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Il percorso lavorativo delle donne con disabilità - Associazione ...

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pendente. Così rac<strong>con</strong>ta una <strong>delle</strong> nostre intervistate: mi facevo questo discorso “la possibilità<br />

di essere indipendenti è legata anche all’indipendenza e<strong>con</strong>omica”, per cui se fossi riuscita a<br />

lavorare mi sarei potuta togliere tante soddisfazioni rispetto alle quali i miei genitori, per una<br />

loro <strong>con</strong>dizione, non potevano venirmi in<strong>con</strong>tro, e poi perché comunque lavorare era una cosa<br />

per me importante. Questo aspetto è evidente anche in quello che rac<strong>con</strong>tano altre <strong>donne</strong>: il<br />

motivo che mi spinge a cercare un lavoro è l’indipendenza e<strong>con</strong>omica, perché comunque vorrei<br />

avere la possibilità di scegliere di andare via di casa, e senza un lavoro non lo posso fare. E poi<br />

vorrei anche realizzarmi, visto che comunque ho fatto un <strong>percorso</strong> di studi e non vorrei buttarlo<br />

via così. E ancora: non ho mai rinunciato all’idea di avere una mia autonomia lavorativa e quindi<br />

anche e<strong>con</strong>omica.<br />

Non mancano poi esempi di <strong>donne</strong> per le quali il lavoro si <strong>con</strong>figura come necessità: è un<br />

elemento determinante per rispondere alle esigenze della propria famiglia.<br />

Quando l’assistente sociale mi ha chiesto se volevo lavorare, ho risposto “ma quale persona non<br />

vuole lavorare?”. Ho detto “sì, va bene, io voglio lavorare, voglio aiutare mio marito”, perché a<br />

quel tempo avevamo preso un mutuo che pagava soltanto lui e non avevamo abbastanza soldi,<br />

c’era soltanto la mia pensione e basta. Ma soprattutto l’autosufficienza e<strong>con</strong>omica permette<br />

di compiere scelte proprie: posso essere indipendente e anche gestire lo stipendio e quello che<br />

faccio. Così come di non sentirsi minati nella propria identità di persona adulta: l’autonomia<br />

finanziaria è molto importante. Chiedere “mamma mi dai 10 euro?” A 40 anni è umiliante.<br />

E ancora un’altra donna: rinunciare a tutto quello che è la dignità, a comprare persino un<br />

giornale, diventa dura e quindi ho deciso di cercare lavoro.<br />

Spesso la decisione di lavorare non scaturisce da percorsi semplici, ma è il risultato di rinunce<br />

e compromessi tra quello che si sognava per sé e quello che si è stati costretti a fare: dopo<br />

che mi sono ripresa, ho fatto riabilitazione, ho di nuovo ritrovato la voglia di vivere e pensare al<br />

futuro, allora mi sono chiesta quale avvenire fosse possibile <strong>con</strong> le risorse che avevo. Non ero<br />

più in famiglia, non avevo nessuno che mi potesse mantenere, non avevo neanche la pensione,<br />

perché a quei tempi ci mettevano 6/7 anni per dartela. Per cui ho dovuto pensare a costruirmi<br />

un lavoro, un reddito. Sono stata costretta ad accantonare un po’ la mia passione per gli studi…<br />

perché dovevo lavorare per mantenermi.<br />

Infine, ci sono alcune intervistate per le quali non sembra essere preponderante una dimensione<br />

rispetto alle altre, le motivazioni alla base della ricerca del lavoro sono più che altro il<br />

risultato di una sommatoria di molteplici elementi inter<strong>con</strong>nessi. Io ho sempre voluto lavorare<br />

per entrare in relazione <strong>con</strong> le persone e perché i soldi che avrei percepito avrebbe potuto darmi<br />

la possibilità di fare dei progetti, fare <strong>delle</strong> spese, organizzarmi la vita, essere indipendente dalla<br />

mia famiglia. Mi sono sempre vista libera insomma, rivolta verso l’esterno.<br />

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