PER LA - Rivista IDEA

CRITICHIAMO
L’EVASIONE FISCALE
CHE ACUISCE
LA CRISI, PERÒ
MALSOPPORTIAMO
CONTROLLI
E ISPEZIONI:
TRA SOSPETTI
RECIPROCI E FAIDE
PROFESSIONALI,
SPUNTA L’ANIMA
DI UNA COMUNITÀ
CHE HA NELLA
TRADIZIONE
I SOTTERFUGI
14 á 9 febbraio 2012
Il ficcanaso
LA REPUBBLICA DEI FURBETTI
Antonio Barillà
Prima s’è ribellata l’esclusiva località montana: il blitz contro l’evasione
fiscale minaccia d’allontanare i clienti! Beh, evidentemente il problema
è quello: che poi siano venuti fuori decine di indigenti (o ordinari salariati,
o titolari di redditi minuscoli) proprietari di fuoriserie è sopportabile.
Si pensava a un eccesso, non di zelo dei Finanzieri, ma di sfogo di osti e albergatori,
magari distorto dall’ansia di tutelare la privacy di Vip e Vippettini, invece
la scena s’è ripetuta in città, nella capitale morale d’un Paese di cacciatori d’imbrogli
che però non tollerano controlli e ispezioni.
E che diamine, giusto nel week-end? Nel momento più caldo dell’attività?
Lavorino pure le Fiamme gialle, ci mancherebbe, però tengano presente che dobbiamo
lavorare pure noi.
Nessuno obietta, ma sia consentita una riflessione: puntando chi nega scontrini o
imbarca personale al nero è proprio sabato che bisogna muoversi, non a metà settimana
quando i clienti sono sparuti e le maestranze ufficiali se la cavano.
Fatto sta che anche stavolta è sbocciata la protesta con conseguenti italiche fazioni:
c’è chi parla di John Wayne del fisco e chi applaude ispettori umili e solerti; chi
chiede d’andare alla fonte dell’evasione senza tartassare i bottegai e chi trova nel
piccolo commercio gli esempi peggiori; chi giura che qualche negoziante addirittura
s’è impaurito e chi assicura che i più hanno accettato di buon grado, avendo
contabilità nitide e prive di segreti.
Anche stavolta le parole del “day after” finiscono per oscurare i risultati che confermano
il viziaccio: ricevute dimenticate e lavoratori in nero, alcuni addirittura
clandestini. A meno di non voler dar retta alle giustificazioni degli sfortunati titolari,
che per curiosa coincidenza avevano tutti in prova il dipendente per un pri -
mo giorno di lavoro: strano ma vero, come nella settimana enigmistica.
La cosa più bella, nel successivo dibattito, è comunque il rimpiattino italico più
delle fazioni: i bottegai urlano d’essere stufi di finire nel mirino e chiedono di tartassare
la grande distribuzione, i commercianti grandi e piccoli uniti suggeriscono
di sbirciare nei borderò dei notai, i notai rimandano ai dentisti e i dentisti agli
avvocati, gli avvocati ai medici e i medici agli idraulici, gli idraulici ai falegnami
e i falegnami ai muratori, i muratori ai parrucchieri e i parrucchieri ai ristoratori,
i ristoratori ai bottegai e... il cerchio si chiude, infarcito da immancabili e comuni
strali contro i politici, talvolta giustificati e talvolta pretestuosi, e da sospetti sul -
la geografia dei blitz: perché finora concentrati al nord?
La verità è che siamo un Paese che predica bene e razzola male, con tanta, tantissima
gente onesta, ma con un’anima diffusa di furbetti per tradizione.
Raccontava Indro Montanelli, per spiegare la differenza tra noi e gli americani nel
rapporto con le tasse, come in Italia esse fossero storicamente imposte da un
sovrano e negli States decise dalla comunità che, temendo gli indiani, pagava con
una colletta lo sceriffo di guardia.
Così, da noi, chi aggirava le gabelle era ammirato, in America invece abiurato dal
popolo. Certe cose ce le portiamo dentro dopo secoli.
E dimentichiamo, per rimanere nel confronto, che gli sceriffi del fisco ci proteggono:
combattono un sistema di bugìe e sotterfugi che, se debellato, ci libererebbe
dalla crisi.