Il percorso lavorativo delle donne con disabilità - Associazione ...
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hanno dovuto <strong>con</strong>durre come persone <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> per <strong>con</strong>quistare il proprio diritto al<br />
lavoro. O forse anche per una loro stessa interiorizzazione dell’idea che il mondo del lavoro<br />
sia fatto per uomini giovani, forti, belli e senza menomazioni e che la donna <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong><br />
non soddisfi i canoni di bellezza femminile socialmente accettati. O ancora per un modo<br />
di essere e affrontare la vita, quasi trasmesso da madre in figlia, che porta la donna ad<br />
accogliere e a trasformare il dolore.<br />
Certo, ci sono <strong>delle</strong> piccole discriminazioni lavorative, che non c’entrano <strong>con</strong> la <strong>disabilità</strong> ma come<br />
donna. C’è molta discriminazione nella mia azienda, ma a me non interessa, se farò carriera<br />
bene, se non la farò pazienza, non me ne frega niente, è già tanto che sono arrivata qua.<br />
– C’è stato un episodio di discriminazione nel mio lavoro…effettivamente è così, alle mostre ci<br />
vanno le fighette coi tacchi a spillo…sicuramente io non lo posso fare, però sinceramente non<br />
mi importa.<br />
– Non credo che la donna <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> sia discriminata nel lavoro rispetto all’uomo disabile,<br />
anche perché la donna è molto più reattiva di un uomo. Di <strong>con</strong>seguenza, anche se è discriminata,<br />
riesce più dell’uomo a rimettersi in carreggiata.<br />
Paradossalmente, alcune intervistate rac<strong>con</strong>tano di essersi sentite avvantaggiate per il<br />
loro essere <strong>donne</strong> <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> e di aver ottenuto per questo un trattamento di favore.<br />
Tali affermazioni, in apparente <strong>con</strong>traddizione <strong>con</strong> la nostra impostazione teorica e <strong>con</strong> la<br />
documentata disparità di trattamento legata al genere, a ben guardare non sono altro che<br />
un’ulteriore dimostrazione di quanto sia radicata l’immagine della donna <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong> come<br />
persona debole, bisognosa, asessuata ed eternamente bambina.<br />
Se ti dovessi dire, spesso sembra che mi diano più retta proprio perché sono una donna, c’è<br />
un’attenzione diversa, tante volte mio marito mi domanda “perché non vai tu a chiedergli questa<br />
cosa ché a te danno più retta?” Davvero, ma perché fai un po’ più compassione, una ragazza,<br />
una donna sulla carrozzina fa tenerezza e allora c’è qualche vantaggio in più.<br />
– Sono sincera, a volte una donna fa più pietà, tra virgolette. Un uomo uno lo vede come più<br />
forte, mentre la donna è <strong>con</strong>siderata sempre come un essere più debole.<br />
– Nella <strong>disabilità</strong> mi sembra che siamo quasi avvantaggiate, la gente che trovo è molto gentile<br />
e disponibile proprio grazie al fatto di essere donna e disabile, credo. Forse lo sarebbe meno se<br />
non fossi disabile. Io trovo che gli uomini disabili abbiano molte più difficoltà. Se sei una donna<br />
disabile i maschi sono anche più premurosi, mentre invece <strong>con</strong> le <strong>donne</strong> non c’è competizione<br />
perché sanno che comunque non puoi mordere.<br />
[ Accrescere la <strong>con</strong>sapevolezza ]<br />
In funzione di tutte le <strong>con</strong>siderazioni finora emerse, alcune <strong>delle</strong> nostre intervistate sottolineano<br />
l’importanza, per le <strong>donne</strong> <strong>con</strong> <strong>disabilità</strong>, di acquistare <strong>con</strong>sapevolezza della discriminazione<br />
multipla cui sono soggette; di intraprendere percorsi di empowerment, perché<br />
autodeterminarsi significa crescere, altrimenti resteremo sempre eterni bambini; di acquisire<br />
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