br />

Sebbene pregiato, lo scambio attraverso le membrane è condizionato dalla loro contiguità.<br />

Nel regno vegetale, lo scambio fra sistemi diversi, come quello fra due essenze arboree, avviene<br />

a distanza ravvicinata.<br />

Un salto nell’intensità dell’interscambio si ha nel regno animale, dove quello interno avviene<br />

attraverso i moltissimi neuroni e linfociti e quello esterno è favorito dalla loro mobilità.<br />

L’interazione interna si realizza mediante la trasmissione dell’informazione da un punto all’altro<br />

dell’organismo, la quale avviene attraverso le cellule fisse neuroniche (neuroni), che provvedono a<br />

trasmettere il segnale e.m., ed i linfociti, cellule che viaggiano nel torrente ematico, ove scambiano<br />

l’informazione.<br />

L’elevato numero di queste cellule (vettori dell’energia) e la loro velocità forniscono un’idea<br />

del loro dinamismo. Basti pensare al numero delle cellule neuronali che nell’uomo è dell’ordine<br />

delle centinaia di miliardi. Il numero dei linfociti, legato al volume, nei mammiferi varia da 27.050<br />

nei topi a 204.800 nei cani a 420.000 nei cavalli a 608.000 nell’uomo. Alla posizione eretta<br />

dell’uomo, rispetto a quella longitudinale degli animali corrisponde poi una potenza energetica<br />

notevolmente diversa. Ammesso che l’attrito del flusso sanguigno sia uguale nell’uomo e negli<br />

animali e posto uguale a 10 kg, 1 secondo ed 1 metro, rispettivamente la massa sanguigna “m”, la<br />

frequenza cardiaca “υ” ed il percorso verticale “l” del sangue la potenza, è nell’uomo W = m g l υ<br />

= 100, mentre negli animali essa è prossima a zero, perché tale è la dimensione verticale “l”.<br />

L’interazione fra un mammifero e l’altro è legata alla soddisfazione dei due principi<br />

fondamentali della biologia della conservazione dell’individuo e della specie. La vibrazione di una<br />

molecola, trasportata dall’aria, può, per esempio, eccitare le papille olfattive o gustative di un<br />

mammifero le quali trasmettono poi il segnale al cervello, che mette in moto le pulsioni atte alla<br />

soddisfazione dei predetti principi vitali.<br />

Nel regno animale lo scambio di informazione avviene nel range dello spettro di frequenze<br />

comprese fra l’infrarosso e le onde e.m.<br />

8


08. Le interazioni intellettive nel reame del pensante<br />

Nell’uomo, lo scambio di informazione interno è più intenso rispetto agli animali a causa del<br />

maggior numero dei neuroni e dei linfociti, mentre quello esterno, oltre ad essere regolato dai due<br />

principi fondamentali della biologia comuni agli animali, è agevolato dal maggior numero di gradi<br />

di libertà e dal dinamismo connesso alla criticità auto-organizzata che governano il sistema “uomo”<br />

(Palumbo 2006).<br />

La dovizia di energia (l’accennata potenza meccanica), l’elevata capacità di trasmissione<br />

dell’informazione (il consistente numero di neuroni e di linfociti), ed il notevole patrimonio<br />

genetico acquisito nella fase embrionale durante la quale il feto percorse tutte le fasi<br />

dell’evoluzione, e ne trasferì i caratteri alla memoria cerebrale, spingono l’uomo ad interazioni<br />

diverse da quelle sollecitate dai principi della biologia.<br />

Sin dai tempi dei Sumeri, gli uomini continuano a rivolgere la loro attenzione alla sfera celeste<br />

scoprendovi configurazioni geometriche, ossia segnali appartenenti allo spettro del visibile, i quali,<br />

attraverso il senso della vista sono trasmessi al cervello che mette in moto pulsioni intellettive di<br />

compiacimento. Quei segnali esterni, infatti, ridestano dalla memoria genetica, per risonanza, i<br />

caratteri dell’ordine, dell’armonia e della bellezza ivi impresse durante la fase embrionale. Il<br />

cervello riconosce allora quei segnali come propri, in quanto appartenenti alla sua memoria e se ne<br />

compiace, perché realizza, nel trasferimento al segnale interno, gran parte della sua ansia di<br />

conquista di quei caratteri, raggiungendo così la condizione di energia minima.<br />

Mentre il riconoscimento di sollecitazioni miranti alla soddisfazione dei principi della biologia<br />

mette in moto pulsioni biologiche che poi attuano la sua realizzazione, il riconoscimento della<br />

configurazione geometrica eccita reazioni intellettuali (curiosità) volte soltanto all’approfondimento<br />

della conoscenza del segnale.<br />

Nel primo caso, l’interazione avviene fra i segnali esterni e quelli appartenenti al dominio<br />

dell’innato della memoria cerebrale, nel secondo caso fra i segnali esterni e quelli del dominio<br />

dell’appreso (del quale fanno parte anche le informazioni genetiche apprese dal feto dalle<br />

generazioni precedenti).<br />

Lo spettro di frequenze delle onde caratteristiche dell’interazione intellettuale vanno dal<br />

visibile alle radiazioni cosmiche (Palumbo 2006a).<br />

L’interazione intellettuale determinò, in sequenza, la comunicazione gestuale, verbale e<br />

telematica: da quella primitiva dei segnali dei fumi degli Indiani d’America, alla recitazione<br />

mnemonica dei principi fondanti delle civiltà (la Bibbia, i poemi orfici ed omerici, i ritmi delle<br />

danze degli aborigeni, il canto degli indiani d’America, ecc.), alla scrittura, alla telegrafia, alla<br />

telefonia, alla radio, alla TV ad Internet. La crescita della civiltà è oggi agevolata dall’informatica la<br />

quale, però, deve trasmettere non soltanto quegli stimoli volti alla soddisfazione edonistica e quindi<br />

al benessere, ma essenzialmente il patrimonio genetico ed evolutivo della cultura del passato, oggi<br />

purtroppo non valorizzato.<br />

L’informatica è ancora agli albori della sua evoluzione e già fornisce un concreto aiuto in tutti<br />

i settori disciplinari. L’uomo di domani, mallevato dalla tecnologia dai bisogni reali e contingenti<br />

legati ai principi della biologia, sarà libero di interagire con le eccitazioni che stimolano l’ansia<br />

della conoscenza.<br />

09. Le interazioni secondo la filosofia, la scienza ed il modello proposto<br />

Lo stesso processo cerebrale causato dall’osservazione delle configurazioni geometriche della<br />

sfera celeste è attivato dalle vibrazioni acustiche del canto di un uccello, o dal mormorio di una<br />

cascata, per non parlare delle forme dell’arte, di fronte alle quali un animale resta indifferente, vale<br />

a dire non interagisce.<br />

9


L’interazione intellettiva indusse Pitagora a cercare prima e scoprire dopo il nesso numerico fra<br />

la lunghezza della corda della lira da lui pizzicata e la frequenza della nota emessa dalla corda.<br />

Sebbene quella scoperta implicò quella pitagorica più generale (intellettiva) dell’universalità del<br />

numero, che da allora divenne l’essenza della realtà, essa non soddisfece il primo matematico,<br />

filosofo e musicista della storia, che cercava anche un’interpretazione intellettiva della commozione<br />

che egli provava nell’ascolto della musica. A causa di ciò, la leggenda vuole che egli si rifugiasse<br />

nelle grotte del Crotonese, dove impazzì, numerando e cantando.<br />

Matematica, musica e canto informano pure la vita della natura, la cui evoluzione segue modelli<br />

intellettivi che la matematica (teoria dei numeri) riesce a simulare ed un’armonia reale, intuita nella<br />

scienza da Keplero (la musica delle sfere) nella filosofia da Leibnitz (l’armonia prestabilita) e dagli<br />

antichi pensatori a partire da Pitagora (6° sec. a. C.) che desta commozioni concrete, paragonabili a<br />

quelle musicali, ma che l’intelletto non spiega.<br />

Lo stesso turbamento è stato provato da moltissimi artisti finiti pazzi o suicidi e dallo stesso<br />

Immanuel Kant di fronte “alla cosa in sé che esiste, ma mi sfugge” oppure al cospetto del “cielo<br />

stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”.<br />

Prima di commentare questi tre concetti, conviene soffermarsi sull’evoluzione storica del<br />

noumeno: una parola derivata dal greco, che significa concepito dall’intelletto e che Kant eredita da<br />

Platone e traduce nell’espressione la cosa in sé (Ding an sich).<br />

Nel mondo e nel linguaggio aramaico conoscere significava possedere, esprimeva cioè il<br />

prodotto della completa interazione sensibile ed intellettiva fra il soggetto e l’oggetto.<br />

Per Platone, noumeno significa ciò che è pensato o pensabile dal puro intelletto (le Idee)<br />

indipendentemente dall’esperienza sensibile e per questo può anche non appartenere alla realtà.<br />

L’idea dell’amore, per esempio, partorita dall’intelletto, esiste in sé indipendentemente dalla mia<br />

sensazione dell’amore; l’io ha partorito l’Idea dell’amore, ma non interagisce intellettivamente con<br />

essa.<br />

Kant, invece, definisce il noumeno: l’essenza pensabile inconoscibile della realtà in sé, ma, al<br />

contrario di Platone, la immagina appartenente alla realtà. Egli concorda, in ogni caso con Platone<br />

nella negazione dell’interazione (intellettiva) con essa.<br />

Al contrario del noumeno, per Kant il fenomeno appartiene alla realtà ed all’esperienza<br />

sensibile cioè è il prodotto dell’interazione fra la realtà e la mia esperienza. Il fenomeno diventa<br />

anche prodotto dell’intelletto quando esso lo riconosce ed in questo senso il noumeno costituisce il<br />

fondamento, il substrato del fenomeno.<br />

Per esempio, la pioggia è un fenomeno reale che interagisce con la mia esperienza.<br />

L’interazione diviene intellettiva (sovra-sensibile) nel momento in cui l’intelletto ha scoperto il<br />

come avviene il fenomeno ed in questo caso esso ha interagito col fenomeno pioggia, formulando<br />

un modello matematico genetico e strutturale del fenomeno (il noumeno) che costituisce soltanto il<br />

suo substrato conoscitivo, ma non la sua conoscenza, in quanto non sappiamo il perché esso<br />

avvenga. Il noumeno, inteso come ciò che pensiamo esistente, ma non<br />

conosciamo, si pone come limite della conoscenza umana (intellettiva). Kant lo definisce come<br />

sovra-sensibile, incondizionato, posto fuori dell’esperienza, soltanto oggetto diretto e immediato di<br />

una possibile intuizione intellettuale. Escluso dal campo della conoscenza, il noumeno si<br />

rivelerebbe alla ragion pratica o coscienza morale, più tardi individuato da Schopenhauer come<br />

substrato del nostro essere fenomenico che si rivela alla nostra auto-consapevolezza come volontà.<br />

Più recentemente M. Heidegger definisce la cosa: l’elemento dell’esistenza umana in quanto<br />

essere interagente nel mondo, nel mondo-ambiente come insieme di cose.<br />

Si può notare come la filosofia esprimendo in termini poco chiari il concetto di interazione<br />

sovra-intellettiva ne ricerchi ancora una definizione.<br />

10


La meccanica quantistica identifica il fenomeno con la capacità del soggetto di osservarlo.<br />

Esso esisterebbe soltanto in quanto è osservato precisamente in termini intellettivi. Qui la fisica<br />

riconosce il più elevato nesso interattivo fra il soggetto e la realtà, avvicinandosi al concetto<br />

aramaico.<br />

Negli ultimi tempi, l’elettrofisiologia cerebrale sta cercando e già sperimenta gli effetti delle<br />

onde elettromagnetiche emesse dal moto accelerato degli ioni nelle terminazioni sinaptiche sugli<br />

stati d’animo delle persone, mentre altri esperimenti evidenziano l’azione benefica del campo<br />

elettrico atmosferico, di quello geomagnetico e delle composizioni musicali sulla salute (Palumbo<br />

2006) e Palumbo (2006b) ha mostrato l’elevata significatività statistica nella correlazione fra la<br />

densità delle radiazioni cosmiche e la nascita di persone geniali.<br />

La tappa più recente di questo processo storico è fornita dal modello fisico qui proposto, il<br />

quale si collega ai tre concetti kantiani ricordati prima sui quali conviene soffermarsi ancora.<br />

La prima affermazione (la cosa in sé…) denuncia l’incapacità del soggetto di conoscere perfino<br />

la cosa in sé, mediante l’interazione intellettiva, la quale prelude alla seconda sconfitta (il cielo<br />

stellato…). Se non si riesce a conoscere la cosa in sé, è difficile sperare di spiegare, infatti, la<br />

commozione reale derivante dal messaggio dell’immensità spaziale e temporale del cielo stellato<br />

sopra di me (il vuoto), che trascende perfino le categorie aprioristiche del soggetto di spazio e<br />

tempo e le debolissime vibrazioni intellettive dell’ io.<br />

Secondo il modello fisico proposto, la commozione sfugge all’interazione intellettiva in quanto<br />

(i) espressione della più intensa interazione possibile in natura: quella basata sul numero aureo φ<br />

(cfr. par. “la propagazione dell’informazione nell’inerte”), che collega l’energia potenziale infinita a<br />

del cielo stellato con quella infinitesima a’ dell’io, la quale, per analogia con l’elettricità, si può<br />

paragonare al potenziale zero della Terra e (ii) la fisica non spiega e perciò non si pone il problema<br />

del perché di molti fenomeni come la gravitazione universale, le leggi di Keplero e la forza<br />

centrifuga.<br />

Infinito ed infinitesimo sono due termini estranei al pensiero scientifico (ed aristotelico) che si<br />

occupa, invece, di fenomeni reali e di grandezze discrete derivanti da interazioni intellettive e le<br />

traduce in termini matematici.<br />

In attesa che l’elettrofisiologia cerebrale non dimostri definitivamente (e non è lontana dal<br />

risultato) che le emozioni, appartenenti alla sfera della spiritualità dell’uomo, sono spiegabili in<br />

termini scientifici, ossia di interazione intellettiva, noi introduciamo il concetto di interazione sovraintellettiva<br />

per spiegare l’interazione fra due entità concrete: la sorgente esterna eccitatrice e la<br />

commozione, una risposta reale del cervello, con ciò seguendo la fisica, la quale, incapace di<br />

spiegare l’inapplicabilità della relazione gravitazionale newtoniana all’universo atomico introdusse<br />

altri tipi di forze e di interazioni (elettromagnetiche, nucleare debole e nucleare forte), in attesa di<br />

pervenire poi ad una loro unificazione, proposta dal presente modello. La scienza potrà spiegare<br />

alcuni nessi di azione e reazione, ma non sarà mai in grado di fabbricare un robot dotato di<br />

creatività.<br />

Il Filosofo paragona ancora la commozione derivante dall’interazione fra il cielo stellato sopra<br />

di me con quella derivante dalla legge morale dentro di me. La legge morale è un prodotto<br />

dell’intelletto, dell’io trascendentale, il cui pregio appartiene sempre all’io pensante ed è per questo<br />

finito.<br />

E’ nobilissimo il comportamento etico del Filosofo, il quale non compie un’azione dettata da<br />

stimoli biologici per timore di una punizione, ma perché essa è contro la legge morale. Il moralista,<br />

infatti, trae dal suo comportamento una soddisfazione derivante dal superamento degli stimoli<br />

biologici da parte di quelli etici di pregio intellettivo elevato: un’interazione fra una sorgente di<br />

intensità (etica) notevole e l’altra biologica più debole.<br />

Si può ancora paragonare la soddisfazione alla corrente elettrica che fluisce lungo un<br />

conduttore ai cui estremi sono applicate due sorgenti a potenziale a ed a’. Nel primo caso (il cielo<br />

stellato e l’io pensante al quale sfugge la cosa in sé) le due sorgenti sono a (l’immensità infinita del<br />

cielo stellato) e zero, perché appartenente all’intelletto (gnoseologico). In questo caso, (a’) è<br />

11


infinitesima, ossia è nulla rispetto ad a e quindi la corrente ha un’intensità proporzionale a (a – 0).<br />

Nel secondo caso, a (la tensione della legge morale, peraltro inferiore a quella destata dal cielo<br />

stellato) ed a’ (gli stimoli biologici) sono diversi da zero, e quindi l’intensità della corrente,<br />

proporzionale ad (a - a’) è inferiore a quella del primo caso, proporzionale ad (a – 0).<br />

La tensione del moralista laico è notevole, perché egli deve continuamente superare le<br />

sollecitazioni del suo io biologico, cosa che richiede un eroismo non sempre vincente, anche perché,<br />

come ha dimostrato S. Tommaso, presso il tribunale della propria coscienza ciascuno presto o tardi<br />

viene assolto.<br />

10. L’interazione sovra-intellettiva<br />

Il cervello ama, predilige e quindi gode nel ricevere un messaggio che esso stesso produce,<br />

oppure ridesta dalla memoria cerebrale. La commozione è la reazione cerebrale più intensa, ossia<br />

quella che causa la gioia più profonda e per questo motivo essa può identificarsi nell’emersione<br />

dalla memoria cerebrale di quei segnali di armonia dell’universo, manifestamente presenti nel<br />

vuoto, che è all’origine del pieno e che furono impressi nella memoria genetica del feto.<br />

Il vuoto è lo specchio concreto della realtà, nel quale risiedono le immagini delle Idee<br />

iperuranie di Platone: Bellezza, armonia, perfezione, ordine, energia, etc, con le quali l’uomo<br />

interagisce effettivamente. Tale Ente reale differisce sostanzialmente dal concetto finalistico,<br />

aprioristico e metafisico immaginato nel giudizio teleologico da Kant (di fronte al quale l’uomo è<br />

passivo), secondo il quale “l’uomo, per la natura delle facoltà conoscitive, deve ammettere che nel<br />

mondo fenomenico esista una causa suprema che agisce secondo dei fini: solo in questo modo, può<br />

farsi un concetto delle possibilità di questo mondo”. Il concetto di fine “non è dimostrabile per<br />

esperienza, ma noi non possiamo pensare in altro modo e capire la finalità se non perché ce la<br />

presentiamo insieme con il mondo come prodotto di una causa intelligente, ossia di Dio”.<br />

Di fronte a questo reame vero ed esistente in sé, ma sfuggente all’intelletto nasce l’indefinibile<br />

commozione: il risultato di un’interazione reale per la concretezza dei tre fattori: la commozione<br />

sentita, il reame del vuoto fisico e l’intelletto umano che esiste in quanto pensa.<br />

L’interazione biologica fra l’uomo e l’ambiente, la meno pregiata e comune ai regni animale e<br />

vegetale, consiste di scambi biunivoci. L’uomo riceve le risorse e gli stimoli esterni dall’ambiente e<br />

ricambia fornendo all’ambiente la sua sopravvivenza e la propria eredità.<br />

Attraverso l’interazione intellettiva, più pregiata della precedente, l’uomo riceve ed elabora le<br />

informazioni esterne e fornisce in cambio prodotti tecnologici che potenziano il sistema uomo e<br />

quello “umanità” che arricchiscono l’ambiente di generazioni più numerose, più longeve e più<br />

evolute.<br />

L’interazione sovra-intellettiva sembrerebbe sterile in quanto la natura è indifferente alle opere<br />

filosofiche ed in particolare a quelle artistiche, che hanno elevato di poco, durante millenni, il<br />

livello dell’uomo e quello della civiltà.<br />

Gli enti di questa interazione ed i canali attraverso i quali essa si verifica, pur essendo reali,<br />

sfuggono all’intelletto perché probabilmente appartengono ad un range di energia e quindi di onde<br />

ancora più pregiata di quella conosciuta (che è meno del 5%).<br />

Palumbo (2006b) ha accertato la significativa correlazione fra la densità della radiazione<br />

cosmica entrante sulla Terra ed il contemporaneo numero delle nascite di persone geniali, un dato<br />

statistico che rivelerebbe l’effetto di un’implicita interazione fra le radiazioni esterne e le<br />

debolissime vibrazioni dello zigote e del feto. Un’interazione di notevole intensità e quindi di<br />

efficacia, capace di caratterizzare il nascituro.<br />

12


Per estrapolazione, si può quindi immaginare che la commozione sia l’effetto di un’interazione<br />

sovra-intellettiva fra onde esterne ancora più pregiate di quelle cosmiche, presumibilmente<br />

appartenenti al vuoto (ultra cosmiche) e le debolissime vibrazioni sincrone appartenenti alla<br />

memoria cerebrale dell’appreso. Anche in questo caso, l’elevata efficacia dell’interazione<br />

dipendendo dal fatto che una delle due sorgenti è trascurabile rispetto a quella dell’altra, è basata sul<br />

numero aureo, che spiega il pregio dei suoi effetti.<br />

Le onde risonanti e quindi molto intense costituenti la commozione trasferiscono al reame del<br />

vuoto la parte più eletta del pensiero dei sentimenti, della fantasia e della creatività dell’uomo (l’arte<br />

e l’ansia escatologica). In questo reame esse vengono ulteriormente esaltate per risonanza, e, in<br />

assenza di attrito vivono per sempre, con ciò chiudendo il ciclo dialettico dell’universo, nato dal<br />

vuoto e che attraverso le onde dell’uomo vi ritorna potenziato.<br />

In questo senso avrebbe ragione Kant nell’ammettere un finalismo dell’universo, un finalismo<br />

che il presente modello interpreta e scopre in chiave non passiva (come Kant), ma dinamica,<br />

compartecipativa e cosciente del soggetto, che assume un ruolo essenziale nell’evoluzione stessa<br />

della realtà.<br />

Soltanto in questo dominio reale a-spaziale ed a-temporale, caratterizzato dalla massima<br />

coerenza la parte più nobile dell’uomo e quindi il prodotto più evoluto dell’universo acquista quella<br />

libertà assoluta, condizione essenziale per la massima soddisfazione edonistica, ossia la felicità, che<br />

condivide con lo stesso universo, il quale, attraverso l’uomo, realizza il suo fine ultimo dell’eterno<br />

ritorno al vuoto.<br />

Non si può, dunque, negare a priori la ragionevole ipotesi dell’esistenza di un’interazione<br />

reale, concreta, vissuta e sentita che trascende la ragione, che la psiconeouroimmunologia e<br />

l’elettrofisiologia cerebrale non sono ancora riuscite a scoprire e che recenti esperimenti di<br />

trasmissione dei segnali elettrici connessi al moto degli ioni nelle terminazioni sinaptiche col<br />

congegno elettromeccanico di un robot iniziano a confermare.<br />

Esistono già evidenze che lasciano presagire un prossimo e notevole sviluppo tecnologico in<br />

questo settore della cibernetica grazie alla scoperta, che qui si suggerisce, di seguire la via più<br />

semplice dei segnali verso la condizione di energia minima, tipica di tutti i sistemi naturali.<br />

Un’interazione che avviene fra segnali esterni e quelli coerenti (sincroni) della memoria<br />

cerebrale appartenenti ad un dominio che supera quello dell’appreso, la cui realtà è attestata, sia<br />

dalla accertata reattività del feto all’ascolto di brani musicali (in particolare di Mozart), sia dal<br />

carattere ereditario della predisposizione musicale dei maggiori compositori.<br />

Le maggiori energie (espresse dalla più elevata densità) risiedono nelle strutture naturali più<br />

piccole. Come stimato prima, l’unità di massa e la densità di una stringa sono rispettivamente pari a<br />

10 52 e 10 80 volte maggiori di quelle del fotone, di massa (infinitesima) pari a 10 -60 kg, con una<br />

densità (enorme) di 10 50 kg/m 3 . I valori corrispondenti del protone sono 10 -27 kg e 10 17 kg/m 3 , quelli<br />

delle rocce della Terra sono 10 24 kg e 10 3 kg/m 3 .<br />

Questo dà un’idea e fornisce una spiegazione dell’intensità dell’interazione nucleare 10 38 volte<br />

maggiore di quella gravitazionale.<br />

11. L’interazione elettromagnetica nell’uomo<br />

Nel 1948, il fisico statunitense Willis Eugene Lamb ottenne il premio Nobel per aver scoperto<br />

che l’energia di un elettrone ruotante intorno al nucleo dell’atomo di idrogeno era di poco inferiore<br />

a quella prevista dalla fisica atomica. Tale differenza corrispondeva proprio all’energia<br />

d’interazione fra la corrente prodotta dalla rotazione dell’elettrone intorno al nucleo dell’atomo di<br />

idrogeno con il campo fluttuante nel vuoto.<br />

La comunità scientifica scoprì allora l’esistenza del campo elettromagnetico del vuoto.<br />

Nel 1973, gli studi di Hepp e Lieb, confermati quindici anni dopo dal gruppo di fisica di Milano<br />

(Preparata 1995), stabilirono che, al di sopra di una certa densità di atomi e di molecole e al di sotto<br />

di una certa temperatura (ossia delle ampiezze delle fluttuazioni termiche) il sistema fisico subiva<br />

13


una transizione di regime, nel quale, la sua evoluzione era governata da un campo elettromagnetico,<br />

risultante dall’interazione risonante del campo della materia e di quello elettromagnetico fluttuante<br />

nel vuoto.<br />

L’importanza dell’interazione e.m. nell’organismo umano (Palumbo 2006) è stata riconosciuta<br />

solo recentemente ed in parte dalla medicina, la cui terapia è ancora legata ai rimedi chimici.<br />

I segnali elettrici e chimici che collegano il cervello a tutte le altre parti del corpo sono trasmessi<br />

da circa cento miliardi di neuroni (cellule nervose) di molti tipi diversi. Reti di fibre nervose,<br />

chiamate dendriti, sono connesse al corpo della cellula nervosa o soma, dove è localizzato un<br />

nucleo della cellula, ed hanno il compito di ricevere il segnale da altri neuroni.<br />

Dal corpo della cellula si estende un’unica lunga fibra chiamata assone, che si occupa di<br />

trasmettere il segnale ad altri neuroni; verso la fine, essa si ramifica in strati e sottostrati, alle cui<br />

terminazioni, si trovano i terminali di trasmissione delle giunzioni sinaptiche, o sinapsi, collegati<br />

agli altri neuroni. I terminali riceventi i segnali e queste giunzioni con altre cellule possono essere<br />

trovati sia sui dendriti, sia sul corpo della cellula stessa. L’assone di un tipico neurone ha alcune<br />

migliaia di sinapsi con altri neuroni.<br />

La trasmissione di un segnale da una cellula all’altra attraverso una sinapsi è un processo<br />

chimico complesso, in cui specifiche sostanze trasmittenti sono rilasciate dalla superficie della<br />

giunzione. L’effetto è di variare il potenziale elettrico all’interno del corpo della cellula ricevente.<br />

Se questo potenziale supera una certa soglia, un impulso, o potenziale d’azione, di fissata forza e<br />

durata, si propaga lungo l’assone. In questo caso si dice che la cellula è stata accesa.<br />

L’impulso si ramifica, attraverso l’assone, verso le funzioni sinaptiche di altre cellule. Dopo<br />

essere state accese, le cellule esibiscono un tempo, chiamato periodo refrattario, prima di poter<br />

essere accese di nuovo.<br />

I neuroni sono separati gli uni dagli altri dal cosiddetto spazio sinaptico. Quando il segnale<br />

elettrico si trasmette dal corpo cellulare del neurone alla terminazione presinaptica, si determina un<br />

movimento di ioni (atomi elettricamente carichi) di calcio, che poi svolgono molte funzioni.<br />

Sin dal 1949, D. Hebb (psicologo canadese) ipotizzò che memoria ed apprendimento fossero<br />

strettamente connessi, e che un ricordo si producesse quando due neuroni, collegati fra loro, fossero<br />

contemporaneamente attivi, in modo da rafforzare la sinapsi. Nel 1973, i norvegesi Timothy Bliss e<br />

Terje Lomo confermarono l’ipotesi e verificarono sperimentalmente che i neuroni dell’ipocampo<br />

(l’area del cervello che controlla il comportamento istintivo) stabilivano connessioni più forti se<br />

stimolati da una serie di impulsi elettrici ad alta frequenza. Studi successivi hanno dimostrato che<br />

applicando, invece, stimoli a bassa frequenza negli stessi punti, si ottiene una riduzione della forza<br />

della connessione sinaptica, con la conseguente riduzione o eliminazione delle informazioni<br />

acquisite (memoria).<br />

Anche le informazioni fornite dai sensi sono la conseguenza del moto di cariche elettriche.<br />

Nell’occhio umano, colpito da una radiazione compresa nello spettro del visibile (i colori<br />

dell’arcobaleno), si genera un impulso elettrico che cambia con la composizione della radiazione, in<br />

modo che, quando questo impulso raggiunge le zone del cervello adibite alla visione, si forma una<br />

“sensazione” di colore.<br />

Recentemente, alcuni ricercatori giapponesi hanno sperimentato con successo l’impiego, su<br />

cavie, di correnti elettriche, stimolando con un elettrodo l’area tegumentale del cervello, ed il<br />

nucleo accumbens preposti alla sensazione del piacere.<br />

E’ noto da tempo l’efficace potere terapeutico del cervello. Esso è in continuo contatto con tutte<br />

le parti dell’organismo mediante le cellule neuronali, riuscendo continuamente a ristabilire eventuali<br />

squilibri localizzati, presenti in qualche parte del corpo. Lo stesso vale per il sistema immunitario.<br />

L’uguaglianza fra qualche frequenza dello spettro delle onde e.m. generato dal moto accelerato<br />

(perché parte dalla quiete) dello ione calcio e quelle sincrone esterne implica la possibilità che<br />

queste ultime le eccitino, per risonanza, e quindi potenzino le importanti funzioni dello ione calcio,<br />

con i suoi notevoli e ben noti benefici a livello cerebrale (Palumbo 2006).<br />

14


Si tratterebbe, quindi, di una stimolazione dell’attività degli ioni calcio, con un rafforzamento<br />

delle connessioni sinaptiche, responsabili dell’intensificazione delle funzioni cerebrali come, per<br />

esempio, la memoria e l’apprendimento.<br />

Il sistema cerebrale, mediante le sue cellule staminali neuronali, generatrici delle cellule che lo<br />

costituiscono, è in grado di riparare i danni subiti. Segue che una vitalizzazione comporterà un<br />

potenziamento anche di questa sua funzione “auto-terapeutica”. Lo stesso vale per i linfociti del<br />

sistema immunitario.<br />

Analoghi meccanismi possono regolare le funzioni dei principali elettroliti sodio e potassio,<br />

importanti come quelle dello ione calcio.<br />

Nell’ultimo meeting annuale del 2008 dell’American Headache Society è stato presentato un<br />

dispositivo messo a punto e testato presso l’Università dell’ Ohio (USA), basato sulla stimolazione<br />

magnetica transcranica (TMS) i cui segnali e.m. trasmessi al cervello ne modificano l’attività<br />

spegnendo o attivando determinate aree neurali, curando così le emicranie che soltanto in Italia<br />

colpiscono sei milioni di persone.<br />

L’enorme difficoltà nell’accettare idee nuove è tipica di tutta la cultura, chinata sul passato e<br />

timorosa di affacciarsi sul nuovo. Se tanta diffidenza nei riguardi dell’interazione e.m., nonostante<br />

l’evidenza sperimentale dei risultati, è ancora radicata nella medicina e sarà difficile da superare,<br />

figuriamoci la difficoltà da parte dei filosofi e dei teologi ad accettare modelli fisiologici e<br />

gnoseologici basati sulla scienza, di cui, peraltro essi ignorano l’esistenza ed i fondamenti.<br />

Questa constatazione scoraggerebbe chiunque dal presentare idee come quelle qui esposte, in<br />

parte riprese da Palumbo (2006, 2006a). Non resta, quindi, che affidarci alla Provvidenza, seguire<br />

l’esortazione di Joseph Ratzinger ad irrobustire la fede con la ragione e l’antico detto memento<br />

audere semper.<br />

12. Le oscillazioni di stringhe o del vuoto e le emozioni<br />

Per “fortuna” dell’umanità, la cultura nelle sue diverse espressioni, filosofica, religiosa,<br />

storica, artistica, scientifica, è in forte crisi. Le crisi hanno caratterizzato tutta la storia del pensiero e<br />

sono state superate in passato ritornando all’origine (l’eterno ritorno di Nietzsche, oppure i cicli di<br />

Vico), un percorso troppo lungo ed improponibile al pragmatismo dell’era attuale.<br />

Visto che il lettore dei nostri giorni crede soltanto nella scienza, si proverà ad utilizzare i<br />

moderni strumenti del pensiero scientifico per riscoprire l’importanza dell’interazione nella<br />

conoscenza, sostenuta da Protagora 25 secoli fa, ribadita in filosofia lo scorso secolo da Heidegger e<br />

recentemente in teologia da Joseph Ratzinger, secondo il quale la conoscenza dipende dalla<br />

coniugazione fra la fede in un ideale e la ragione (la scienza). Riguarderemo poi, con gli stessi<br />

strumenti di pensiero, anche l’interazione fra il soggetto e le opere d’arte.<br />

Nel dominio di coerenza dell’acqua (Palumbo e <strong>Nardelli</strong> 2005, 2006), le oscillazioni si<br />

trovano in concordanza di fase, possono entrare in risonanza con onde sincrone ricevute da<br />

oscillazioni quantistiche di stringa, oppure dalle vibrazioni del vuoto ed esprimere un’entropia<br />

negativa di enorme pregio.<br />

Al contrario, le vibrazioni del dominio di incoerenza dell’acqua sono caratterizzate da entropia<br />

positiva crescente con la temperatura. Vi è, però, una continua competizione fra questi due domini.<br />

Nell’acqua del corpo umano ed in particolare del cervello, le “note musicali” del dominio di<br />

coerenza sono quelle che, indisturbate da interferenze, possono ottimamente interagire e risuonare<br />

con onde esterne sincrone, le quali devono avere lo stesso pregio (la stessa frequenza) per essere<br />

captate. Specie se il dominio è sufficientemente esteso, in base al secondo principio di Kirchooff, il<br />

segnale esterno può, però, anche appartenere ad uno spettro di onde e dal quale essere ugualmente<br />

selezionato.<br />

L’elettrofisiologia cerebrale ha accertato che molte emozioni e stati d’animo dipendono<br />

dall’interazione fra le onde cerebrali e stimoli e.m. esterni. Palumbo (2006) ha spiegato nei termini<br />

della fisica classica questa interazione e successivamente (Palumbo 2006a) ha mostrato la stretta e<br />

15


significativa correlazione fra la nascita delle persone geniali e la contemporanea elevata densità<br />

della radiazione cosmica.<br />

L’elettrodinamica coerente ha dimostrato la presenza della memoria nel dominio di coerenza<br />

dell’acqua (Preparata 1995, Palumbo 2004). Non si può quindi escludere che l’attività, cosiddetta<br />

psichica, dell’uomo sia il risultato dell’interazione fra le onde appartenenti alla memoria del<br />

dominio di coerenza dell’acqua cerebrale e radiazioni cosmiche (o del vuoto) di frequenza superiore<br />

a 10 24 Hz, la cui lunghezza d’onda, minore di 10 -16 m, inferiore alla distanza fra le molecole<br />

dell’aria, è tanto esigua da passare attraverso gli spazi intermolecolari. Nella troposfera, infatti, il<br />

numero di molecole per cm 3 è dell’ordine di 10 18 e di conseguenza la distanza media fra due<br />

molecole è appena inferiore a 10 -18 cm, pari a 10 -20 m e quindi superiore di due ordini di grandezza<br />

alla lunghezza d’onda della radiazione. Si potrebbe poi pensare a radiazioni cosmiche con<br />

lunghezze d’onda ancora minori.<br />

D’altra parte, queste radiazioni di lunghezza d’onda pari ad un milione di volte più piccola di<br />

quelle delle molecole (10 -10 m), analogamente al fotone che aggira un corpo celeste (Palumbo<br />

2006a), aggirerebbero le molecole, proseguendo la loro propagazione attraverso l’atmosfera fino<br />

alla superficie della Terra, ove nessuno strumento sarebbe, però, in grado di osservarle.<br />

Oscillazioni quantistiche di stringhe potrebbero risiedere nella memoria cerebrale, impresse da<br />

radiazioni cosmiche quantistiche all’atto del concepimento o durante la gestazione, per esempio nel<br />

dominio di coerenza dell’acqua cerebrale, con frequenza dello stesso ordine di grandezza di quelle<br />

esterne, ma con ampiezza e quindi energia estremamente esigua al punto di risultare compatibile<br />

con la vita come dimostrato da Palumbo (2006). Si verificherebbe il seguente meccanismo:<br />

oscillazioni quantistiche di stringhe cosmiche o del vuoto => eccitazione di oscillazioni coerenti<br />

presenti nel dominio dell’acqua cerebrale => effetto risonante delle onde registrate nella memoria<br />

cerebrale, loro amplificazione e quindi emersione.<br />

Esaminiamo, in particolare, l’emozione destata dall’Idea platonica della Bellezza. Quella di un<br />

paesaggio non è un Ente a se stante, ma si concretizza soltanto quando viene percepita dall’uomo. Il<br />

paesaggio, infatti, di notte non si vede; esiste ma non è bello.<br />

Ha bisogno della radiazione solare per trasmettere, sotto forma di onde elettromagnetiche<br />

riflesse, il suo messaggio di armonia, ordine, forme, colori, etc., percepito dall’organo visivo e<br />

trasmesso, mediante i neuroni, al cervello che poi le decodifica.<br />

La successione delle onde incidenti riesce così ad interagire con quelle delle onde debolissime<br />

impresse nella memoria (subconscio), genetica od acquisita, che vengono così esaltate per<br />

risonanza.<br />

Gli esperimenti sul biological feed-back hanno dimostrato che il cervello predilige, ossia si<br />

compiace nel percepire le onde che esso stesso riceve o trasmette, in conseguenza del massimo<br />

amore che ogni individuo ha per se stesso, derivante dall’istinto di conservazione. Le caratteristiche<br />

di potenza creatrice, armonia, ordine, etc. che informano la bellezza si trovano sia nel paesaggio, sia<br />

nella memoria genetica, dove vennero acquisite durante la gestazione e dalla quale vengono<br />

ridestate, per risonanza, dall’informazione esterna. Le Idee di Platone, come la Bellezza, non sono<br />

entità astratte, ma rappresentano reazioni cerebrali risonanti e concrete, nel momento in cui<br />

producono gioia (un fenomeno reale).<br />

In altri termini, nella memoria cerebrale genetica od acquisita preesistono informazioni silenti<br />

di armonia, ordine etc. le quali, a causa della loro estrema debolezza, sono avvertite solo<br />

pallidamente dal cervello. Esso le scorge chiaramente solo quando sono amplificate da vibrazioni<br />

sincrone esterne, costituite da quelle del paesaggio, scorte dall’occhio e decodificate. Di fronte alla<br />

loro scoperta, il cervello le riconosce come appartenenti a se stesso, e pertanto se ne compiace e le<br />

giudica Belle.<br />

Le stesse considerazioni valgono per l’Idea platonica dell’armonia universale che sollecita le<br />

pulsioni a svolgere azioni amorose (l’Amore) atte a ripristinarla ove essa risultasse alterata. Le onde<br />

provenienti da segnali non armoniosi possono risuonare con quelle del dominio interno e spingere<br />

Francesco ad acquisire un linguaggio universale mediante il quale poté parlare col lupo, con le<br />

16


creature tutte e perfino con la sorella morte corporale perché in questo caso, l’Amore per l’armonia<br />

è l’effetto analogo al processo indicato prima e che ha condotto all’interpretazione della Bellezza.<br />

Il passaggio dell’informazione paesaggio-cervello avviene, però, in maniera indiretta,<br />

attraverso i domini di coerenza dell’acqua cerebrale, specie del dominio dell’appreso.<br />

La Bellezza e l’Amore inoltre, corrispondono all’ansia, insita nel sistema universo, proteso<br />

verso forme sempre più perfette, e quindi belle ed armoniose, com’è significativamente mostrato<br />

dall’evoluzione, che si è sviluppata dal caos primordiale, regno della massima entropia positiva, al<br />

cervello creante dell’uomo, dotato della massima entropia negativa.<br />

Tale evoluzione, nel reame del vivente, è facilitata allorquando si verificano condizioni di<br />

migliore adattamento, riconosciute o sperate. Nel caso di un paesaggio, queste condizioni sono<br />

espresse dalla prospettiva di una vita più agiata nell’ambiente che il paesaggio rappresenta, mentre<br />

nel caso di una figura di sesso eteronomo, dalla maggiore convenienza e successo<br />

dell’accoppiamento volto alla procreazione.<br />

Allorquando il dominio della coerenza dell’acqua dell’appreso ha raggiunto, oppure possiede,<br />

una notevole estensione, allora si può verificare più facilmente un’interazione risonante fra le onde<br />

esterne e quelle sincrone dei predetti domini di coerenza che ne risultano amplificate.<br />

In definitiva, le onde emesse dall’immagine esterna esaltano quelle sincrone dei domini di<br />

coerenza dell’acqua cerebrale della sfera dell’appreso, e queste, a loro volta, ridestano l’immagine<br />

memorizzata. Il cervello, che ama se stesso e perciò tutto quanto esprime e gli è proprio, si<br />

compiace della percezione della sua immagine memorizzata e la giudica Bella o armoniosa. Lo<br />

stesso, ovviamente vale per le altre Idee esaltanti e per quelle che destano, invece, emozioni<br />

negative.<br />

Qualsiasi sistema dell’universo tende al suo stato di energia più basso, come un pallone rotola<br />

sul fondo di una valle. Per i campi e.m. e gravitazionale, per esempio, lo stato di energia minima è<br />

quello in cui essi si annullano.<br />

Se si introduce un campo non nullo, l’energia di questo campo esterno aumenta l’energia<br />

complessiva del sistema nello stato di energia minima. E’ stato recentemente dimostrato che i<br />

sistemi dell’universo anche nel loro stato naturale di energia minima sono permeati da un<br />

particolare campo di forze detto di Higgs (Greene 2003) con valore diverso da zero.<br />

In maniera analoga, il campo di forze che governa il sistema cerebrale tende al suo stato di<br />

energia più basso, corrispondente al suo stato di energia minima diverso da zero (la memoria), che<br />

può essere ridestato per effetto di un altro campo non nullo. Un analogo meccanismo può spiegare,<br />

in termini di fisica, il fenomeno dei sogni.<br />

Le onde memorizzate hanno un’energia talmente bassa, come quella delle altre perturbazioni<br />

(informazioni) ivi conservate, per cui non hanno energia sufficiente neppure per interferire fra loro.<br />

Inoltre, un’eventuale conservazione di onde successivamente memorizzate con elevata<br />

ampiezza, da una parte, costituirebbe una sorgente di energia non compatibile con la capacità e<br />

l’attività del cervello, e dall’altra, occuperebbe un enorme spazio di memoria. Ecco perché il tempo<br />

provvede ad attenuare le informazioni memorizzate fino a sopprimerle.<br />

Il dr. Hamer ( Palumbo 2006a) ha sperimentato che moltissime persone colpite dal cancro<br />

avevano subito prima il dolore di un evento negativo o luttuoso e ne avevano conservato la memoria<br />

per un lungo tempo. Alla luce di quanto precede, possiamo spiegare il cancro come l’effetto<br />

prolungato della perturbazione esercitata dall’enorme energia delle onde (informazioni)<br />

memorizzate sull’attività cerebrale ed incompatibile con tale attività..<br />

Si è accennato prima ad una competizione fra i due domini di coerenza e di incoerenza<br />

nell’acqua (Palumbo e <strong>Nardelli</strong> 2005), i quali, per analogia, possono compararsi con quello alla<br />

sfera dell’innato (incoerente) e quello dell’appreso (coerente). Il confine dinamico fra questi ultimi<br />

può essere spostato dalla volontà, dall’esercizio delle virtù e dalla tensione verso la conoscenza, in<br />

modo da contrarre la sfera naturale dell’innato a vantaggio di quella dell’appreso.<br />

17


Lungo questo confine, caratterizzato dalla massima instabilità, le creature dotate di elevata<br />

sensibilità possono sperimentare tensioni ed orizzonti nuovi ed affascinanti, mai dischiusi a quelle<br />

creature che si trovano nelle condizioni di stabilità.<br />

La prime, seguendo la propensione dell’evoluzione verso forme ancora più elevate, sono spinte,<br />

sia alla procreazione di una eredità ancora più dotata, sia alle elevazioni sublimi dell’Amore, della<br />

contemplazione, dell’estasi e dell’arte, che si estrinsecano nella dimensione escatologica della<br />

ricerca del Signore nel povero e nel sofferente, oppure nella produzione di espressioni artistiche o<br />

culturali, e nel godimento delle stesse.<br />

L’orbita dei sistemi dinamici (Palumbo 2003) rappresentatrice dell’evoluzione di queste<br />

creature le colloca al confine fra la fase di stabilità e quella della criticità, confine descritto dalle<br />

immagini frattali, caratterizzate da una Bellezza insospettata ed inspiegabile 2 ( Peitgen et al 1986).<br />

Talora, un’interazione può anche essere indotta nel dominio di coerenza dell’acqua cerebrale<br />

da un’onda sincrona di una stringa pregiata appartenente ad un’altra persona, ed allora nasce<br />

l’Amore umano. La probabilità di successo è estremamente bassa, ed è la stessa di quella del non<br />

rigetto di un tessuto, avente lo stesso profilo biochimico, ma appartenente ad una persona diversa,<br />

impiantato sul tessuto della prima persona.<br />

L’interazione è invece certa se l’onda esterna appartiene allo spettro delle onde Fi della<br />

∞<br />

relazione F = ∫ FidF<br />

i (3)<br />

(Palumbo 2001). Questo perché le onde Fi, coprendo tutto lo spettro immaginabile, devono<br />

contenere, per definizione, anche le onde sincrone alla stringa pregiata interna all’organismo.<br />

In conclusione, la Bellezza che una persona riscontra nelle forme di un’altra è l’espressione di<br />

un’interazione molto “personale” generalmente lontana dall’idea generale ed universale di Bellezza,<br />

per la mutevolezza nel tempo di quella percezione, probabilmente legata a stimoli di livelli inferiori<br />

rispetto a quello artistico.<br />

La Bellezza universale, immutabile ed avvertita da molti, è più prossima all’Ideale del Bello, in<br />

quanto le onde esterne riescono a risuonare con quelle interne di più persone.<br />

Per lo stesso motivo, l’Amore umano è raro per la scarsa probabilità del verificarsi di un<br />

perfetto sincronismo, ossia di un identico linguaggio-dimensione (Palumbo 2006a) fra due persone.<br />

L’Amore per qualche messaggio trasmesso da una Fi per esempio uno spettacolo della natura,<br />

un’opera d’arte, il sorriso di un bambino, non è infrequente. Il sentire l’Amore e la Bellezza di Dio<br />

(la F) è alla portata di tutti, in quanto qualcuna delle onde di F, presenti ubiquitariamente nel<br />

cosmo, avrà per definizione la stessa frequenza di una stringa pregiata interna a ciascun uomo,<br />

appartenente al dominio di coerenza della sua acqua cerebrale, ossia del reame del suo appreso.<br />

13. I caratteri e le finalità ideali perseguite dai sistemi naturali e dall’arte<br />

Il tentativo di spiegare l’arte e la religione con gli strumenti del pensiero scientifico<br />

(razionalità e rigore) è arduo e destinato all’insuccesso, perché l’arte e la religione si servono,<br />

2<br />

Per i non addetti ai lavori, ricordo che un sistema dinamico molto semplice, ma rappresentativo di molti<br />

fenomeni naturali, dall’oscillazione del pendolo alla legge di gravitazione universale, è quello rappresentato<br />

dalla funzione F(x) = x 2 . L’evoluzione di questa espressione ne rappresenta l’orbita, che si ottiene iterandola.<br />

Posto, per esempio x = 2, la sua iterazione consiste nel sostituire nella iterazione successiva il valore di<br />

quella precedente (Daveney, 1990) . Così, nel caso di x = 2, le iterazioni successive sono 2, (2 2 ), (4 ) 2 (16) 2<br />

…….E’ facile notare che per x < 1 le orbite tendono a zero, per x >1 tendono ad infinito e per x = 1 le orbite<br />

sono sempre uguali ad 1. Nel piano complesso, le orbite per x = 1 si collocano su di una circonferenza con<br />

centro nell’origine e raggio uguale ad 1, quelle per x < 1 sono attratte dallo zero, mentre quelle per x > 1<br />

tendono ossia degenerano verso l’infinito. Il luogo dei punti di confine, opportunamente colorate, fornisce<br />

immagini frattali di raffinata bellezza (Reitgen et al. 1986).<br />

0<br />

18


invece, prevalentemente del sentimento e dell’immaginazione, che la scienza non spiega e perciò<br />

preferisce ignorare, ingabbiando nel suo rigore la fantasia, la cui libertà informa l’evoluzione dei<br />

sistemi caotici che ha segnato poi quella dell’universo.<br />

Palumbo (2005a) ha dimostrato il vantaggio di investigare al di fuori dei limiti che confinano i<br />

parametri delle stesse equazioni, come quella gravitazionale; un vantaggio conseguito grazie alla<br />

fantasia che ha suggerito di valicarli (Palumbo 2006a). E’ stata poi l’immaginazione a suggerire<br />

definizioni più semplici ed alternative alla Relatività Generale e a far intravedere nei domini di<br />

coerenza, nella conservazione dell’energia, nel linguaggio-dimensione e principalmente<br />

nell’evoluzione il primo motore immobile che governa non soltanto il reame dell’inerte, ma anche<br />

quelli del vivente e del pensante.<br />

Il rigore del metodo sperimentale costringe la scienza, per esempio, a riprodurre una strada con<br />

tutti i suoi dettagli: il selciato sconnesso, gli escrementi dei cani, i recipienti della spazzatura, la<br />

segnaletica inefficiente, i tombini divelti emananti miasmi, etc., particolarità che mascherano lo<br />

scopo fondamentale della strada che è quello della comunicazione. Mandelbrot (1983) ha<br />

inconsapevolmente esortato i ricercatori a riguardare un paesaggio, come una linea di costa,<br />

oppure la nostra strada, da una quota più alta. Allo stesso modo Palumbo (2003a) invitata i<br />

ricercatori a riguardare il perché insieme al come per filtrare il rumore di fondo e meglio<br />

conseguire gli obiettivi perseguiti.<br />

Nonostante la consapevolezza dell’accennata difficoltà, si tenterà ugualmente di superare il<br />

guado mediante gli stessi strumenti del pensiero scientifico moderno che investigano i sistemi<br />

naturali, come i domini di coerenza, di incoerenza, l’immanenza e la storicità, ricordando che fino a<br />

pochi decenni fa, anche i sistemi naturali, perché governati dalla complessità, dalla caoticità e dal<br />

catastrofismo, sfuggivano all’indagine deterministica.<br />

Se l’uomo, le sue attività, le sue opere e la sua evoluzione fisiologica e storica fanno parte<br />

integrante dell’universo, allora le stesse leggi fisiche che governano la natura e la finalità ideale da<br />

essa perseguita devono valere anche per il sistema uomo, come di fatto valgono per tutti i sistemi<br />

naturali.<br />

E’ piacevole riportare dalla memoria le sensazioni provate durante un pomeriggio d’estate in<br />

riva al mare, destate dai colori del cielo tenui e cangianti centrati sul rosso, le sfumature appena<br />

percepibili intorno alle poche nubi alte e sottili, il vento dolce del maestrale, che aveva soffiato sin<br />

dal meriggio e che ormai spirava stanco sulle onde calme ed ordinate, cadenzate da un ritmo lento,<br />

monotono e quasi silenzioso, portando con sé il profumo leggermente aspro della macchia<br />

mediterranea, unitamente a quello delle alghe, il tutto in seno al silenzio subentrato al chiasso<br />

precedente dei bagnanti.<br />

Altre volte, il ricordo piacevole dell’ammirazione di opere pittoriche, specialmente quelle degli<br />

impressionisti, rende gioiose le lunghe ore buie e solinghe delle sere d’inverno. Per quanto sembra<br />

poco ragionevole, accade spesso che all’approssimarsi del termine dell’esecuzione di una lunga<br />

opera di Wagner si possa nutrire la speranza che essa possa durare ancora più a lungo.<br />

Questa interazione continua fra i caratteri comuni informanti gli spettacoli della natura e<br />

dell’arte (armonia, ordine, finalità, etc.) e quelli memorizzati nel dominio di coerenza dell’acqua<br />

cerebrale desta la gioia (una sensazione concreta) e il desiderio di conoscere il perché<br />

dell’interazione e della stessa evoluzione, ossia la ricerca della sua finalità Ideale. Sarà poi la fede<br />

in questo Ideale ad alimentare la gioia profonda, appagante e durevole (una sensazione concreta),<br />

l’ansia della conoscenza e quindi la tensione verso la creatività (poiesis).<br />

La soddisfazione degli stimoli biologi, al contrario, ha breve durata, non lascia alcun<br />

rimpianto né ricordo, né induce a riflessioni (interazioni) intellettuali e tanto meno spirituali. Lo<br />

stesso vale per la soddisfazione della conoscenza del come le cui opere intellettuali, come il<br />

computer sono fredde ed incomplete perché mancano della libertà di derogare dalle rigide regole di<br />

impostazione, che le rende sterili in quanto mancanti della capacità di creatività ed autoevoluzione.<br />

19


Si prova ora ad interpretare l’interazione ideale fra le sollecitazioni dell’arte e di quelle intime<br />

del soggetto secondo il modello proposto, ricordando i due momenti essenziali della nascita<br />

dell’universo: il dominio della coerenza precedente (il vuoto) e quello caotico seguente al big bang<br />

(ammesso che sia veramente accaduto).<br />

In generale, i domini di incoerenza sono generati, oppure estesi da eventi catastrofici, ma<br />

anche una sorgente termica debole e persistente è capace di causare in seno al fluido da essa<br />

riscaldato, prima caratterizzato da un ampio dominio di coerenza, forti moti convettivi turbolenti.<br />

Analogamente, un vento dolce che spiri su di una vasta estensione marina per un tempo lunghissimo<br />

genera onde alte ed intense e quindi turbolente, ossia domini incoerenti.<br />

Il conflitto fra questi due domini nel reame dell’inerte, che poi sono analoghi ai domini<br />

dell’innato e dell’appreso nell’uomo, determina l’evoluzione dei due sistemi.<br />

Il sistema pelagico descritto prima esprimeva il segno del dominio di coerenza, ma la sua pur<br />

lieve mutevolezza lasciava presagire un’evoluzione nascosta ed immanente, con ciò richiamando<br />

dalla memoria genetica i caratteri essenziali ed universali del divenire del sistema in esso impressi:<br />

coerenza ed evoluzione. Allo stesso modo, la memoria cerebrale conserva i segni della coerenza,<br />

dell’incoerenza e della loro conflittualità che causa l’evoluzione.<br />

Il compiacimento del cervello nell’osservazione di un fenomeno deriva da tutta l’informazione<br />

che in maniera palese o implicita essa trasmette, in quanto il compiacimento è il risultato<br />

dell’interazione di tutte le componenti che il segnale trasmette con quelle dinamiche impresse nella<br />

memoria cerebrale.<br />

L’artista mira a richiamare l’attenzione dell’ammiratore sul messaggio della sua opera. Un<br />

pittore ferma e propone in pochi decimetri quadrati un momento di un paesaggio, privandolo della<br />

dinamicità evidenziata da una cinepresa. La forza espressiva di quel ristretto riquadro risiede nella<br />

capacità dell’artista di cogliere ed armonizzare con colori, fermi ed apparentemente definiti, i segni<br />

della staticità della sua riproduzione della natura, corrispondente alle onde dei domini di coerenza, e<br />

le imperfezioni intrinseche, pronunciate ed evidenti della sua opera, segno nascosto dell’evoluzione,<br />

che l’opera trasferisce agli ammiratori, ciascuno dei quali la elaborerà a modo proprio, con ciò<br />

superando insieme la staticità e la limitatezza temporale e spaziale dell’opera. Ciò vale anche per<br />

un’opera scultorea od architettonica.<br />

Poeti e musicisti hanno la possibilità di spaziare lungo un orizzonte molto più ampio dei<br />

pittori, scultori ed architetti, perché dotati di strumenti lessicali ed acustici molto numerosi e di<br />

proiezioni storiche, sociali e psicologiche profonde ed estese.<br />

Un compositore può infatti esprimersi mediante 24 tonalità (12 maggiori e 12 minori), sei<br />

segni musicali ed altrettante pause, sette tempi, dal largo al prestissimo, che sovrapponendosi<br />

aumentano ancora, con un elevato numero di timbri (colorazioni delle note mediante le sue<br />

armoniche) dagli ottoni, ai legni, agli archi, alla percussione.<br />

La tastiera di un pianoforte è lunga appena un metro e mezzo, la lunghezza degli altri strumenti<br />

è ancora più ridotta. Come potrebbe un compositore sviluppare il suo tema ampio e in divenire con<br />

così poche note a disposizione ? Anch’egli è quindi limitato, ma supera questa costrizione mediante<br />

la ciclicità, la quale, riproducendo il motivo immanente ciclico dell’evoluzione richiama lo stesso<br />

messaggio universale della ricorrenza impresso nella memoria genetica dell’ascoltatore che pertanto<br />

lo gradisce.<br />

I cicli in natura non sono perfettamente ripetitivi e, per questo motivo, riescono a propagarsi.<br />

Il profilo di un’onda è quello di una trocoide: una curva piana descritta da un punto appartenente al<br />

raggio di una ruota che rotola senza strisciare lungo una retta. Una trocoide è pertanto una forma<br />

geometrica che coniuga la progressione del messaggio e la ciclicità.<br />

Le oscillazioni a lungo periodo penetrano nelle strutture da esse investita più di quelle a breve<br />

periodo. Per questo motivo, nel richiamare alla memoria la nostra storia, ricordiamo meglio i<br />

lunghi cicli e quelli stagionali rispetto a quelli giornalieri.<br />

I cicli wagneriani sono molto più lunghi rispetto a quelli degli altri compositori e perciò<br />

marcano meglio il disegno in divenire del fraseggio musicale che lo rivelano rendendolo pertanto<br />

20


più gradito e pregevole, essendo più facile per l’ascoltatore cogliere l’inviluppo della serie di cicli<br />

lunghi.<br />

14. Il perché: ideale alla base della poeticità della storia<br />

Come già ricordato, la cultura in generale e l’arte, la filosofia, la religione e la scienza dei<br />

nostri giorni in particolare, attraversano una crisi profonda, analoga a quelle che si sono verificate in<br />

passato.<br />

La storia insegna che la cultura ha superato i periodi di crisi ritornando alla semplicità delle<br />

origini. Così la scienza moderna nacque dall’intuizione di Galileo di tornare agli esperimenti<br />

semplici, rigorosi e riproducibili proposti dalla Scuola ionica, che tentò di separare la speculazione<br />

astratta dall’osservazione dei fenomeni.<br />

Agli inizi del secolo scorso, Einstein, per superare la crisi indotta dalle dicotomie ondeparticelle<br />

e continuo-discreto, ricominciò la sua analisi partendo dalla cinematica, ossia dal primo<br />

capitolo della fisica<br />

L’arte rinascimentale superò il lungo intervallo di disorientamento medioevale, riscoprendo la<br />

freschezza delle espressioni del mondo classico.<br />

La religione cristiana, degenerata nel potere temporale, trovò in Francesco il ricostruttore della<br />

Chiesa, attraverso la riscoperta della vita semplice, della povertà e del canto spontaneo e naturale<br />

dei primi cristiani.<br />

La filosofia moderna intravede nell’arte e nel linguaggio semplice, nuovi orizzonti verso la<br />

conoscenza.<br />

La cultura moderna riscopre così il fascino del mito antico, la sua consistenza logica,<br />

l’universalità dei contenuti e dei linguaggi e la sua capacità di contribuire a trarre l’umanità fuori<br />

dalla spirale, che la sta conducendo all’autodistruzione.<br />

Se, come hanno dimostrano Heidegger ed i filosofi contemporanei, la conoscenza è quella<br />

semplice espressa dal poeta, allora conviene tentare di avviarci lungo questi “sentieri interrotti” di<br />

Nietzsche, ricordando che la parola pensante della poesia è quella che può indirizzare verso<br />

l’originaria co-esistenza di essere e pensiero.<br />

Omero, Socrate, Gesù di Nazareth e Maometto, i massimi maestri della storia; Maria di<br />

Nazareth, molti apostoli e Carlo Magno, fra i personaggi più famosi, non hanno scritto alcunché,<br />

mentre i loro messaggi sono quelli più duraturi e diffusamente conosciuti, perché scanditi da ritmi<br />

basati sul numero aureo. Non è vero allora che “verba volant et scripta manent”.<br />

Nel 13° secolo a.C., la civiltà achea fiorente nel Baltico a seguito di una crisi climatica si<br />

trasferì in Grecia, portando con sé solo pochissimi oggetti, ma tutta la sua cultura espressa dalla<br />

poesia musicale omerica, imparata a memoria, recitata e tramandata fino ai nostri giorni.<br />

La sopravvivenza di quel messaggio risiede nella forza della poesia, scandita da un popolo di<br />

“Omeri”, come aveva intuito il Vico, senza possibilità di modifiche sostanziali, attraverso i cui<br />

versi, l’Occidente è venuto a conoscenza dei valori spirituali di quella cultura, destinata a formare la<br />

base e a garantire lo sviluppo del pensiero di tutti i tempi.<br />

Nei poemi omerici, anteriori alla filosofia greca, le risposte ai perché che riguardano più da<br />

vicino l’uomo, e che per questo si rivolgono prevalentemente a manifestazioni dello spirito, sono<br />

implicitamente armonizzate in un credo, che articola e coniuga valori umani, poeticità della natura<br />

ed immagine attiva del Trascendente.<br />

La loro millenaria memoria storica, più della filosofia greca, deve a quest’armonia ed alla<br />

capacità poetica dei carmi, la lunghissima sopravvivenza cantata dal Foscolo “l’armonia vince di<br />

mille secoli il silenzio”.<br />

Pochi dotti ricordano, infatti, il messaggio freddo e razionale di Aristotele e di Platone, mentre<br />

le virtù di Ettore, di Andromaca, di Enea e di Ulisse e di tanti altri eroi, impresse nella fantasia<br />

dell’infanzia, fanno parte del patrimonio culturale dei popoli.<br />

21


Ciò confermerebbe che la via verso la verità e la risposta ai perché, possano più facilmente<br />

ritrovarsi nella poesia dei nostri lontani antenati, anziché nelle aride ed intricate articolazioni del<br />

pensiero scientifico e filosofico.<br />

I rotoli biblici recentemente rinvenuti in una grotta siriana, il cui contenuto è stato riscontrato<br />

del tutto conforme al messaggio biblico in nostro possesso, mostrano che il messaggio si è<br />

conservato immutato per millenni, grazie alla forza poetica della narrazione biblica.<br />

L’uomo è dato dall’interazione basata sul numero aureo e ne conserva il carattere nella<br />

memoria cerebrale, che viene da essa ridestato ed amplificato per risonanza dalla poesia che<br />

scandisce ritmi basati sul numero aureo.<br />

15. L’uomo: finalità ideale dell’universo<br />

Sin dal II secolo d.C., Galeno, il più famoso medico dell’antichità dopo Ippocrate, asseriva che<br />

l’anima aveva sede nella sostanza dell’encefalo dove si sviluppano i processi del pensiero e si<br />

deposita la memoria delle impressioni dei sensi. I moderni strumenti d’indagine, a distanza di<br />

diciotto secoli, confermano quelle intuizioni e scoprono i meccanismi attraverso i quali il cervello<br />

registra ed analizza la realtà, impara, ricorda e riesce perfino a riparare i danni subiti<br />

dall’organismo, ossia vive in continua interazione con l’ambiente esterno, in particolare mediante le<br />

sue vibrazioni ad alta frequenza.<br />

Le oscillazioni quantistiche delle radiazioni cosmiche, e/o i campi elettrici atmosferici da esse<br />

generate, e/o le oscillazioni del vuoto, incessantemente presenti, eccitando per risonanza i campi<br />

e.m. connessi al moto degli ioni metallici nelle terminazioni sinaptiche, potrebbero fornire energia<br />

ai processi cerebrali (Palumbo 2006b), così come la radiazione solare fornisce l’energia alla<br />

reazione clorofilliana.<br />

L’uomo di scienza di oggi, scrutando sia il campo elettromagnetico cellulare, sia quello esterno<br />

osserva e scopre le loro interazioni, come quelle che generano il melanoma, originato sulla pelle<br />

dall’azione della radiazione ultravioletta solare.<br />

Esiste uno spettro continuo di onde esterne con periodi di vibrazione praticamente infiniti<br />

anche se molto prossimi fra di loro, così come esiste uno spettro molto ampio di microstrutture con<br />

periodi propri di oscillazione. Di qui la possibilità illimitata di onde forzate, derivanti<br />

dall’interazione risonante, ciascuna caratterizzata dallo stesso periodo.<br />

Alcune primitive tribù africane suonavano uno strumento, oggi utilizzato dalle orchestre,<br />

chiamato xilofono (dal greco ξoυλν che significa legno). Esso è costituito da una serie di piastrine o<br />

cilindri di legno, ciascuna con una determinata intonazione, allineate sopra un supporto fisso e<br />

percosse mediante martelletti di legno. Un tale strumento, posto in prossimità di un pianoforte,<br />

ripeterebbe il brano suonato dal piano. Come ciascuna piastrina dello xilofono risuona, soltanto se<br />

eccitata da un’onda di determinata frequenza, così ogni microstruttura risuona se interagisce con<br />

una ed una sola onda esterna e la diffonde completamente.<br />

Come un seme contiene il programma del suo sviluppo, allo stesso modo il puntino dal quale<br />

nacque l’universo doveva contenere il proprio programma evolutivo. Quando osserviamo il<br />

germoglio del seme, la nascita delle prime foglioline, l’apparizione dei boccioli, la comparsa del<br />

fiore, la sua trasformazione in frutto e poi in seme dovremmo gridare al miracolo. Questo era già<br />

noto ad Aristotele, quando per spiegare il movimento, come passaggio da potenza ad atto, osservava<br />

che ogni passaggio da potenza ad atto presuppone necessariamente, in atto, ciò che l’ente tende a<br />

divenire.<br />

Allo stesso modo, il sistema uomo è informato dal suo codice genetico, così che ciascun uomo<br />

è un’individualità che ripete e diffonde il motivo evolutivo dell’universo, scandendo i momenti e le<br />

frequenze scoperti dalla fisica, dalla chimica e dalla biologia.<br />

22


Nella memoria genetica delle specie viventi sono impressi i principi della sopravvivenza e<br />

della procreazione, sicché un uccello, come ogni animale, mosso dalla paura, sfugge ogni evento<br />

che minacci la sua sopravvivenza, mentre rincorre il piacere dell’accoppiamento. La fuga oppure<br />

l’avvicinamento sono l’effetto dell’interazione fra un’informazione esterna e quella genetica<br />

interna, interazione che mette in moto le sollecitazioni nervose e/o immunitarie che originano la<br />

fuga o l’avvicinamento.<br />

Lo stesso meccanismo si verifica anche nell’uomo, il quale è, però, sensibile anche ad altre<br />

sollecitazioni, che causano emozioni (chiamate in modo vago psichiche) e che conducono alla<br />

depressione, oppure alla contemplazione ed all’estasi.<br />

I caratteri fondanti ed essenziali dell’evoluzione dell’universo, come la coerenza, l’incoerenza,<br />

la ciclicità e le catastrofi sono stati impressi nella memoria cerebrale del feto, durante il suo<br />

percorso lungo le tappe dell’evoluzione.<br />

È ipotizzabile, quindi, che queste sollecitazioni possano destare i caratteri gioiosi o terrificanti<br />

registrati nella memoria genetica ed amplificarli.<br />

Si potrebbero anche spiegare le emozioni, ricordando che tutti i sistemi naturali ed i campi di<br />

forze (e.m. e gravitazionale) che li governano tendono verso lo stato di energia minima. La memoria<br />

cerebrale costituisce lo stato di energia minima del sistema cerebrale che conserva l’informazione<br />

tanto sbiadita, quanto inavvertita dal cervello.<br />

Una stima di tale energia può ottenersi pensando a quella che caratterizza il sistema cellulare,<br />

la cui frequenza “υ” è dell’ordine degli Hertz; di conseguenza l’ordine di grandezza dell’energia E<br />

= h υ è pari a 10 -34 J (dove h è la costante di Planck) e quindi estremamente esigua.<br />

Lo stato di energia minima, per il campo di forze di Higgs, ha un valore diverso da zero. Esso<br />

permea tutti i sistemi naturali e quindi anche il sistema cerebrale nel suo stato di energia minima (la<br />

memoria) e lo tiene in vita. Ecco perché lo stato di energia minima del cervello è sempre diverso da<br />

zero e la sua energia può essere pertanto accentuata dalle sollecitazioni di un altro campo di forze<br />

esterno proveniente da un’altra persona, oppure da un paesaggio, da un’opera d’arte, o da<br />

un’immagine o idea che desta la tensione verso il trascendente.<br />

In definitiva, i caratteri genetici dell’emozione, che preesistevano nella memoria del<br />

subconscio nella sua condizione di energia minima, tenuta in vita dal campo di forze di Higgs, sono<br />

stati ridestati da un campo di forze esterno. Aveva perciò ragione Platone che individuava<br />

nell’uomo tutta la conoscenza innata ridestabile per reminiscenza.<br />

L’informazione della morte è impressa e vive silente perché estremamente debole nella nostra<br />

memoria genetica, perché il feto ha visto scomparire moltissimi sistemi naturali nell’evoluzione;<br />

essa sarà ridestata e diventerà molto intensa a seguito dell’interazione con l’informazione esterna<br />

della morte di un nostro caro.<br />

Le emozioni più frequenti sono quelle eccitate dall’interazione con altre persone. A causa<br />

dell’elevatissimo numero di persone dotate di specifici spettri di emissione, appare quasi<br />

impossibile, o almeno rara se non unica, la probabilità d’incontro fra persone dotate di almeno una<br />

parte dello spettro di emissione in comune.<br />

Quando ciò si verifica, le onde del sistema S1 incidente e sincrone con le oscillazioni proprie<br />

del sistema S2, entrano in risonanza. Le ampiezze allora crescono a dismisura (in teoria tendono<br />

all’infinito). Le onde forzate, pur conservando le stesse frequenze, saranno in grado di propagarsi<br />

nei due soggetti perché le loro ampiezze, anche dopo aver subito un’attenuazione, sono tanto larghe<br />

da permeare e diffondersi a tutto il loro complesso psicofisico. Nasce l’amore vero.<br />

Le strutture intime dell’uomo possono essere investite, energizzate e vitalizzate da altre onde,<br />

provenienti da altre emittenti sconosciute e universali, con frequenze prossime alle loro e quindi<br />

possono entrare in risonanza. In tal modo, possono nascere onde forzate migranti nel Cosmo, e che<br />

noi chiamiamo amore universale.<br />

Come l’intensità dell’emozione dell’amore, anche quella del dolore psichico che si avverte per la<br />

scomparsa di una persona cara non è quantizzabile. Non esisterebbe la possibilità di misurarlo. In<br />

antalgia, si è fissata una scala empirica di livello del dolore fisico, il cui valore massimo è quello<br />

23


prodotto dall’infarto del miocardio, seguito da quello delle coliche renali. All’inizio del secolo<br />

scorso, Mercalli introdusse una scala qualitativa per la misura dell’intensità dei terremoti, basata<br />

sugli effetti prodotti ed osservati. Più tardi, Richter pervenne ad una scala quantitativa che risultò<br />

poi molto correlata con quella macrosismica del Mercalli.<br />

In maniera analoga alla sismologia, oggi gli strumenti tecnologici stanno proponendo una scala<br />

quantitativa del dolore fisico, che non potrà differire da quella empirica attuale. Il dolore psichico<br />

non si vede, non si può pesare, ma non si può negarne l’esistenza. Si possono talora valutare i suoi<br />

effetti e da questi, come avviene nella fisica dei fenomeni virtuali, pervenire ad una sua valutazione,<br />

anche se per il momento soltanto qualitativa ed approssimata. Si potrebbe iniziare l’indagine<br />

riferendosi alle recenti valutazioni delle variazioni del peso corporeo, nel momento della morte.<br />

Gioia e dolore sono, pertanto, forme di energia sulla cui genesi si sta qui cercando di indagare.<br />

L’universo è nato, si evolve mediante le interazioni. Lo stesso vale per tutti i suoi sottoinsiemi,<br />

dalle galassie ai quark e ai leptoni, nel reame dell’inerte, dagli organismi alle cellule in quello del<br />

vivente, dagli istinti all’estasi in quello del pensante.<br />

Si è abituati a considerare la realtà in termini dicotomici: esiste il sistema nervoso e quello<br />

immunitario, entrambi sono costituiti da uno centrale ed un altro periferico. La fisica teorica ha<br />

individuato, invece, il primo motore immobile aristotelico nelle note delle stringhe o del vuoto.<br />

Esiste, perciò, un unico antenato: la musica, ossia il linguaggio-dimensione (Palumbo 2006a),<br />

mediante il quale la realtà nasce, si riconosce, interagisce, si trasforma ed evolve verso forme più<br />

progredite, di cui il cervello dell’uomo rappresenta l’ultimo prodotto.<br />

Secondo Palumbo (2005), l’anima sarebbe l’onda forzata generata dalla risonanza fra un’onda<br />

esterna ed un’onda e.m. sincrona interna alla memoria cerebrale, capace di propagarsi nel vuoto e<br />

per sempre.<br />

Il passaggio dalla vita alla morte potrebbe essere spiegato ricordando che i campi di forze che<br />

governano tutti i sistemi dell’universo e quindi anche quello della vita del singolo uomo, tendono<br />

allo stato di minima energia, diverso da zero, che è quello della morte. In tale stato il sistema<br />

universo ed il sistema uomo continuano, però, ad essere permeati dal campo di forze di Higgs che<br />

non si annulla.<br />

E’ noto che, se si introduce nel sistema nello stato di energia minima un campo non nullo,<br />

l’energia di questo campo esterno aumenta l’energia complessiva del sistema.<br />

La forza newtoniana inversa (Palumbo 2005a) che si desta al momento terminale del sistema<br />

universo, ossia quando è tornato al punto limite del buco nero, induce in esso quella forza che lo<br />

farà diventare un nuovo universo.<br />

La stessa cosa avverrà per il sistema uomo, il quale durante e dopo la morte è permeato e<br />

mantenuto in vita dal campo di forze di Higgs non nullo. In queste condizioni di minima energia<br />

esso potrà essere investito da un campo di forze non nullo e riacquisire la sua energia vitale.<br />

16. La tensione verso un altro reame<br />

Palumbo (2006b) ha indagato sull’origine del reame delle anime secondo la fisica quantistica e<br />

quella fisica classica, investigando la struttura delle anime ed i loro rapporti. Qui si riprende il tema<br />

in termini più semplici seguendo il processo: informazione, interazione-elaborazione, ideale ed<br />

evoluzione.<br />

Un organismo si mantiene in vita fino a quando le sue strutture intime vitali sono in grado di<br />

interagire con l’ambiente esterno, ossia sia capace di ricevere e di trasmettere onde di energia<br />

(meccanica, termica, elettromagnetica, etc.). Lo studio della propagazione delle onde elastiche<br />

mostra che, in corrispondenza delle condizioni estreme di assenza di rigidità e di incompressibilità<br />

del mezzo (nel vuoto), un’onda incidente di lunghezza estremamente esigua, può invertire la sua<br />

propagazione, viaggiando (nel vuoto) con velocità teoricamente infinita (Palumbo 2005).<br />

24


Analogamente, al momento della morte, ossia nel punto dell’equilibrio della morte termica, le<br />

oscillazioni quantistiche del dominio di coerenza dell’acqua cerebrale, per il principio della<br />

conservazione dell’energia, viaggeranno nel vuoto del cosmo a velocità teoricamente infinita.<br />

La morte è il momento più catastrofico della vita dell’uomo: il sistema più perfetto, dotato della<br />

massima entropia negativa possibile, con una concentrazione di energia pregiata, per la cui<br />

formazione, l’evoluzione dell’universo ha impiegato più di 13 miliardi di anni.<br />

Se quell’evento non preludesse, analogamente a quanto avviene per tutti gli altri sistemi del<br />

creato, ad una trasformazione radicale in un altro sistema più progredito, sarebbero violati il<br />

principio di conservazione e quello dell’evoluzione.<br />

Quel momento è invece essenziale all’evoluzione del sistema uomo, perché, soltanto in quelle<br />

condizioni di energia infinitesima prossima a zero, la già acquisita energia del dominio di coerenza<br />

sovra-intellettuale potrà interagire con quella infinita del vuoto mediante l’unica relazione basata<br />

soltanto sul numero aureo φ. La sola relazione che lo avvicina a quella della creatività, che<br />

caratterizza tutte le forme dell’universo, del pensiero e dell’arte.<br />

Ciò implicherebbe la nascita di una nuova forma di intelligenza evoluta al punto da non<br />

richiedere un supporto biologico, un ente che possiamo individuare nell’anima libera dal corpo.<br />

La straordinarietà di questo passaggio risiede anche nel coinvolgimento dell’uomo nella costruzione<br />

del proprio paradiso, che comincia da questa Terra, e prosegue per l’eternità. Egli può liberamente,<br />

attraverso il perseguimento della conoscenza e la pratica delle virtù, ampliare il dominio di coerenza<br />

sovra-intellettuale e divenire l’artefice della sua stessa immortalità.<br />

Un tale passaggio è del tutto analogo a quello che egli percorse nel momento della nascita. Se<br />

l’embrione durante la gestazione si fosse ben sviluppato, allora facilmente superato il travaglio della<br />

nascita, egli sarebbe entrato nel nuovo e spettacolare mondo illuminato dalla luce solare a godere<br />

delle bellezze di questo ampio paesaggio. Al contrario, se la sua gestazione fosse stata angusta ed<br />

inospitale e l’embrione non si fosse potuto evolvere, il bambino, venuto alla luce deforme e malato,<br />

sarebbe entrato nel nuovo paesaggio non per goderlo, ma per soffrirlo.<br />

Assecondando l’evoluzione in crescendo verso sistemi più progrediti, cosa che caratterizza tutti i<br />

sistemi naturali, il sistema uomo evolve dal buio del seno materno, alla luce del Sole a quella della<br />

piena conoscenza. Questa trasformazione è avvenuta, nel primo stadio evolutivo, ad opera degli<br />

stimoli dell’innato, che lo hanno condotto dalla incoscienza nel seno materno, alla condizione<br />

limitatamente cosciente nel mondo. Il successivo stadio evolutivo ha richiesto la sua crescente<br />

compartecipazione nell’amplificazione del dominio dell’appreso prima e di quello sovraintellettuale<br />

dopo, abituandolo ad interagire mediante il numero aureo φ con l’energia del vuoto,<br />

operazioni che gli consentiranno di iniziare la costruzione il suo paradiso su questa Terra.<br />

Durante la vita, l’uomo avrebbe appreso dell’esistenza nella nostra Galassia e quindi non<br />

lontano da lui di un super buco nero: un mostro dalle dimensioni fantastiche, che sta succhiando nel<br />

suo vortice tutte le stelle e i pianeti che incontra lungo il suo vagare. Avrebbe appreso anche che, a<br />

distanza ravvicinata, esistono miliardi di miliardi bolidi, in grado di colpire la Terra in ogni istante.<br />

Potrebbe valutare questo e moltissimi altri rischi incombenti interni ed esterni al suo organismo, di<br />

fronte ai quali l’interazione sensibile lo angoscerebbe, oppure lo vestirebbe di umiltà ed egli<br />

griderebbe al miracolo della sopravvivenza della vita.<br />

L’interazione intellettiva gli svela il mistero dell’esistenza di questi rischi. Soltanto nella fase<br />

di criticità, ossia nella condizione di massima instabilità, un sistema può scoprire e sperimentare<br />

orizzonti spettacolari di indescrivibile bellezza, mostrate dalle rappresentazioni cromatiche<br />

computerizzate del luogo di punti di criticità delle equazioni che descrivono l’orbita di un sistema<br />

(Pitgen e Richter 1986).<br />

Questa esperienza lo conduce verso l’interazione sovra-intellettiva mediante la quale egli<br />

assapora una nuova e più pregiata gioia derivante dall’esercizio delle virtù, dà senso alla sua vita,<br />

facendogli vivere e gustare la bellezza degli orizzonti sconfinati dischiusi al suo intelletto e alla sua<br />

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anima sovra-intellettuale e godere della sua particolarissima condizione di compartecipe, col ruolo<br />

di universo pensante, al divenire stesso della realtà presente e soprattutto della sua immortalità.<br />

Dante aveva compreso tutto questo, e, pur non essendo uno scienziato, fa esortare da Ulisse i<br />

suoi compagni con la celebre frase: “Fatti non foste a vivere da bruti, ma per seguir virtute e<br />

canoscenza”. Ma dove l’ansia per l’opulenza ed il timore hanno inaridito le radici della fantasia e<br />

sepolto la virtù e la conoscenza, l’uomo s’identifica con gli animali ed utilizza l’intelletto per<br />

affermare se stesso a danno dei più deboli.<br />

Povero infelice! Non sa che sta edificando il suo inferno d’oro, costituito dalla negazione della<br />

felicità, per la quale era stato creato ed alla quale era stato chiamato; nel suo “ade” oscuro ed eterno,<br />

potrà soltanto assistere, impotente, al disfacimento di se stesso nel suo povero involucro corporeo.<br />

Proviamo a prestargli gli occhiali con i quali potrà scoprire il significato dell’evoluzione e<br />

convertirsi alla vita.<br />

L’immagine del Paradiso può essere assimilata a quella impressa in uno specchio che segue<br />

l’uomo durante tutta la vita, come l’ombra il corpo.<br />

Un comune specchio recepisce (riflette) soltanto le radiazioni comprese in un breve intervallo<br />

spettrale centrato sul visibile (intorno ad un milione di miliardi di Hz) e quindi quelle della luce<br />

riflesse dal corpo, che non appartengono al corpo e del quale lo specchio riproduce l’immagine<br />

virtuale.<br />

Durante la vita, il corpo umano emette vibrazioni “a bassa frequenza” dell’ordine degli Hertz,<br />

di natura biologica, legate ai due principi della conservazione sua e della sua discendenza,<br />

vibrazioni acustiche a frequenza dell’ordine delle centinaia di Hz e vibrazioni “ad altissima<br />

frequenza”, ma ampiezza infinitesima, in modo che la loro energia sia compatibile con la struttura<br />

corporea, del tutto indipendenti e diverse dalle sollecitazioni biologiche e di natura sentimentale,<br />

intellettuale, artistica e spirituale, non ancora individuate; oscillazioni tutte che non impressionano<br />

un comune specchio.<br />

Al contrario delle radiazioni solari riflesse dal corpo e ad esso estranee, le vibrazioni<br />

intellettuali e spirituali emesse dall’uomo (che potrebbero rilevarsi da un elettroencefalogramma a<br />

enorme velocità di scorrimento), appartengono all’uomo, ne costituiscono la parte più pregiata ed<br />

intima e sono caratterizzate da frequenze che un comune specchio naturale non percepisce.<br />

Palumbo (2006a) ha evidenziato una correlazione statistica altamente significativa fra la<br />

densità della radiazione cosmica (a elevatissima frequenza) entrante sulla Terra il numero di<br />

persone geniali e di opere culturali di pregio elevato. Esisterebbe quindi un’interazione risonante fra<br />

le radiazioni cosmiche e le vibrazioni intime ad ampiezza infinitesima dell’uomo, amplificate dalle<br />

sollecitazioni sincrone cosmiche, ad alimentare la fantasia e la creatività dell’uomo.<br />

Ciò indica che le vibrazioni intellettive, artistiche e spirituali dell’uomo, ad ampiezza<br />

infinitesima sarebbero pertanto caratterizzate da frequenze tanto elevate da essere coerenti con una<br />

parte dello spettro di frequenza del vuoto. Ecco quindi il vero specchio che accompagna l’uomo, ne<br />

raccoglie le vibrazioni pregiate, le fa risuonare con le sue, ed insieme ad esse, le lascia propagare<br />

nel suo dominio di coerenza, amplificate all’infinito e per sempre: Il paradiso.<br />

Molto probabilmente la tecnologia del domani, sostenuta dalla scienza, riuscirà a scoprire<br />

queste vibrazioni ed il reame del vuoto dove esse si propagano, dando così un senso concreto alle<br />

Idee di Platone.<br />

L’iperuraneo di Platone non può essere altro che il vuoto (Palumbo 2006b): un ente o meglio<br />

un dominio coerente e reale, caratterizzato da un’energia tanto intensa da alimentare l’universo, un<br />

dominio nel quale l’assenza di attrito consente alle sue onde e quindi anche quelle del pensiero,<br />

originariamente debolissime e poi amplificate per risonanza dall’interazione con quelle sincrone del<br />

vuoto, di spaziare liberamente alla velocità della luce, conseguendo la massima soddisfazione<br />

edonistica e quindi la piena felicità.<br />

A Platone conduce anche il ragionamento alternativo seguito prima, che ipotizzava il<br />

riconoscimento da parte del cervello (e il suo conseguente compiacimento) dei caratteri<br />

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dell’evoluzione impressi nella sua memoria, ridestati (secondo la reminiscenza platonica)<br />

dall’interazione con caratteri simili (sincroni) da esso ricevuti da informazioni esterne.<br />

L’interazione biologica, continua e sistematica, come quella che si attua mediante le reazioni<br />

chimiche che alimentano il corpo, è essenziale alla sopravvivenza ed allo sviluppo della persona e<br />

della sua discendenza e l’organismo non deve superare alcuna reazione interna avversa, in quanto<br />

esso cerca e gradisce naturalmente tali interazioni.<br />

Al contrario, le interazioni intellettive ed in particolare quelle sovra-intellettive, indispensabili<br />

all’evoluzione spirituale dell’uomo, pur mirate a livelli di soddisfazione maggiore, richiedono uno<br />

sforzo per vincere l’inerzia “animalesca” del corpo, più incline a ricercare le più facili soddisfazioni<br />

biologiche, in quanto l’energia segue naturalmente il percorso da posizioni ad energia potenziale più<br />

alta a quelle a potenziale più basso.<br />

L’uomo comune, pur informato dei vantaggi conseguibili mediante gli esercizi ginnici,<br />

predilige la vita sedentaria più comoda a quella più dura della palestra, a maggior ragione è<br />

naturalmente mal disposto verso le interazioni diverse da quelle biologiche.<br />

Il processo evolutivo, connesso all’esercizio duro e continuo delle interazioni spirituali<br />

richiede la volontà ed il coraggio di essere liberi dai condizionamenti ambientali, per dar forza allo<br />

spirito e fornirgli la capacità di trasmettere le proiezioni del pensiero nel reame del vuoto al fine di<br />

costruire, quindi, su questa Terra la nostra esistenza parallela in quel dominio eterno.<br />

La biologia ha donato all’uomo la vita ed i processi biochimici la sostengono non certo, però,<br />

affinché egli perisca, ma perché sopravviva alla morte nel suo pensiero rivolto alla conoscenza,<br />

nelle sue opere artistiche, nella sua ansia escatologica, nel rispetto e nell’amore per quanto lo<br />

circonda e gli consente una evoluzione ed una proiezione immortale.<br />

La morte è un passaggio catastrofico, che prelude alla trasformazione in un altro sistema più<br />

evoluto. Nel momento del passaggio, se avremo conquistato la felicità intrinseca alla nostra<br />

vocazione la conserveremo per sempre, perché già l’abbiamo proiettata nell’iperuraneo (il dominio<br />

immortale di coerenza del vuoto).<br />

Se non avremo seguito l’esortazione di Ulisse scegliendo liberamente la sorte dei mortali, non<br />

trasmettendo allo specchio una parte di noi, attraverso l’esercizio all’interazione basata sul numero<br />

aureo φ, aiutati in ciò nella fede in un ideale intellettuale, artistico e spirituale, periremo come i<br />

nostri compagni di viaggio meno fortunati (gli animali), perché non hanno potuto scegliere<br />

l’immortalità.<br />

Questa scelta è la conseguenza della (i) consapevolezza, conquistata prima mediante<br />

l’intelletto, e poi sperimentata dalla maggiore gioia concreta derivante dall’interazione sovraintellettiva<br />

o “spirituale” (l’arte e l’ansia escatologica) rispetto a quella biologica ed intellettuale,<br />

(ii) crescita dell’intensità dell’interazione spirituale connessa al distacco dai due predetti stimoli, ed<br />

(iii) all’esercizio di tale interazione e (iv) fede nell’Ideale, al quale ciascuno può dare un nome: Idee<br />

platoniche, finalismo, Intelligent Design, Deus Caritas Est, etc.<br />

17. Momenti e requisiti per il passaggio dal mondo biologico a quello spirituale<br />

Il primo momento nasce dalla constatazione che l’interazione basata soltanto e puramente sul<br />

numero aureo φ (Palmieri 2006) è quella che avviene fra una sorgente di intensità infinitesima con<br />

un’altra di intensità infinita. Mentre la sorgente infinita può raffigurarsi nell’energia del vuoto,<br />

quella infinitesima è estranea alla natura, perché le strutture più piccole racchiudono la massima<br />

energia.<br />

Socrate ha insegnato che la grandezza dell’uomo risiede nel sapere di non sapere. L’intelletto<br />

apprende la sua consapevolezza di non sapere quando tace di fronte al noumeno, ossia si annulla<br />

davanti al mistero del fenomenico (Palumbo 2004), per dar spazio ad un altro tipo di interazione<br />

sovra-intellettuale, basata sul numero aureo (artistico, escatologico, etc) mediante il quale egli<br />

assapora (sapere) livelli di felicità concreti che appartengono alla sua struttura e che lo attraggono.<br />

27


Questi orizzonti di felicità derivanti dall’ansia e dalla conquista della conoscenza accresce quella<br />

volontà che a sua volta potenzia l’intelletto e lo spirito.<br />

Di fronte a reazioni che trascendono l’intelletto, come quelle destate dall’ascolto della sesta<br />

sinfonia di Chajkovskij eseguita dall’orchestra filarmonica di Berlino, diretta da Herbert von<br />

Karajan, i cui stimoli destano emozioni nelle quali è impossibile intravedere segnali razionali,<br />

l’intelletto è costretto a tacere per dare spazio all’immaginazione di un orizzonte nuovo, concreto ed<br />

affascinante ad un tempo, e che appartiene ad un dominio parimenti reale e diverso dall’innato e<br />

dall’appreso della memoria cerebrale.<br />

Questa resa dell’intelletto è la condizione che rende nulla l’intensità (razionale) del cuore<br />

dell’uomo, conducendola a quella dell’energia minima, alla quale tendono tutti i sistemi naturali la<br />

sola condizione mediante la quale si può interagire con l’infinito, nel segno del numero aureo che<br />

caratterizza il creato tutto, l’uomo e le sue opere artistiche e che è lo strumento della Creatività.<br />

Essa ci fa comprendere il senso dell’espressione la superbia è la radice dell’ignoranza e quindi<br />

la negazione di ogni evoluzione.<br />

Un aiuto al conseguimento di questo primo momento può derivare dalla definizione di realtà<br />

essenziale e realtà ideale. La prima è vera, concreta ed esterna al soggetto, mentre la seconda è il<br />

prodotto della sua trasformazione operata dal cervello che permette la distinzione fra una sostanza<br />

vegetale edula (generalmente di colore verde) ed un’altra di colore violaceo, tipica delle sostanze<br />

venefiche.<br />

Per esempio, una radiazione e.m. corrispondente ad un determinato colore è vera e reale; essa<br />

colpisce l’occhio, il quale trasmette il segnale al cervello, che a sua volta lo traduce in colore<br />

(percepito in modo diverso dall’occhio dell’uomo e dell’animale): una realtà ideale, inesistente in<br />

natura, un’invenzione del cervello.<br />

Anche le opere dell’intelletto, come le geometrie non euclidee, la fisica diversa da quella<br />

classica, le filosofie e la teologie in tutte le loro articolazioni e la stessa arte, disgiunta dalla realtà<br />

essenziale della natura sono realtà ideali.<br />

Mentre le realtà ideali miranti al perseguimento delle finalità biologiche hanno una finalità<br />

logica, queste ultime sono sterili ed allontanano dalla conoscenza.<br />

In questo senso, si spiega la definizione dell’arte secondo Platone: copia di copia della natura,<br />

a significare lo svuotamento del messaggio dell’arte con l’allontanamento dalla realtà essenziale<br />

della natura.<br />

Analogamente, la teologia e principalmente le varie omelie mirano, invano, alla<br />

rappresentazione ideale (intellettuale) della verità essenziale espressa nelle frasi semplici ed<br />

elementari del Verbo evangelico, allontanandole dalla comprensione del cuore dell’uomo che ha<br />

sete del Dio Vivente: simpliciter simplex.<br />

Lo stesso vale per la preghiera verbale e distratta: una traduzione ideale dell’ansia reale del<br />

cuore di interagire nell’intimità col Padre, ad imitazione di Maria, la stella del silenzio, la cui<br />

testimonianza, pur nell’assenza quasi completa della parola (il Vangelo riporta soltanto due episodi<br />

nei quali Maria ha pronunciato pochissime parole: a Gerusalemme quando ritrovò il Figlio, ed alle<br />

nozze di Cana) ha espresso una testimonianza operosa e concreta, maggiore di quella di tutti i<br />

teologi messi insieme ed una fede più radiosa del Sole, perché alimentata dalla luce del silenzio.<br />

Forse una forma di preghiera concreta è quella risultante dal percorso qui indicato che coniuga<br />

quella Fides et Ratio sollecitata da Joseph Ratzinger.<br />

Il secondo momento coincide nell’approssimarsi alla verità, mediante il completo distacco<br />

dalla realtà ideale, alla quale è legato il mondo animale stimolato dal perseguimento della<br />

soddisfazione delle istanze biologiche. Ciò è conseguibile mediante il discernimento e la scoperta di<br />

livelli di soddisfazione intellettuale e di felicità spirituali crescenti con la distanza dalle istanze<br />

biologiche, l’esercizio dell’interazione sovra-intelletiva e la conseguente disabitudine di quella<br />

biologica.<br />

28


Il terzo momento è operato dalla volontà di ascensione dei gradini della conoscenza (Palumbo<br />

2006b), animata dalla tensione verso livelli di felicità sempre più appaganti, ossia del<br />

perseguimento dell’obiettivo della condizione di energia minima, che caratterizza lo stato raggiunto<br />

dagli “illuminati” delle religioni orientali. La volontà va poi sorretta dalla cultura e potenziata nella<br />

palestra dello spirito, i cui attrezzi, miranti alla conquista del dominio della coerenza sono: il<br />

silenzio interno ed esterno, la meditazione, la contemplazione, la preghiera, l’ascesi e l’estasi.<br />

Il quarto momento è costituito dalla Fede in un Ideale, non iperuraneo ed astratto come quello<br />

di Platone, ma presente nel dominio del vuoto, a cominciare dal vuoto del nostro corpo (quasi<br />

completamente vuoto) e perciò innata; un dominio ed un Ideale concreti, perché costituiti da<br />

vibrazioni reali, in quanto risonanti con quelle cosmiche ad alta frequenza (Palumbo 2006a).<br />

L’effetto di questa risonanza è l’amplificazione delle vibrazioni intime che alimentano l’ansia della<br />

(i) conoscenza del fenomenico e soprattutto, ed in elevazione di intensità, (ii) di quella universale<br />

sovra-intellettiva perseguita dall’arte e dalla religione, i cui caratteri sono presenti, ma silenti nella<br />

memoria genetica.<br />

Conseguita questa condizione, il soggetto apprezza (conseguentemente gode) la fortuna<br />

toccatagli di svolgere consapevolmente il proprio ruolo privilegiato nel programma dell’universo,<br />

finalizzato al passaggio pensiero-anima, attraverso il superamento dei condizionamenti prima<br />

biologici e poi intellettuali, che poi veicola l’anima nel reame del vuoto, ossia della piena libertà,<br />

chiudendo con ciò il ciclo dialettico dell’Universo (Palumbo 2006b).<br />

Immanuel Kant indicò la conquista della libertà attraverso la morale (l’etica); lo schema<br />

proposto suggerisce di realizzarla, invece, mediante la scienza (l’intelletto) che ha svelato all’uomo<br />

il significato del numero aureo: l’orma impressa dal Creatore nell’universo, mediante il quale<br />

l’uomo diventa collaboratore della creatività attraverso una categoria umana sovra-razionale che<br />

trascende l’intelletto e che si esprime nell’arte, tutta improntata al numero φ e nell’ansia<br />

escatologica derivante dall’interazione fra la sua sorgente infinitesima e quella infinita del vuoto, la<br />

sola interazione espressa soltanto dal numero aureo φ, comune alla creatività.<br />

La creatività è una categoria che appartiene all’uomo, ma va purificata attraverso l’operazione<br />

intellettuale del distacco dagli stimoli biologici, un distacco che consente di sperimentare poi livelli<br />

di felicità che trascendono il momento dell’intelletto e che immettono la parte più pregiata del<br />

soggetto, ossia le proprie onde-anima nel dominio del vuoto, dove l’incontro con onde sincrone le<br />

amplifica all’infinito, e, a causa dell’assenza di attrito, per sempre.<br />

Restiamo tutti colpiti dall’ascolto di una sinfonia di un autore importante specie se eseguita da<br />

orchestrali di pari livello e diretta da un maestro all’altezza di Claudio Abbado. Pochi riflettono su<br />

due considerazioni:<br />

(i) Il lungo tempo speso e la fatica sopportata dagli orchestrali per portarsi al quel livello e<br />

l’esercizio, della durata di almeno otto ore al giorno per molti giorni, per preparare quel<br />

concerto. Gli studenti ed i cultori delle altre discipline vengono corretti saltuariamente dai<br />

professori: il giudice di un pianista è il pianoforte sempre presente, severo ed inflessibile.<br />

(ii) Un compositore è un artista dotato di talento eccezionale, il quale è riuscito non soltanto a<br />

sincronizzare le sollecitazioni esterne con quelle del suo intimo, ma a tradurle nel<br />

linguaggio musicale.<br />

La prima considerazione evidenzia, per analogia, lo sforzo (purificazione) richiesto al pensiero<br />

per salire i gradini della conoscenza e fino all’estasi. La seconda ci rivela che la sincronizzazione<br />

operata dal compositore spesso avviene anche in moltissimi altri soggetti, i quali non sono stati<br />

dotati della facoltà di esprimerla attraverso le protesi strumentali.<br />

Il compositore è stato, però, costretto a perfezionare (purificare) la sincronizzazione e la<br />

trasmissione, nella dura palestra della cultura, dell’esperienza e del confronto, un perfezionamento<br />

che manca alle persone le quali sentono la musica, ma non la esprimono. Ciò vale anche per il<br />

29


pensiero e la scrittura. Siamo tutti più o meno capaci, senza alcuna fatica, di formulare pensieri più<br />

o meno pregevoli, pochi li traducono nella forma scritta che richiede preparazione, esercizio,<br />

concentrazione, coordinamento, verifica, etc.<br />

Queste due considerazioni indicano la necessità, per l’elevazione del pensiero e dello spirito,<br />

della continua e dura opera di purificazione praticata nella palestra culturale ed in quella dello<br />

spirito, volte a ad esercitare l’uomo all’interazione sovra-sensibile, con ciò disabituandolo e<br />

distaccandolo dagli stimoli biologici ed in misura ridotta anche da quelli intellettuali.<br />

18. Il Demiurgo<br />

Per quanto descritto nel paragrafo 3, l’orbita che descrive l’evoluzione dei fenomeni naturali è<br />

ciclica ed è caratterizzata (Palumbo 2003a) da:<br />

(i) un punto di massima stabilità, ossia di energia minima, poco sensibile all’azione delle<br />

perturbazioni esterne,<br />

(ii) una fase di stabilità, nella quale le perturbazioni esterne conducono il sistema, in<br />

crescendo, verso la fase di criticità, o di instabilità, nella quale il sistema acquista la<br />

massima energia potenziale compatibile con la sua struttura e quindi sopravvivenza. In<br />

questa fase, una perturbazione esterna può spostare istantaneamente il sistema verso il<br />

punto di massima stabilità iniziale, dopo del quale il sistema ripercorre il ciclo precedente,<br />

acquisendo però un’energia (pregio) maggiore di quello del ciclo precedente. Questa fase<br />

corrisponde alla comune evoluzione dei sistemi naturali, caratterizzata dal passaggio veloce<br />

dai valori a potenziale più alto a quelli a potenziale più basso.<br />

(iii) Nella fase di instabilità, una perturbazione esterna può anche condurre il sistema alla sua<br />

improvvisa ed imprevedibile degenerazione catastrofica, a velocità estremamente elevata.<br />

La catastrofe genera un sistema radicalmente diverso, caratterizzato da una maggiore<br />

energia (pregio) di quello precedente.<br />

La crescita del pregio (energia) nelle trasformazioni successive cicliche o catastrofiche è<br />

confermata dall’esperienza e dal principio della costanza della potenza media, tipica<br />

dell’evoluzione dei sistemi naturali (Palumbo 1997).<br />

A conferma di quanto precede, si riportano alcuni dati riguardanti l’attività documentata dei<br />

principali vulcani attivi italiani: Etna, Vesuvio e Campi Flegrei. I processi ciclici del sistema etneo<br />

attuale e quello vesuviano dal 1631 al 1944, corrispondente ad un’attività vulcanica a bocca aperta,<br />

sono caratterizzati da cicli di lunghezza crescente. Ciò corrisponde, per il principio della costanza<br />

della potenza media, ossia del rapporto fra l’energia ed il tempo, ad una maggiore energia dei cicli<br />

successivi.<br />

La stessa cosa vale per gli eventi catastrofici di chiusura dei cicli. Da 23.100 a 3.580 anni fa<br />

(19.520 anni) si sono verificate 7 eruzioni della massima intensità al Vesuvio, con una media di<br />

un’eruzione ogni 2.788 anni. A distanza di 3.659 anni, nel 79 d. C., si verificò l’ultima eruzione di<br />

pari intensità (quella di Pompei). Ai Campi Flegrei, dopo il collasso della caldera del tufo giallo<br />

napoletano (circa 12.000 anni fa), l’attività vulcanica si è sviluppata durante due periodi di tempo<br />

intervallati da un periodo di quiescenza di 4.000 anni, l’ultimo dei quali, con le eruzioni di Monte<br />

Spina, Astroni, Averno e Fossa Lupara, occorsi rispettivamente 4.000, 3750, 3700 e 3.000 anni fa.<br />

Da allora, a parte il debolissimo evento del Monte Nuovo (1538), il vulcano attraversa un periodo<br />

di dinamico riposo, con il continuo accumulo di energia.<br />

30


Per il principio dell’autosimilarità che caratterizza tutti i sistemi naturali, fasi evolutive<br />

analoghe a quelle descritte prima possono riscontrarsi anche nel sistema “uomo” e “sistema<br />

umanità”. Anche il sistema “uomo” è caratterizzato da accumulo di energia, causa dello sviluppo, e<br />

dal suo rilascio per il secondo principio della termodinamica. La continua crescita della vita media<br />

è un segno dell’aumento dell’energia del sistema uomo nel tempo. La fase di crescita è lenta e<br />

faticosa, mentre quella del rilascio dell’energia è rapida.<br />

Poche persone, infatti, alla ricerca del benessere fisico, si sottopongono ai duri, prolungati e<br />

continui esercizi ginnici, mentre la maggioranza segue il percorso verso l’energia minima della vita<br />

comoda e sedentaria, pur consapevoli che essa conduce all’equilibrio della morte termica. Quel<br />

benessere (energia) conseguito durante numerosi anni viene poi perduto in brevissimo tempo nel<br />

corso di una malattia. Lo stesso vale per il sistema umanità il cui sviluppo millenario può annullarsi<br />

a seguito della guerra nucleare.<br />

Nel caso dell’evento catastrofico della morte dell’uomo, il rilascio di energia è immediato e<br />

prelude, come negli altri sistemi naturali alla comparsa di un nuovo sistema, radicalmente diverso,<br />

imprevedibile e più evoluto, dotato di una nuova forma di energia molto più pregiata di quella<br />

“vitale” del sistema precedente, alla cui conoscenza ci si può avvicinare, esaminando quelle forme<br />

di energia scambiata nelle interazioni dell’uomo, diverse da quelle biologiche.<br />

L’esercizio nella palestra della conoscenza, che conduce all’interazione intellettuale ad ampio<br />

spettro, è ancora più duro di quella ginnico (biologica). L’amore per la conoscenza in sé è una<br />

mozione assai rara. Le motivazioni che spingono i ricercatori sono generalmente di ordine pratico,<br />

come il posto di lavoro, la carriera ed il successo, che spesso comportano ricadute anche<br />

economiche e soddisfazioni sociali. La ricerca della conoscenza integrale è stata abbandonata da<br />

sempre perché è molto ardua e non consente quei risultati specialistici conseguibili con minor<br />

fatica, anche perché facilitati dai risultati ottenuti dagli altri in quel campo specifico, circostanza che<br />

rende più agevole l’inserimento della propria tesserina nel puzzle del mosaico di quella ricerca<br />

particolare. La ricerca dell’interazione sovra-intellettuale è poi rara perché carmina non dant<br />

panem, né carriera, successo o benefici concreti; al contrario la proposta di modelli generali è<br />

avversata e molto più spesso ignorata e derisa.<br />

Allora tutto il progetto proposto sarebbe destinato al sicuro fallimento, se esso non<br />

appartenesse all’evoluzione stessa dell’universo, un’evoluzione ciclica o catastrofica (cfr. par. 3)<br />

che l’ha condotto a stadi e sistemi sempre più coerenti e quindi pregiati, come la vita, il pensiero,<br />

l’arte e la contemplazione.<br />

L’evoluzione, attraverso l’interazione intellettuale, fa scoprire all’uomo che lo zero<br />

matematico, equivalente al nulla della filosofia ed al vuoto della fisica, che crea e distrugge<br />

particelle in ogni istante e fornisce l’energia all’universo, è il dominio più vicino all’essenza<br />

(energia) unitaria assoluta, uno specchio che ne rappresenta l’immagine virtuale.<br />

Lo stesso specchio (il vuoto), che capta e fa risuonare le vibrazioni pregiate reali emesse<br />

dall’uomo, ossia la sua essenza più pregiata, rappresenta quindi il luogo d’incontro fra l’immagine<br />

dell’essenza unitaria e l’essenza pregiata di ciascun uomo.<br />

L’incontro non può avvenire se non mediante il Demiurgo, che in questo caso, s’identifica con<br />

la stessa essenza unitaria assoluta. Essa, infatti, evolvendo in se stessa, ossia mediante un algoritmo<br />

che utilizza soltanto l’unità, ha generato il numero aureo φ (il Demiurgo):<br />

31


Figura 1. 1 (l’essenza unitaria assoluta) si riflette nello specchio (il vuoto) e contestualmente genera => φ che<br />

conferisce le forme alla realtà, basate su φ le cui onde interagiscono => con quelle sovra-intellettuali, le quali, =><br />

s’immettono nello specchio (il vuoto) dove => è riflessa l’essenza unitaria assoluta.<br />

ed attraverso φ, le forme naturali tutte basate direttamente o indirettamente su π e su φ (nota) 3 .<br />

Le onde gravitative ed elettromagnetiche, basate su φ, emesse da queste forme, ossia da una<br />

sola sorgente, innescano reazioni (onde) omogenee e tipiche del cervello dell’uomo (intellettuali e<br />

sovra-intellettuali), in quanto anch’egli è nato dall’interazione pura di φ (l’ellissoide aureo del suo<br />

spermio) e di π (l’ovulo della donna). Tali reazioni (onde), espresse nelle opere d’arte, nei<br />

sentimenti, nei momenti di contemplazione e di estasi si riproducono nello specchio del vuoto,<br />

dove, incontrando onde sincrone si amplificano e chiudono il ciclo dialettico dell’universo<br />

(Palumbo 2006b) 4 , secondo lo schema della figura 1 5 :<br />

La scoperta del numero aureo, il punto di contatto fra la Creatività assoluta e quella dell’uomo,<br />

è in un cero senso innata ed appartiene perciò a ciascun uomo, indipendentemente dalla sua<br />

estrazione sociale e livello culturale, in quanto anch’egli è nato dall’interazione fra φ e π. Essa<br />

rappresenta la tensione verso la massima interattività, basata sul numero aureo (cfr. 3) che<br />

l’universo ha riservato al suo ultimo prodotto, il cervello dell’uomo.<br />

3<br />

Dal momento che φ e π sono legati da una semplice relazione, il numero aureo caratterizza esplicitamente o<br />

implicitamente tutte le forme dell’universo.<br />

4<br />

L’elevazione della propria anima è l’opera di maggior pregio prodotta dall’uomo, la cui capacità interattiva legata<br />

al suo sviluppo, è più o meno in grado di inserirsi nel ciclo dialettico che lo riconduce all’essenza generatrice originaria.<br />

5<br />

Una triade dialettica che può tentare di raffigurare la SS. Trinità: L’essenza unitaria 1 evolvendo in se stessa genera<br />

φ (genitum non factum cumsubstantialem Patri) dal cui amore (lo Spirito Santo) sono nati π e φ da cui il creato<br />

(Omnia per Ipsum factum est) che poi condurrà l’ultimo prodotto di φ (l’espressione più eletta dell’umanità) all’unità<br />

(ut unum sint).<br />

32


Il segno di φ, presente in tutte le opere della natura e dell’arte di tutti i tempi (Livio 2003), è<br />

chiaramente riscontrabile nelle espressioni del primo homo sapiens, dai graffiti, alle strutture di<br />

Stonehenge, alle piramidi delle varie civiltà cinese, egiziana e precolombiana, ai ritmi delle danze,<br />

alla musicalità della parola e degli strumenti degli aborigeni.<br />

Egli poté ieri e può oggi sperimentare l’interazione pura basata soltanto sul numero aureo nel<br />

momento in cui, rinunziando alle interazioni biologiche ed intellettuali, riconosce di sapere di non<br />

sapere e con ciò, annichilendo la propria energia, può interagire con quella infinita del vuoto e<br />

sentire e vivere la massima soddisfazione edonistica, ossia la felicità sconfinata ed eterna di quel<br />

dominio coerente, lo specchio delle espressioni più pregiate della sua vita che è poi anche lo<br />

specchio, ossia il dominio più vicino a quello dell’essenza assoluta della Creatività.<br />

Anche il Cristo sulla croce nel “Consumatum est” annulla la sua umanità per unirsi al Padre<br />

attraverso la massima interattività: quella basata sul numero aureo φ.<br />

Giovanni, nel momento dell’incontro con Gesù sul Giordano, consapevole della propria nullità<br />

rispetto al Signore esperimenta l’interazione mediante φ che gli permette di ascoltare la voce del<br />

Padre: “Questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto”.<br />

Se riuscissimo ad interagire con l’umiltà di Francesco di fronte all’Eucarestia, ascolteremmo<br />

anche noi la voce “Francesco ripara la mia chiesa”.<br />

Il Demiurgo suggerisce quindi l’atteggiamento essenziale e consapevole dell’umiltà di Maria,<br />

nella quale poté riflettersi l’Assoluto quia respexit humilitatem ancillae Suae.<br />

L’essenza unitaria assoluta, evolvendo in se stessa, motu proprio (un’auto-energia assimilabile<br />

allo Spirito Santo), ha generato, ma non fatto, φ (assimilabile al Verbo), per incontrare lo stesso φ<br />

nel cuore dell’uomo, mediante l’unica interazione a mezzo della quale il Creatore non soltanto ha<br />

creato il mondo (Omnia per ipsum factum est), ma, attraverso lo stesso Ipse, ossia il Verbo,<br />

divinizza l’uomo chiamandolo a compartecipare, mediante interazioni basate su φ, alla creatività,<br />

ossia affidandogli il compito di chiudere il ciclo dialettico dell’universo.<br />

L’umiltà, una dote non appartenente ai dotti ed ai sapienti del mondo, è una virtù più<br />

facilmente conseguibile dai piccoli i quali possono interagire con l’infinita energia mediante il<br />

numero aureo, conseguendo la felicità derivante dalla condizione di figli di un Padre Qui Caritas<br />

Est.<br />

Più pregiata è l’energia acquisita, più difficile è stata la sua conquista; al contrario, il rilascio<br />

dell’energia nei sistemi naturali avviene attraverso le vie di minore resistenza, che nell’uomo è<br />

quella biologica. E’ quindi molto elevato il rischio che da un elevato valore dell’energia (spirituale),<br />

quella energia conquistata con fatica, si perda attraverso il canale che accomuna l’uomo agli<br />

animali. Per questo motivo S. Tommaso ammoniva che lo stato di grazia è raggiungibile dall’uomo,<br />

ma la sua perseveranza è mozione divina, ossia opera del Demiurgo. Nella condizione di grazia<br />

vale il monito di Pietro “Fratres sobrii estote et vigilate, quia adversarius vester diabolus, tamquam<br />

leo rugiens circuit quaerens quem devoret, cui resistere potest in fide”.<br />

Le stesse considerazioni valgono per il sistema “umanità” nel quale la storia testimonia che al<br />

maggior livello di civiltà corrisponde il massimo rischio (animalesco) della guerra, che oggi sarà di<br />

sterminio.<br />

19. Il Demiurgo e i Santi<br />

Gli Apostoli avevano vissuto col Cristo, avevano assistito ai suoi miracoli, ascoltato la sua parola<br />

ed interagito con Lui mediante l’interazione intellettiva. Non appena il Cristo venne condannato,<br />

l’interazione intellettiva affermò loro che il messaggio era falso e tutti ritornarono alle proprie<br />

attività.<br />

Solo con la discesa dello Spirito Santo (il Demiurgo) Essi interagirono col Risorto mediante<br />

l’interazione sovra-intellettiva ed operarono i prodigi registrati dalla storia, primo fra tutti quello<br />

della sopravvivenza della Chiesa.<br />

33


Poco tempo dopo, Paolo di Tarso, un intellettuale abituato, quindi all’interazione intellettiva,<br />

interagì (interazione biologica) con una forza naturale che lo scalciò da cavallo e lo accecò. Venne<br />

in seguito miracolato, riacquistando la vista, e, ricorrendo all’interazione sovra-intellettiva,<br />

riconobbe la presenza del Demiurgo, scrisse le sue lettere, considerate parole di Dio, ed operò i<br />

prodigi riportati dalla storia.<br />

Il Demiurgo non si presenta però a tutti mediante l’interazione biologica oppure quella intellettiva,<br />

come avvenne ad Agostino, Tommaso, Girolamo ed altri dottori della chiesa.<br />

Si potrebbe allora dire che il Signore agisce in modo preferenziale. In un certo senso ciò è vero,<br />

perché i preferiti siamo noi. Egli si presenta a tutti nella Sua essenza vera eucaristica e pone tutti di<br />

fronte all’interazione sovra- intellettiva ben più efficace delle altre.<br />

La consapevolezza di trovarci davanti a Lui, che entra addirittura entro di noi per ascoltare la voce<br />

del silenzio del cuore, può renderci Santi, oserei dire più di Paolo il quale credette perché scosso dal<br />

Demiurgo mediante una sollecitazione sensibile. Noi, invece, dobbiamo conquistare quella<br />

consapevolezza sofferta con-partecipando col Demiurgo alla nostra redenzione e siamo quindi i<br />

prediletti, perché siamo fra i beati che crediamo senza aver visto.<br />

Teresa di Calcutta è fra queste predilette. Ella, come ogni altra persona, aborrisce l’aspetto<br />

mostruoso e le piaghe maleodoranti ed infettive di un lebbroso ricoperto da insetti. Gli si avvicina e<br />

lo abbraccia, con ciò vincendo il principio di conservazione, ma non prova soddisfazione dal suo<br />

comportamento, in quanto non ha obbedito ad alcuna istanza etico-intellettuale interiore. Non<br />

aveva, infatti, alcun senso intellettivo o morale assistere un lebbroso affetto da un male inguaribile,<br />

rischiando soltanto di esserne contagiata. Nessuna pietas emotiva avrebbe potuto indurre Teresa ad<br />

avvicinarsi a quell’uomo, il cui unico desiderio era quello della morte e rigettava, pertanto, ogni<br />

inutile e dannoso soccorso. Allora bisogna cercare un’altra pulsione.<br />

Ella aveva interagito nella sua cella in precedenza (mediante φ) con lo spettacolo obbrobrioso<br />

fuori di sé di un uomo crocefisso che implorava il perdono per i suoi crocifissori emettendo onde<br />

(amore) di energia infinita, dalle quali Teresa riceveva una commozione, una gioia (energia di<br />

pregio elevatissimo) così intensa da impressionare profondamente la sua memoria cerebrale. Tali<br />

onde, ridestate da quelle del lebbroso, facendo rivivere in Teresa il desiderio di ripetere<br />

l’interazione precedente, la inducevano a confondere l’immagine dell’uomo crocefisso con quella<br />

del lebbroso.<br />

Il comportamento di Teresa derivava quindi dall’interazione, dall’intensità massima possibile<br />

sovra-intellettiva (perché basata su φ), fra la sorgente esterna e infinita del Demiurgo e quelle<br />

debolissime impresse nella sua memoria cerebrale, ridestate ed amplificate per risonanza dalle onde<br />

del Demiurgo.<br />

Solo tale enorme tensione riusciva a vincere non soltanto le sollecitazioni avverse di carattere<br />

biologico, ma anche quelle etico-intellettuali. Queste ultime, più forti di quelle biologiche,<br />

richiedevano uno sforzo maggiore perché Teresa, di fronte all’oceano della sofferenza si chiedeva<br />

dove fosse il suo Dio dell’amore; un’istanza che insidiava la sua Fede, fonte primaria della sua<br />

energia. L’eroismo di Teresa, causa prima della sua santificazione, si manifestava in questa lotta più<br />

che in quella contro gli stimoli naturali biologici.<br />

In quel conflitto interiore, era nascosta la grandiosità del progetto del Crocefisso di elevare<br />

l’umanità di Teresa alla dignità, attraverso quell’amore, che la chiamava, con segnali<br />

incomprensibili perché sovra-intellettivi, come quelli riferiti da Gabriele a Maria, a divenire<br />

corredentrice dell’umanità. Uno stimolo di natura intellettiva avrebbe destato, infatti, una risposta<br />

debole perché di natura umana, turbata perciò da dubbi e perplessità che avrebbero compromesso il<br />

suo conseguente FIAT, ossia la solidità della sua accettazione, fondata sulla Fede nel Signore.<br />

L’interazione sovra-intellettiva, per il fatto di trascendere l’intelletto, avviene fra una sorgente<br />

esterna incomprensibile e le vibrazioni del dominio di coerenza dell’acqua cerebrale, parimenti<br />

impercettibili dal cervello e che soltanto quella sorgente (la fede) è in grado di far emergere dalla<br />

memoria ed amplificare per risonanza, in modo che possano alimentare poi quelle pulsioni,<br />

all’origine della creatività dell’uomo, che incontra, collabora e completa quella divina.<br />

34


Ciò può solo avvenire mediante l’azione del Demiurgo in quanto Egli è all’origine<br />

dell’universo (Fig. 1), che poi ha generato l’uomo ed illumina le sue opere.<br />

20. La sofferenza<br />

Molte persone sono a dir poco disorientate nel constatare il contrasto fra Deus qui caritas est e<br />

la sofferenza della natura e dell’uomo che questo Dio-Amore permette. La morte in croce<br />

dell’Uomo- Dio ha attestato tutto il fallimento del Suo progetto di redenzione. In quel fallimento<br />

Egli ha voluto, però, dimostrare il Suo Amore per l’uomo affidandogli il progetto divino, non<br />

abbandonandolo a se stesso, ma vivendo Egli stesso (il Demiurgo) operosamente con lui ed in lui:<br />

una vitalità che l’uomo accerta ed è commensurata alla constatazione del suo essere zero, una<br />

condizione necessaria per attivare quell’interazione di intensità massima fondata su φ, alla base<br />

della creatività (Fig. 1).<br />

La filosofia ha fallito perché ha creduto nell’onnipotenza dell’interazione intellettiva e non è<br />

stata capace di sostituirla con un’altra sovra-intellettiva di cui aveva intuito la necessità e<br />

l’esistenza.<br />

Il filosofo, in possesso di un auto di grossa cilindrata (interazione intellettiva), riteneva di poter<br />

raggiungere con quella macchina New York da Londra. Aveva intuito e poi accertato, con Kant,<br />

l’impossibilità di un tale viaggio, la cosa in sé, (esistente in sé), ma sfuggente alle sue possibilità e<br />

rinuncia a pensare ad un altro vettore (interazione sovra-intellettiva).<br />

Lo scienziato, invece, non rinuncia e non si arrende perché ha fede nella sua capacità di<br />

immaginare prima un’interazione sovra-intellettiva (un vettore diverso dalla macchina), e di<br />

verificarne poi l’efficacia.<br />

Ecco una prima differenza fra la superbia della filosofia che ritiene vera ciò che è raggiungibile<br />

mediante l’interazione intellettiva e l’umiltà della scienza che, constatata l’infruttuosità di tale<br />

interazione, la supera mediante la fede, la quale gli suggerisce di immaginare un’interazione sovraintellettiva,<br />

consistente nell’ipotizzare modelli ideali di cui andrà poi a verificare la validità.<br />

Il successo dello scienziato è stato conseguito dalla ragione illuminata dalla fede, mentre<br />

l’insuccesso del filosofo è il risultato dell’investigazione razionale non illuminata dalla fede. Tutto<br />

ciò in sintonia con l’invito di Benedetto 16°, il quale esorta ad illuminare la ragione con la fede e ad<br />

irrobustire (mediante la verifica) la fede con la ragione.<br />

La scienza, in appena 50 anni, partendo dalla semplicità dei piccoli (i quali entreranno nel<br />

regno dei cieli) e ponendo in dubbio ogni sua affermazione, ritenendola approssimata e da superare,<br />

nella sua umiltà ha elevato il livello della civiltà fornendo prodotti tecnologici impensabili qualche<br />

decennio fa.<br />

Questa scienza, che fra poco donerà all’uomo l’energia illimitata e pulita a costo zero della<br />

fusione nucleare, nel prossimo futuro sarà in grado di sconfiggere la fame e la sete nel mondo, le<br />

ingiustizie e tante sofferenze, non soltanto dell’uomo, ma dell’intero creato trasformando il reame<br />

attuale, retto dalla lotta fra preda e predatore e dalla sofferenza, in un reame nel quale il leone e la<br />

gazzella, entrambi sazi dalla sovrabbondanza di cibo e cresciuti in numero razionale, vivranno l’uno<br />

accanto all’altro.<br />

E’ chiaro che tutto questo è condizionato al pari sviluppo etico dell’uomo e della civiltà,<br />

perché l’energia della fusione potrebbe essere anche usata per trasformare la superficie della Terra<br />

come quella della Luna.<br />

Già si avvertono, però, i prodromi di una ineunte evoluzione culturale della società rilevabile<br />

dagli ultimi discorsi di Benedetto 16° a Sidney in Australia, nell’estate del 2008, nei quali il<br />

Pontefice riafferma i temi del diritto-dovere della vita, della dignità dell’uomo e del rispetto del<br />

creato, che significano riconoscimento della vita e della dignità di ogni uomo sulla Terra, primo<br />

gradino dell’amore che deve legare e legherà gli uomini fra di loro e con la natura, nell’interesse<br />

della loro stessa sopravvivenza.<br />

35


La al quesito sul perché Deus Qui Caritas Est abbia permesso la sofferenza è insita nel<br />

concetto di evoluzione che caratterizza il nostro universo, unico fra gli innumerevoli altri possibili<br />

ad essere basato sul numero aureo (Palmieri 2006) e quindi addatto a generare l’uomo; un universo<br />

che si è evoluto attraverso le catastrofi (l’equivalente delle sofferenze), fino ad arrivare all’uomo:<br />

l’universo che pensa e diviene mediante la sofferenza trasmessa al suo codice genetico dal suo<br />

progenitore cosmico.<br />

Il reame “statico” degli angeli è estraneo all’universo fisico ed umano. Gli angeli non<br />

divengono, sono immortali, non perseguono alcuna finalità evolutiva e non conseguono alcun<br />

traguardo o merito ed in questo senso essi, come le divinità pagane, sono inferiori agli uomini,<br />

caratterizzati dalla possibilità di scelta fra un notevole numero di gradi di libertà. Fra le tante<br />

possibili scelte, l’uomo ha anche la possibilità di costruire una propria vita parallela, reale e felice<br />

nel reame eterno ed infinito del vuoto, una scelta che richiede all’uomo, al pari di tutti i sistemi<br />

naturali, il lavoro (la sofferenza) per il passaggio da livelli a potenziale più basso a quelli a<br />

potenziale maggiore. Da qui il significato della sofferenza, bene espresso da Francesco quando<br />

esclama: “tanto è il bene che mi aspetta che ogni mal divien diletto”.<br />

La sofferenza investirà anche l’uomo di domani, il quale non potrà essere pago, al pari del<br />

leone e della gazzella, perché sente l’ansia di un reame nel quale possa godere di una felicità<br />

dinamica ed immortale. Egli potrà accedervi passando il buio e stretto tunnel che lo condurrà dal<br />

reame della sofferenza a quello del vuoto, un tunnel analogo all’utero della mamma che gli consentì<br />

il passaggio catastrofico dal reame buio, stretto e poco ospitale del grembo materno al reame della<br />

vita illuminata dal Sole.<br />

Anche Kant, come Pericle, condiziona la felicità alla libertà. Nei sistemi naturali il concetto di<br />

felicità si può scoprire attraverso il giudizio teleologico, “che lo riconosce nella finalità delle cose<br />

della natura, considerata come fondamento della possibilità di esse come fini della natura”. In<br />

quest’ottica i gradi di libertà dei sistemi naturali sono molto ristretti.<br />

Una teoria filosofica o scientifica che riguardi l’uomo consiste nel coordinamento di tre fattori<br />

reali imprescindibili: l’energia (interna ed esterna all’uomo), l’uomo e l’interazione. Ciò realizza il<br />

con-esserci di Heidegger nel quale l’uomo è ad un tempo un sistema dell’universo costretto dalle<br />

sue leggi e la tensione di superamento delle stesse, attraverso lo svincolo dalle istanze biologiche,<br />

conseguibile mediante la conoscenza: interazione fra l’intelletto ed il fenomenico, che gli consente<br />

partecipando all’essere, livelli di maggiore soddisfazione.<br />

Questa fase costituisce un processo interno al soggetto senza proiezioni interattive con la realtà<br />

esterna ed è perciò sterile in se stessa. Essa è, però, una tappa indispensabile e propedeutica alle<br />

predette proiezioni.<br />

Soltanto la constatazione dell’incapacità dell’interazione intellettiva di spiegare le emozioni<br />

spinge l’uomo, da una parte verso la scoperta di nuovi meccanismi cerebrali e dall’altra lo induce ad<br />

ammettere l’esistenza di canali e di forme di energia (oscure) diverse da quelle finora note alla<br />

scienza.<br />

La sconfitta dell’intelletto non nega la realtà dell’inspiegata commozione (la sofferenza<br />

psichica), che esiste in quanto è concretamente sentita. La sofferenza dell’anima, al pari del cielo<br />

stellato sopra di me, ha una sconfinatezza spaziale, temporale ed energetica che limita<br />

l’investigazione intellettiva, ma prospetta all’intelletto, ad un tempo, l’immagine del vuoto: un<br />

reame armonioso di ordine, cadenze, perfezione e bellezza, descritte dalla meccanica celeste e<br />

caratterizzato da onde coerenti, come quelle dei sistemi laser e che sovrasta il caos generatore<br />

dell’incalcolabile energia della fusione nucleare che dà vita alle stelle ed alle galassie.<br />

Questo reame reale, immortale ed esterno al cielo stellato ed alla sofferenza ha generato<br />

l’universo, fornisce ad esso l’energia per poi annichilirlo, è sede di vibrazioni a frequenza elevata,<br />

in grado di (i) interagire con vibrazioni intime e vitali dell’uomo, con effetti opposti a quelli che<br />

hanno indotto la sofferenza che conducono alla distruzione, (ii) di ridestarle ed amplificarle per<br />

risonanza, in modo che, attraverso l’interazione sovra-intellettiva, l’uomo, incontrando la Fede<br />

36


nell’Ideale (Deus Caritas Est), possa accettare e condividere la volontà del Padre che lo ama e<br />

lenisce la sofferenza, che serne alla purificazione del suo spirito e dello stesso Corpo Mistico.<br />

21. Il reame dello spirito ed alcuni principi della scienza<br />

La sofferenza e quindi l’infelicità causate da condizioni interne o esterne all’uomo sono legate<br />

all’incapacità di vincerle, un vincolo spesso dovuto alla mancanza di libertà.<br />

Secondo Pericle, la radice della felicità sta nella libertà e quella della libertà nel coraggio (di<br />

conseguirla). Kant si chiedeva quale libertà avesse l’uomo, se non ha avuto la possibilità di<br />

scegliere se, dove e quando nascere e si può qui aggiungere morire, ossia nel decidere finanche sui<br />

due momenti principali della vita. Una volta nato, l’uomo è poi soggetto perennemente agli stimoli<br />

genetici e sottoposto ai due principi fondamentali della conservazione e della procreazione, è<br />

vincolato dallo spazio e dal tempo: le due categorie aprioristiche del soggetto ed è avversato<br />

continuamente dalle forze della natura interne al suo organismo, che minano la sua esistenza con le<br />

malattie, e da quelle esterne che minacciano continuamente la sua stessa sopravvivenza.<br />

Tutto ciò vale per tutto il reame del vivente, ma al contrario dei nostri compagni di viaggio (gli<br />

animali), i quali ignorano l’esistenza delle predette sbarre naturali della propria prigione, dalle<br />

malattie che subiscono senza rendersene conto e alla morte da essi sconosciuta, unica certezza del<br />

creato, l’uomo, consapevole geneticamente di tutto ciò, nasce fragilissimo, implume, inetto e<br />

piangente, mettendo a rischio la vita della propria madre sin dallo stato embrionale e poi<br />

significativamente nel momento di venire alla luce, e traendo il nutrimento dal corpo di lei, a mo’ di<br />

cannibale, indebolendolo e costringendo poi i suoi genitori, per lungo tempo a provvedere alla sua<br />

fragile sopravvivenza.<br />

Mosso dalla sua prima esperienza cannibalesca, rapace e parassita, e dotato di una ragione che<br />

gli fornisce gli strumenti più affinati di aggressione dell’ambiente che lo circonda, il più recente e<br />

formidabile predatore si presenta sul Pianeta, e una volta cresciuto ed evoluto, lo aggredirà fino a<br />

distruggerlo con le sue armi (arsenali nucleari) di sterminio e di morte.<br />

Il piccolo, debole ed inetto mostriciattolo, all’inizio, non era in grado neppure di badare a se<br />

stesso e perciò vinse la sua debolezza unendosi agli altri costituendo così prima la famiglia, poi la<br />

tribù ed a poco a poco comunità più numerose, governate dalla legge del più forte come nella<br />

giungla.<br />

Sarà poi questa stessa legge ad imporre ai più deboli il riconoscimento del più forte, in<br />

principio dominante per la maggiore forza fisica ed in seguito per quella della ricchezza e quindi<br />

delle armi, acquisite per merito della furbizia, generatrice della violenza che gli ha consentito e gli<br />

consente di prevalere sugli altri.<br />

Oggi il potente di turno, che ha inventato il concetto di democrazia per assicurarsi il dominio<br />

delle masse, promulga leggi (il parlamento) e le impone (la magistratura) in apparenza a favore di<br />

tutti, ma in realtà a vantaggio di pochissimi, com’è testimoniato in maniera evidente e non<br />

confutabile dalla distribuzione della ricchezza all’interno dei paesi democratici e fra i popoli; una<br />

distribuzione iniqua e mortale, fonte delle varie mafie e microcriminalità e delle guerre.<br />

Tutto ciò in forza del Diritto pubblico e privato all’interno degli stati e di quello internazionale,<br />

che regola i rapporti fra le nazioni, diritti violati dai ricchi e potenti del mondo, che traggono la loro<br />

superiorità dall’aggiramento delle stesse leggi. Alla scala individuale, ciò è confermato dalle<br />

persone che si arricchiscono inserendosi nella giungla normativa per trovare le agevoli vie<br />

giuridiche per evadere le leggi (privilegi politici, sindacali, conquista di cariche o di posizioni di<br />

carriera, assenze per malattie o altre cause, etc.). I più furbi fra questi, eludono le norme con la<br />

complicità palese o meno delle autorità di tutti i poteri (amministrativi, legislativi e spesso<br />

giudiziari) e si arricchiscono con atti delinquenziali, mai puniti (abusivismo edilizio, evasione<br />

fiscale, etc).<br />

Il numero delle leggi, che nella giungla è una, nella società si moltiplica ed aumenta<br />

giornalmente, fino a raggiungere, nel nostro Paese, il numero di duecentomila: altre sbarre che<br />

37


imprigionano del tutto il povero cittadino, al quale si impone un ennesimo onere immorale per<br />

sostenere una classe sproporzionatamente numerosa di avidi parassiti burocrati, politici e<br />

sindacalisti, spesso disonesti.<br />

Egli ricorse allora, dapprima alla sua fantasia e poi alla ragione, nella speranza di liberarsi dalla<br />

prigione.<br />

La prima (il paganesimo) lo indusse ad inventare un Olimpo popolato di divinità antropomorfe e<br />

capricciose, rappresentanti le varie espressioni del fenomenico ostile, generatore di calamità e<br />

governato da un re (Giove), che soggiaceva al volere del fato: una superdivinità lontana dalla realtà<br />

più che gli stessi dei e del tutto incomprensibile, indefinibile ed imprevedibile.<br />

La seconda (la filosofia), subentrata al paganesimo e perfino complice di esso, dopo secoli di<br />

dispute numerose, irreali e vane, ha scoperto l’acqua calda e cioè che i gradi di libertà dell’uomo<br />

sono tanto ristretti quanto inesistenti e quindi la che la libertà e perciò la felicità sarebbero<br />

irraggiungibili, mentre l’infelicità, secondo gli esistenzialisti e Schopenhauer, sarebbe il solo<br />

destino dell’uomo.<br />

Di fronte a questo scenario attuale, evidenziato chiaramente dalle vicende naturali (malattie e<br />

morte, lontanissime dall’essere sconfitte) ed umane (guerre, ingiustizie, la fame nel mondo e<br />

l’incombenza di catastrofi di origine antropica), l’uomo moderno chiude gli occhi della ragione,<br />

come lo struzzo, ed insegue tre indirizzi più comuni, ritenendo che essi lo liberino dalla prigione:<br />

(i) la fruizione immediata ed incontrollata dei piaceri derivanti della soddisfazione degli<br />

stimoli e delle pulsioni biologiche, che lo avvicinano agli animali, con conseguenze di<br />

tipo boomerang, igieniche (obesità, ipertensione, depressioni, danni al sistema<br />

circolatorio, etc.) e morali (aborti, adulteri, divorzi, omosessualità, etc.) tutti diretti al<br />

conseguimento di altra infelicità. I più costumati fra quelli che hanno scelto questo<br />

indirizzo, proiettano le loro aspettative nei figli, oggi posti sugli altari ed inseguiti con<br />

cure tanto oppressive e persistenti durante tutta la vita, da renderli violenti ed incapaci di<br />

affrontare con elasticità la dura realtà che li circonda, con ciò contribuendo<br />

marcatamente alla loro sicura infelicità,<br />

(ii) il capitalismo informato al perseguimento violento della ricchezza. In questa operazione<br />

l’uomo, non soltanto riduce ulteriormente la sua libertà, privandosi del tempo a sua<br />

disposizione, già limitato dalla natura e quindi di una delle due categorie (insieme allo<br />

spazio) fondamentali ed essenziali alla sua libertà ed alla fruizione dei presunti beni<br />

conquistati, ma si introduce nel circuito stretto e perverso della violenza costituito dalla<br />

competizione selvaggia con i suoi concorrenti e competitori,<br />

(iii) la droga assunta, specie fra i giovani, i meno fortunati, perché più fragili e quindi più<br />

sensibili, i quali ricorrono agli allucinogeni: un fenomeno dai risultati drammatici<br />

documentati ed in rapida e continua espansione specie nel “civile” Occidente.<br />

La scienza, sempre lontana da questi problemi, oggi scopre che l’uomo è diverso dagli animali<br />

perché è in grado di interagire con sollecitazioni diverse da quelle biologiche sulle quali ci si è<br />

soffermati prima e può spiegare molti fenomeni appartenenti alla sfera della spiritualità dell’uomo,<br />

solo apparentemente estranei alla biologia ed al divenire e mostrare uno scenario marcatamente<br />

diverso da quelli pessimistici anche se realistici rappresentati prima.<br />

I sistemi dell’universo evolvono verso altri meno imperfetti ed in ciò sono funzionali al<br />

divenire della realtà, cosa che deve valere anche per il sistema uomo, il sistema più recente apparso<br />

sul Pianeta, il cui sviluppo individuale eleva quello del sistema umanità. L’inviluppo evidenziato<br />

prima dalla filosofia e dal paganesimo è quindi antitetico all’evoluzione di tutti i sistemi<br />

dell’universo ed è perciò falso perché anomalo, cosa che la scienza può provare, mostrando poi<br />

l’importanza dell’uomo nella stessa evoluzione dell’universo, una tesi sostenuta da Palumbo<br />

(2006b) e qui riproposta con altre argomentazioni scientifiche.<br />

Il mondo pagano di oggi, nonostante dichiari di appartenere “anagraficamente” a molte<br />

religioni, crede solo in ciò che vede (la scienza) e adora il dio Mammona (la tecnologia), mentre il<br />

38


numero di coloro che effettivamente professano una fede va sempre diminuendo e non soltanto in<br />

Europa. Questi pochi credenti disputano sulle loro diversità e non si interrogano sulla graduale<br />

scomparsa effettiva di quella fede che da sempre lenisce la sofferenza. Giovanni Paolo 2° e<br />

Benedetto 16° hanno invece dato importanza a questo problema, e, richiamandosi a S. Agostino, li<br />

esortano ad irrobustire la fede mediante la ragione.<br />

La ragione (la scienza) è un approccio alla conoscenza, ritenuto da sempre inidoneo a<br />

rappresentare ed a spiegare i fenomeni appartenenti alla sfera della spiritualità dell’uomo, come i<br />

sentimenti, la fantasia, etc, interpretati, invece, dalla filosofia, dalla letteratura e dall’arte.<br />

Una tale separazione appare oggi anacronistica alla luce della recente e significativa<br />

evoluzione del pensiero scientifico, attualmente bene in grado di superare la dicotomia galileiana<br />

verità di fede e verità di ragione e di confermare l’intuizione di Giordano Bruno sulla capacità<br />

dell’intelletto di investigare tutto lo spettro della conoscenza.<br />

Si riportano alcuni risultati della scienza (quasi certi come tutti gli altri) che è una, e che<br />

possono far luce sul dominio dell’ignoto, investigato con scarso successo e risultati contraddittori da<br />

centinaia di filosofie e di religioni, utili alla comprensione di molti fenomeni “spirituali” e perfino<br />

dell’immortalità dell’anima.<br />

A)- Le dimensioni spaziali e temporali della realtà. (i) La nostra Galassia contiene 100<br />

miliardi di sistemi solari, (ii) esistono miliardi di Galassie nel nostro universo, il quale (iii) è uno fra<br />

i 10 500 (1 seguito da 500 zeri) di altri possibili universi, (iv) la luce di alcune stelle, pur viaggiando<br />

alla velocità di 300.000 km/sec, sta raggiungendo i nostri telescopi dopo più di 13 miliardi di anni<br />

dalla sua partenza da quelle stelle.<br />

Per superare l’immensità sconfinata dello spazio, del tempo e del fenomenico, caratterizzato<br />

dalla complessità e dalla caoticità, la scienza sta mettendo a punto approcci metodologici e<br />

strumenti tecnologici sempre più sofisticati, conseguendo notevoli risultati.<br />

I recenti successi tecnologici stanno, però, ingenerando nell’uomo il falso convincimento della<br />

onnipotenza della ragione, ritenuta capace di vincere le malattie, la morte, le distanze ed il tempo,<br />

scalzando con ciò i principi della fede dalla maggioranza dell’umanità.<br />

A quest’atteggiamento, la natura risponde sostituendo una patologia con un'altra più<br />

aggressiva, ribadendo l’ineluttabilità della morte e mostrando la comparazione fra la distanza Terra-<br />

Luna, percorsa dalla luce in un secondo, con quella delle stelle, distanti miliardi di anni luce, mentre<br />

la stessa ragione si scontra continuamente con gli incalzanti ed insormontabili dubbi della scienza.<br />

Alla curiosità di Pilato di conoscere la Verità, non sembra, perciò, potersi fornire alcuna risposta.<br />

L’uomo, però, non si arrende e scopre una qualche luce nell’estremamente piccolo fotone che<br />

ha un peso di 10 -60 kg ( 1 kg diviso 1 seguito da 60 zeri) viaggiante alla velocità della luce, il quale<br />

componendosi con altri fotoni ha generato le particelle elementari che hanno poi formato l’atomo di<br />

idrogeno, composto da un solo protone ed elettrone, dal peso di 10 -27 kg ( 1 kg diviso 1 seguito da<br />

27 zeri) capace, fondendosi con un altro, di fornire l’energia alle stelle e di combinarsi con altri<br />

elementi per formare masse materiali, sulle cui onde gravitative si sono addensate le particelle il cui<br />

insieme costituisce le incantevoli forme auree dell’universo.<br />

I fotoni solari, costituenti la sinfonia policromatica dell’atmosfera terrestre, hanno generato la<br />

vita nel fondo degli oceani, la alimentano attraverso la funzione clorofilliana e, interagendo con le<br />

onde cerebrali, eccitano la fantasia e la creatività dell’uomo e quindi la composizione delle opere<br />

d’arte e del pensiero.<br />

Secondo l’elettrofisiologia cerebrale, le debolissime onde elettromagnetiche del fragile ed<br />

informe cervello servirebbero a governare la fisiologia dell’organismo; la loro funzione non si<br />

esaurisce, invece, in questo compito, e, durante la vita dell’organismo, interagiscono con le onde<br />

esterne sincrone ed amplificate per risonanza eccitano la creatività dell’uomo (Palumbo 2006a).<br />

Dopo la morte, una volta esaurita la funzione fisiologica, per il principio della conservazione<br />

dell’energia, queste onde amplificate emesse continuano a propagarsi nello spazio lungo l’inviluppo<br />

39


di spirali logaritmiche auree. Di questa emissione sono state recentemente riprese immagini<br />

fotografiche che circondano in particolare il capo, come le aureole pittoriche delle immagini dei<br />

Santi.<br />

B)- Il vuoto (i) ha un’estensione pari a 10 47 (1 seguito da 47 zeri) (Palumbo 2006) volte<br />

maggiore di quella del pieno e pertanto gli universi sono costituiti essenzialmente dal vuoto, (ii) il<br />

cui dominio di energia crea e distrugge ininterrottamente particelle materiali, genera campi<br />

elettromagnetici e fornisce l’energia all’universo; (iii) esso è sede di vibrazioni, come le note<br />

musicali, che si trasformano in particelle materiali, costituenti il dominio del pieno secondo la<br />

relazione reversibile (3) (onde => particelle e particelle => onde; relazione Palumbo-<strong>Nardelli</strong>), la<br />

quale prova che onde e particelle sono forme diverse della realtà, che in alcune condizioni si<br />

manifesta sotto forma di vibrazioni ed in altre sotto forma di enti materiali. Essa, come verrà<br />

meglio illustrato più avanti, dimostra che l’uomo, sia che si manifesti nella struttura materiale<br />

corporea, sia in quella apparentemente astratta di insieme di onde è la stessa persona, la quale, nella<br />

forma corporea è visibile mediante i sensi e nell’altra no.<br />

E’ stato dimostrato che l’auto-evoluzione dell’unità, “il primo motore immobile aristotelico”,<br />

ossia la sua trasformazione mediante un algoritmo che utilizza soltanto il numero uno, è uguale al<br />

numero aureo φ = 0.618….. ( il medio proporzionale), un numero irrazionale ( cioè costituito da<br />

infiniti decimali) che ha affascinato i maggiori pensatori di tutti i tempi (Livio 2003).<br />

Tutte le forme naturali ed artistiche, dalla musica, alla poesia, alla scultura, all’architettura, alla<br />

pittura e la stessa relazione matematica Palumbo-<strong>Nardelli</strong><br />

( G G ) f ( φ)<br />

26<br />

−∫ d x<br />

⎡ R 1 μρ νσ<br />

g<br />

⎢<br />

− − g g Tr<br />

⎣ 16πG<br />

8<br />

μν ρσ<br />

1 μν ⎤<br />

− g ∂ μφ∂νφ<br />

⎥<br />

=<br />

2 ⎦<br />

∞<br />

1<br />

= ∫ 2<br />

2κ<br />

0 10<br />

2<br />

− Φ ⎡<br />

2<br />

10 1/<br />

2 2<br />

μ 1 ~ κ10<br />

∫ d x − G e ⎢R<br />

+ 4∂<br />

μΦ∂<br />

Φ − H 3 − Tr 2 ν<br />

⎣<br />

2 g10<br />

2<br />

( ) ( F2<br />

)<br />

40<br />

⎤<br />

⎥ , (4)<br />

⎦<br />

che lega l’energia alle particelle materiali, sono basate sul numero aureo. Anche il numero<br />

irrazionale fondamentale ed universale π = 3.14……. , rappresentativo della realtà è legato al<br />

numero aureo dalla semplice frazione arccos 0.<br />

6180339 / 0.<br />

29 ≅ π . Il numero aureo è pertanto lo<br />

strumento utilizzato dall’Architetto dell’universo.<br />

Il numero aureo è stato generato “cumsubstanziale” all’unità assoluta e tutto il creato è stato<br />

fatto per mezzo di lui.<br />

Anche l’uomo, l’ultimo stadio dell’evoluzione, è stato generato dall’interazione fra lo<br />

spermio, la cui testa ha la forma prossima a quella di un ellissoide aureo, basato quindi su φ e<br />

caratterizzato dalla massima interattività, e l’ovulo sferoidale conservativo della donna, la cui forma<br />

è prossima alla sfera ed è perciò basata su π.<br />

Questa peculiarità genetica e geometrica ha conferito all’uomo (l’universo che pensa e si<br />

interroga) la sua singolarità nell’universo stesso.<br />

Il vuoto può essere configurato come lo specchio nel quale sono riprodotte le energie reali<br />

dell’essenza unitaria genetica assoluta della realtà e quelle pregiate spirituali dell’uomo, ivi<br />

amplificate per risonanza con le prime. Nel reame del vuoto si incontrano l’origine e la fine del tutto<br />

che in esso completa il suo ciclo dialettico, partito dall’unità che auto-evolvendosi ha generato φ,<br />

mediante il quale è nato l’universo e quindi l’uomo, attraverso la cui spiritualità l’unità ritorna su se<br />

stessa.<br />

C)- L’autosilimarità. (i) Tutti i sistemi dell’universo sono caratterizzati dal principio<br />

dell’autosimilarità sia nel dominio spaziale, sia in quello temporale, (ii) non sono dissipativi e


seguono uno sviluppo ciclico il cui inviluppo disegna la loro curva evolutiva, implicando (iii) che<br />

ciò vale anche per il sistema universo.<br />

Tutti i sistemi dell’universo sono autosimili, nel senso che è possibile ottenere una loro visione<br />

complessiva ingrandendo una parte di essi. Per esempio, è stato possibile disegnare la morfologia<br />

delle isole Britanniche, ingrandendo quella di un suo breve tratto di litorale. L’autosimilarità è una<br />

caratteristica sia del dominio spaziale, sia di quello temporale e consente, quindi, la previsione<br />

futura dell’evoluzione di un fenomeno dalla conoscenza del suo comportamento storico precedente,<br />

anche se esso è breve.<br />

L’utilizzo di questo principio consente quindi di indagare l’immensità spaziale e temporale del<br />

microcosmo e del macrocosmo. Un esempio: uno strumento come il pianoforte, che volesse<br />

riprodurre tutte le (note) frequenze delle oscillazioni nell’universo dovrebbe avere una tastiera lunga<br />

più della circonferenza della Terra. Come è possibile, allora, che i nostri compositori ed esecutori di<br />

brani musicali siano riusciti nell’impresa di riprodurre la sinfonia dell’universo utilizzando la<br />

tastiera di un comune pianoforte lunga meno di un metro e mezzo ? La risposta risiede nel principio<br />

dell’autosimilarità che consente di riprodurre un macrosistema rimpicciolendolo.<br />

Il feto, durante la sua vita intrauterina, ha percorso tutte le fasi dell’evoluzione, imprimendole nel<br />

suo DNA. Per il principio dell’autosimilarità, troviamo tale “ricordo” del sistema “individuo”,<br />

impresso anche nel sistema “umanità” nella forma del subconscio universale di Jung o delle idee<br />

innate di Platone e lo stesso può dirsi degli individui appartenenti al regno animale ed a quello<br />

vegetale.<br />

In alcuni personaggi, la memoria genetica è più chiara ed essi riescono, grazie ad essa, a<br />

prevedere, anche se in forma confusa, un evento futuro. E’ questo il caso dei Profeti, di Tiresia, di<br />

Cassandra, delle Sibille, della moglie di Pilato, di Nostradamus, di Rasputin e di molti altri i cui<br />

nomi riempiono le enciclopedie di tutti i miti. Ai tempi di Giacobbe, non si possedeva alcuna<br />

informazione di astrofisica, eppure il figlio Giuseppe previde il ciclo undecennale dell’attività<br />

solare, interpretando così il sogno del Faraone (Palumbo 1992).<br />

Allo stesso modo, la memoria genetica del sistema umanità è capace di prefigurare scenari<br />

storici, come la guerra ed eventi catastrofici, anche se poi l’irrazionalità, purtroppo, prevale ed il<br />

canto di Cassandra resta vox clamantis in deserto.<br />

A conferma di quanto precede, basta ricordare che l’andamento della borsa, pur dipendendo da<br />

quello dell’economia, ne prevede l’evoluzione; l’arte, che secondo la letteratura è l’espressione<br />

della civiltà della sua epoca, secondo Heidegger, invece, la prevede; la fede non esprime soltanto<br />

l’ansia escatologica dell’uomo, quale rifugio dalle avversità dell’ambiente o dalla precarietà della<br />

vita, ma prefigura un Eden, che la scienza individua nell’essenza unitaria assoluta dell’energia<br />

originaria.<br />

In questa visione duale, le profezie, la borsa, l’arte e la fede hanno una valenza previsionale<br />

realistica, che merita almeno lo stesso rispetto riservato alle previsione della scienza, la quale, per la<br />

sua stessa definizione, è fondata sul dubbio.<br />

D)- L’interazione elettromagnetica governa tutti i sistemi appartenenti al reame del vivente. I<br />

corpi degli esseri viventi e quindi anche quelli dell’uomo sono governati dall’interazione e.m.,<br />

un’interazione che non si esaurisce all’interno dell’organismo, ma si estrinseca anche nel rapporto<br />

fra le onde cerebrali e quelle provenienti dall’ambiente esterno, un rapporto che può amplificarsi in<br />

misura rilevante nel caso di sincronismo, ossia di uguaglianza fra i periodi di oscillazione delle onde<br />

cerebrali e di quelle esterne, in corrispondenza del quale (sincronismo), si realizzano le più elevate e<br />

pregevoli espressioni della spiritualità, dal pensiero ai sentimenti, all’arte, alla contemplazione.<br />

Le onde e.m. che governano, fra l’altro, il sistema immunitario e quello nervoso, sono oggi<br />

utilizzate nella comunicazione e nell’informatica, che hanno realizzato la vera rivoluzione storica<br />

della globalizzazione, ossia dell’inserimento del singolo (non inteso come soppressione) nel sistema<br />

umanità. Un superamento questo, dovuto alla scienza, che ha reso il singolo uomo compartecipe<br />

della vita e della sorte del genere umano.<br />

41


Sarà proprio questa estrinsecazione dell’ego a realizzare la collaborazione effettiva fraterna fra<br />

gli uomini, i quali, dotandosi di mezzi investigativi e di strumenti sempre più sofisticati, rapidi ed<br />

efficienti eleveranno lo spirito del singolo e di tutti, in modo da realizzare opere, le cui onde,<br />

improntate a parametri prossimi al numero aureo, chiuderanno il ciclo dialettico dell’universo,<br />

riconducendolo, con la partecipazione dell’uomo, alla sinfonia iniziale del vuoto.<br />

Le onde cerebrali dell’uomo, al contrario degli animali, interagiscono anche con quelle emesse<br />

dalle altre forme naturali basate su φ e su π, un’interazione che si trasforma in compiacimento<br />

(contemplazione) ed ansia della riproduzione (l’arte), con essa realizzando la prima estrinsecazione<br />

interattiva non egoistica fra le proprie onde cerebrali con quelle degli altri.<br />

Una volta raggiunta l’elevazione e la purificazione del proprio spirito in questa palestra di<br />

interazione, si realizzerà nell’uomo, la relazione inversa espressa dalla (4) che trasformerà i<br />

fermioni del proprio corpo nei bosoni dell’anima, la quale chiuderà il ciclo dialettico dell’universo<br />

(Palumbo 2006).<br />

Sul piano etico, per contro, il continuo e naturale assecondare e soddisfare i principi<br />

fondamentali della biologia, comuni al reame del vivente, determina due conseguenze:<br />

(i) L’esposizione al rischio di essere attratto dai molteplici richiami esterni. Allora accade la<br />

stessa cosa che capitò a Davide ed a Betsabea, con la conseguente e coerente<br />

legittimazione, in nome dell’amore, dell’adulterio e dell’omicidio premeditato e<br />

preparato.<br />

(ii) In biologia, la funzione fa l’organo, così l’esercizio della soddisfazione dei sensi,<br />

accresce l’intensità delle loro pulsioni. Sarà allora difficile, se non impossibile, sottrarsi al fascino<br />

di una giovane fanciulla, quando la propria moglie è diventata vecchia e malata, anche perché<br />

l’attrazione fisica è legata alle mutevoli contingenze ambientali, come lo spazio, il tempo, le<br />

circostanze e le forme. Al contrario, l’esercizio continuo dell’articolazione delle facoltà dello<br />

spirito, ne accresce l’intensità, a svantaggio di quella delle pulsioni sensibili e schiude gli orizzonti<br />

della cultura, dell’arte e della religione, nei cui domini si osserva più da vicino la verità, ci si<br />

innamora di essa e si sperimenta una felicità, intensa, profonda, totalizzante e svincolata dalle<br />

categorie tiranne dello spazio e del tempo, categorie che invece determinano la contingenza<br />

temporale e spaziale delle pulsioni sensibili.<br />

22. Alcuni dogmi della Chiesa cattolica, secondo il modello proposto.<br />

Alla luce di quanto precede, i dogmi della Chiesa dell’Immacolata Concezione, della<br />

Resurrezione del Cristo e dell’Assunzione della Vergine, derivanti anche dalla fede e dalla<br />

tradizione popolare, potrebbero oggi definirsi fenomeni non lontani dalla ragione e perciò non<br />

“folli” come ai tempi di San Paolo.<br />

La nascita del Cristo doveva essere stata il prodotto dell’interazione fra una sorgente<br />

perfettamente definita dal parametro φ (e perciò spirituale - lo Spirito Santo -, giacché nulla è<br />

perfetto in natura) e dalla forma di un ovulo perfettamente basata su π, la cui perfezione doveva<br />

implicare l’incontaminazione da qualsiasi agente genetico (Immacolata Concezione) e da quelli<br />

esterni (la Verginità).<br />

L’interazione reversibile energia-particelle, espressa dalla (4) è tanto più intensa quanto più<br />

vicini al numero aureo sono i parametri che informano le sorgenti interagenti.<br />

L’interazione ricordata fra le forme geometriche dello spermio, legate all’ellissoide prossimo a<br />

quello aureo, e dell’ovulo femminile, dalla forma prossima alla sfera e perciò basato su π, ha<br />

generato l’uomo. Sorgenti caratterizzate da parametri ancora più vicini ai predetti numeri<br />

irrazionali, come le manifestazioni pure dello spirito, possono emettere onde sincrone con quelle<br />

immanenti del vuoto e confondersi (immettersi) con esse, assumendo, per effetto della risonanza,<br />

un’ampiezza e quindi un’intensità (teoricamente infinita secondo la fisica), tale da poter realizzare,<br />

secondo la (4), la trasformazione delle particelle in energia (onde).<br />

42


Se i corpo del Cristo e della Vergine derivano da sorgenti geneticamente perfettamente<br />

informate al numero aureo, la Resurrezione del Cristo e l’Assunzione della Vergine, ossia la<br />

trasformazione delle particelle del loro corpo in onde e quindi il loro ritorno all’essenza unitaria<br />

assoluta dell’energia del vuoto, secondo la (4), (dopo aver trasmesso all’uomo la tensione del<br />

Verbo), non appare più una follia irrazionale, ma rientra nel disegno intelligente, ciclico e dialettico<br />

dell’universo.<br />

Quando le vibrazioni della vita parallela costruita da ciascuno nello specchio del vuoto ed ivi<br />

propagantisi saranno state amplificate da quelle sincrone e co-presenti del Cristo, il cui spettro<br />

contiene tutte le frequenze e quindi anche quelle di ciascuna vita individuale, allora si verificherà la<br />

(4) e le onde della vita parallela di tutti e di ciascuno (si trasformeranno) rigenereranno le<br />

particelle (Palumbo 2006a) determinando la resurrezione della carne, già avvenuta in occasione<br />

della “discesa agli inferi del Cristo risorto”.<br />

Ciò è implicito nel principio universale dell’autosimilarità, secondo il quale, il fenomeno della<br />

resurrezione del corpo del Cristo, deve valere anche per noi, in quanto membra del Corpo mistico di<br />

cui Egli è il capo.<br />

23. I miracoli, secondo il modello proposto.<br />

L’organismo umano è retto dall’interazione e.m. che governa il sistema immunitario e quello<br />

nervoso. Le malattie dipendono da guasti nella trasmissione dei segnali che costituiscono la catena<br />

cibernetica dell’informazione, guasti che i predetti sistemi si adoperano per riparare, mentre la<br />

morte è provocata dall’interruzione di questa catena, più che dalla cessazione delle reazioni<br />

biochimiche.<br />

Ogni struttura naturale oscilla con un proprio determinato periodo e lo stesso vale anche per le<br />

vibrazioni e.m. che governano ciascun essere vivente.<br />

I corpi della mamma e del suo feto sono governati dalle stesse onde e.m. Specie subito dopo la<br />

nascita, tali onde continuano efficacemente a interagire generando, nel neonato e nella mamma, il<br />

desiderio di stare l’uno accanto all’altro ed eccitando la lattazione ed il bisogno di entrambi<br />

dell’allattamento.<br />

Lo stesso vale per il rapporto sessuale, alimentato dall’esigenza di realizzare l’equilibrio fra il<br />

numero delle cellule XX, prevalenti nelle femmine, e di quelle XY, prevalenti nei maschi,<br />

accentuata dalla prossimità fisica dei due corpi.<br />

In entrambi i casi, si tratta di un rapporto indotto dai due principi fondamentali della biologia:<br />

della conservazione dell’individuo e della specie, un rapporto che viene definito istinto.<br />

Esso è diverso dall’amore, un rapporto questo pure realizzato dalla rice-trasmissione di onde<br />

e.m., commisurato dalla loro intensità, ma indipendente dai principi della biologia e spinto<br />

dall’esigenza di dare o di trasmettere una parte di sé all’altro, come già avviene fra le cellule. Di qui<br />

il fascino destato dall’ascolto dell’opera “Tristano und Isolde” di Riccardo Wagner, il cui inno<br />

all’amore eccita quelle vibrazioni e.m. conservate nella memoria cerebrale universale, che<br />

caratterizzano la singolarità dell’uomo, “un diverso” in quanto capace di slegarsi dalla sua natura<br />

biologica.<br />

Lo spettro delle frequenze, ossia il loro numero e l’intensità dell’insieme delle onde e.m.<br />

emesse da un uomo è tipico di ciascuno ed è legato alla sua struttura psico-fisica.<br />

Più ampio è lo spettro di frequenza delle onde emesse e più elevata è la loro intensità in un<br />

individuo, maggiore è il loro effetto sui suoi sistemi immunitario e nervoso, minore è la probabilità<br />

che persone più dotate di tali onde si ammalino.<br />

La medicina cura l’organismo essenzialmente mediante terapie chimiche e trascura quei rimedi<br />

di carattere e.m. che potrebbero risultare, simulando i meccanismi e.m. che governano i sistemi<br />

immunitario e cerebrale, molto più efficaci di quelli chimici, specie se tali rimedi potenziano le<br />

capacità dei due predetti sistemi naturali, preposti alla difesa dell’organismo (Palumbo 2006).<br />

43


Un malato guarisce più facilmente se (i) aiutato da terapie psicologiche e se (ii) ha la volontà di<br />

guarire. Nei pazienti del mondo occidentale, in mancanza del primo aiuto, talora si dimostra<br />

efficace soltanto il secondo l’effetto placebo indotto dalla volontà.<br />

Se la struttura psico-fisica del Cristo era “perfetta”, lo spettro di emissione delle sue onde e.m.<br />

doveva essere molto esteso e la loro intensità molto elevata.<br />

Ciò giustificherebbe l’assenza di ogni informazione, nei Vangeli, su Sue eventuali malattie e la<br />

Sua enorme resistenza alla flagellazione ed al calvario. E’ noto, infatti, che l’intensità e gli effetti<br />

dei traumi psichici sono tanto più sentiti quanto maggiore è la sensibilità del soggetto e sono molto<br />

più devastanti di quelli fisici.<br />

La sensibilità del Cristo doveva essere elevatissima, tanto che Egli reagì alla previsione della<br />

Sua morte sudando sangue e le Sue sofferenze psichiche, derivanti dalla consapevolezza della Sua<br />

innocenza e della sofferenza indotta in Sua madre, dovettero essere immensamente maggiori di<br />

quelle fisiche degli altri condannati. La Sua resistenza alle sofferenze doveva perciò dipendere dalla<br />

dotazione delle predette caratteristiche delle onde e.m. del Suo corpo.<br />

L’assenza di malattie e la resistenza alle sofferenze è attestata poi anche negli illuminati delle<br />

altre religioni.<br />

Più ampio è lo spettro di frequenza, maggiore è la probabilità che, fra le onde emesse ve ne<br />

siano alcune sincrone con quelle di un’altra persona; maggiore è l’ampiezza delle onde (energia),<br />

maggiore è la probabilità che esse non si attenuino lungo la loro propagazione da una persona<br />

all’altra.<br />

L’interazione è però biunivoca, nel senso che la sua efficacia dipende sia dalla capacità di<br />

emissione della sorgente, sia da quella ricettiva del destinatario.<br />

Allorquando il cieco o il paralitico si avvicinavano al Cristo, parte delle Sue intense onde e.m.<br />

emesse erano sincrone con quelle dei sistemi immunitario e cerebrale del miracolato e perciò in<br />

grado di eccitarle per risonanza, elevandone l’ampiezza (energia) (teoricamente a valori infiniti<br />

secondo la fisica) potenziando la naturale capacità autoterapeutica. Il risultato dipendeva, però,<br />

anche dalla disponibilità del malato a guarire e per questo il Cristo affermava “la tua fede ti ha<br />

salvato”.<br />

Nel caso di Lazzaro, invece, l’effetto fu dovuto soltanto alla forza delle onde e.m. del Cristo.<br />

Dopo la Resurrezione, Maria di Magdala, gli Apostoli ed i Discepoli di Emmaus non<br />

riconobbero subito il Risorto, per la scarsa fede, che dovette essere ridestata dalle onde del Risorto,<br />

mediante quelle acustiche con le quali chiamò Maria e Tommaso e quelle e.m. del visibile emesse<br />

durante la fractio panis nel paese di Emmaus.<br />

Nei processi di beatificazione e santificazione, specie in quelli più recenti contenenti più<br />

dettagliati riferimenti scientifici, si legge la testimonianza dei miracolati i quali riferiscono che la<br />

loro improvvisa ed inspiegata guarigione, insistentemente invocata, era avvenuta in concomitanza<br />

di un intenso flusso di calore che aveva investito il loro organismo.<br />

L’ultima testimonianza è stata riferita nel 2003 al vescovo di Belluno da un miracolato che ha<br />

tenuto segreto l’avvenimento, temendo di essere preso per fanatico o visionario e che per il<br />

momento preferisce l’anonimato. Egli afferma che a seguito di ripetute e fervorose preghiere rivolte<br />

a Papa Luciani aveva avvertito una improvvisa ed intensa sensazione di calore “che quasi<br />

bruciava”, “a seguito della quale crollò in un sonno profondo”. Al suo risveglio si accorse con<br />

indicibile sorpresa della scomparsa dei dolori e della ripresa delle forze. Avvertì subito i medici i<br />

quali accertarono che il linfoma maligno era scomparso di colpo inspiegabilmente. La Chiesa sta<br />

accertando la validità di questa testimonianza che contribuirà alla beatificazione di Giovanni Paolo<br />

I.<br />

Egli, esaminati (i) i risultati dell’indagine svolta da G.B. Della Porta che aveva accertato<br />

l’assenza di patologie cancerose nei malati affetti da malaria e la loro guarigione nei pochi soggetti,<br />

44


sofferenti di malaria, che avevano contratto il male, (ii) l’assenza del male negli uccelli<br />

(caratterizzati da temperatura corporea più alta dell’uomo), nel cuore e nei muscoli, organi dinamici<br />

del corpo umano, ha ipotizzato che il cancro fosse dovuto alla sclerosi delle cellule, proponendo una<br />

terapia termica rivitalizzante delle cellule.<br />

Ciò mostra che il Creatore opera i miracoli servendosi degli stessi strumenti del creato ossia<br />

della natura.<br />

In definitiva, le onde-preghiera, potenziate dalla fede e proiettate nello specchio della vita<br />

parallela del vuoto avevano interagito con quelle del Santo. Perché il Santo, ivi vivente insieme alle<br />

onde del Cristo, ne aveva acquisito tutto l’infinito spettro di frequenza, contenente quindi anche le<br />

onde-preghiera del fedele le quali potettero essere amplificate per risonanza, acquisendo quindi<br />

un’energia tanto intensa da investire l’intero cosmo. Esse potettero, però, essere captate soltanto<br />

dalla sorgente emittente (il miracolato) perché la sola caratterizzata dallo stesso spettro di potenza,<br />

per il principio di Kirchooff.<br />

Nella stessa ottica si può cercare di spiegare il miracolo della fusione del sangue di S. Gennaro.<br />

Ogni struttura materiale, dalla cellula ai cristalli ai minerali, emette onde appartenenti ad un proprio<br />

spettro di frequenze. Anche i componenti di un sistema sono caratterizzati da un proprio spettro di<br />

frequenza, che poi costituiscono una parte dello spettro del sistema. L’insieme delle onde possedute<br />

dal sistema (il suo spettro di frequenze) può quindi compararsi all’insieme delle corde di un<br />

pianoforte. Mentre queste ultime hanno bisogno di un pianista per oscillare, il sistema emette<br />

naturalmente le proprie onde, che costituiscono l’armonia prestabilita del creato.<br />

Per esempio, la temperatura del cuore, del sangue, dell’intestino, del cervello, etc. non è la<br />

stessa e ciò vale anche per lo spettro delle loro onde termiche. Anche il sangue emette pertanto un<br />

proprio spettro di onde.<br />

Al pari delle onde termiche febbrili, le vibrazioni più intime e pregiate dell’organismo vengono<br />

trasmesse verso l’esterno ed in primo luogo verso il vuoto del proprio corpo (essenzialmente vuoto),<br />

a sua volta appartenente al dominio del vuoto.<br />

La densità stimata dell’universo ha un ordine di grandezza pari a 10 -29 (kg/m 3 ). Tale valore<br />

non tiene conto degli spazi vuoti inter- ed intra-atomici e molecolari. E’ stato osservato prima che il<br />

volume di una molecolagrammo (10 23 molecole) di acqua è pari a 18 x 10 -6 m 3 , mentre quello dei<br />

nucleoni (pieno) contenuti in tale volume ha un ordine di grandezza pari a 10 -45 m 3 , con un<br />

rapporto, quindi, uguale a 10 -39 . Segue che la densità reale dell’universo è uguale a 10 -29 x 10 -39 =<br />

10 -68 . Ciò significa che ogni volume di pieno è contenuto in 10 68 volumi di vuoto (1 seguito da 68<br />

zeri).<br />

Iddio, l’essenza unitaria assoluta evolvendo in se stesso ha generato φ (Fig. 1) che è<br />

reversibile, in quanto l’evoluzione dell’unità è uguale a φ, che, a sua volta, è uguale alla predetta<br />

evoluzione dell’unità. Sicché l’essenza unitaria assoluta vive in φ, che a sua volta vive in Essa,<br />

ossia nel Demiurgo che ha poi informato ed è quindi presente in tutto l’universo è presente ed<br />

interagisce in ogni luogo e quindi specificamente nel vuoto che costituisce quasi per intero il tutto.<br />

Segue che il riflesso di Dio va ricercato nel vuoto, e quindi anche in quello del nostro corpo,<br />

corrispondente ai “cieli” ai quali si riferiscono tutte le religioni.<br />

Le intense vibrazioni intime e pregiate della fede che vincevano quelle della paura, nel<br />

momento della decapitazione, investirono da tutte le strutture del corpo del Santo, e quindi anche<br />

dal suo sangue, e contemporaneamente trasferite nello specchio del vuoto, costituendo in esso la sua<br />

vita parallela immortale. Queste onde, amplificate in conseguenza dell’interazione risonante con<br />

quelle co-presenti del Cristo in tale dominio, acquistarono un’enorme energia (compresa quella<br />

vitale) che si trasmise e vive in tutto il cosmo.<br />

Soltanto il sangue del Santo custodito nell’ampolla e dotato dello stesso spettro di frequenze, è<br />

in grado di risuonare con esse ed acquisirne quella energia vitale, in grado di far passare il sangue<br />

dallo stato solido a quello liquido.<br />

45


Il Santo era un uomo e quindi sentiva e trasmetteva le stesse emozioni degli altri uomini, ossia<br />

emetteva, oltre alle onde tipiche della sua struttura, anche quelle pure e pregiate che aveva in<br />

comune con gli altri, che poi egli trasferiva continuamente alla sua vita parallela.<br />

Il 16 dicembre del 1631 si verificò l’ultima eruzione catastrofica sub-pliniana del Vesuvio. Il<br />

popolo napoletano, atterrito dai terremoti e dalle impressionanti manifestazioni vulcaniche, trasmise<br />

al Santo le intense vibrazioni umane e corali della paura, che interagirono in maniera risonante con<br />

quelle del Santo, sincrone perché da lui sperimentate nel momento della decapitazione e da allora<br />

vive anche nel dominio del vuoto. L’interazione risonante fra le onde del popolo e quelle del Santo<br />

nello specchio del vuoto amplificò le frequenze appartenenti allo spettro del Santo e quindi anche<br />

quelle del suo sangue.<br />

Queste ultime, per la loro enorme energia, si propagarono nel cosmo, ma vennero captate<br />

soltanto dal sangue custodito nelle ampolle che, di conseguenza, si sciolse.<br />

Il fenomeno si ripete tutte le volte che il popolo invoca il Santo e quindi il 19 settembre, data<br />

della ricorrenza onomastica, il primo sabato di maggio ed appunto il 16 dicembre.<br />

Testimoni presenti, riferiscono che prima della morte del Cardinale Castaldo, arcivescovo di<br />

Napoli, il presule chiese che gli fosse portata l’ampolla del sangue di S. Gennaro, al quale rivolse,<br />

dal suo letto di morte la sua ultima preghiera, in conseguenza della quale si ripeté il miracolo della<br />

fusione del sangue. Non si può escludere che episodi occasionali di fusione del sangue non siano<br />

l’effetto risonante della preghiera di qualche fedele.<br />

Ecco esempi concreti della reale e fattiva corrispondenza d’amorosi sensi fra la vita parallela<br />

dei viventi e quella parallela costruita dai defunti, entrambe conviventi nello specchio del vuoto.<br />

Ciascuno può sempre interagire con la propria vita parallela e con quelle di coloro che sono<br />

morti nel Signore, come Papa Luciani e San Gennaro, perché le vibrazioni delle vite parallele di<br />

tutti risuonano con quelle dello spettro del Cristo che le contiene tutte e si propagano amplificate nel<br />

vuoto, dal quale ciascuno può captare le proprie vibrazioni e quelle sincrone degli altri, per il<br />

principio di Kirchooff.<br />

Iddio-Amore è il Dio della vita e non della morte e per questo il salmista canta “Beati mortui<br />

qui in Domino moriuntur”.<br />

Abbiamo quindi bisogno essenzialmente delle onde del Risorto, ma anche della fede, che<br />

queste povere considerazioni potrebbero contribuire ad irrobustire.<br />

Per gli stessi motivi ed utilizzando i medesimi principi, anche i Santi della Chiesa cattolica e<br />

molti “santoni” di altre religioni operano miracoli, disconosciuti dalla scienza, ma impressi nel<br />

subconscio universale. Basti pensare alla resurrezione di Euridice destata dalla morte dalle onde<br />

dell’amore di Orfeo, da lui tradotte in musica, tramandate dal canto del lontano mito orfico preellenistico,<br />

riproposto dal poema in versi “Orfeo ed Euridice” del Calzabigi della fine del 1700 e<br />

tradotto magistralmente in musica da W. Gluck.<br />

Quanto precede, che collega la realtà spirituale alle onde materiali ed il modello di unificazione<br />

delle forze proposto al Capitolo 1 che ha dimostrato la dipendenza dal numero aureo (i) delle stesse<br />

proprietà del micro- e del macrocosmo, (ii) della costante di struttura fina alla base dell’universo<br />

subnucleare, (iii) della relazione (4) che lega l’energia alle particelle materiali, (iv) di tutte le<br />

espressioni dell’arte ed in particolare della musica, evidenziano, quindi, la genesi unica e comune di<br />

tutta la realtà, ravvisata in un’armonia intrinseca all’universo, intuita nella scienza da Keplero (la<br />

musica delle sfere), nella filosofia da Leibnitz (l’armonia prestabilita), nell’arte che la esprime in<br />

maniera sistematica, unica e persistente, dagli antichi pensatori a cominciare da Pitagora (6° sec.<br />

a.C.) e da tutte le religioni ed in particolare dalle tre monoteistiche.<br />

I miracoli sono, pertanto, sono fenomeni fisici e soprannaturali legati a tale armonia, che la<br />

ragione (la scienza) potrà almeno in parte a spiegare e perciò, al detto di Tertulliano “Credo quia<br />

absurdum” oso sostituire “Credo quia scietur”.<br />

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Attraverso l’interazione intellettuale l’uomo scopre che lo zero matematico, equivalente al nulla<br />

della filosofia ed al vuoto della fisica, che crea e distrugge particelle in ogni istante e fornisce<br />

l’energia all’universo, è lo specchio dell’essenza (energia) unitaria assoluta, uno specchio che ne<br />

rappresenta un’immagine virtuale.<br />

Tale essenza unitaria evolvendo in se stessa ha generato il numero aureo φ (il Demiurgo) ed<br />

attraverso φ, le forme naturali tutte basate direttamente o indirettamente su π e su φ.<br />

La scoperta del numero aureo, il punto di contatto fra la Creatività assoluta e quella dell’uomo, è<br />

in un certo senso innata ed appartiene perciò a ciascun uomo, indipendentemente dalla sua<br />

estrazione sociale e livello culturale, in quanto anch’egli nato dall’interazione fra φ e π. Il segno di<br />

φ, presente in tutte le opere della natura e dell’arte di tutti i tempi è chiaramente riscontrabile nelle<br />

espressioni del primo homo sapiens, dai graffiti, alle strutture di Stonehenge, alle piramidi delle<br />

varie civiltà cinese, egiziana e precolombiana, ai ritmi delle danze, alla musicalità della parola e<br />

degli strumenti.<br />

Egli poté ieri e può oggi sperimentare l’interazione pura basata soltanto sul numero aureo nel<br />

momento in cui, rinunziando alle interazioni biologiche ed intellettuali, riconosce di sapere di non<br />

sapere e con ciò, annichilendo la propria energia, può interagire con quella infinita del vuoto e<br />

sentire e vivere la massima soddisfazione edonistica, ossia la felicità sconfinata ed immortale di<br />

quel dominio coerente, lo specchio delle espressioni più pregiate della sua vita, che è poi anche lo<br />

specchio, ossia il dominio più vicino a quello dell’essenza assoluta della Creatività.<br />

Il Demiurgo suggerisce quindi l’atteggiamento essenziale e consapevole dell’umiltà di Maria,<br />

nella quale poté riflettersi l’Assoluto quia respexit humilitatem ancillae Suae.<br />

L’umiltà, una dote non appartenente ai dotti ed ai sapienti del mondo, è una virtù più facilmente<br />

conseguibile dai piccoli i quali possono naturalmente interagire mediante il numero aureo,<br />

conseguendo la felicità derivante dalla condizione di figli di un Padre Qui Caritas Est.<br />

Conclusione<br />

Lo stato dell’arte sulla conoscenza della natura della materia è stato descritto in dettaglio da<br />

Schrödinger (1951, 1953), il quale ha sottolineato i dubbi sui fondamenti della fisica ed ha cercato<br />

di superarli confessando però, che il suo insuccesso non dipendeva dalla sua incapacità di<br />

esposizione o dall’intelligenza del lettore, ma dalle incertezze insite nelle definizioni basilari della<br />

fisica. Fra di esse, ha enfatizzato l’incapacità di combinare in un unico quadro concettuale (i) la<br />

struttura particellare ed ondulatoria dei protoni e dei neutroni e (ii) l’interazione longitudinale e<br />

trasversale delle onde, quest’ultima dipendente dalla insufficiente definizione dei concetti di fronte<br />

d’onda e di normale.<br />

Secondo Schrödinger, la fisica, pur non comprendendo né distinguendo il concetto di corpuscolo<br />

individuale e di salto quantico, ne ha sentito il bisogno per descrivere molti aspetti della struttura<br />

della materia.<br />

Il presente modello ha cercato di spiegare il primo dubbio, estendendo l’interazione<br />

gravitazionale newtoniana anche alle altre forze fondamentali dell’universo. Ha poi mostrato che<br />

l’energia cinetica delle particelle convogliata nella massa da esse costituita al centro dei vortici<br />

viene poi tradotta ed espressa dalla massa sotto forma di gravitoni, la cui energia è legata non<br />

soltanto alla massa, ma anche alla sua dimensione e densità. A parità di energia di un macro- e di un<br />

47


microvortice, la velocità delle particelle in seno ad un macrovortice è inferiore a quella di un<br />

microvortice. Per esempio, la velocità del vento intorno al ciclone dell’Islanda, dell’ordine dei<br />

m/sec, è di due ordini di grandezza inferiore a quella in seno ad un tromba marina. Si spiegano così<br />

la natura gassosa delle stelle formatesi al centro di un macrovortice (ove le particelle non sono<br />

sufficientemente costipate) e dall’altra parte l’elevatissima densità delle strutture atomiche<br />

formatesi al centro di microvortici.<br />

L’enorme quantità di materia convogliata al centro dei macrovortici ne eleva la temperatura, per<br />

cui le stelle emettono sia gravitoni, sia fotoni-particelle con energia legata alla loro massa, a mo’<br />

delle particelle che colpiscono le papille olfattive. La dimensione dei fotoni-particelle ha un ordine<br />

di grandezza minimo di 10 -60 kg (Scharff et al. 1976), esse viaggiano alla velocità della luce. Ogni<br />

fotone-particella possiede quindi una quantità di moto, data da F∆t = m∆v, che trasferisce alle<br />

minuscole particelle che incontra lungo il suo percorso, le quali la diffondono in tutte le direzioni,<br />

superando anche gli schermi interposti fra la sorgente e l’osservatore, in modo che la luce appare<br />

anche dall’altra parte dello schermo.<br />

L’ipotesi particellare della luce, proposta da Newton, spiega pertanto anche il suo aggiramento<br />

degli ostacoli, senza bisogno di scomodare l’ipotesi ondulatoria.<br />

Il presente modello ha spiegato, in termini gravitazionali, la genesi degli anelli di Newton, per la<br />

cui interpretazione è stata formulata l’onda-particella.<br />

Il secondo dubbio espresso da Schrödinger sulla inspiegata connessione fra il carattere<br />

longitudinale e trasversale delle onde, intrinseco nella natura elastica della materia, è stato risolto<br />

partendo dalla Geometria.<br />

Secondo Platone, Iddio geometrizza sempre; per questo motivo il filosofo indicava la porta di<br />

uscita ai discepoli che ignoravano la Geometria, in quanto (i) intravedeva nelle forme geometriche<br />

l’orma impressa dal Creatore alla realtà, (ii) nella Geometria, l’espressione “artistica” più elevata<br />

dell’intelletto e (iii) lo strumento che avvicina la conoscenza, perché (iv) la Geometria è il punto di<br />

incontro fra il l’intelligent Design e la capacità penetrativa, esplicativa e creativa del pensiero e<br />

dell’arte.<br />

Quanto esposto in questo libro è basato sulla Geometria. Palumbo (2006a 2006b) ha spiegato la<br />

relazione fra l’uomo e l’universo, partendo dal rapporto fra energia e massa. In questo testo, è stato<br />

individuato nei vortici dalla forma geometrica di spirali logaritmiche la genesi della morfologia e<br />

delle proprietà dei corpi pervenendo ad un modello di unificazione delle forze. E’ stato inoltre<br />

intravisto, nel rapporto aureo Φ [legato a π dalla (1)], un altro ente geometrica, impresso in maniera<br />

più o meno marcata in tutte le forme del creato e rappresentato in tutte le opere d’arte (dalla musica,<br />

alla pittura, alla scultura, alla poesia, all’architettura) l’unico elemento su cui si basa il progetto<br />

creativo dell’energia (stringhe bosoniche) del primo motore immobile aristotelico, la quale lo<br />

realizza mediante l’interazione (4) (relazione Palumbo-<strong>Nardelli</strong>) che genera le stringhe<br />

fermioniche (particelle) ripetendo, scandendo ed imprimendo nelle forme naturali il carattere<br />

dell’autosimilarità frattale, rilevata da Mandelbrot (1983) nel dominio spaziale e sperimentato da<br />

Palumbo (1997,a,b 2001, 2003, 2003a, 2004) nel dominio temporale.<br />

Dal momento che tutte le forme naturali hanno una radice direttamente o indirettamente legata a<br />

φ ed a π [quest’ultima dipendente, per la (1) da φ] e sono quindi associate a spirali logaritmiche<br />

auree autosimili, sono anch’esse autosimili. L’osservazione di Mandelbrot ha pertanto<br />

semplicemente verificato una proprietà che era implicita nella genesi da spirali logaritmiche auree<br />

autosimili di tutte le forme naturali.<br />

L’autosimilarità delle forme, φ e π, tutti enti geometrici, sono i tre caratteri dalla valenza<br />

universale fino ad oggi inspiegata; un’estensione della scoperta di Pitagora, per il quale il numero è<br />

la radice di tutta la realtà, della stessa arte ed in particolare delle note musicali, le cui frequenze<br />

sono esprimibili mediante i numeri.<br />

48


La lunghezza della “tastiera” di un comune pianoforte è inferiore al metro e mezzo e la<br />

frequenza delle note va da qualche diecina a poche migliaia di vibrazioni al secondo. I valori<br />

corrispondenti alla tastiera delle forme del creato sono enormemente superiori.<br />

L’autosimilarità frattale consente, tuttavia, di eseguire la stessa sinfonia delle forme del creato<br />

sulla tastiera di un comune pianoforte, mediante la quale i compositori di tutti i tempi hanno<br />

tradotto in musica, non soltanto l’armonia delle forme del creato, ma anche i sentimenti più<br />

profondi dell’uomo, un individuo naturale, le cui radici possono associarsi all’interazione pura fra<br />

strutture basate soltanto sugli enti geometici di Φ e π.<br />

L’accertata memoria dell’acqua (2006), la specie chimica più importante e diffusa nel reame del<br />

vivente e presente in misura crescente dagli invertebrati al cervello dell’uomo, induce a presumere<br />

che la memoria sussista, in maniera diversa, anche nel reame dell’inerte. Circostanza verificata dalla<br />

proprietà attrattiva delle masse, le quali, generate in seno ed a causa dell’attrazione di un vortice, la<br />

“ricordano” conservandola, tramandandola ed esprimendola mediante l’interazione gravitazionale.<br />

La reazione inerziale, strutturale, elastica e gravitazionale delle masse, risultante dall’energia<br />

cinetica delle particelle che l’hanno costituita, avvalorerebbe una tale ipotesi, confermando la stessa<br />

tesi sviluppata, in termini paleontologici da de Chardin (1970). Un’ipotesi affascinante che<br />

spiegherebbe il ripetersi quasi periodico, ossia un’autosimilarità nel dominio temporale di eventi<br />

catastrofici (tempeste solari, flares, solar proton events, etc) in corrispondenza del ricorrere di<br />

identiche condizioni spaziali, come la congiunzione dei pianeti giganti del Sole.<br />

Tutta la fisica è basata e scritta nelle coordinate dello spazio e del tempo, ritenute assolutamente<br />

indipendenti. La memoria, ossia il ricorrere temporale degli eventi spaziali mostrerebbe invece che<br />

spazio e tempo non sono indipendenti; andrebbe quindi scritta una nuova fisica ed una scienza<br />

nuova.<br />

In biologia, la genesi del cancro, molto spesso associata e causata indirettamente da eventi<br />

traumatici di ordine psichico, come la morte di un congiunto, potrebbe ricercarsi nella emersione<br />

dalla memoria cerebrale del destino della morte che le benefiche vicende umane fanno dimenticare.<br />

Le forme naturali sono legate e generate dalle particelle convogliate gravitazionalmente nei<br />

luoghi dei punti fissi delle onde “R” nella cui successione l’angolo fra i loro raggi consecutivi (Ri –<br />

Ri +1) si mantiene costante, con ciò imprimendola alle forme naturali da esse costituite.<br />

Esse coprono uno spettro morfologico illimitato, nel quale la natura ha scelto quelle più marcate,<br />

dai cristalli ai gusci delle conchiglie, che possono essere schematizzate secondo strutture che vanno<br />

da quelle radiali, governate preferibilmente da π, a quelle controllate da Φ, a struttura pentagonale<br />

(il geranio, il gelsomino, ed in generale tutti i fiori delle angiosperme), decagonale (la sezione<br />

trasversale della doppia elica di un elemento del DNA, a forma di doppio pentagono, di cui quello<br />

sottostante è ruotato di 36° rispetto all’altro) e dodeca-icosaedrica, a quelle derivanti da forme<br />

spirali con angoli uguali di rotazione e che si incontrano nella fillotassi, nella cristallografia a<br />

struttura dodecaedrica, nella biologia molecolare (il virus dell’AIDS, della poliomielite e tanti altri),<br />

oggetto di voluminosa descrizione soltanto morfologica, utile alla classificazione delle forme, ma<br />

non strutturale e qui spiegata, invece, in termini genetici ed evolutivi.<br />

Tra le illimitate forme possibili, si ritrovano quelle più comuni, conosciute e memorizzate, le<br />

quali però non esauriscono l’immenso spettro morfologico a disposizione dell’universo.<br />

Questo limite logico, genetico e schematico non vincola però l’intelletto ed in particolare l’arte,<br />

che può spaziare fra un numero illimitato di forme. Il geometra, e più decisamente l’artista, può<br />

utilizzarle a sua discrezione e conferire alla sua opera l’impronta universale, tipica anche della<br />

capacità creante dello spirito.<br />

Ecco quindi l’uomo, collaboratore della creatività competere col Creatore nella formulazione di<br />

numerose geometrie non euclidee, di stili metrici, musicali, pittorici, scultorei ed archittettonici, che<br />

vanno dai graffiti, alle piramidi, alle costruzioni eneolitiche di Stonehenge, agli ordini e stili che<br />

hanno informato le forme ioniche, doriche, corinzie, romaniche, gotiche, rinascimentali, barocche,<br />

neoclassiche, astratte, impressionistiche, a quelle contemporanee meno comprensibili, perché più<br />

lontane dalle tipiche forme abituali naturali.<br />

49


Opere naturali ed artistiche che, se pur marcate dall’autosimilarità frattale, tipica delle spirali<br />

logaritmiche da cui traggono origine, tendono in progressione evolutiva verso forme ideali, legate<br />

più direttamente a φ, caratterizzate da categorie proprie dello spirito creante, che coniuga istanze<br />

solo apparentemente astratte, come la bellezza, l’eleganza, l’armonia, il comportamento, etc, con<br />

quelle che perseguono finalità concrete.<br />

Un esempio, fra i tanti possibili, è rappresentato dalle opere portuali create dalla natura, a radice<br />

raggiata, governata da π e forma arrotondata, che proteggono le specie viventi dall’azione dei<br />

marosi, senza alterare l’equilibrio psammografico né quello geomorfologico litoraneo. Il contrario<br />

delle costruzioni portuali realizzate dall’uomo, le cui opere aggettate si protendono in mare, in<br />

direzione normale alla linea di costa. Esse, oltre ad essere esposte al frequente danneggiamento ad<br />

opera dei fronti d’onda al pari delle dighe foranee, sbarrano il passo alla deriva litoranea,<br />

danneggiando marcatamente l’equilibrio geomorfologico del paraggio, producendo insabbiamento<br />

nell’ambito del porto e marcate erosioni del litorale sottovento alle opere aggettate. Danni questi,<br />

che le forme arrotondate ed “artistiche” della natura avrebbero evitato. Ecco perché l’astrattezza<br />

delle opere d’arte e della geometria è soltanto apparente, perché guida, seguendo il principio<br />

intelligente che governa la natura, la progettazione di opere con finalità ideali ed utilitarie ad un<br />

tempo.<br />

Le origini della geometria come scienza razionale, staccata da ogni necessità di applicazione e da<br />

ogni empiricità di metodo, possono farsi risalire a Pitagora, Talete, Eudosso di Cnido, i più ricordati<br />

che precedettero Euclide. Opere simili si ritrovano nei reperti dei Sumeri, degli Egizi e dei Cinesi.<br />

Senza tali opere, che non perseguivano finalità pratiche ed applicative, non si sarebbe avuto lo<br />

sviluppo della matematica, della geometria e quindi della scienza e della tecnologia, con le sue<br />

innumerevoli e benefiche ricadute pratiche sullo sviluppo della civiltà.<br />

Dal momento che φ e π sono legati da una semplice relazione numerica, tutte le forme del mondo<br />

reale, del macrocosmo e del microcosmo (Palumbo e <strong>Nardelli</strong> 2007), sono legate al numero aureo<br />

φ, che rappresenta quindi l’orma impressa dal Creatore sull’universo.<br />

Le particelle e le masse, nate da vortici, hanno avuto una forma originaria sferica, per poi<br />

assumere quella ellissoidale, in conseguenza della loro rotazione. Fra i tanti ellissoidi naturali o<br />

teorici, esiste quello aureo, che, come tutte le forme naturali, è basato sul numero aureo φ.<br />

E’ allora possibile che dalle vibrazioni di quest’ultimo siano nati i vortici naturali e da questi le<br />

particelle naturali, mentre gli altri immaginabili ed innumerevoli ellissoidi hanno potuto generare<br />

altre possibili forme, estranee al nostro universo, presumibilmente appartenenti ai 10 500 universi<br />

(landescapes) (Greene 1999), forme basate sugli infiniti numeri che vanno oltre l’intervallo<br />

compreso fra φ e π che caratterizzano quelle del nostro universo.<br />

Ogni ente, fenomeno od evento ha una sua ragione d’essere; ciò vale anche per φ e π. La natura<br />

protegge la sua opera attraverso strumenti efficienti che ne garantiscono la sopravvivenza, che, in<br />

biologia, sono espressi dal principio della conservazione dell’individuo e della specie. Le forme<br />

sferiche, basate su π, che raccolgono nel loro interno il maggior volume rispetto alle altre strutture<br />

solide, esprimono il tentativo di ridurre l’aggressione esterna agente attraverso la minima superficie<br />

che racchiude le strutture.<br />

Le forme basate su φ, come l’ellissoide aureo, le cui vibrazioni di stringa generano le particelle<br />

del cosmo, coniugando bellezza ed efficienza, consentono invece la loro riproducibilità e<br />

l’espansione delle specie. I semi a forma ellissoidale con la loro piccolezza sfuggono alla vista dei<br />

predatori, così come le maggiori energie sono conservate religiosamente nelle strutture atomiche<br />

più piccole.<br />

Tutte le possibili interazioni sono basate sui quattro caratteri fondamentali dell’universo 0 (il<br />

vuoto), 1 (l’unità), 0.618… (φ) e 3.14… (π).<br />

Il vuoto, interagendo in se stesso genera incessantemente particelle, dà l’energia all’universo<br />

(www.profantoninopalumbo.com), l’interazione fra zero ed uno costituisce un sistema binario che<br />

simula e computerizza tutto il fenomenico, l’interazione dell’unità in se stessa, ossia la sua<br />

autoiterazione genera φ e quindi tutte le forme basate sul numero aureo; la relazione fra φ e π,<br />

50


espressa dalla (1), lega armoniosamente le forme basate su φ e π e quindi tutte le forme<br />

dell’universo.<br />

La similarità, una caratteristica fondamentale delle forme naturali, nata da quella della spirale<br />

logaritmica, è un utile strumento per l’investigazione di una struttura o di un fenomeno complesso,<br />

attraverso la sua analogia con un fenomeno meno complesso. In questa ottica, la similarità<br />

dell’evoluzione delle stelle novae e delle cellule ha consentito di riscontrare in queste ultime i<br />

meccanismi di trasformazione in cellule tumorali e di suggerire forse qualche utile rimedio fisico<br />

volto alla previsione, prevenzione e terapia della patologia.<br />

Il modello proposto di unificazione delle forze consente di estendere le proprietà del microcosmo<br />

a quelle del macrocosmo. L’aver dimostrato la dipendenza da π e quindi da φ per la (1), (i) della<br />

costante atomica di struttura fina, (ii) di tutte le forme naturali, (iii) della (4) che lega le stringhe<br />

fermioniche a quelle bosoniche, di (iv) tutte le espressioni dell’arte ed in particolare della musica,<br />

evidenzia la genesi unica e comune di tutta la realtà macro e microscopica e di quella spirituale da<br />

un’armonia intrinseca nell’universo, intuita nella scienza da Keplero (la musica delle sfere) nella<br />

filosofia da Leibnitz (l’armonia prestabilita) e dagli antichi pensatori a partire da Pitagora (6° sec. a.<br />

C.).<br />

Al lettore<br />

Ringrazio i pochissimi lettori, che avranno sostenuto il paziente sforzo di seguire questo viaggio,<br />

per l’indulgenza usata nei riguardi dei presumibili numerosi errori, connessi alla molteplicità degli<br />

argomenti trattati ed alla mia scarsa preparazione.<br />

Ci siamo imbarcati sulla nave Argo, alla scoperta del Vello d’oro (la conoscenza), guidata dalla<br />

fede entusiastica di Giasone, dalla razionalità fantasiosa di Linceo e dall’amore magico e poetico e<br />

perciò irrazionale di Medea. L’armatore Argo aveva originariamente dotato l’imbarcazione di<br />

quattro vele di forma quadrata per raccogliere i quattro venti dominanti: scirocco, libeccio, maestro<br />

e greco che spirano sul mare Ionio (l’energia delle forze fondamentali dell’universo)<br />

Linceo, ancor prima di mollare gli ormeggi, chiese ed ottenne che le vele fossero ridotte a tre<br />

(oggi le forze fondamentali sono tre).<br />

Malgrado questa modifica, la navigazione risultò ugualmente molto difficile, perché le vele<br />

erano fisse (la rigida osservanza dei principi non è segno di saggezza) e disposte in modo che<br />

ciascuna raccogliesse il vento proveniente dalla corrispondente direzione.<br />

Linceo, disperato, si rivolse allora alla Polena posta sulla prua di Argo che raffigurava Urania, la<br />

Musa dell’astronomia, la quale gli suggerì di modificare la forma quadrata delle vele in quella<br />

triangolare (i tre caratteri fondamentali delle forme dell’universo: autosimilarità, Ф e π) e di fissare<br />

il lato inferiore di ciascuna vela a bome mobili. Con quest’accorgimento, l’azione contrastante dei<br />

venti venne superata, i venti furono fatti fluire coerentemente nella direzione unificata lungo la rotta<br />

scelta ed Argo potè veleggiare agevolmente.<br />

Il cielo era però spesso coperto da nuvole (i dubbi del pensiero) e Giasone non riusciva ad<br />

orientare la navigazione verso la Colchide, perché seguiva rotte che non l’avrebbero mai condotto a<br />

destino, nonostante la sua perizia di comandante, la sua fede e la sua audacia. Così umiliò la sua<br />

superbia e pregò Urania, la quale gli indicò il segno Ф che informa tutte le forme e le espressioni<br />

dell’universo, un segno che caratterizzava anche il moto ondoso i cui parametri sono tipici della<br />

direzione di provenienza del vento e quindi gli consentirono così di orientare la rotta.<br />

La ragione e l’umiltà di Linceo e di Giasone, illuminate dalla fede in Urania sembravano<br />

dirigere Argo verso la Colchide senza ulteriori difficoltà. Esse si ripresentarono, però, quando il re<br />

Eete, che possedeva il vello d’oro, dichiarò la sua disponibilità a consegnarlo agli Argonauti, a<br />

condizione che Giasone avesse posto il giogo, senza alcun aiuto, a due tori (la presunzione di<br />

conoscere e l’arroganza del potere), dagli zoccoli di bronzo (la stabilità del potere), che soffiavano<br />

fuoco dalle narici (capace di incenerire sul nascere la proposta di approcci conoscitivi alternativi).<br />

51


L’impresa era ancor più ardua di quelle superate prima; non sarebbero bastate la fede e la<br />

ragione. Ecco apparire sulla scena Medea, la quale innamoratasi di Giasone, l’aiutò a soggiogare i<br />

tori.<br />

Il mito degli Argonauti dimostra quindi che la via verso la conoscenza ha bisogno dell’umiltà<br />

della ragione (la scienza), della fede salda (negli ideali) e dell’amore. E’ l’amore che ha dato forza<br />

all’evoluzione dell’universo e l’ha guidato dal reame dell’inerte a quello del vivente a quello del<br />

pensante, il quale ha ampliato gli orizzonti della conoscenza.<br />

Le opere dello spirito dell’uomo (dall’arte, alle emozioni, alla contemplazione) guidate<br />

dall’amore per la conoscenza e distaccate dagli stimoli dei principi della biologia, trasferiscono<br />

continuamente la parte della vita più nobile e pregiata di ciascuno nel reame del vuoto, reale e non<br />

virtuale, dove, nella completa libertà, ciascuno, attraverso le proprie opere, vive una vita parallela,<br />

conseguendo la massima felicità, e, per l’assenza di attrito, in eterno (Palumbo 2006b). Questo<br />

reame concreto, animato da onde di lunghezza estremamente esigue e quindi di pregio elevatissimo,<br />

è in grado di fornire perfino l’energia all’universo ed è il più vicino al primo motore immobile, da<br />

cui riceve direttamente l’energia.<br />

Le onde dello spirito dell’uomo, per essere in grado di interagire con quelle del vuoto, sono ad<br />

esse sincrone e pertanto hanno lo stesso pregio. In questa ottica, la fisica fornisce<br />

un’interpretazione concreta dell’ascetica, spesso identificata con la mistica: una disciplina che<br />

avvicina la spiritualità dell’uomo al Primo Motore Immobile.<br />

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